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Astronomia: Come il nostro organismo viene influenzato dal moto di rotazione e dalla Luna
Inglese: Dubliners - Eveline
Storia dell'arte: Francis Bacon, la prigione dell’anima
Le opere di questo artista, forti e decise, esprimono appieno il rapporto tra l’artista e la sua città natale. Lo stato di
prigionia di Eveline mi rimanda direttamente alle prigioni di colore dipinte da Bacon.
L’attività di denuncia di questo artista però mostra un vitalismo completamente assente in Eveline.
In Bacon la rabbia scaturita dall’incomprensione sociale lo scuote a tal punto da farlo intervenire sui dipinti con gesti
di rabbia spingendolo a distruggere molte opere appena completate. È stato questo vitalismo a far nascere in me il
pensiero che, forse, riconoscendo queste logiche se ne potesse uscire, riuscendo così a fare quello che risulta invece
impossibile ai protagonisti di Verga, cioè migliorare la propria condizione sociale.
Non volendo andare alla ricerca di grandi personaggi a livello mondiale, di pensatori o di ricercatori, e con il desiderio
di studiare come per Verga gli istinti dei piccoli, ho deciso di collegarmi a qualcosa che aveva già suscitato in me
interesse.
Considero questa parte il fulcro nevralgico della mia tesina. Nei personaggi di Peppino Impastato e Pino Maniaci ho
trovato la mia risposta. Uomini siciliani, coraggiosi e risoluti.
Il primo ha dato la vita per la sua causa e per uscire dalla condizione di determinismo ambientale, sociale e culturale;
il secondo ancora oggi lotta mettendo a rischio la propria stessa vita.
Entrambi contro la mafia come organismo che rende schiavi in una società malata.
Non sono riuscita alla fine a dare una risposta certa sulla reale possibilità di sfuggire o meno dai condizionamenti
sociali e ambientali. Se ci fosse davvero la possibilità di slegarci da questi concetti saremmo liberi, liberi di non lottare
contro niente e nessuno. Non ci sarebbero più vittime della mafia come non ci sarebbe più la mafia perché non
avrebbe nessuna relazione con la società. 7
CAPITOLO PRIMO:
IL DETERMINISMO AMBIENTALE
TRA GEOGRAFIA UMANA E SOCIOLOGIA AMBIENTALE
Il determinismo è il principio scientifico-filosofico secondo il quale ogni evento ha una sua causa e, nelle medesime
condizioni, le medesime cause producono gli stessi effetti.
In particolar modo si parla di determinismo ambientale applicando questo concetto alla relazione tra l’uomo e la
natura. Questo principio è stato studiato da due discipline, la geografia umana e la sociologia ambientale.
GEOGRAFIA UMANA: 8
Si tratta di una disciplina geografica che studia la distribuzione dell'uomo nello spazio e le relazioni tra l'uomo e
l'ambiente. Istituzionalizzata alla fine dell'Ottocento, questa giovane scienza era interessata soprattutto ad instaurare
uno scambio di idee con le scienze affini. Fortemente condizionata dal rinnovato clima culturale di fine secolo
dominato dal positivismo e dall'evoluzionismo darwiniano; i suoi postulati erano il metodo sperimentale,
l'osservazione diretta, il ragionamento induttivo.
Il maggiore geografo del tempo Friedrich Ratzel (1844-1904) propose uno schema logico-deterministico, in cui
affermava che l’attività umana sulla Terra fosse largamente determinata dai caratteri dell’ambiente fisico.
Anthropo-Geographie
Nel primo volume della sua opera (1882) sanciva:
compito della geografia era la descrizione delle regioni e la distribuzione dei generi umani;
• la conoscenza del popolamento della Terra dipendeva dallo studio dei movimenti migratori, i quali dipendevano
• direttamente dalle caratteristiche dei suoli (fertilità, conformazione fisica ecc.);
dell’ambiente naturale fosse necessario studiare gli effetti sul carattere e sul corpo umano, sia degli individui
• che di interi gruppi sociali. Il temperamento, la cultura, la religione, le pratiche economiche e la vita sociale,
sono tutte derivabili dalle influenze ambientali.
“I popoli d’Europa settentrionale sono energici, seri, previdenti, più riflessivi che emotivi, cauti e non impulsivi. I
popoli del bacino mediterraneo subtropicale sono imprevidenti, emotivi, ricchi di immaginazione, tutte caratteristiche
che fra i neri della fascia equatoriale degenerano in gravi imperfezioni razziali”.
Tale disciplina subì nel tempo le influenze culturali di inizio Novecento e soprattutto fu ridimensionata dopo le guerre
mondiali. L'apertura di nuovi filoni di ricerca, quali geografia umanistica, studi di geografia del comportamento e di
geografia della percezione, ridussero poi maggiormente lo spazio di azione di tale disciplina. 9
SOCIOLOGIA DELL’AMBIENTE:
Scienza dei rapporti tra sistemi naturali e sistemi sociali, è una scienza giovane, nata solo 30 anni fa a partire della
consapevolezza dei problemi ambientali.
Questo studio è basato principalmente sul concetto bidirezionale tra uomo e natura. Il sistema sociale modifica il
sistema naturale e il sistema naturale determina il comportamento del sistema sociale.
L'uomo ha iniziato a trasformare massicciamente il sistema naturale soprattutto dalla rivoluzione industriale in poi, da
questo momento l'uomo iniziò ad allontanarsi dalla natura. Ora l'uomo pur controllando la natura da lontano si sente
in parte ancora minacciato da essa. La natura è tutt’oggi in grado di mettere in pericolo la vita dell’uomo.
L’uomo è stato dunque costretto a fare un passo indietro, a correre ai ripari creando nuove basi per le sue scelte
ambientali. 10
Secondo la sociologia ambientale l’uomo non prescinde dalla natura trattandosi sempre, pur con le giuste proporzioni,
di un organismo animale. Le nostre scelte e le nostre relazioni sarebbero per questo influenzate da un sistema
naturale e dal nostro ecosistema.
LA LETTERATURA DEL DETERMINISMO
La cultura romantico-idealistica volse al tramonto attorno agli anni ’40-’50 dell’Ottocento, e progressivamente venne
sostituita dalla cultura positiva che riuscì a recuperare alcuni aspetti progressisti del pensiero illuminista del
Settecento, come la fede nella ragione umana, e li riciclò alla luce delle imponenti scoperte scientifiche del secondo
Ottocento e della nuova realtà storica.
Questo profondo cambiamento avvenne negli anni ’50 a seguito di due grandi fenomeni: il primo fu l'ascesa
vertiginosa della borghesia liberale che portò ad una nuova fiducia nel progresso, il secondo fu l'affermarsi della
scienza che aprì grandiosi orizzonti allo sviluppo.
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Questi fenomeni resero l’uomo consapevole della propria forza, per la prima volta nella storia, sicuro che avrebbe
potuto dominare la natura, vincere le malattie e la fame.
Il secondo Ottocento si presentò come un'epoca di grande fiducia e di benessere apparente.
Fu l'insieme di esperienze filosofico-culturali e scientifiche a portare alla nascita del positivismo. Non si tratta dunque
di un concetto solo filosofico, ma di un modo di pensare generalizzato che permeò le strutture mentali e concettuali
dell'epoca.
Il positivismo fu il rifiuto di ogni ideale astratto, di ogni retorica, di ogni elemento metafisico, di ogni forma di attività e
di pensiero che non si richiamasse alla scienza e ad un'immediata <<unità>> sociale; tutto l'opposto rispetto alla
mentalità romantica, che trovava le proprie certezze nell'esaltazione degli ideali delle grandi utopie.
La dimensione progressista della nuova cultura, mostrò i propri limiti solo quando si capì che ai vecchi schemi se ne
erano sostituiti di nuovi non meno astratti e, soprattutto, quando si trasformò solo in un’egemonia borghese.
Sul piano filosofico il positivismo si mosse verso una ricerca della realtà, che, utilizzando i metodi della scienza, li
applicò poi all'uomo ed al suo mondo spirituale, favorendo così anche la nascita di nuove discipline quali la psicologia,
la biologia e l'antropologia, applicandole poi alla società e aprendo la strada alla nascita della sociologia.
La scienza diventò così vera religione dei tempi moderni con una fiducia nella liberazione dell'uomo da tutti suoi mali,
nella sua infinita possibilità di progredire e migliorare.
Ogni questione veniva trattata utilizzando gli stessi parametri del metodo scientifico, formulando continuamente
ipotesi da verificare fino alla scoperta di alcune leggi immutabili simili a formule matematiche utili come medicine per
guarire la società. Queste nuove idee furono divulgate da libri, riviste e lezioni universitarie in un linguaggio
accessibile ad un pubblico ampio.
In questa tipologia di pensiero positivista possiamo inserire anche lo scrittore Emile Zola che nel suo <<romanzo
sperimentale>> si rifà direttamente all'opera di un medico sostituendo alla parola <<medicina>> la parola
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<<romanzo>>. Il romanzo non è più creato quindi con le logiche dell'immaginazione ma ad esso viene applicata la
logica della mentalità scientifica.
“Cerco di ogni più piccolo avvenimento le conseguenze immediate; quello che deriva logicamente, naturalmente,
inevitabilmente dal carattere e dalla situazione dei miei personaggi. Faccio il lavoro di un commissario di polizia che
da qualche indizio voglia riuscire a scoprire gli autori di un delitto misterioso”.
I letterati romantici erano consapevoli del proprio ruolo, lottavano contro la società e conoscevano il proprio pubblico
promulgandone i principi morali ed ideali.
Dopo i moti rivoluzionari del ‘48 l'artista e il letterato avvertirono, oltre al vuoto di valori, anche di aver perso il
proprio ruolo.
Così molti letterati decisero di non contrastare la società a loro contemporanea adeguandosi semplicemente ad essa.
Altri artisti italiani invece scelsero la ribellione, rispondendo con arroganza all’imporsi della borghesia. La rivolta
scapigliata non riuscì a conquistare però uno spazio ideologico e culturale produttivo e restò per questo un'esperienza
limitata.
Altri ancora, fallito ogni ideale e con la caduta di ogni utopia, si limitarono ad un'impersonale registrazione dei nudi
fatti della società in modo da evidenziarne indirettamente ogni difetto. Fu questa la risposta del realismo e del
naturalismo in pittura come in letteratura: gradualmente da Flaubert a Zola e per certi aspetti Verga, tutti autori che,
pur diversamente orientati, tennero un atteggiamento non conformista e di certo lontano dalla borghesia dominante.
Infine, altri artisti ed intellettuali scelsero di osteggiare i nuovi modelli e di non scendere a compromessi con essi
fuggendo dalla realtà, rinchiudendosi nell'elegante isolamento dell'<<arte per l'arte>>, il culto dell'arte, fine a se
stessa, lontana da ogni interesse civile politico, anche se spesso non si può parlare di un vero isolamento perché
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spesso l'ostentazione esasperata e l'atteggiamento provocatorio di alcuni artisti come Baudelaire mascheravano tutta
l’alienazione dell'artista.
Les fleurs du mal Madame Bovary
Sia di Charles Baudelaire sia di Gustave Flaubert sono testimonianza dei due
indirizzi emergenti nella letteratura francese di metà secolo (Simbolismo e Naturalismo).
Le logiche del determinismo ambientale vengono prima di tutto mostrate da Honoré de Balzac, un precursore in
questo senso.
Per leggere il mondo Balzac utilizza gli strumenti della scienza, più in particolare delle teorie del biologo Geoffroy de
Saint-Hilaire, il quale sostiene che le differenze tra le varie specie animali sarebbero causate dai condizionamenti
Comédie Humaine,
dell'ambiente in cui essi vivono. Ciò è visibile nella prefazione della ossia l'insieme delle sue opere
narrative che hanno per protagonista la moderna società francese.
“La società non fa forse dell’uomo, secondo l’ambiente in cui egli svolge la sua attività, tanti uomini diversi quante
varietà esistono in zoologia? Le diversità fra un soldato, un operaio, un amministratore, un avvocato, un ozioso, un
saggio, un uomo di stato, un commerciante, un marinaio, un poeta, un povero, un prete sono, benché più difficili da
distinguere, altrettanto importanti di quelle che contraddistinguono il lupo, il leone, l’asino, il corvo, lo squalo, il vitello
marino (foca), la pecora, ecc. Le Specie Sociali sono sempre esistite ed esisteranno sempre, come esistono le Specie
Zoologiche”.