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VEGLIA
Di G. Ungaretti
Questa lirica fa parte della raccolta di poesie "Il Porto Sepolto" (1917), scritte al
fronte durante la Prima Guerra Mondiale. I singoli termini esprimono la tragedia del
poeta in trincea e dell'umanità nella guerra. Il tema tipico dell'assenza è presente nella
prima parte della lirica che poi volge ad una riscoperta della vita. Tutta la formazione
4
poetica di Ungaretti confluisce, in forma originale, in questi versi. Il Porto Sepolto
farà poi parte della raccolta "Allegria di naufragi" (poi semplicemente "L'Allegria").
Tema: una stretta vicinanza alla morte scatena un forte attaccamento alla vita.
Metrica : versi liberi Cima Quattro, il 23 Dicembre 1915
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
1
digrignata 2
volta al plenilunio
con la congestione
3
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita Note
1-Digrignata: la bocca che mostra i denti in una smorfia di dolore.
2-Plenilunio: fase della luna in cui essa è tutta
illuminata ( luna piena ) 3-Congestione delle
mani: mani gonfie e livide per il ristagno di sangue
4
Parafrasi letterale
Ho passato tutta la notte vicino ad un compagno morto, con la bocca aperta in una
smorfia di sofferenza rivolto verso la luna, con le mani gonfie e arrossate dal dolore.
Intanto io mi sento, più che mai, attaccato alla vita e scrivo lettere piene d’amore
Commento
Il poeta ci presenta una cruda immagine della guerra di Trincea , durante la Prima
Guerra Mondiale.
Parla di una notte intera passata a fianco di un compagno ucciso, con il volto
contratto in una smorfia di dolore e le mani gonfie e livide per il ristagno di sangue,
tese come se avesse voluto chiedere aiuto. In contrasto con questa immagine così
dolorosa, il poeta sente trionfare la vita sulla morte e si sente capace di scrivere
poesie d’amore per gli altri.
La struttura sintattica è sorretta da participi passati (buttato, massacrato,digrignata…)
Si tratta di una sintassi semplice a segmenti, una forma di “espressionismo” poetico.
Anche la metrica è nuova con quel variare di versi più o meno brevi e di frequenti a
capo fuori di ogni regola i quali obbligano la voce a sostare, quasi a scandire le
sillabe e ad accentuare il valore e il suono.
STORIA
PRIMA GUERRA MONDIALE
INTRODUZIONE
La Prima Guerra Mondiale viene combattuta dal 1914 al 1918, da ventotto nazioni,
raggruppate negli opposti schieramenti delle Potenze Alleate (Gran Bretagna,
4
Francia, Italia dal 1915, Stati Uniti) e degli Imperi Centrali (Austria-Ungheria,
Germania, Turchia e Bulgaria).
La causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale viene attributo all'assassinio
dell'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austroungarico, per mano del
nazionalista serbo Gavrilo Princip.
Tuttavia le vere cause sono da identificare nelle contrastanti mire imperialistiche
delle potenze europee, cresciute in un clima di esasperato nazionalismo.
Nel 1898, i contrapposti interessi di Francia, Gran Bretagna e Germania alimentarono
uno stato di costante tensione internazionale, che spinse i governi ad armare eserciti
sempre più numerosi.
I tentativi di fermare questa corsa al riarmo furono inutili e a nulla valsero le
conferenze dell’Aia del 1899 e del 1907.
Lo zar Nicola II convocò all’Aia i rappresentanti di 26 paesi per discutere la
riduzione degli armamenti e la regolamentazione della guerra. Nonostante
l’istituzione di una Corte permanente d’arbitrato per la risoluzione dei conflitti, la
conferenza si rivelerà un fallimento per l’impossibilità di applicare le risoluzioni
adottate.
Successivamente, con la questione Balcanica e l’annessione della Bosnia-Erzegovina
da parte dell’Austria-Ungheria, si aprirà un’altra crisi che porterà all’assassinio
dell’Arciduca Francesco Ferdinando.
LA DICHIARAZIONE DI GUERRA E L’INIZIO DEL CONFLITTO
Il governo di Vienna, ritenendo che dietro l’omicidio di Francesco Ferdinando vi sia
il movimento nazionalista serbo, si assicurò l’appoggio tedesco , inviando così un
ultimatum alla Serbia.
Da questo momento la situazione precipita.
Il 28 luglio l’Austria dichiara guerra alla Serbia.
Il 1° agosto la Germania alla Russia e alla Francia.
Il 3 agosto la Germania invade il Belgio.
Il 5 agosto la Gran Bretagna entra in guerra in appoggio ai belgi.
Il 23 agosto il Giappone si allea con Francia e Gran Bretagna, dichiarando guerra alla
Germania del Reich e attaccando così i suoi possedimenti asiatici.
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Il 5 settembre 1914 veniva firmato il trattato che sanciva l’alleanza tra Francia, Gran
Bretagna e Russia.
Ma cosa succede in Italia, mentre il mondo si prepara ad affrontare la più grande e
devastante guerra?
L’Italia rimane neutrale, dichiarandosi comunque alleata al fianco di Germania,
Austria-Ungheria.
Nel frattempo ha inizio la guerra, che dapprima doveva essere una guerra lampo, che
vedrà l’attuazione del “Piano Schlieffen” che prendeva il nome dal Capo di Stato
Maggiore che lo aveva ideato e che era stato affidato al Generale Helmuth von
Moltke.
Il piano consisteva in una rapida azione di attacco contro la Francia, ma che ben
presto si trasformerà in una guerra statica, di trincea, di logoramento che vedrà
protagonisti l’assalto con la baionetta, l’artiglieria e per la prima volta l’uso di armi
chimiche, oltre che il crearsi di diversi fronti.
Il 29 ottobre 1914 entra in guerra la Turchia che collaborerà subito con la Germania
nel bombardamento navale delle coste russe del Mar Nero e l’invasione del Caucaso
Arriviamo così all’anno 1915.
In Italia il clima è teso e si decide sul da farsi.
L’Italia vede, con la partecipazione alla guerra, un’occasione di allargare i proprio
confini territoriali al nord.
Si creano due schieramenti, Interventisti e Neutralisti.
I primi sono a favore dell’ingresso in guerra e vi troviamo D’Annunzio, Mussolini,
nazionalisti, repubblicani.
I secondi invece sono sfavorevoli e vi troviamo Giolitti, la sinistra, i cattolici, i
socialisti.
Alla fine si deciderà per l’intervento.
Il 26 aprile 1915 l’Italia firmerà, in gran segreto, il trattato di Londra che la vede
schierata al fianco di Russia, Gran Bretagna e Francia.
Il 24 maggio 1915 dichiara guerra all’Austria-Ungheria.
Le prime quattro battaglie dell’Isonzo ebbero un esito incerto per le forze italiane che
fallirono l’obbiettivo di sfondare le truppe austriache e conquistare Trieste.
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Il 1916 fu un anno segnato dalla quinta battaglia dell’Isonzo e da un’offensiva
austriaca in Trentino, cui risultati comunque furono annullati dalla reazione italiana.
Tra agosto e novembre vi furono altre quattro battaglie sull’Isonzo ancora senza
risultati se non la conquista il 9 agosto di Gorizia.
Nel frattempo l’esercito serbo e russo, si univano all’esercito italiano per guidare
un’azione congiunta contro le truppe bulgare e tedesche..
Sempre nello stesso anno, il presidente degli Stai Uniti Woodrow Wilson cercò di
spingere al negoziato le potenze belligeranti sulla base di una “pace senza vittoria”.
A fine anno il governo tedesco rese nota la disponibilità n tal senso degli Imperi
Centrali, alla quale tuttavia la Gran Bretagna non diede credito.
Nel gennaio del 1917, la posizione di Wilson riguardo alla guerra mutò notevolmente.
La Germania annunciò che a partire dal 1° febbraio 1917 sarebbe ricorsa alla guerra
sottomarina indiscriminata contro le imbarcazioni in arrivo ed in partenza dalla Gran
Bretagna.
Così, il 3 febbraio il presidente Wilson decise di sospendere le relazioni diplomatiche
con la Germania, seguito da diverse nazioni dell’America latina.
Il 6 aprile 1917 gli Stai Uniti entrano in guerra.
Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania, il governo degli USA organizza
rapidamente una forza di spedizione in Europa al comando del generale Pershing.
Entro la fine di maggio 175.000 soldati americani erano già dislocati in Francia;
sarebbero ammontati a quasi 2.000.000 verso la fine della guerra.
Sempre nel 1917 i tedeschi dovettero ammettere di aver fallito l’embargo e la guerra
sottomarina; infatti, già agli inizi del 1918, gli alleati producevano più navi di quanto
i tedeschi riuscivano a distruggere.
Nel 1917, in Russia succede qualcosa.
L’insurrezione popolare contro il governo imperiale, portò lo Zar Nicola II detto
“l’ultimo” ad abdicare il trono.
Appena insidiato, il governo provvisorio, si impegnò a proseguire la guerra, ma la
successiva Rivoluzione bolscevica del 6-7 novembre e del 24-24 ottobre, guidata da
Lenin, avrebbe portato al ritiro della Russia dal conflitto mondiale.
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Il 20 novembre 1917, il nuovo governo offrì alla Germani la sospensione delle
ostilità: l’armistizio venne firmato il 15 dicembre dai rappresentanti di Russia,
Germania e Austria.
Ritorniamo in Italia.
Durante i primi otto mesi dell’anno, nonostante le carenze in effettivi, artiglieria e
munizioni, le forze italiane al comando del generale Luigi Cadorna, proseguirono gli
sforzi per sfondare le difese austriache sul fiume Isonzo e conquistare Trieste
(decima-undicesima battaglia dell’Isonzo), senza alcun risultato.
Una decisiva svolta la daranno invece, alla fine del 1917, le truppe austro tedesche.
Nove divisioni austriache e sei tedesche, provenienti dall’ormai inattivo fronte
orientale, si abbattano sulle truppe italiane costringendole ad una ritirata disordinata
(Caporetto).
Giunti sulle sponde del Fiume Piave però, le truppe italiane si fermano creando così
una barriera contro le forze nemiche, sbaragliandole.
In novembre, truppe inglesi e francesi giunsero di rinforzo, mentre Cadorna veniva
sostituito dal Generale Armando Diaz.
1918, LA FINE DELLA GUERRA
Il 3 marzo 1918, la Russia firmò la pace di Brest-Litovsk, che poneva ufficialmente
fine alla guerra con gli Imperi Centrali.
In settembre, 700.000 alleati, portarono un massiccio attaccato contro le truppe
nemiche di stanza in Serbia, costringendo la Bulgaria a chiedere l’armistizio.
Sul fronte Italo-Austriaco, l’esercito italiano raggiunse la decisiva vittoria nella
battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre).
Il 3 novembre Trieste cadde in mano italiana, così come Fiume.
La sconfitta fece crollare in un clima di ostilità l’impero asburgico: cechi, slovacchi e
slavi del Sud proclamarono la loro indipendenza.
L’imperatore Carlo I abdicò e il giorno seguente un moto rivoluzionario popolare
proclamò la Repubblica austriaca, mentre gli ungheresi istituivano un governo
indipendente.
Anche la campagna in Palestina si concluse vittoriosamente.
Le forze francesi conquistavano il Libano e la Siria.
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Il governo Ottomano chiese allora l’armistizio, firmato il 30 ottobre.
La disfatta militare della Germania ebbe notevoli conseguenze.
L’Imperatore Guglielmo II abdicò e cercò rifugio in Olanda, mentre in Germania
veniva proclamata la Repubblica (9 novembre 1918).
La guerra, il giorno 11 novembre 1918 con la firma della Germania sull’armistizio di
Rethondes, era finita. I TRATTATI DI PACE
Durante la conferenza di Versailles, che vide riunite le 27 nazioni vincitrici della
guerra tra il gennaio 1919 e l’agosto del 1920, furono concluse le paci separate con le
potenze sconfitte.
Nonostante la speranza che gli accordi raggiunti alla fine della guerra potessero
ristabilire una pace duratura, la prima guerra mondiale pose al contrario le premesse
di un conflitto ancor più devastante.
Gli Imperi centrali dichiararono la loro accettazione dei “Quattordici punti” del
presidente Wilson.
Al contrario, gli Alleati europei si presentarono alla conferenza di Versailles e a
quelle successive determinati a esigere dagli Imperi centrali riparazioni equivalenti
all’intero costo della guerra, nonché a spartirsi tra loro i territori e i possedimenti
delle nazioni sconfitte. VITTORIA MUTILATA
Con la locuzione Vittoria Mutilata si intese indicare la convinzione diffusa fra gli
ambienti nazionalisti e reducistici del primo dopoguerra che l'Italia non avesse
ricevuto una sufficiente ricompensa per il suo contributo alla vittoria dell'Intesa sugli