Anteprima
Vedrai una selezione di 15 pagine su 69
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 1 Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 2
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 6
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 11
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 16
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 21
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 26
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 31
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 36
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 41
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 46
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 51
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 56
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 61
Anteprima di 15 pagg. su 69.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Animale sociale: lotta alla nevrosi tra arte, linguaggio e tempo Pag. 66
1 su 69
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

distinta dall’istinto di conservazione. Ciò conduce il medico viennese ad

attribuire le cause della nevrosi al conflitto tra amore ed odio; ma, ancora una

volta, la struttura così costruita cede sotto la scoperta di fenomeni (come, ad

esempio, il sadismo) originati dalla fusione di questi due istinti. Il conflitto

irriducibile risulta infine tra l’Eros, forza votata a conservare ed arricchire la

vita, e la morte, che mira a ricondurre la vita alla pace prenatale attraverso il

decesso. Solo in questi termini potremo spiegare le fusioni ambivalenti come il

sadismo: esse costituiscono un compromesso tra queste due forze in perenne

lotta. Infatti il sadismo nasce dalla trasformazione, operata dall’Eros, di

un’estroversione dell’istinto di morte: il desiderio di morire diventa desiderio di

uccidere. Così, una pulsione nociva per la vita viene trasformata in positivo, in

modo tale da rispondere alla necessità di autoconservazione.

Ancora una volta, per rintracciare una possibile via di redenzione dalla

nevrosi, sarà necessario andare oltre il pessimismo di Freud, che vede

un’origine biologica in questo conflitto (e, pertanto, inestirpabile); né ci faremo

bastare il magro conforto offerto da Freud nella conclusione che la nostra

malattia è parte di una malattia universale della natura.

Questa conclusione, per di più, risulta in contrasto con quanto abbiamo

sostenuto finora (cioè che solo l’uomo è nevrotico). Infatti, pur dando per

scontato che, qualunque sia la natura del bipolarismo degli istinti, essa sussiste

nell’uomo come negli altri animali, troveremo una notevole differenza nella

modalità con cui, nei due casi, gli istinti si rapportano tra loro: “l’uomo si

distingue dagli altri animali per aver separato, e infine posto in lotta, alcuni

fattori della vita, gli istinti, che negli animali esistono in condizione di unità

17

indifferenziata o di armonia” . La necessaria distinzione che sussiste tra

animale e uomo, quindi, risiede nella sottile differenza che intercorre tra

dualismo e dialettica: l’umano dualismo degli istinti provoca la nevrosi; il

rapporto dialettico, al contrario, permette all’animale un “equilibrio psichico”

(per quanto possa apparirci singolare) originario e privilegiato. Piccola

differenza, dunque, che comporta prospettive radicalmente opposte: “dialettica

invece di dualismo significa metafisica della speranza invece che della

disperazione”.

La definitiva sconfitta del pessimismo freudiano, possibile grazie

all’argomentazione di Abraham circa l’ipotesi di una fase postambivalente,

permette l’idea di un ritorno all’originaria unità dei contrari.

Il ritorno ad una situazione primitiva di aggregazione indistinta, è

un’intuizione che attraversa le pagine della filosofia di ogni tempo, partendo da

Sfero,

Empedocle (che teorizza lo massa unica e compatta primordiale nonché

regno di Amore), e passando per Anassagora ed Eraclito, arriva fino a Marx ed

Hegel. In questi, secondo Brown, si rintraccia l’influenza delle concezioni

15

romantiche di Schiller ed Herder, dal momento che la storia dell’umanità viene

concepita come “distacco da una condizione di indifferenziata unità del Sé con

la natura, seguita da un periodo intermedio in cui le capacità dell’uomo si

sviluppano attraverso la differenziazione e l’antagonismo tra Sé e la natura

(alienazione), e da un ritorno finale a un’unità a un livello, o armonia,

18

superiore.”

La prospettiva, dal chiaro sapore mistico, che Brown si auspica (e noi con

lui) è la possibilità di redimersi dalla condizione di nevrosi universale attraverso

la riunificazione degli istinti contrari.

Ma come si possono unificare Vita e Morte?

2) Necessaria, a questo punto del nostro percorso, diventa la definizione

dell’istinto di morte. Freud, sotto questo generico nome, raggruppa tre diverse

principio del

categorie di fenomeni: il rapporto tra principio di piacere e

nirvana; coazione a ripetere; complesso sado-masochistico.

la il

principio del nirvana omeostasi)

Il (biologicamente definito come è la

tendenza, comune a tutti gli organismi, all’eliminazione delle tensioni ed al

raggiungimento dell’inattività, del riposo e, dunque, alla morte. L’evoluzione di

Freud lo ha portato da una concezione di sostanziale uguaglianza tra principio

di piacere e principio del nirvana, all’idea che quest’ultimo fosse connesso

all’istinto di morte. Questo perchè sembrava ovvio il nesso tra il principio di

piacere e la libido (l’Eros che, al contrario, tende ad arricchire la vita). Una

possibile soluzione alternativa si presenta nell’idea che “quel che a livello

organico appare come statico principio del nirvana, a livello umano si

19

manifesta come dinamico principio di piacere.” . Questo posizione mantiene la

continuità tra uomo ed animali, ma, nel contempo, ne riconosce la sostanziale

discontinuità. Infatti possiamo vedere l’omeostasi (principio del nirvana) come

quel principio della vita organica che sussiste nella condizione di soddisfazione

degli istinti, di una vita non rimossa (tipica del regno animale). Al contrario il

principio di piacere risulta essere una modificazione del principio del nirvana,

dovuta alla rimozione. Questa porta alla continua e dinamica ricerca della

soddisfazione degli istinti, finalizzata al recupero della salute psichica; ciò si

riflette nell’irrequieta aspirazione al principio di piacere, all’uomo faustiano che

crea la storia, ormai diviso dalla sua origine naturale. La storia si caratterizza

una volta di più come nevrosi, vale a dire un’inconscia tendenza all’abolizione

di sé che permetta il raggiungimento del riposo. In questi termini la

riunificazione del principio di piacere (Eros) e del principio del nirvana (morte)

rende possibile la fine del processo storico ed una vita soddisfatta, perchè non

rimossa. 16

coazione a ripetere

La è definita da Freud come quel fattore comune a tutte

le forme di vita organica che si manifesta prevalentemente nella tendenza

degli istinti biologici alla conservazione. Esempi possibili ne sono la migrazione

degli uccelli e dei pesci, le leggi dell’ereditarietà, ecc. A riprova di come negli

animali Vita e Morte convivano attraverso un rapporto di fusione dialettica sta

la convinzione browniana che in essi la coazione a ripetere (fenomeno

dell’istinto di morte) e principio dell’istinto di conservazione (e, dunque, della

vita) siano un tutt’uno. Ancora una volta, l’uomo costituisce un’infelice

eccezione nel panorama biologico; infatti in lui i modi di agire della coazione a

ripetere sono diametralmente opposti: “sotto il dominio della rimozione la

coazione a ripetere stabilisce una fissazione sul passato che aliena il nevrotico

dal presente e lo affida all’inconscia ricerca del futuro. Così la nevrosi

manifesta la ricerca di novità, ma sotto di essa, al livello degli istinti, c’è la

20

coazione a ripetere.” La riprova più lampante di ciò sta nell’osservazione

freudiana: “nel caso delle esperienze piacevoli il bambino non si sazia di

ripeterle”, mentre per gli adulti “la novità è sempre condizione del godimento.”

La rimozione, dunque, trasforma la coazione a ripetere (che è fuori dal tempo)

in nevrosi, e per questo “fonda” il tempo stesso, ponendo inizio al processo

storico. D’altra parte lo stesso Freud riconosce come il tempo non esista nei

processi psichici inconsci.

Come già aveva sostenuto Kant, pertanto, il tempo è semplicemente frutto

della nostra soggettiva (in quanto uomini) visione della realtà; e quale riprova

più attendibile della soggettività del tempo se non la teoria della relatività di

Einstein? Ma se Kant sostiene l’impossibilità di cogliere il noumeno (la realtà in

sé), in quanto le possibilità umane di conoscenza della realtà dipendono dalle

innate ed eterne forme a priori di spazio e tempo, la psicoanalisi si caratterizza,

invece, come la scienza che ci dà la possibilità di sondare il noumeno di noi

stessi: l’inconscio. Il carattere tipicamente faustiano dell’uomo ci rende difficile

una concezione di eternità e riposo che si discosti dall’idea di cessazione di

ogni attività, e, dunque, di morte. Ma ciò a cui mira l‘abolizione della rimozione,

non è la sostituzione della vita con la morte, bensì “la possibilità di un’attività

21

(vita) che sia anche riposo.” Ancora una volta le conclusioni di Brown ci

appariranno come paradossi, ma non dobbiamo dimenticare che le innovazioni

più folgoranti della psicoanalisi si basano proprio su questi oscuri ossimori,

come quello appena citato della nevrotica ricerca del passato nel futuro, o sulle

contraddizioni da cui origina (come vedremo) il complesso edipico. Questo

sistema dialettico, tendente a conciliare gli opposti, apparirà più plausibile

quando avremo scorto che la concezione di un’attività che sia al contempo

riposo, affonda le sue origini in pensatori come Aristotele, Boheme e Schiller.

motore immobile,

Aristotele, infatti, definisce Dio l’atto perfetto senza

movimento e, dunque, senza tempo; Boheme arriva oltre parlando dell’attività

22

di Dio in “assenza di movimento” , e definendo la vita di Dio stesso come un

17

gioco, vale a dire un atto fuori dal tempo e non generato dalla mancanza;

Schiller, infine, ci avverte che “la realizzazione del nostro essere non deve

assumere la forma di una nevrotica irrequietezza […], ma di un’attività che,

23

trascendendo i cambiamenti e il tempo, si mantenga in armonioso equilibrio.”

A questo punto ci apparirà chiaro che la distinzione freudiana fra le varie

forme di morte non è altro che l’espressione di una comune ricerca di completa

soddisfazione degli istinti ed abolizione della rimozione: l’abolizione della

storia, fine ultimo della coazione a ripetere, coincide con il raggiungimento del

nirvana, fine ultimo del principio di piacere.

complesso sado-masochistico

Ma solo il introduce nell’istinto di morte la

morte vera e propria. Tale complesso deriva dalla “intercambiabilità

dell’aggressività diretta all’esterno (sadismo) e di quella diretta all’interno

24

(masochismo)” ; come già detto, l’aggressività diretta all’esterno si

caratterizza come una deviazione dell’aggressività masochistica, in modo che,

da negativa (poiché porta all’autodistruzione), divenga positiva. Ma, d’altra

parte, Freud ritiene di non essere contraddetto dalla scienza biologica quando

afferma che gli organismi muoiono per ragioni interne e che, pertanto, la morte

25

è parte intrinseca della vita: “la meta di tutto ciò che è vivo è la morte.”

Dunque, l’umano dirottare l’aggressività verso l’esterno, il rifuggire l’istinto di

morte, non riconosce equivalenti in natura. Infatti, la massima freudiana

sembra suggerire che a livello biologico la vita e la morte non siano in lotta, ma

unicum,

che costituiscano un l’unità dialettica a cui si accennava in

precedenza. Ancora una volta emerge che la vita e la morte, unite a livello

organico, nell’uomo sono separate e poste in lotta. L’unicità del rapporto che

l’uomo instaura con la morte non nasce dal fatto che all’animale manchi la

consapevolezza di dover morire, bensì dal fatto che all’uomo manca la capacità

di accettare questo dato di natura; per esserne convinti, ci basterà pensare alla

millenaria storia della religione o agli infiniti tentativi dell’uomo di dare un

senso determinato alla propria esistenza. D’altro canto il creare la storia, come

già ripetuto, è prerogativa dell’uomo: contrariamente agli altri animali, non solo

non è in grado di accettare che la morte sia parte della propria vita, ma non si

serve nemmeno dell’istinto di morte nel momento in cui deve morire. Al

contrario egli costruisce “aggressivamente” culture immortali e crea la storia

per combattere la morte, trasferendo nella società il proprio desiderio di

sconfiggerla. Ci basterà pensare all’ottica hegeliana, ripresa da Marx, secondo

cui il lavoro, in quanto l’estensione del proprio essere nella natura, rappresenta

Dettagli
Publisher
69 pagine
2862 download