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Sintesi
Estratto del documento

La seconda rivoluzione industriale ...…………………………………………………... 4

o

 Fisica: Elettricità ………………………………………………………………………………. 5

o I primi impieghi dell’elettricità ………………………………………………………... 6

o

 Filosofia:

Positivismo …………………………………………………………………………….. 8

o Auguste Comte ………………………………………………………………………… 8

o

 Francese:

Il Naturalismo ……………………………………………………………………….... 10

o

 Italiano:

Il Verismo …………………………………………………………………………….. 11

o Verga………………………………………………………………………………...... 11

o

 Storia dell’arte:

Il Futurismo …………………………………………………………………………… 13

o Boccioni ……………………………………………………………………………..... 13

o Balla …………………………………………………………………………………... 14

o Carrà …………………………………………………………………………………... 14

o

 Latino: Seneca …………………………………………………………………………………. 15

o

 Scienze della terra:

Tappe fondamentali dell'evoluzione di una stella: il diagramma H-R ………………... 16

o Le stelle nascono e invecchiano: dalle nebulose alle giganti rosse …………………… 17

o Morte di una stella: nane bianche, stelle di neutroni e buchi neri …………………….. 17

o

 Bibliografia ……………………………………………………………………………………. 19

 Sitografia …………………………………………………………………………………….... 19

Storia

La seconda rivoluzione industriale:

Tra il 1870 e il 1914 l’Europa conobbe un lungo periodo di pace durante il quale affrontò le

trasformazioni più grandi di tutta la sua storia.

L’intenso sviluppo economico e tecnologico, in particolare l’applicazione su vasta scala

dell’elettricità, fu alla base della crescita delle grandi industrie, che per competere sul mercato

spesso attuarono fusioni di portata tale da determinare concentrazioni monopolistiche (i trust o

cartelli).

Tutti i settori subirono grossi mutamenti dovuti al rapido rinnovamento tecnico e aumentarono

notevolmente la produzione di beni. La crescita straordinaria e l’espandersi del processo di

industrializzazione in quasi tutta l’Europa ebbero nella rivoluzione dei trasporti un fattore

determinante;

Date la complessità e l’onerosità di tale sistema, gli Stati intervennero sempre più spesso per

indirizzare lo sviluppo – il numero delle persone impiegate al servizio dello stato crebbe fino a

influire in modo determinante sulla formazione di un nuovo settore economico, il terziario – e i

mutamenti sociali da esso determinati.

Gli effetti dello sviluppo si avvertirono anche nella vita quotidiana: una popolazione in continuo

aumento in quanto le città si estesero a dismisura e l’agricoltura migliorò nella quantità e nella

differenziazione delle colture grazie agli apporti della scienza e della tecnica. Non ci furono più crisi

alimentari, le attività agricole si collegarono con quelle industriali e commerciali, il reddito nazionale

aumentò, si sviluppò rapidamente un commercio internazionale di dimensioni mai raggiunte prima.

La rivoluzione industriale e i progressi tecnici del XIX secolo inoltre rafforzarono e approfondirono il

predominio mondiale che l’Europa deteneva dal Cinquecento, fornendole nuovi strumenti – la nave

a vapore, la ferrovia, nuove armi da fuoco – e nuove motivazioni.

La necessità di materie prime, dovuta allo sviluppo delle capacità produttive dell’industria, e quella

dei mercati di sbocco per merci prodotte indussero molti in Europa a ritenere che il benessere

nazionale richiedesse la creazione di imperi coloniali destinati a divenire mercati riservati. Inoltre i

sempre più presenti sentimenti nazionalistici spingevano nella medesima direzione.

Per quanto riguarda la politica interna degli stati europei, il liberismo fu affiancato da due sue

alternative: la democrazia e l’autoritarismo. La democrazia si manifestò nel coinvolgimento delle

grandi masse popolari nella cittadinanza politica, con l’allargamento impetuoso del suffragio, nel

raggiungimento dei primi obbiettivi di sicurezza sociale, nel riconoscimento dei sindacati e nella

creazione dei primi grandi partiti di massa.

L’autoritarismo, che si diete strumenti ideologici forti quali il razzismo, il nazionalismo e il mito dello

“spazio vitale” da conquistare con la forza, si manifestò nell’imperialismo.

Fisica

Elettricità

La parola elettricità deriva dal greco elektron, che vuol dire ambra. In effetti, più di duemila anni fa,

i Greci erano rimasti colpiti dalle caratteristiche dell'ambra, una resina prodotta da alcuni alberi e

induritasi col tempo. Questa dopo essere stata strofinata con un panno di lana, acquista infatti la

proprietà di attrarre corpi leggeri (pezzetti di paglia, piccoli semi) che si trovano nelle sue

immediate vicinanze.

L'elettricità è responsabile di ben noti fenomeni fisici come il fulmine o l'elettrizzazione, e

rappresenta l'elemento essenziale di alcune applicazioni industriali come l'elettronica e

l'elettrotecnica. Divenuta contemporaneamente il più diffuso mezzo di trasporto per l'energia è

ormai il simbolo del mondo moderno: illumina le abitazioni, fa funzionare le fabbriche e rende vicini

i popoli più lontani.

La carica elettrica è una di quelle entità che può essere misurata, pesata ed utilizzata, ma non può

essere definita in termini facilmente comprensibili, perché, come per lo spazio, il tempo e la massa,

non è facile darne una esauriente definizione.

Forse il modo migliore di definirla è di osservarne gli effetti: un oggetto dotato di una carica

elettrica esercita una forza a una certa distanza su un altro oggetto avente una carica elettrica.

Contrariamente alla forza di gravità, la quale fa sì che un oggetto ne attragga un altro, gli oggetti

con una carica elettrica possono sia attrarsi sia respingersi l'un l'altro.

Per convenzione dunque sono stati definiti due diversi tipi di carica elettrica; il primo di questi è

denominato carica positiva o carica +, ed è associato al nucleo dell’atomo. Il secondo è la carica

negativa o -, ed è proprio di tutti gli elettroni che circondano il nucleo dell'atomo. In generale, la

carica positiva del nucleo è esattamente uguale alla somma delle cariche negative degli elettroni

che lo circondano.

Il verso delle forze, che agiscono tra gli oggetti aventi una carica elettrica, dipende dal tipo di carica

su questi oggetti. Ad esempio, se due oggetti hanno lo stesso tipo di carica, siano entrambi positivi

o entrambi negativi, gli oggetti si respingono. Quando i due oggetti hanno carica opposta, essi si

attraggono l'uno con l'altro.

La carica netta prodotta in un processo è sempre zero poiché secondo la legge di conservazione

della carica elettrica in un sistema chiuso, la somma algebrica delle cariche positive e negative si

mantiene costante nel tempo, perciò ogniqualvolta si produce una carica di un certo segno se ne

forma un’uguale quantità del segno opposto.

I materiali dal punto di vista elettrico sono comunemente classificati in conduttori e isolanti:

all’interno dei primi gli elettroni sono relativamente liberi di muoversi (esempio: ferro, la Terra, il

corpo umano, ecc), nei secondi invece gli elettroni sono fortemente legati ai nuclei degli atomi e

posseggono una minore mobilità (plastica, vetro, ecc).

I primi impieghi dell’elettricità

Durante il periodo della seconda rivoluzione industriale, grazie all’impiego dell’elettricità si sono

compiuti enormi passi avanti nel settore delle comunicazioni: telegrafo, telefono e radio hanno

definitivamente segnato un cambiamento radicale nella società del tempo e hanno condizionato

anche quella odierna.

Il primo strumento elettrico per la trasmissione e la ricezione di segnali a lunga distanza fu il

telegrafo, inventato nel 1837 dallo statunitense Samuel F. B. Morse. Questo strumento era

azionato da un manipolatore elettrico che lasciava passare la corrente quando veniva premuto e la

interrompeva al rilascio. Collegando due telegrafi mediante cavi si potevano trasmettere messaggi

inviando impulsi elettrici. Il ricevitore Morse, dotato di una punta scrivente controllata da un

elettromagnete, sfruttava l’interazione tra correnti e magneti per registrare su un nastro di carta

scorrevole i comunicati. I segni tracciati dalla punta, vale a dire punti e linee, dipendevano dalla

durata della pressione sul pulsante del manipolatore.

Tuttavia la costruzione di questo sistema, veloce e preciso, risultava molto dispendiosa poiché

l'unico modo per trasmettere un messaggio a distanza era quello di realizzare un collegamento via

cavo diretto tra il dispositivo trasmittente e il ricevitore; inoltre inizialmente, i segnali potevano

essere inviati a circa 30 km di distanza: oltre questo limite diventavano troppo deboli per essere

registrati e necessitavano di ripetitori.

Ciononostante in seguito ad una serie di miglioramenti apportati intorno alla metà dell‘800

l’efficienza dello strumento

migliorò; grazie all’impiego del

cicalino, del relè ed alla nascita

della telegrafia duplex e

quadruplex, il telegrafo

cominciò a diffondersi dapprima in America e successivamente negli altri continenti, formando una

fitta rete di cavi.

Nel 1866 Londra e Washington risultavano collegate telegraficamente: era iniziata la grande era

delle trasmissioni telegrafiche.

Il passo successivo nell’era delle comunicazioni a distanza fu determinato dal telefono; in effetti,

una fitta rete di cavi era già disponibile e da tempo si studiava un metodo per poter riportare a

distanza la voce umana.

L’idea che fu sviluppata prevedeva di trasmettere elettricamente i suoni facendo variare l’intensità

di una corrente elettrica proporzionalmente alla densità dell’aria mossa dall’azione di un suono.

I primi esperimenti parzialmente riusciti furono condotti indipendentemente dall’italiano Meucci nel

1862 e dall’americano Bell nel 1874. In primo luogo fu realizzato un rudimentale “microfono”

costituito da una membrana animale che era posizionata all’estremo di un cilindro. Questa, poiché

agiva su una lametta metallica immersa in un campo magnetico generato da un elettromagnete,

era in grado di aprire e chiudere un circuito elettrico, perturbando il campo stesso.

Il medesimo meccanismo inoltre, poteva agire da ricevitore.

Così nel 1876 l’americano Bell deposito a Filadelfia il proprio brevetto.

Dalla sua ideazione, il telefono incontrò maggiori problemi nella propria diffusione rispetto al

telegrafo poiché a causa dell’effetto pelle (che produce variazioni di resistenza nei fili conduttori)

risultava molto complesso trasmettere la voce. Fortunatamente, altre invenzioni come il microfono

a capsula di carbone contribuirono al miglioramento dell’invenzione originaria di Bell che, con il

tempo, conobbe un’espansione maggiore di quella del telegrafo.

Filosofia

Positivismo:

Nel contesto della seconda rivoluzione industriale, il progresso evocò immagini immediate di

fiducia e di benessere collettivo. Ciò fu la condizione storica della genesi e dell’affermazione del

Positivismo, la corrente filosofica che egemonizzò la cultura e le idee della seconda metà del XIX

secolo.

Le conquiste della scienza e la grande fiducia riposta in essa spingono a muovere critiche

inflessibili a tutto ciò che appaia come metafisica. All’idea viene contrapposto il fatto empirico, al

noumeno il fenomeno, alla riflessione filosofica l’esperienza scientifica. Rispetto al metodo

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