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Ma qual è il modo di procedere
della scienza?
Essa è in grado di determinare
tutto l’universo in maniera precisa
oppure c’è qualcosa che
inevitabilmente sfugge alla nostra
comprensione a causa della natura
in cui si presenta?
Nel 1686, agli inizi dell’Illuminismo europeo,
Isaac Newton (1642-1727) pubblicò una
delle più grandi opere riguardanti la fisica:
Philosophiae naturalis principia matematica.
In particolare le leggi che riguardavano la
gravitazione universale riscossero un ampio
successo tra gli studiosi del tempo, poiché
era finalmente possibile, tramite l’uso della
ragione umana, scoprire leggi fondamentali
della natura che valessero per l’intero
Questo, infatti, appariva come una
universo. macchina perfetta in grado di
evolversi in maniera autonoma e
stava all’uomo il compito di scoprire
il modo in cui i suoi meccanismi
funzionassero. Dio diventava perciò
un “grande orologiaio” che aveva
progettato questa macchina ed
aveva dato il “colpo iniziale” che
aveva avviato i meccanismi che la
facevano funzionare. Inoltre aveva
anche il compito di correggere di
Spinto da questo entusiasmo, tipico dell’Illuminismo,
Pierre-Simon de Laplace (1749-1827) cercò di andare ben
oltre alle leggi della meccanica di Newton, tentando di
portare nelle scienze il determinismo assoluto. Egli
pensava, infatti, che se l’uomo potesse conoscere in un
determinato istante la velocità e la posizione di qualsiasi
particella che compone un sistema e le leggi che lo
comandano, sarebbe allora in grado di definirlo
perfettamente e di determinare un qualsiasi stato passato
e futuro in cui il sistema si sarebbe trovato. Tutto ciò,
ovviamente, sarebbe possibile a patto che l’uomo fosse in
Lo stesso Laplace si accorse, però, che questa sua
teoria presentava dei grossi problemi a livello
operativo. Infatti mentre il determinismo è
applicabile per alcuni fenomeni come le eclissi
solari, per studiare altri sistemi (come quelli che
riguardano il tempo meteorologico) non si
possedevano ancora i mezzi necessari e le
conoscenze sufficienti per poterli analizzare in
maniera precisa. Per aggirare questo problema
Laplace fu uno dei primi ad utilizzare la matematica
probabilistica (essendone per altro uno dei
fondatori). Nonostante ciò non scartò mai la sua
idea del determinismo assoluto: osservando infatti, i
progressi che la scienza aveva ottenuto in quel
secolo, pensò che in un futuro non lontano sarebbe
stato possibile prevedere sempre un numero
maggiore di fenomeni fino a poter avere un universo
i cui sistemi apparivano completamente
I primi dubbi sulla teoria di Laplace di
poter basare le scienze sul determinismo
assoluto vennero a galla circa mezzo
secolo dopo la sua formulazione, ovvero
dopo l’apogeo del Positivismo di fine
Ottocento, con la figura di Henri Poincaré
(1854-1912). Egli si basò sul fatto che
mentre per i sistemi lineari (ovvero quelli
in cui la riposta ad una sollecitazione
esterna è proporzionale a questa secondo
una costante tipica di quel sistema) il
determinismo può essere facilmente
applicato con ottimi risultati, per quelli
non lineari (che sono la maggioranza di
quelli che possiamo osservare) ciò non è
stesso) ed accidentale è ovvio pensare che, per quanto sia
più possibile. Infatti poiché ogni
piccolo l’errore, non si avrà mai un perfetto riscontro con la
operazione di misura va incontro ad errori
realtà misurata. Nei sistemi lineari questo errore di misura non
di tipo sistematico (cioè dovuti alla
pregiudica il risultato finale, poiché l’errore tende a crescere
sensibilità dello strumento
linearmente con l’evoluzione del sistema stesso, ma per quelli
non lineari in cui l’evoluzione del sistema è fortemente
dipendente dalle condizioni iniziali, anche un minimo errore
potrebbe alterare le nostre previsioni.
Facciamo ora un esempio pratico: immaginiamo di avere un
tavolo da biliardo con varie bilie. Per semplificare la nostra
osservazione supponiamo che il tavolo sia senza attrito e
perfettamente piano, che tutte le bilie (esclusa quella bianca)
siano degli ostacoli fissi ed immobili e che gli urti tra queste
siano perfettamente elastici. Se ora spingiamo la bilia bianca in
una direzione, quindi, questa si muoverà fino ad incontrare una
parete o un’altra bilia. In questo caso verrà respinta in modo da
avere un angolo di incidenza uguale a quello di riflessione.
Quindi anche un minimo errore effettuato può pregiudicare il
risultato finale e può rendere non attendibili le previsioni fatte.
Inoltre, per quanto possiamo essere accurati nel fare la nostra
misura, ci sarà sempre un errore dovuto alla sensibilità del
nostro strumento di misura e la nostra previsione, in ogni caso,
risulterebbe perciò totalmente inutile.
Risulta perciò facilmente intuibile come
sia molto azzardato dedurre in maniera
deterministica fenomeni che non
appartengano a sistemi lineari.
Vediamo ora, tramite ulteriori esempi,
come il determinismo non possa essere
applicato allo studio di alcuni campi
esterni alla scienza (studio della storia
umana). Dopodiché ci soffermeremo
anche ad osservare in maniera più
dettagliata ambiti del sapere
prettamente scientifici (meteorologia e
meccanica statistica).
La storia è quella disciplina che studia il
corso degli eventi del passato di
particolare importanza per l’umanità. In
particolare essa analizza il luogo, il
tempo e la modalità con cui questi
avvengono senza però tralasciare i
protagonisti di tali vicende e le
motivazioni che li hanno causati. Lo
studio della storia avviene tramite
l’analisi delle fonti storiche che possono
essere scritte, verbali e materiali. Il
compito più importante della storia
risulta essere quello di poter
comprendere il presente tramite lo
Ma siamo realmente in grado
di determinare con
precisione assoluta come si
sono svolti gli eventi del
passato? Siamo certi di
poter conoscere il nostro
passato completamente e
senza poter commettere
errori? La risposta è
ovviamente negativa…
Le motivazioni di tale risposta sono
molteplici: prima di tutto bisogna
considerare l’attendibilità delle fonti. Molte
di queste posso infatti trattarsi di “falsi
storici” e falsare la concezione che abbiamo
di determinati eventi. Un esempio sono “I
Protocolli dei Savi di Sion”, una serie di falsi
documenti creati dalla polizia zarista nei
primi anni del XX secolo che avrebbero
dovuto testimoniare una cospirazione
ebraica il cui scopo era quello di
impadronirsi del dominio del mondo. Inoltre
si deve anche considerare che i documenti a
nostra disposizione sono stati scritti da
persone che hanno comunque una propria
opinione personale e non saranno mai
oggettivi. In aggiunta c’è anche da
C’è anche da
considerare il fatto che
determinati eventi di
notevole importanza
posso oscurarne altri
che sono avvenuti in
contemporanea a questi.
esempio chiunque si ricorda che nel
Ad
1789 è avvenuta la presa della
Bastiglia a Parigi, ma ben pochi si
ricordano che nello stesso anno sono
stati approvati i dieci emendamenti
della Dichiarazione dei Diritti degli
Stati Uniti, che Washington divenne il
primo presidente degli USA, che
Lavoisier pubblicò il “Traité Élémentaire
de Chimie” oppure che Martin Heinrich
Quindi lo studio della storia
sicuramente ci può essere molto utile
per scoprire e comprendere il nostro
passato, ma per questa, anche se
non fa parte dell’ambito scientifico,
non è applicabile il determinismo
assoluto. Rimane comunque possibile
e di particolare utilità studiare il
passato, procedendo nell’analisi con
un forte senso critico e senza mai
credere a primo impatto a ciò che ci
viene presentato come vero.
Passiamo ora ad analizzare un capo
scientifico in cui è facilmente intuibile
come il determinismo non sia applicabile:
la meteorologia. Questa fa parte della
scienza dell’atmosfera e studia i
fenomeni fisici responsabili del tempo
atmosferico. In particolare si basa
sull'osservazione, sulla misurazione e
sulla previsione dei fenomeni atmosferici
e delle variabili misurabili ad essi legati
come ad esempio la temperatura
dell'aria, l'umidità atmosferica, la
pressione atmosferica, la radiazione
solare, la velocità e la direzione del
vento.
Il suo compito principale è
quello di creare un modello
atmosferico composto da
differenti equazioni e che
permetta di ottenere
previsioni sull’evoluzione
futura dello stato
dell’atmosfera. Questo
•
descrive le principali
l’aria, considerata come un fluido, e la sua dinamica;
proprietà dell’atmosfera,
• il vapore acqueo, che si condensa in nubi e dà luogo a
ovvero:
precipitazioni;
• le particelle solide, che compongono il pulviscolo
atmosferico e permettono la condensazione del vapore
acqueo (formazione di nubi);
• le variazioni di pressione atmosferica, che sono la
causa dello spostamento di aria nell’atmosfera
(vento);
• il Sole, che irradia energia nell’atmosfera sottoforma
di calore.
La costruzione del
modello atmosferico
parte, quindi,
dall’osservazione dei
dati ricavati tramite
strumenti quali
termometri, igrometri e
barometri e, tramite la
risoluzione delle
equazioni del modello
Ma queste possono essere attendibili
alla luce delle
oppure sono affette da errori che ne
osservazioni, è
pregiudicano l’esattezza?
possibile fare delle
previsioni.
Lo stesso Poincarè ci ha dato la
risposta a questa domanda nel
suo trattato “Science et
méthode”:
<<… può accadere che piccole differenze nelle condizioni
iniziali ne producano di grandissime nei fenomeni finali. Un
piccolo errore nelle prime produce un errore enorme nei
secondi. La previsione diviene impossibile e si ha un fenomeno
fortuito. […]Perché i meteorologi hanno tanta difficoltà a
prevedere il tempo con un certo grado di esattezza? […] Noi
vediamo che le grandi perturbazioni si producono
generalmente nelle regioni in cui l’atmosfera è in equilibrio
instabile. I meteorologi sono ben consapevoli che questo
equilibrio è instabile,che un ciclone nascerà da qualche parte,
ma dove? Non sono in grado di dirlo; un decimo di grado in più
o in meno in un punto qualunque e il ciclone scoppia qui e non
là, porta le sue devastazioni in contrade che sarebbero state
risparmiate. Se si fosse conosciuto questo decimo di grado, si
sarebbe potuto prevederlo in anticipo, ma le osservazioni non
erano né abbastanza ravvicinate né abbastanza precise, ed è
Infatti l’attendibilità delle previsioni atmosferiche deriva dal
fatto che nel modello meteorologico vengono effettuate
numerose approssimazioni in un sistema come quello
atmosferico in cui prevalgono, trattandosi di un fluido, le
situazioni di caos rispetto a quelle di ordine . Perciò anche un
piccolo spostamento di aria non calcolato può pregiudicare le
previsioni fatte, soprattutto se queste sono a lungo termine.
Viene quindi spiegato “l’effetto farfalla” enunciato dal
matematico Edward Norton Lorenz (1917-2008):
<<Il battito delle ali di una
farfalla in Brasile può
scatenare un tornado in
Texas.>>
Ma allora perché continuiamo a fare delle previsioni
atmosferiche che sono perlopiù imprecise e poco
sicure? Ciò sta nella natura stessa della meteorologia:
essa, infatti, ci permette di pianificare la maggior
parte delle situazioni della nostra vita che siano
strettamente dipendenti dalla situazione
meteorologica (come per esempio le semplici vacanze
al mare, ma anche la sicurezza di alcuni voli di linea,
l’organizzazione agricola e le evacuazioni delle città in
caso di uragani). E’ vero, però, che una previsione
errata può provocare danni di grandissima portata,
come ad esempio è accaduto questa Pasqua in
Versilia. Infatti i meteorologi avevano previsto mal
tempo per quella regione e molti turisti avevano
preferito rinunciare a trascorrervi le vacanze
pasquali. Purtroppo però le previsioni si sono rivelate
errate e molti operatori turistici si sono infuriati a
causa delle disastrose perdite sotto il profilo
economico fino a voler chiedere i danni alle
associazione meteorologiche. Cosa bizzarra è che
Insomma i nostri meteorologi non hanno colpe se non
quella di essere “discepoli” di una scienza che è per
natura non precisa ed incerta…
In fondo è proprio per questo che la meteorologia
appassiona un po’ tutti: ci si interroga, con spirito