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Estratto del documento

Simone Nebbia

I.S.S. Ascanio Sobrero

Classe: 5° Sezione: C - Liceo Scientifico Tecnologico

1

Esame di Stato 2009/2010 INDICE

ARGOMENTO PAGINA

INTRODUZIONE 4

XENOFOBIA E OMOFOBIA

LA BIOLOGIA DEL RAZZISMO 5

I CASI DEL RAZZISMO DEL 900: 6

INTRODUZIONE – AMERICA 8

ITALIA 9

LEGGI RAZZIALI VENTENNIO FASCISTA 11

GERMANIA

I CAMPI DI STERMINIO 12

LE CAMERE A GAS NAZISTE 13

ZYKLON-B 14

L’ORGANISMO UMANO E LO Zyklon-B 16

LE INIEZIONI DI FENOLO

I GEMELLI DI AUSHWITZ 17

WYSTAN HUGH AUDEN 20

LIFE – HITLER’S GERMANY

REFUGEE BLUES 22

TEXT ANALYSIS 2

INTRODUZIONE

Con il termine “razzismo” si intende la teoria per la quale la specie umana si può suddividere in

“razze” geneticamente differenti a seconda dei tratti somatici, i quali dovrebbero determinare la

capacità intellettiva e definire una gerarchia che stabilisce quale razza sia “superiore” e quale sia

“inferiore”.

Storicamente questa teoria ha radici molto antiche: le guerre tra Sparta e Atene e la schiavitù degli

Ebrei in Egitto sono esempi di un remoto razzismo; i Greci erano soliti definire barbari tutti coloro

che non parlavano la loro lingua, ritenendoli culturalmente inferiori e mostrando in un certo senso

un atteggiamento razzistico.

Se comunemente viene definito razzistico l’atteggiamento di intolleranza verso persone diverse per

origine, religione, sesso e ideologia politica, non bisogna sottovalutare il fatto che razzismo è anche

l’intolleranza verso chi ha una diversa sessualità.

E’, però, più preciso sostenere che l’inizio del “razzismo moderno” sia collocabile tra il XVI e XVII

secolo, periodo in cui la colonizzazione iniziò ad interessare anche l’Africa portando i “bianchi”

alla convinzione di poter dominare sui “neri”.

L’ideologia del razzismo moderno verrà successivamente illustrata da Joseph Arthur de Gobineau,

un aristocratico francese, nel suo scritto “Essai sur l'inégalité des races humaines” (Saggio sulla

disuguaglianza delle razze umane)pubblicato nel 1855, e assumerà il nome di “razzismo

scientifico”.

Razzismo scientifico è l'espressione utilizzata per indicare una particolare forma storica di razzismo

organizzato, fondata a partire dal XIX secolo in Europa e nelle Americhe, che nacque in ambito

universitario tra le scienze naturali e sociali dell'epoca, prendendo inizio dalla biologia, dalla

antropologia, dalla genetica, dalla medicina, dalla criminologia e dalla sociologia, rifacendosi alla

teoria evoluzionista di Charles Darwin e al positivismo.

Il razzismo scientifico venne rifiutato politicamente e scientificamente solo dopo la fine della

seconda guerra mondiale quando, con la pubblicazione della “Dichiarazione sulla razza” nel 1950,

l'UNESCO decretò in modo ufficiale la non esistenza della razze umane e incoraggiò i numerosi

biologi a ricordare costantemente l'assenza di validità scientifica della nozione di "razze umane".

Nonostante ciò le stesse teorie non sono del tutto scomparse, tanto che ancora oggi vengono in gran

parte riproposte da alcune minoranze politiche estremiste semplicemente sostituendo alla parola

"razza" quella di "etnia", "popolo" o "civiltà". Sostituendo all'elemento biologico (non più

riproponibile scientificamente) quello culturale, esse riescono a mantenere intatta la stessa

precedente impostazione "pseudo-scientifica".

Il razzismo scientifico di Gobineau

Secondo J.A. Gobineau la popolazione mondiale era suddivisa in tre razze

differenti: gialla, nera e bianca.

Ogni razza possiede caratteristiche psicologcihe, oltre che somatiche, specifiche:

i gialli sono materialisti, hanno un grande talento per gli affari ma incapaci di

spiegare gli aspetti metafisici;

i neri presentano un eccessivo sviluppo dei sensi ma limitate capacità intellettuali;

infine la razza bianca (o Ariana) portatrice di alti valori morali e nobili,

incanazione delle virtù aristocratiche ma contraddistinta dal suo amore per libertà,

onore e spiritualità.

Gobineau sostiene che sia inevitabile l’incontro e la mescolanza dei caratteri della

razza bianca con le due inferiori generando così “ibridi” contenenti geni inferiori:

“nascerà un uomo bianco materialista(razza gialla) e sensuale(razza nera).

3

Questa unione dà origine ad una “nuova razza” che, secondo il francese, è irreversibile e quindi non

si potrà più avere la “razza pura”.

XENOFOBIA E OMOFOBIA

Solitamente si pensa alla xenofobia come forma di razzismo ma questo, a volte, può essere errato.

Il termine è tipicamente usato per descrivere la paura o l'avversione per ciò che è estraneo; il

razzismo viene oggi erroneamente considerato da molti come una forma di xenofobia, come anche i

pregiudizi e l'omofobia.

La xenofobia, a sua volta, viene oggi erroneamente considerata razzismo. Il timore per il diverso,

diverso di religione, razza o nazionalità, non significa necessariamente razzismo. Avere timore o

paura non significa considerare inferiore.

Spesso, però, questa paura porta ad un disprezzo per il diverso sfociando così nel razzismo.

Allo stesso modo l’omofobia diventa razzismo quando l’intolleranza della sessualità omosessuale si

trasforma in disprezzo nei confronti dei “diversi”.

L’omofobia inoltre può essere considerata come vera e propria “fobia” psicologica non derivata da

un consapevole pregiudizio negativo bensì da un’irrazionale concezione della sessualità del

soggetto. Questa definizione è la più attinente all’etimologia del termine purtroppo, però, ancor oggi

questo termine come anche la xenofobia sono comunemente usati come sinonimo di razzismo.

LA BIOLOGIA DEL RAZZISMO

Grazie al contributo dato dalla genetica, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, la biologia

considera ormai che tutti i componenti della specie Homo sapiens sapiens costituiscano un solo ed

unico insieme omogeneo e che due gruppi etnici qualsiasi, il cui aspetto sia stato modificato

dall'adattamento ad ambienti esterni diversi, possano essere apparentemente molto diversi ma, in

realtà, assai vicini dal punto di vista genetico.

Le differenze somatiche sono quindi solo dovute all’adattamento del genere umano alle diversa

condizione ambientale (chiamata cline) in cui vive.

Contrariamente al pensiero comune di “razza umana”, uomini che vivono in uno stesso ambiente

possono essere più differenti geneticamente rispetto ad uomini abitanti zone differenti.

Il tratto di DNA che determina il colore della pelle e le caratteristiche fisiche è assai limitato rispetto

a tutto il codice genetico, per questo motivo persone di differente colore possono condividere

un’ampia somiglianza genetica seppur non altrettanto visibile.

Per fare un esempio, la diffusione di un determinato allele (cioè variante) di un gene in popolazioni

diverse può presentarsi con maggiori somiglianze fra una popolazione europea ("bianca") ed una

africana, che fra due popolazioni europee.

Inoltre la specie umana ha un’origine “recente”, solo

centomila anni fa, in cui l’evoluzione non ha potuto fare

grandi cambiamenti genotipici (modificazione dei geni) ma

solo fenotipici (modificazioni visibili) come già detto in

relazione all’ambiente di vita; nonostante questa distinzione

l’uomo ha continuato a rimescolarsi continuamente in questo

periodo e così facendo il pool genico (tutti i possibili alleli

dei geni) non viene perduto.

A verifica di quanto detto, una caratteristica fenotipica è

definita polimorfismo: il morfismo è la possibile variazione

fisica di un carattere; quando questa variazione assume più di

4

due forme si parla di polimorfismo. Non è quindi possibile catalogare le persone per il loro aspetto

in quanto almeno geneticamente tutti sono diversi da tutti (fatta eccezione per i gemelli omozigoti).

I CASI DI RAZZISMO DEL 1900

INTRODUZIONE

Il XX secolo è stato caratterizzato da fenomeni di razzismo che hanno interessato gran parte del

mondo.

Si sono sviluppate nuove teorie razziali più ottimistiche rispetto a quella di Gobineau, fondata sulla

concezione della sopravvivenza del più adatto, che prospettavano uno sviluppo della razza tale da

salvare la cultura occidentale da un inesorabile declino. Chamberlain, inglese profondamente legato

alla Germania, a tal punto da chiederne la cittadinanza, si è dedicato all’analisi della civiltà,

aspirando ad un futuro migliore e più degno: egli ha unito una solida preparazione scientifica al

misticismo naturalistico e al darwinismo sociale diffusi negli ambienti di destra, incontrando un

clima particolarmente favorevole nel circolo wagneriano di Bayreuth, in cui i suoi interessi e le sue

idee hanno trovato continuo nutrimento. La sua opera, I fondamenti del diciannovesimo secolo,

1900, profetizzava l’inevitabile sviluppo della razza ariana, conferendo una base scientifica alle

dottrine razziali.

La storia del ‘900 è ricca di avvenimenti vergognosi per i quali molte persone considerate inferiori

hanno perso la vita e altre sono state costrette a vivere in condizioni disumane. Molti di questi sono

ben noti, si pensi solo alla Germania Nazista, altri invece sono sottovalutati e spesso non conosciuti.

I paragrafi successivi daranno un’immagine geografica del fenomeno “razzismo” cercando di

comprendere le ragioni per il quale questi fatti siano accaduti e quali conseguenze abbiano portato.

AMERICA

L'atteggiamento di discriminazione razziale su base pseudo-scientifica fu rafforzato dalle guerre

indiane, per giustificare il genocidio, protratto per decenni, delle popolazioni pellerossa per sottrarre

loro le terre: gli indiani non erano "davvero" esseri umani, e quindi nemmeno a loro si applicavano

le considerazioni "umanitarie". La conquista del continente americano portò ad un totale di morti

indigeni che secondo le stime più recenti oscilla tra i sessanta ed i cento milioni, di cui venti milioni

durante le guerre indiane nel Nord America. Queste cifre lo eleggono tristemente come il più grande

genocidio nella storia dell'umanità. L'efficienza dello sterminio indiano americano portò Adolf

Hitler a citarlo come esempio pratico per la soluzione finale fin nella prima edizione del Mein

Kampf , manuale e base ideologica dell'ideologia Nazionalsocialista di cui parleremo in seguito.

Nell'America coloniale, ancor prima che la schiavitù dei colonizzati divenisse completamente

basata su basi razziali, gli schiavi di origine africana erano usati a fianco degli schiavi bianchi, di

solito vincolati alla condizione servile da contratti con una scadenza determinata, in gran parte

firmati per pagare le spese di trasferimento nel Nuovo Mondo. Alla scadenza di tali contratti gli

europei che erano sopravvissuti recuperavano la libertà, la popolazione nera però non aveva il

“privilegio” di tali contratti ed era costretta ad una vita di schiavitù.

Nel XVIII secolo, dopo numerose rivolte, gli schiavi bianchi riuscirono ad ottenere la libertà,

riservando la schiavitù ai popoli di origine africana la quale non era tutelata, come gli schiavi

bianchi, da componenti liberali facenti parte della società dominante.

La situazione dei neri restò sempre una macchia che segnò la storia americana specialmente tra il

1865 al secondo dopoguerra anni in cui operò una setta terroristica basata sui canoni della religione

protestante: il Ku Klux Klan, da cui l’acronimo KKK.

La cronologia del Klan può essere divisa in tre distinte fasi:

5

Il Ku Klux Klan originale fu creato a Pulaski nel Tennessee negli USA dopo la guerra di secessione

americana il 24 dicembre 1865 da reduci dell'esercito della Confederazione. Esso crebbe di

importanza dopo una convention tenuta a Nashville nell'estate del 1867. Questa convention venne

presieduta dal generale Nathan Bedford Forrest a cui venne riconosciuto il titolo di "Grande Mago".

La confraternita aveva diversi obiettivi. Avrebbe cercato di aiutare le vedove e gli orfani di guerra

dei Confederati ma si sarebbe opposta all'estensione del diritto di voto ai neri e ad altre azioni

introdotte dal governo federale volte all'attenuazione della segregazione razziale. Non appena il

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