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stessa strada. Queste concezioni però non aiutano l’alunno a superare le sue
difficoltà; anzi, lo bloccano, rendendo vano ogni sforzo e ogni tentativo di
acquistare fiducia.
In tutto questo però, l’alunno è veramente passivo? Nella enumerazione delle
cause del suo fallimento, l’alunno viene spesso dimenticato; giustificando la
sua “nullità” con fattori esterni, viene screditato.
A pensarci bene però, non potrebbe esserci come prima possibile causa delle
difficoltà un mancato impegno da
parte dell’alunno?
Quante volte si sente dire la
frase: “La matematica è una
materia inutile. Per comperare il
pane, a che cosa mi servirà la
conoscenza dei logaritmi?”.
Allora non potrebbe essere che
queste concezioni della
matematica inducano gli alunni a
non interessarsi alla materia?
A tal proposito, ho elaborato un
questionario che ho
somministrato ad una classe V
della scuola primaria, ad una III secondaria inferiore e ad una III secondaria
superiore. QUESTIONARIO
Sesso: M F
Classe: 5^ elementare 3^ media 3^ superiore
• Quante ore dedichi allo studio pomeridiano giornaliero
della matematica?
◊ Meno di un’ora
◊ Una o due ore
◊ Più di due ore
• Utilizzi il libro di testo per studiare gli argomenti teorici?
◊ Sempre
◊ Spesso
◊ A volte
◊ Mai 6
• Lo trovi di facile comprensione?
◊ Si
◊ No
◊ Dipende dagli argomenti
• Ti piacerebbe associare l’insegnamento della matematica
anche ad altre
discipline (italiano, inglese, musica, …) ?
◊ Sarebbe più interessante
◊ No, sarebbe motivo di distrazione
◊ E’ indifferente
• L’insegnante utilizza altri strumenti didattici oltre al libro
con la classica
spiegazione (video, computer, ecc … )?
◊ Si
◊ Si, ma preferirei di no
◊ No, ma mi piacerebbe provare
◊ No
• Ritieni che le ore settimanali di matematica siano
sufficienti per poter svolgere
gli argomenti fondamentali del corso di studi?
◊ Sì
◊ No
• Utilizzi altri strumenti per lo studio oltre a quelli forniti
dalla scuola
(enciclopedie, libri extra-scolastici, internet, ecc …) ?
◊ Si sempre
◊ Si, ma solo quando mi servono approfondimenti
◊ No non mi servono
• Ti senti motivato dal tuo insegnante?
◊ Si molto 7
◊ Abbastanza
◊ Non abbastanza
◊ Per niente
• Pensi che la spiegazione di matematica in classe sia chiara
ed esaustiva?
◊ Si
◊ Solo per alcuni argomenti
◊ No
◊ Dipende dagli insegnanti
• Ti sei mai trovato ad organizzare un gruppo-studio con i
tuoi compagni?
◊ Si prima di ogni verifica
◊ Si è capitato, ma non è servito
◊ No, non ci ho mai pensato
• Condividi il metodo di insegnamento utilizzato dal tuo
insegnante?
◊ Si
◊ No
◊ Per me uno vale l’altro
• La partecipazione della tua classe alla lezione di
matematica è attiva?
◊ Si cerchiamo sempre di seguire il più possibile
◊ Dipende dall’interesse per l’argomento
◊ No ci limitiamo a copiare dalla lavagna
• Ti senti libero di chiedere spiegazioni quando qualcosa in
classe non ti è chiaro?
◊ Si l’insegnante è pronto a chiarirmi le idee
◊ Si ma non sempre mi è di aiuto
◊ No mi sento in imbarazzo 8
• Ritieni di avere una preparazione matematica sufficiente
ad affrontare gli anni
scolastici che ti aspettano?
◊ Si le mie basi sono sufficienti
◊ Si ma mi dovrò comunque impegnare
◊ No farò fatica
• Consideri la matematica una materia utile alla tua
formazione?
◊ Si, in tutti i suoi ambiti
◊ Si, ma solo per quanto riguarda i concetti base
◊ No
• Se no, perché?
____________________________________________________________________
____________________________________________________________________
____________________________________________________________________
___
• Pensi che ciò che stai apprendendo ora ti servirà in un
futuro lavoro?
◊ Lo spero
◊ Cercherò di evitare lavori che includano la matematica
◊ No, è una materia inutile
Il mio intento è stato quello di verificare se le ipotesi fatte sono, anche se in
minima parte, fondate, sottoponendo agli alunni domande che implicitamente
rappresentavano una delle cause elencate in precedenza.
domanda l’alunno non si impegna adeguatamente nello studio della
materia
domanda l’alunno non si adatta ai metodi dell’insegnante
domanda l’alunno è bloccato dalle situazioni in classe e dalle sue
autoconvinzioni di fallimento
domanda l’alunno non si impegna per mancato interesse, perché crede sia
una materia inutile 9
QUESTIONARI SVOLTI DALLA CLASSE 5^ ELEMENTARE
10
Come si può osservare dai grafici, la situazione non appare poi così
drammatica, fatta eccezione per alcuni casi. Le ore dedicate allo studio della
matematica appaiono poche, ma va ricordato che si tratta comunque di una
classe elementare, per cui il carico di studio non sarà mai eccessivo; ma non
emergono problemi consistenti con l’insegnante, le spiegazioni sono chiare e
dall’ultimo grafico si evidenzia che non è ancora presente una “paura della
matematica”.
Basta però mettere a confronto questi grafici con quelli risultanti dai
questionari svolti nelle altre classi, per notare subito come cambino le cose. Ad
esempio: 11
Mettendo a confronto questi tre grafici, si nota come diminuisce la chiarezza
della spiegazione e come aumenta invece l’ambiguità.
12
Le cause del blocco in matematica possono essere anche altre: a sentire alcune
opinioni di studenti, la matematica sarebbe troppo astratta, non avrebbe a che
fare con le cose terrene che ci riguardano … sarebbe disumana.
Con queste dichiarazioni, il mondo della matematica risulterebbe radicalmente
estraneo a quello degli essere umani. In tal modo però, il blocco in matematica
non sarebbe un fallimento, l’alunno non avrebbe colpa delle sue difficoltà.
Descrivere la disumanità della matematica sarebbe quindi come raccontare un
incontro che non ha luogo, ma che curiosamente fa molto rumore.
E se invece la matematica fosse umana all’eccesso?
Il corpo, per esempio, ha una parte fondamentale nella matematica: basti
pensare al semplice utilizzo delle dita per contare, un metodo che non adottano
solo i bambini.
La presenza del corpo in matematica però, viene spesso negata, e tale critica
non fa altro che reprimere ancor più questa componente fondamentale,
rendendo arduo l’approccio alla materia.
“La
“La
mat
mat
ema
ema
tica
tica
è è
inutil
inutil
e,
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non
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ha
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alcu
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rapp
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orto
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vita
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reale
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13
(da
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Mat
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ema
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tica,
tica,
mio
Un’altra critica mossa alla matematica “disumana” è quella di non permettere
mio
terr
alcuna scorciatoia, alcuna fantasia. terr
ore
ore
“Supponiamo che esista un esercizio che ammetta un solo modo di risoluzione,
; ;
Ouvroir de Littérature Potentielle
senza alcuna variante possibile. Si può immaginare che lo stesso ragionamento,
OuLiPo (acronimo dal francese , traducibile in
Ann
Ann
italiano "officina di letteratura potenziale") è un gruppo (non ristretto) di scrittori e
le stesse riflessioni si producano in tutti gli alunni messi di fronte a tale
e e
matematici di lingua francese che mira a creare lavori usando, tra le altre, le
esercizio? Che tutti coloro che lo risolvono esattamente vi pervengano per lo
Siet
scrittura vincolata a restrizione.
tecniche della detta anche Il gruppo definisce il
Siet
stesso cammino intellettuale? E se ciò fosse possibile, se tutti gli alunni
y)
littérature potentielle
termine come la "ricerca di nuove strutture e schemi che
y)
possano essere usati dagli scrittori nella maniera che preferiscono". Si usano dei
redigessero il loro esercizio nello stesso modo, dopo aver avuto la stessa
vincoli come strumenti per stimolare le idee e l'ispirazione; oltre alle tecniche più
concatenazione di idee, si può immaginare che questo procedere abbia fatto
consolidate come i lipogrammi e i palindromi, il gruppo inventa nuove tecniche,
vibrare in tutti le stesse emozioni, risvegliato gli stessi ricordi, fatto provare le
spesso basate su problemi matematici e/o scacchistici.
stesse angosce, evocato le stesse immagini?”
Un esempio di vincolo Oulipiano è la “palla di neve”, poesia nella quale ogni verso è
costituito da una sola parola ed ogni parola successiva è più lunga di una lettera.
(Matematica,
mio terrore ; Anne Siety)
È mai possibile che la fantasia, l’emozione, l’immaginazione non vengano
sollecitate di continuo da una disciplina i cui termini sono così suggestivi?
Parliamo di una disciplina dove si addiziona, si riduce, si sviluppa, si cercano
radici, si cambia di segno, …
Più che assente, la fantasia è onnipresente. Anzi, l’esercizio in matematica
stimola proprio questa parte così affascinante della mente umana che è la
fantasia.
Infatti sono molti gli scrittori che hanno utilizzato la matematica nelle loro
opere proprio a questo scopo: Robert Musil, Raymond Queneau, Ian McEwan, e
molti altri.
Fra gli autori italiani, va sicuramente nominato Italo Calvino (Santiago de Las
Vegas,1923 – Siena, 1985).Fu uno scrittore che
alternò e mescolò, nella sua produzione,
La facoltà che mette fantasia e riflessione teorica.
in moto l’invenzione Sul piano della teoria, è particolarmente
significativa l’esplorazione dei meccanismi della
matematica non è il narrazione, che Calvino inquadrò in un’ottica
ragionamento, bensì prettamente scientifico–matematica.
l’immaginazione.
(Augustus De Negli anni Sessanta, Calvino cominciò a
Morgan) l’OuLiPo,
collaborare con un circolo francese di
intellettuali e letterati con spiccati interessi
matematici. Essi si proponevano di esaminare (e descrivere) i processi
combinatori che stanno all’origine della scrittura.
14
Calvino ne fu profondamente influenzato e, negli anni Sessanta e Settanta,
scrisse libri sempre più indirizzati verso questa esplorazione, e verso la
coabitazione di matematica (scienza) e letteratura.
Le cosmicomiche, Ti con zero, Il castello dei destini incrociati Le città
Ne e
invisibili, ad esempio, egli cercò di esplicitare quei meccanismi di combinazione
di un numero finito di possibilità che stanno alla base della letteratura e tali
libri contengono frequenti riferimenti scientifici, alla paleontologia, alla fisica e
soprattutto alla matematica. La matematica
combinatoria è
quel settore della
matematica che
si propone di
studiare sul piano
matematico le
situazioni
pratiche ed i
relativi problemi,
i cui aspetti
essenziali si
possono
esprimere con
modelli discreti.
Esempi di queste
situazioni
possono essere le
estrazioni di
palline di colori
diversi da
un’urna, le
disposizioni dei
pezzi del gioco
degli scacchi su
una
scacchiera, ...
La matematica
combinatoria è
un strumento
tecnico,
concettuale e
sotto certi aspetti
filosofico, capace
non solo di
enumerare e
catalogare tutte
le possibili
combinazioni ma
anche di
utilizzarle come
strumento
creativo,
15
narrativo, e
stimolo alla
fantasia.
Per Calvino il sistema combinatorio offriva un modello che rendeva possibile il
suo progetto di generare un mondo di infinita complessità partendo da
combinazioni di un numero limitato di elementi base.
“L’infinito” è solo una potenzialità.”
come diceva Aristotele, “ […]
Un’idea di potenzialità alla quale Calvino aspirava in campo narrativo e a cui
Il castello dei
pervenne dallo studio delle fiabe popolari, portandolo a scrivere
destini incrociati, dove adoperò i ventidue tarocchi come elementi narrativi di
base per generare infinite storie possibili, un po’ come il pianista utilizza gli
ottantotto tasti del pianoforte per generare infinite melodie.
Castello dei destini incrociati
La storia raccontata nel è l’insieme di tante storie
dei diversi viaggiatori che si trovano insieme in una locanda e avendo perso la
capacità di comunicare verbalmente, si aiutano con un mazzo di tarocchi che
giace sul tavolo: alle carte
sono associate situazioni e
umori dei protagonisti.
Man mano che ogni ospite
racconta la storia della
propria vita, i tarocchi
formano un rettangolo di
linee orizzontali e verticali,
che viene poi distrutto alla
fine del romanzo per mano
dell’oste.
Questo per ricordare ai
lettori che la vita che
ognuno vive è unica tra le
tante possibili che avrebbe
potuto vivere, percorrendo diverse strade, facendo diverse scelte.