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Sintesi
Introduzione Tesina su Ottavio Missoni


La tesina di maturità presenta la biografia di Otttavio Missoni che fu anche un grande atleta. La tesina permette i seguenti argomenti: in Moda la biografia di Ottavio Missoni, in Inglese fashion in 1950s, in Tecnologia tessile il tessuto "Rewoolution", in Chimica la tintura della lana, in Storia il ricordo delle foibe.


Collegamenti

Tesina su Ottavio Missoni


Moda - La biografia di Ottavio Missoni.
Inglese - fashion in 1950s.
Tecnologia tessile - Il tessuto "Rewoolution".
Chimica - La tintura della lana.
Storia - Il ricordo delle foibe.
Estratto del documento

OTTAVIO MISSONI - Storia di un uomo, atleta e artigiano

della moda

Ottavio Missoni detto Tai nacque a Ragusa in Dalmazia (Dubrovnik) l’11 febbraio 1921 da padre

di friulano e madre dalmata. All’età di sei anni con la famiglia si trasferì a Zara, dove trascorse

la giovinezza.

A Zara lo sport era molto praticato soprattutto a livello di divertimento: si correva, nuotava,

giocava a pallone con gli amici. La domenica mattina si organizzavano delle mini gare, era un

gioco ma Missoni prendeva sempre sul serio l’avversario, la sua natura lo portava a competere,

non si dava mai battuto in partenza. La sua storia di atleta comincia nel 1937 all’arena di

Milano quando fu ingaggiato da un mecenate venditore di formaggi in Dalmazia che teneva

d’occhio i “meglio fichi” dell’atletica. Non ancora quindicenne vinse tutto dai 100 agli 800

metri, dal salto in alto al salto triplo, dal lancio del giavellotto al getto del peso; ancor oggi

detiene la miglior prestazione mondiale nei 400 m per la categoria allievi. Divenne il più

giovane ragazzo ad entrare nella nazionale d’atletica, primato che resiste tutt’oggi.

Della scuola non gli è mai importato granché, la considerava tempo perso, per questo per

volere della madre si trasferì a Pola ospite di una famiglia, dove era tenuto sotto controllo dal

punto di vista scolastico. Fu allora che si scoprì ad appassionarsi di letteratura, storia e pure

della matematica, trovava interessante risolvere l’intricato rebus dei numeri. In seguito la

madre lo iscrisse al liceo scientifico che essendo una nuova scuola non esisteva ancora a Zara,

per questo si trasferì a Trieste dove si trovò davvero bene. Acquistare libri era abbastanza

agevole, con poche lire poteva stare in compagnia di Voltaire, Pirandello, Verga, Cervantes e

anche del triestino Svevo.

A Trieste ricominciò anche ad allenarsi (lo studio a Pola lo aveva allontanato dalla corsa),

appena c’era un po’ di sole fuggiva allo stadio, dove i “muli” della triestina gli consentivano di

allenarsi con loro a far fiato. All’epoca la triestina calcio era veramente forte, degna del

poemetto dedicatole da Saba.

Nel 1939 stava per scoppiare la Seconda Guerra Mondiale ma nessuno sembrava darsene peso.

Venne selezionato per i mondiali universitari in programma a Vienna (una competizione

multidisciplinare corrispondente alle olimpiadi che si svolge ogni due anni) dove si classificò

primo nei 400 metri. 17

Ottavio Missoni alle Universiadi

Nel 1940 gareggiava ancora per il “Guf” (gruppo universitario fascista di cui facevano parte su

adesione esclusivamente volontaria i giovani tra i diciotto e i ventuno anni iscritti ad

un’università, ad un istituto superiore, ad un’accademia militare o all’accademia fascista).

L’Italia entrò in guerra in soccorso ai tedeschi che sfilavano vittoriosi davanti all’arco di trionfo,

tuttavia i cittadini a parte qualche levataccia notturna causa allarme aereo vivevano

gradevolmente; la guerra si avvertiva solo dalle cartine geografiche con le bandierine

costantemente spostate verso l’Egitto. Severi cartelli inducevano, però, a tacere perché “il

nemico ti ascolta”. 17

Missoni era iscritto al secondo biennio di un istituto tecnico serale, questo gli consentì il rinvio

momentaneo al servizio di leva, inoltre essendo un atleta venne tenuto lontano da ogni

pericolo e questo gli consentì di continuare a gareggiare. Nel 1941 per portare punti alla sua

squadra accettò di correre i 400 metri ostacoli, in cui ogni 35 metri si trovava davanti ad

un’asticella alta 90 cm da superare in un modo o nell’altro. Poiché vincere gli piaceva, prese

gusto a cercare soddisfazioni in questa specialità.

Nonostante le agevolazioni l’entrata in guerra si avvicinava perciò vennero a istruirli sull’uso

delle armi, facendogli fare delle esercitazioni col fucile al poligono (grazie alla buona capacità

nel tiro durante un’esercitazione Missoni ottenne un premio di 48 ore di permesso). Entrato a

far parte del 65° battaglione quando venne dotato di targhetta metallica di riconoscimento fu

cosciente di dover entrare in un’area di occupazione militare. Vennero portati ad Atene dove

avveniva lo smistamento nelle varie zone di occupazione (al momento era aperto il fronte

africano e dal 1941 quello greco; si può affermare che con l’apertura di questi due fronti gli

italiani aiutarono fortemente i tedeschi a perdere la guerra). Missoni venne destinato all’Africa

settentrionale, era incaricato di rispondere al telefono, tuttavia questo squillava raramente e la

guerra sembrava quasi non esserci; dell’aviazione italiana neanche l’ombra.

Il 27 ottobre Ottavio si trovò al centro della battaglia di El Alamein. All’improvviso nel buio

pesto furono investiti da una pioggia di bombe, si trovò subito solo e rotolò dentro il cratere di

17

un’esplosione (soltanto una possibilità su un milione avrebbe consentito alla sfortuna di

rispedire un ordigno esattamente in quel punto). Dopo aver atteso la fine dei bombardamenti e

il passaggio dei carri armati sgattaiolò fuori e si diresse verso quelle che pensava fossero le

linee italiane, tuttavia arrivato a destinazione venne accolto da un neozelandese; da quel

momento seguirono più di quattro anni di prigionia inglese in Egitto. Nel campo vi era un

ospedale in cui venivano accolti ammalati veri e finti. Chi poteva si faceva ricoverare, essendo

la razione di cibo doppia rispetto al normale. Fortunatamente il responsabile italiano dei servizi

sanitari era un uomo che aveva visto correre Missoni e ne era rimasto affascinato, lo riconobbe

e alla visita di controllo lo fece passare come malato grave così per più di tre mesi poté godere

della doppia razione giornaliera come stabilito dagli accordi di Ginevra. Le notizie della guerra

arrivavano attraverso la stampa: l’Italia stava affondando. Nel 1943 l’Italia firmò l’armistizio ma

la guerra continuava, si cambiava l’alleato ma non si sapeva chi fosse il nemico. Dopo poco da

Badoglio venne inviato un patto di collaborazione con gli inglesi da firmare, tuttavia Missoni e i

suoi compagni decisero di non aderire, il generale non gli stava poi così simpatico; vennero

quindi mandati in un campo di rieducazione dove venivano detenuti i fascisti. Durante quel

periodo di prigionia sotto le tende cominciò a dipingere: a disegnare era sempre stato bravo

ma cominciò a prendere confidenza con i colori mentre rifinendo dei quadri per un colonnello

inglese. Nell’aprile del 1945 vennero liberati e a maggio poterono tornare a casa. Trieste era

occupata dagli alleati che erano riusciti a cacciare i partigiani jugoslavi, ma la città non sarebbe

tornata subito sotto l’Italia.

Finito il conflitto poté tornare a correre insieme all’amico triestino Giorgio Oberweger che aveva

conosciuto in guerra. Il 30 luglio 1948 vennero aperte le Olimpiadi di Londra, vi partecipano

seimila atleti di sessanta nazioni. Missoni arrivò in finale nei 400 ostacoli, purtroppo sbagliò

l’ultima barriera e finì sesto. Nella staffetta 4x400 dove si giocavano la medaglia, il primo

frazionista dopo 100 metri finì a terra infortunato. Finale 400hs Londra 1948 17

Tornato dalle Olimpiadi, dovendo andare a Trieste a salutare i genitori, accompagnò l’amico

Giorgio che doveva controllare una macchina da maglieria da poco acquistata per la madre,

che grazie a quella, poteva riparare i suoi vestiti senza comprarne di nuovi. Fu così che nacque

l’idea di comprare altre due-tre macchine e allestire un laboratorio al terzo piano

dell’appartamento della madre di Giorgio; vi era infatti anche una piccola soffitta che fungeva

da magazzino. La società prese il nome di “Venjulia”; andava benino, perciò decisero di

ampliarla. Venivano prodotti soprattutto indumenti sportivi tra cui le tute di allenamento in

lana, al tempo una novità, tecnicamente pregevoli, con coste inglesi lavorate a calati. Un po’

alla volta la società arrivò a produrre anche costumi da bagno in lana.

Non essendo Trieste il polo commerciale dell’abbigliamento Missoni decise di sciogliere la

società e di trasferirsi a Gallarate dove continuò ad occuparsi di maglieria in società con la

moglie che aveva già esperienza nel campo grazie all’azienda di famiglia dove venivano

prodotti scialli. Continuarono la produzione di tute e aggiunsero una piccola collezione di capi

femminili; la moglie Rosita curava il lato creativo mentre Ottavio girava con il campionario in

cerca di clienti e si occupava della contabilità. Un amico della moglie da Parigi le trasmetteva

telefonicamente le notizie sulle ultime linee e tendenze, in questo modo lei in poche settimane

poteva creare una collezione post-Parigi. I Missoni divennero famosi per le righe, in realtà

questa loro ossessione nacque perché avevano a disposizione una macchina in grado di

produrre solo righe, appena ne acquistarono una in grado di fare contemporaneamente righe

orizzontali e verticali si sbizzarrirono con la gamma di scozzesi.

Nel 1961 l’attività venne ampliata, raggiunsero i 40 dipendenti e disponevano di: un reparto di

tessitura, un reparto confezioni, un deposito filati, un reparto spedizioni, un ufficio di

dattilografia e una stanza piena di specchi dove eseguire il fitting. La fortuna dell’azienda fu

probabilmente il carattere competitivo di Ottavio che lo spinse al continuo miglioramento.

I Missoni a differenza di molti designer sono stati in grado di creare un loro stile e lavorare su

quello migliorandolo anziché cambiarlo ogni stagione. Ottavio si definiva, infatti, un artigiano

che è riuscito a portare le sfumature della sua terra (la Dalmazia) nei capi di abbigliamento.

Nel 1967 vennero invitati per la prima volta alle presentazioni di palazzo Pitti dove Rosita, per

mancanza delle indossatrici di un intimo coordinato sotto le leggerissime bluse di lamè le

mandò in passerella senza reggiseno. A causa dei riflettori le camicie risultarono trasparenti e

l’anno successivo non vennero invitati all’evento. L’incidente gli procurò la copertina di

“Arianna” (l’odierno Cosmopolitan) e del “Women’s Wear Daily”. Qualche tempo dopo Yves

17

Saint Laurent presentò a Parigi il “nude look”. Nel 1970 si trasferirono a Sumirago, dove oltre

ad esserci l’azienda vi è anche la loro casa. Missoni nel suo studio a Sumirago

Nel 1972 si collocarono tra i venti fashion power del Mondo e dieci mesi più tardi ricevettero il

prestigioso premio “Neiman Marcus” (una sorta di oscar della moda). Molte celebrità vestirono

Missoni tra cui: Audrey Hepburn, Nurayev, Donna Summer; Charlotte Rumpling scelse un loro

completo come abito nuziale. Arnold Schwarzenegger è presidente del club Missoni di Santa

Monica.

Nel 1979 presentarono per la prima volta una collezione di tessuti di arredo prodotta

dall’azienda di famiglia di Rosita che in seguito si trasformò nella “Missoni Home”. Il mercato di

distribuzione raggiunse anche il Giappone con una linea esclusiva.

Nel 1990 a San Siro si svolsero i Mondiali di calcio; venne chiesto a degli stilisti di interpretare i

cinque continenti con i loro vestiti: Gianfranco Ferrè per l’Europa, Mila Shon per l’Asia, Valentino

per l’America, Missoni per l’Africa. L’evento venne trasmesso in mondovisione. 17

Capi Missoni sfilata San Siro 1990

Nel 1993 dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, Missoni ricevette l’ “Onorificenza

come Cavaliere al Merito del Lavoro” (il completo blu per l’occasione lo comprò dall’amico

Armani non avendone neanche uno in armadio). All’estero ricevettero tre lauree in honorem;

nel 1994 vinsero il premio “Pitti Immagine” e in seguito il premio “Qualità Italia” al quirinale e il

premio “Alla carriera” da parte della Camera Nazionale della Moda.

Nel 1997 le redini dell’azienda vengono lasciate ai tre figli che già da tempo si erano inseriti

con diversi ruoli in azienda: Angela è tutt’oggi la responsabile creativa, Vittorio si occupava

degli aspetti commerciali e istituzionali dell’azienda, Luca continua la ricerca maglieristica e

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