vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Questa tesina di maturità prende in esame il determinismo e l'indeterminismo, collegandolo ai seguenti argomenti: il principio di indeterminazione di Heisenberg in Fisica, l'ipotesi sul futuro dell'universo in Geografia astronomica.
La tesina continua con la presentazione del determinismo psichico di Freud e con la sociologia di Comte in Filosofia e il determinismo di Hippolyte Taine e le influenze su Verga.
Fisica - Il principio di indeterminazione di Heisenberg.
Geografia astronomica - L'ipotesi sul futuro dell'universo.
Filosofia - Il determinismo psichico di Freud e la sociologia di Comte.
Italiano - Il determinismo di Hippolyte Taine e influenze su Verga.
Fabio Mingione
V Liceo Scientifico
La Nuova Scuola Pesaro
Determinismo
e
indeterminismo
Dio gioca a dadi con il mondo?
DETERMINISMO E INDETERMINISMO
Cosa si intende per determinismo?
Il determinismo è una concezione propria della
filosofia della scienza, quella branca della filosofia che
studia i fondamenti, gli assunti e le implicazioni
culturali, politiche, morali, religiose delle diverse
discipline scientifiche. Sebbene in stretta correlazione
con esso, il determinismo non va confuso con il
principio di causalità, secondo il quale qualunque
evento ha una causa. La concezione deterministica,
infatti, pur essendo fondata sul principio di causalità,
aggiunge ad esso il fatto che gli eventi siano fra loro
correlati da nessi causali biunivoci. Possiamo
annoverare, dunque, tre formulazioni analoghe del
principio del determinismo:
1. Ogni causa possiede un solo e ben determinato
effetto.
2. Ogni effetto possiede una sola e ben
determinata causa.
3. La conoscenza delle cause consente una
previsione esatta degli effetti.
Esempi di determinismo con semplici formule di fisica:
Nel mondo reale (quello che percepiamo, il
macroscopico), si verificano dei fenomeni misurabili
attraverso le teorie della fisica classica di Newton. Un
esempio immediato è rappresentato dal secondo
principio della dinamica di Newton. Esso afferma che
una forza agente su un corpo, o una forza risultante di
un insieme di forze agenti su un corpo, imprime su di
esso un’accelerazione
nella stessa direzione e nello stesso verso della forza
applicata. In formula: . Dunque, dato un corpo
F=ma
m, F,
di massa su cui agisce una forza esso
a.
necessariamente subirà un’accelerazione Da un
punto di vista deterministico, potremmo affermare che,
in questo caso, ogni causa (una certa forza) possiede 2
un solo e ben determinato effetto (una certa
accelerazione) e viceversa, e la conoscenza delle forze
applicate ad un corpo ci consente di fare una
previsione esatta sull’accelerazione che esso verrà ad
assumere di conseguenza, nonchè sulla sua traiettoria.
Un esempio analogo è fornito dalla forza di Lorentz:
q v
data una carica che si muove con velocità
B
all’interno di un campo magnetico (causa), allora
F
essa subisce una forza (effetto), di intensità F=qv × B
, con direzione perpendicolare al piano su cui giacciono
v B
e e verso dato dalla regola della mano destra.
L’avvento del determinismo nelle scienze:
Il successo delle teorie scientifiche, in particolare
delle leggi di Keplero e della teoria della gravità di
Newton, infuse fiducia negli scienziati dell’epoca, che
iniziarono a pensare di poter dominare l’universo con le
leggi della fisica. All’inizio dell’Ottocento, ciò indusse lo
scienziato francese Pierre-Simon de Laplace (1749-
1827) a sostenere che l’universo è completamente
deterministico:
"Dobbiamo quindi considerare lo stato presente
dell'universo come effetto del suo stato anteriore e
come causa del suo stato futuro. Un'intelligenza che,
per un dato istante, conoscesse tutte le forze di cui è
animata la natura e la collocazione rispettiva degli
esseri che la compongono, se per di più fosse
abbastanza profonda per sottomettere questi dati
all'analisi, abbraccerebbe nella stessa formula i
movimenti dei più grandi corpi dell'universo e
dell'atomo più leggero: nulla sarebbe incerto per essa e
l'avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi
occhi."
Laplace, dunque, suggerì che doveva esserci un
insieme di leggi scientifiche tale da consentirci di
predire qualsiasi accadimento futuro nell’universo
purchè avessimo conosciuto compiutamente lo stato
dell’universo in un tempo dato. Il determinismo sembra
in questo caso abbastanza ovvio, ma Laplace si spinse
oltre postulando l’esistenza di altre leggi simili che
dovevano governare qualsiasi altra cosa, compreso il
comportamento umano. 3
Il principio di indeterminazione di Heisenberg e la sua
importanza storica:
Il sogno di Laplace di un determinismo scientifico
svanì definitivamente nel 1927, quando il fisico tedesco
Werner Heisenberg (1901-1976) formulò il suo famoso
principio di indeterminazione. Esso fonda le sue radici
sull’ipotesi dei quanti di Max Planck. Egli suggerì che la
luce, i raggi X e altre onde non potessero essere emessi
a ritmo arbitrario, ma solo sotto forma di certi pacchetti
di onde, da lui chiamati quanti. Ogni quanto possedeva
inoltre una certa quantità di energia, la quale era tanto
maggiore quanto più elevata era la frequenza delle
E=hf h
onde (in formula , dove la costante è detta
costante di Planck). Ora, per misurare con esattezza la
posizione di una particella, occorre investirla con una
radiazione di lunghezza d’onda più piccola possibile.
Per l’ipotesi quantistica, tuttavia, quanto più piccola è
la lunghezza d’onda (ovvero quanto è più grande la
frequenza) di un pacchetto di onde, tanto maggiore è
l’energia di un singolo quanto. Dunque, quando la
radiazione investirà la particella ne modificherà la
velocità in un modo che non può essere predetto.
Pertanto, il principio di indeterminazione di
Heisenberg afferma che il prodotto
dell’indeterminazione della posizione di una particella
per l’indeterminazione della sua quantità di moto non
può mai essere inferiore a una certa quantità, che
dipende dalla costante di Planck. In formule:
h
Δ x Δ q ≥
m 4 π
Notiamo che le due indeterminazioni sono legate da
una relazione di proporzionalità inversa. In altre parole,
se si cerca di diminuire , cioè se si cerca di
Δ x
diminuire l’indeterminazione con la quale è localizzata
la particella, aumenta , cioè aumenta
Δq m
l’indeterminazione con la quale è definibile la sua
quantità di moto, ovvero la sua velocità. E vicerversa.
Ebbene, il principio di indeterminazione sembra
proprio invalidare l’ipotesi di Laplace in un suo punto
fondamentale: la possibilità di conoscere con esattezza
tutte le caratteristiche dinamiche del sistema in un
dato istante. Questo principio, inoltre, pose le basi per
la meccanica quantistica, che introdusse nella scienza
un elemento ineliminabile di casualità. Essa, infatti, 4
invece di predire un singolo risultato ben definito,
predice con leggi probabilistiche vari esiti possibili e ci
dice quanto probabile sia ciascuno di essi. La
meccanica quantistica, tuttavia, non va contro il
principio di causalità: a ogni effetto corrisponde sempre
una causa, solamente accade che a una causa possono
corrispondere più effetti.
Le opinioni della comunità scientifica sulla meccanica
quantistica, a questo punto, si dividono: c’è chi, come
Bohr, afferma che non esiste più una descrizione
“oggettiva” dei fenomeni, ma un evento può essere
descritto solamente in relazione al particolare modo
scelto per osservarlo (dal momento che ogni
osservazione comporta un’interferenza sul decorso del
fenomeno). Einstein, invece, obiettò molto
vigorosamente contro queste conclusioni, come
emerge in questa lettera a Born, seguace di Bohr:
“Le nostre prospettive scientifiche sono ormai agli
antipodi fra loro. Tu ritieni che Dio giochi a dadi col
mondo; io credo invece che tutto obbedisca ad una
legge, in un mondo di realtà obiettive che cerco di
cogliere per via furiosamente speculativa. […]
Nemmeno il grande successo iniziale della teoria dei
quanti riesce a convincermi che alla base di tutto vi sia
la casualità”.
È possibile oggi fare previsioni accurate di eventi
futuri?
Con l’elemento di impredicibilità introdotto dal
principio di indeterminazione, è ancora possibile
determinare con certezza eventi futuri? Abbiamo
notato che, a livello microscopico, è indispensabile
l’introduzione di calcoli statistici e probabilistici al fine
di giungere a previsioni accurate. Sembra però che,
almeno su grande scala (entro il limite fissato dal
principio di indeterminazione), le leggi della fisica
classica ancora funzionino: per calcolare la forza di
attrazione fra due pianeti con buona approssimazione,
ad esempio, possiamo ancora fruire della legge di
m m
1 2
gravitazione universale di Newton ( .
¿
F=G 2
d
Tuttavia, in molte ricerche scientifiche, è talvolta
inevitabile non considerare fattori fondamentali per
l’evoluzione di un certo evento e, pertanto, giungere a
conclusioni inaspettate. È questo il caso delle ipotesi 5
sul futuro dell’universo. Negli ultimi cinquanta anni,
infatti, gli scienziati hanno cercato di comprendere
come si comporterà l’universo nel futuro, e concordano
nel considerare la densità della materia presente in
esso il fattore determinante in gioco. Hanno quindi
fissato un parametro, la densità critica (2,7 ,
−30 3 ¿
∙10 g/cm
in base al quale si profilano tre possibili scenari:
1. Densità universo > densità critica:
La densità media dell’universo sarebbe
abbastanza elevata perché l’attrazione
gravitazionale fra le diverse galassie possa
causare un rallentamento e infine un arresto
dell’espansione. L’universo comincerebbe
dunque a contrarsi per tornare infine a
concentrarsi in un punto (Big Crunch). Questo
modello è detto universo chiuso.
2. Densità universo < densità critica:
La forza di espansione vincerebbe su quella
gravitazionale e l’universo continuerebbe a
espandersi indefinitamente. Le stelle e le
galassie si spegnerebbero e solo i buchi neri
continuerebbero ad accrescersi. Questo modello
è detto universo aperto.
3. Densità universo = densità critica:
L’universo si espanderebbe con velocità
decrescente, senza tuttavia contrarsi. Questo
modello è detto universo piatto.
Ebbene, nella misurazione dell’attuale densità
dell’universo, gli scienziati sono giunti a scoperte
inaspettate. Innanzitutto, essi rilevarono che la massa
reale delle galassie è di gran lunga maggiore di quella
osservabile. Si ipottizzò dunque l’esistenza di materia
oscura, costituita da corpi massicci e compatti non
luminosi, come i buchi neri, le stelle di neutroni e le nane
brune (MACHO). Poiché la massa globale di questi corpi,
non corrispondeva ancora con quella dei dati sperimentali
si ipotizzò altresì l’esistenza di particelle oscure come i
neutrini sterili e le WIMP. Ad ogni modo, si credette che la
densità media dell’universo fosse comunque sufficiente a
renderlo chiuso e destinato al Big Crunch. Nel 1998, però,
ci fu un’altra scoperta sorpendente: l’espansione
dell’universo sta accelerando, da circa 10 miliardi di anni.
Per giustificare questo strano risultato, gli scienziati
ipotizzarono l’esistenza di una forza antigravitazionale 6