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Questa tesina di terza media descrive il razzismo. L'argomento è collegabile, nella tesina, con i seguenti argomenti: in Antologia il razzismo; Martin Luther King, I have a dream, in Letteratura vita e opere di Primo Levi; “Se questo è un uomo”, in Storia il nazismo, in Educazione alla cittadinanza l’Italia repubblicana; Costituzione italiana; Ordinamento dello Stato, in Geografia la Germania, in Inglese the Racism, in Francese Sos Racisme; Les droits de l’homme, in Musica la musica leggera e la musica in Italia, in Storia del'arte Pablo Picasso, Guernica, in Narrativa Immigrazione e Razzismo, in Scienze i vulcani, in Educazione fisica lo scheletro, le articolazioni, i muscoli, in Educazione tecnica la produzione e trasformazione dell’energia, le centrali elettriche, le macchine in uso nelle centrali elettriche e la centrale termonucleare.
Antologia: Il razzismo; Martin Luther King, I have a dream.
Letteratura: Vita e opere di Primo Levi; “Se questo è un uomo”.
Storia: Il nazismo.
Educazione alla cittadinanza: L’Italia repubblicana; Costituzione italiana; Ordinamento dello Stato.
Geografia: La Germania.
Inglese: The Racism.
Francese: Sos Racisme; Les droits de l’homme.
Musica: La musica leggera e la musica in Italia.
Storia del'arte:Pablo Picasso, Guernica.
Narrativa: Immigrazione e Razzismo.
Scienze: I vulcani.
Educazione fisica: Lo scheletro, le articolazioni, i muscoli.
Educazione tecnica: Produzione e trasformazione dell’energia, le centrali elettriche, le macchine in uso nelle centrali elettriche e la centrale termonucleare.
firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede.
Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i neri tanto quanto i
bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e
del perseguimento della felicità.
E' ovvio, oggi, che l'America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che
riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro
obbligo, l'America ha consegnato ai neri un assegno fasullo; un assegno che
si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di
credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità
offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno,
un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della
garanzia di giustizia.
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all'America l'urgenza
appassionata dell'adesso.
Questo non è il
momento in cui ci si
possa permettere che le
cose si raffreddino o che
si trangugi il
tranquillante del
gradualismo. Questo è il
momento di realizzare le
promesse della
democrazia; questo è il
momento di levarsi
dall'oscura e desolata
valle della segregazione
al sentiero radioso della
giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie
mobili dell'ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il
tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per
questa nazione se non valutasse appieno l'urgenza del momento. Questa
estate soffocante della legittima impazienza dei neri non finirà fino a
quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed
uguaglianza.
Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i neri abbiano
bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati,
avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se
niente fosse successo. 12
Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai neri non
saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta
continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando
non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.
Ma c'è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida
soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere
verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.
Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa
dell'odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al
piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la
nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo
continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica
con la forza dell'anima.
Questa meravigliosa
nuova militanza che ha
interessato la comunità
nera non dovrà condurci
a una mancanza di
fiducia in tutta la
comunità bianca,
perché molti dei nostri
fratelli bianchi, come
prova la loro presenza
qui oggi, sono giunti a
capire che il loro
destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà
è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci
accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell'ingiustizia,
dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo
camminare da soli.
E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti.
Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che
chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai
soddisfatti finché il nero sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene
sottoposto dalla polizia.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la
fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e
negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli
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spostamenti sociali davvero permessi ai neri saranno da un ghetto piccolo a
un ghetto più grande.
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della
loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai
essere soddisfatti finché i neri del Mississippi non potranno votare e i neri di
New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo
ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come
l'acqua e il diritto come un fiume possente.
Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e
tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un
carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha
lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche
della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa.
Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è
redentrice.
Ritornate nel Mississippi; ritornate
in Alabama; ritornate nel South
Carolina; ritornate in Georgia;
ritornate in Louisiana; ritornate ai
vostri quartieri e ai ghetti delle
città del Nord, sapendo che in
qualche modo questa situazione
può cambiare, e cambierà. Non
lasciamoci sprofondare nella valle
della disperazione.
E perciò, amici miei, vi dico che,
anche se dovrete affrontare le
asperità di oggi e di domani, io ho un sogno. E' un sogno profondamente
radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in
piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia
questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di
coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo
possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
Io ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato
colmo dell'arroganza dell'ingiustizia, colmo dell'arroganza dell'oppressione,
si trasformerà in un'oasi di libertà e giustizia.
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Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una
nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma
per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!.
Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni
montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi
tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere
viventi, insieme, la vedranno. E' questa la nostra speranza. Questa è la fede
con la quale io mi avvio verso il Sud.
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della
disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di
trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima
sinfonia di fratellanza.
Con questa fede saremo in grado di
lavorare insieme, di pregare
insieme, di lottare insieme, di
andare insieme in carcere, di
difendere insieme la libertà,
sapendo che un giorno saremo
liberi. Quello sarà il giorno in cui
tutti i figli di Dio sapranno cantare
con significati nuovi: paese mio, di
te, dolce terra di libertà, di te io
canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da
ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l'America vuole essere una
grande nazione possa questo accadere.
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.
Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni
pendice risuoni la libertà. 15
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare
da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo
anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili,
cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del
vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio
Onnipotente, siamo liberi finalmente".
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Primo Levi
Primo Levi nasce a Torino nel 1919 da una famiglia ebraica borghese; si
iscrive all'università prima che le Leggi razziali impediscano l’accesso agli
altri ebrei, laureandosi in chimica.
Trova a stento un lavoro nella sua città, ma, convinto antifascista, si unisce
a un gruppo di resistenza ebraica; arrestato, viene deportato ad Auschwitz.
Riesce a sopravvivere all’inferno del lager, dove rimane sino alla liberazione.
Questi anni segnano in modo definitivo la sua vita, tanto che la sua attività
di scrittore è sempre incentrata sul racconto e sulla riflessione
autobiografica. Muore suicida a Torino nel 1987.
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Opere:
Se questo è un uomo (1947):
Romanzo, cronaca e testimonianza che raccoglie i ricordi della
vita nel campo di sterminio nazista.
La tregua (1963):
Racconto del ritorno in patria dopo la liberazione da Auschwitz
Il sistema periodico (1975) e La chiave a stella (1978):
Racconti autobiografici, frutto della cultura scientifica e della
analisi dei problemi della società contemporanea.
I sommersi e i salvati (1986):
Riflessioni libere di Levi sulla prigionia
Il pensiero
L’esperienza della deportazione nel campo di sterminio segnò la vita di
Primo Levi non solo come uomo, ma come scrittore. La scrittura diventa
non solo la risposta di un uomo che cerca di superare il dolore, ma diviene
un dovere civile per dare voce a tutti quelli che l’orrore della guerra ha
cancellato per sempre. La letteratura diventa strumento di testimonianza e
di indagine razionale della realtà. 19
“Se questo è un uomo”
fa da epigrafe al romanzo autobiografico “Se questo è un
La poesia sottoriportata
uomo” di Primo Levi, un sopravvissuto all’olocausto. Questa, come il romanzo, è
una drammatica testimonianza dell’esistenza dei lager, i campi di concentramento e
sterminio nei quali hanno trovato la morte milioni di persone di religione o di origine
ebraica, oltre a zingari, testimoni di Geova, omosessuali, portatori di handicap fisico
o psichico e prigionieri politici. Levi ricorda tutti quegli uomini e quelle donne ridotti
a un numero inciso sul braccio sinistro, uomini e donne che hanno perduto il loro
nome, il loro volto, la loro dignità e le loro speranze. Levi invita tutti noi a ricordare
e a riflettere sulla tragedia del passato per evitare che possa ripetersi.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
coricandovi alzandovi;
stando in casa andando per via,
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
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i vostri nati torcano il viso da voi.
Parafrasi:
Ditemi voi, che vivete al caldo, comodi, nelle vostre belle case, dove
nessuno vi minaccia, circondati dall'affetto dei vostri cari e dalle cure dei
vostri amici, ditemi voi se vi sembra ancora un uomo colui che lavora nel
fango, che non conosce pace, che lotta per un pezzo di pane, che muore
per la volontà altrui.
Guardate questa donna, senza capelli e senza più un nome, senza la forza
né la volontà di ricordare chi è o chi era, con gli occhi vitrei, opachi, e col
grembo freddo "come una rana d'inverno" perché più nessun bambino lo
riempirà.
Ditemelo voi se questa è una donna!
Voi avete il dovere di ricordare quello che ci è stato fatto.
Scolpitelo nel vostro cuore e non dimenticatelo mai, in nessun momento
della vostra giornata perché, se noi abbiamo sofferto voi dovete ricordare!
Ma se dimenticherete, che la maledizione di Dio vi colpisca, terribile e