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Estratto del documento

Indice

Filosofia

Kierkegaard pag. 3

Freud pag. 4

Scienze

Terremoti e vulcani pag. 5

Storia

I totalitarismi pag. 7

Inglese

Nineteen Eighty-Four pag. 8

Italiano

‘’Fratelli’’ pag. 10

‘’La vertigine’’ pag. 11

Storia dell’arte

‘’L’Urlo’’ pag. 13

Latino

Epistulae ad Lucilium pag. 14

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Cos’è la paura?

La paura è un'emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del

soggetto ad una situazione pericolosa. Essa irrompe ogni qualvolta si presenti un possibile

pericolo per la propria incolumità, e di solito è accompagnata da un'accelerazione del battito

cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche difensive.

Di cosa abbiamo paura?

La paura riguarda tutti gli uomini, ma si manifesta sotto varie forme: paura del mondo

esterno,paura dell’ignoto,della morte,paura di se stessi e degli altri,paura della vecchiaia e

della malattia. A volte può divenire paranoia e trasformarsi in una vera e propria

psicosi,modificando il comportamento del soggetto in modo radicale e portandolo a credere

di essere perseguitato. La forma più grave di paura è invece il panico,che porta l’individuo a

prendere coscienza della propria fine imminente e a sentirsi quindi a disagio. Questa

emozione è spesso accompagnata da perdite di coscienza,disorientamento,azioni

incontrollate.

‘’Ho paura della paura; paura degli spasmi del mio spirito che delira, paura di questa orribile

sensazione di incomprensibile terrore. Ho paura delle pareti, dei mobili, degli oggetti familiari che

si animano di una specie di vita animale. Ho paura soprattutto del disordine del mio pensiero, della

ragione che mi sfugge annebbiata, dispersa da un'angoscia misteriosa.’’ Guy De Maupassant

La paura esiste non come emozione unica, a sé stante, indifferenziata, ma sempre come

manifestazione di turbe psichiche e sociali legate alle circostanze ed al contesto in cui si

vive. Possiamo analizzare questo sentimento nei gradi di "primario" e "secondario"

corrispondenti all'influenza positiva o negativa che può avere sul soggetto. La paura

primaria riflette lo stato d'allarme istintivo di un individuo che nell'esperienza oggettiva

del pericolo provvede a misurarsi con esso cercando di controllare la minaccia e le sue

secondaria

conseguenze. La paura riflette invece lo stato di paralisi emotiva di un

individuo che nell'esperienza del pericolo regredisce allo stato inconscio, perde il contatto

con il reale,restando succube della minaccia e delle sue conseguenze. Diversa è

l’angoscia,che rappresenta una paura sconosciuta e di cause

ignote,che si presenta in modo molto più catastrofico e può

rappresentare una vera minaccia per l’uomo.

Kierkegaard: definizione di angoscia

Il termine angoscia è stato utilizzato per la prima volta in

Søren Kierkegaard

termini filosofici da (1813–1855),che la

definì come la principale condizione dell’essenza umana,che

emerge quando l’uomo si pone davanti ad una scelta:

l'angoscia infatti è il sentimento di sgomento che prende

l'uomo di fronte all'incertezza riguardo al proprio destino e solo Dio e la fede possono

allontanarla. Certo l'incertezza può sedurre l'uomo, poiché dietro di essa vi è comunque la

libertà assoluta delle sue scelte, ma è proprio qui che si avverte una contraddizione: da un

lato la libertà assoluta sembra essere un bene, dall'altro è la stessa fonte dell'angoscia. La

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libertà assoluta provoca vertigine, le scelte pesano tutte sulle spalle del singolo uomo,

all'uomo è consegnata la chiave di ogni possibile soluzione, e la soluzione suprema, la fede

in Dio, che sola può risolvere ogni altro problema, è una scelta che non poggia su alcuna

certezza convenzionale ma solo sulla volontà del singolo di scegliere di avere fede.

L’angoscia non ha come oggetto qualcosa di determinato,ma il nulla:essa è la ‘’vertigine

della libertà’’,che si fonda in ciò che l’uomo stesso è. E’ qui che si delinea la differenza con

la paura,che invece è qualcosa di determinato.

Sigmund Freud

Scrive : ‘’L'angoscia possiede un carattere di indeterminatezza e di

mancanza di oggetto; nel parlare comune, quando essa ha trovato un oggetto, le si cambia

nome e lo si sostituisce con quello di paura’’

Nel volume quinto delle ‘’Opere’’ di Freud è contenuto Il caso clinico del piccolo Hans nel

quale egli analizza la paura di un bambino di 5 anni di essere morso da un cavallo. Lo

psicoanalista cerca di dimostrare come una fobia che all’apparenza può sembrare priva di

cause specifiche nasce invece da fatti ben precisi. L'avvento della fobia è preceduto da crisi

di angoscia nel corso delle quali egli manifesta la paura di essere abbandonato dai genitori,

soprattutto dalla madre, e regredisce nel bisogno di starle accanto e di essere coccolato da

lei. E' al ritorno da una passeggiata con la madre che egli riferisce di avere avuto paura che

un cavallo lo mordesse. Successivamente Hans manifesta tutti i sintomi della fobia: il

terrore alla vista dei cavalli, l'evitamento, ecc. Egli non ha paura di tutti i cavalli,ma in

particolare di quelli attaccati ai carri da trasporto. Hans pensa che quando essi devono tirare

un carico pesante, possano cadere e, caduti, scalciare. Il padre, che evidentemente ha già

comunicato a Freud le sue osservazioni precedenti, lo mette al corrente della situazione e gli

chiede aiuto. Freud lo investe del ruolo di analista del figlio, che viene sottoposto ad

interrogatori analiticamente orientati. La conclusione cui Freud perviene sulla base dei

colloqui trascritti è che "Hans è un piccolo Edipo, che vorrebbe togliere di mezzo,

sopprimere il padre per essere solo con la bella madre, per dormire con lei". Sotto la paura

del cavallo che morde, espressa in un primo tempo, abbiamo scoperto la paura più profonda

del cavallo che cade; e tutt'e due, il cavallo che morde e quello che cade, sono il padre, che

punirà Hans per avere nutrito verso di lui desideri tanto cattivi ;Tutti i carri da trasloco o da

carico non sono che casse della cicogna in forma di carrozzoni ed essi presentano interesse

per il bambino solo in quanto riferimenti simbolici alla gravidanza. Dunque il cavallo che

cade non era soltanto il padre che muore, ma anche la madre che partorisce.

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La paura della natura

Sin dall’era primordiale l'umanità ha imparato a convivere con la paura, con lo sgomento

scatenato dalla furia della natura e dalle sue più terrificanti manifestazioni: fulmini, tuoni,

‘’Al

terremoti, eruzioni vulcaniche e altri cataclismi. Nella poesia di Salvatore Quasimodo

padre’’ il poeta vuole fare un omaggio alla grandezza del padre,soffermandosi sul terremoto

e il maremoto che colpirono Messina il 28 dicembre del 1908. Nella prima strofa

Quasimodo torna con la memoria a questa terribile catastrofe,che causò la distruzione della

città.In questo contesto egli descrive il padre,una figura sicura e paziente che cercò di

aiutare a rimuovere le macerie e a soccorrere i morti e con la sua calma ‘’rubò la paura’’.

Dove sull’acque viola

era Messina, tra fili spezzati

e macerie tu vai lungo binari

e scambi col tuo berretto di gallo

Il terremoto ribolle

isolano. è dicembre d’uragani

da due giorni,

e mare avvelenato . Le nostre notti cadono 6

nei carri merci e noi bestiame infantile

contiamo sogni polverosi con i morti

sfondati dai ferri, mordendo mandorle

e mele dissecate a ghirlanda. La scienza

del dolore mise verità e lame

nei giochi dei bassopiani di malaria

gialla e terzana gonfia di fango.

La tua pazienza

triste, delicata, ci rubò la paura ,

fu lezione di giorni uniti alla morte

tradita, al vilipendio dei ladroni

presi fra i rottami e giustiziati al buio

dalla fucileria degli sbarchi, un conto

di numeri bassi che tornava esatto

concentrico, un bilancio di vita futura.

Questo dimostra come la paura,in questo

caso dei fenomeni naturali,abbia sempre

influenzato l’uomo. Nel corso dei lunghi

millenni, dall'età preistorica egli ha

tentato di esorcizzare le sue paure, spiegando i fenomeni naturali come eventi

soprannaturali, di origine mitica o divina,oppure,in epoche più recenti, ha cercato di

controllarli con tecnologie sempre più avanzate.

terremoti

I sono una delle manifestazioni più evidenti della potenza distruttiva della

natura. Un terremoto è una vibrazione improvvisa del terreno causata da una rapida

propagazione di energia nel terreno che si propaga in tutte le direzioni sotto forma di onde

sismiche. Il punto di origine di un sisma si trova in profondità nella crosta terrestre e si

ipocentro

chiama ,mentre il punto sulla superficie terrestre posto sulla verticale

epicentro

dell’ipocentro è chiamato . Ogni giorno sulla Terra si verificano migliaia di

terremoti; solo qualche decina sono percepiti dalla popolazione e la maggior parte di questi

ultimi causano poco o nessun danno. La durata media di una scossa è molto al di sotto dei

30 secondi; per i terremoti più forti, però, può arrivare fino a qualche minuto. I terremoti

possono causare gravi distruzioni e alte perdite di vite umane attraverso una serie di agenti

distruttivi, il principale dei quali è il movimento violento del terreno con conseguente

sollecitazione delle strutture edilizie in posa, accompagnato eventualmente anche da altri

effetti quali inondazioni (ad esempio, maremoto o cedimento di dighe), cedimenti del

terreno (frane, smottamenti o liquefazione), incendi o fuoriuscite di materiali pericolosi. In

ogni terremoto, uno o più di questi agenti possono concorrere a causare gravi danni e

numerose vittime. onde

Le onde che si propagano in seguito ad una scossa sismica sono di 3 tipi: le

primarie onde secondarie onde superficiali

,dette anche di compressione; le e le . Le onde

primarie fanna oscillare la roccia avanti e indietro e sono dette ‘’di compressione’’ in quanto

causano una sua deformazione. Esse sono capaci di propagarsi attraverso i solidi,ma anche

attraverso gas e liquidi e raggiungono una velocità di 10 km orari. Le onde secondarie

invece non possono propagarsi attraverso i fluidi e la loro velocità è inferiore rispetto alle

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onde primarie,per questo vengono registrate successivamente dal sismografo. Infine le onde

superficiali sono una combinazione delle onde P ed S e si propagano ad una certa distanza

dall’epicentro. Le onde sismiche vengono utilizzate per localizzare un terremoto,attraverso

lo studio della loro diversa velocità:quanto maggiore è l’intervallo misurato sul

sismogramma tra l’arrivo della prima onda P e quello della prima onda S,tanto maggiore è la

distanza dell’epicentro del terremoto dalla stazione di rilevamento.

Non è possibile prevedere con precisione un terremoto ,anche se si tenta,analizzando i

possibili fenomeni precursori,di stabilire l’arco di tempo in cui un sisma si potrebbe

verificare. l’attività vulcanica

Un altro fenomeno naturale che ha sempre terrorizzato l’uomo è ,che

costituisce un rischio mortale per tutte le forme di vita. Un’eruzione si verifica in seguito

bocca

alla risalita di magma attraverso la crosta terrestre e alla sua fuoriuscita attraverso la

esplosive effusive.

del vulcano. Dobbiamo distinguere le eruzioni in ed Queste ultime sono

caratterizzate dalla lenta fuoriuscita di magma basaltico,quindi molto fluido,e di solito sono

meno pericolose. Le eruzioni esplosive sono invece causate da magma ricco di silice,quindi

meno fluido,che può ostruire la bocca del vulcano: in questo caso i componenti volatili non

riescono a fuoriuscire liberamente e determinano l’esplosione del magma,dando origine a

ceneri incandescenti,lapilli e scorie. Materiali di dimensioni maggiori sono le bombe e i

blocchi,particelle scagliate in aria sotto forma di lava incandescente.

La paura delle conseguenze catastrofiche causate da un’eruzione vulcanica ha spinto

studiosi e geologi ad interessarsi al monitoraggio di questi fenomeni. Su tutti i vulcani sono

infatti installati sistemi di monitoraggio per registrare eventuali variazioni di alcuni

parametri importanti: cambiamenti nella frequenza di terremoti,cambiamenti nella quantità

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