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Pierpaolo Toniato
"metamatematica", e il consolidamento di quelle emergenti, come la logica
matematica.
Nonostante le questioni fondazionali abbiano monopolizzato l'interesse della
comunità scientifica per diversi decenni, si deve costatare che non si è mai giunti a
conclusioni soddisfacenti, cioè universalmente accettate. Almeno da una
cinquantina d'anni i matematici hanno quasi del tutto rinunciato a portare avanti il
dibattito, o per lo meno lo considerano d’interesse esclusivamente filosofico. La
matematica contemporanea è sempre più prolifica di risultati tecnici, anche grazie
alla recente commistione con l'informatica e al rapidissimo sviluppo del calcolo delle
probabilità e della statistica, e pare ormai allontanarsi quasi del tutto dalle
investigazioni epistemologiche, così che la crisi dei fondamenti può considerarsi
chiusa nella pratica.
Nei prossimi paragrafi cercheremo di fare un resoconto chiaro della crisi,
analizzando le possibili cause, le diverse scuole di pensiero, le opere più importanti.
Tutto ciò in modo abbastanza sintetico, quindi senza alcuna pretesa di completezza.
Fondamentali per capire quali sono le radici storiche della crisi, sono i profondi
cambiamenti che la matematica ha subito nell'arco del XIX secolo. Questi
cambiamenti possono essere raggruppati sotto sette eventi:
La scoperta delle geometrie non euclidee;
La nascita della logica matematica;
La nascita dell'analisi moderna;
La nascita della teoria degli insiemi;
L'aritmetizzazione dell'analisi;
La logicizzazione dell'aritmetica;
La formalizzazione della geometria;
Di seguito saranno trattati brevemente i primi due punti, gli unici veramente
necessari ai fini di questo lavoro. La descrizione degli altri sviluppi, di fatto, è più
adatta ad un’opera di storia della matematica, che esula dai nostri obiettivi.
L -
E GEOMETRIE NON EUCLIDEE
Negli Elementi di Euclide, che per circa due millenni è stato il testo più autorevole, la
geometria è sviluppata come un sistema assiomatico non formale. Gli enti primitivi
sono quelli dettati dall'intuizione dello spazio ideale: punto, retta, piano. Sono dati
cinque postulati di cui il quinto, noto come postulato delle parallele, recita:
1
Se una retta, incontrandone altre due, forma gli angoli interni da una stessa parte
minori di due retti, le due rette prolungate all'infinito s’incontrano dalla parte in
cui sono i due angoli minori di due retti.
Si può dimostrare che il quinto postulato è equivalente alla seguente proposizione:
dati, in un piano, una retta e un punto esterno ad essa, esiste una e una sola retta, in
quel piano, parallela a quella retta e passante per quel punto.
I "postulati" d’Euclide corrispondono a quelli che oggi chiamiamo "assiomi".
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Pierpaolo Toniato
Per motivi non ben identificati, si era sviluppato sin
dall'antichità il presentimento che questo postulato
fosse sovrabbondante (cioè che fosse dimostrabile a
partire dagli altri quattro, perciò non necessario per la
deduzione completa della geometria, dunque
eliminabile) o, in ogni modo, poco evidente, nella
forma in cui era stato dato da Euclide. Vi furono
dunque, fin dall'antichità, vari tentativi di
dimostrazione o "correzione".
Indipendentemente l'uno dall'altro Nicolaj Ivanovič
Lobacevskij (1793-1856) nel 1829 in O načlach
geometrii (Sui principi della geometria) e János
Bólyai (1802-1860) nel 1832 in Scienza assoluta dello spazio, apparsa in appendice
all'opera Tentamen di suo padre Farkas Bólyai (amico di Gauss), ebbero l'idea di
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sviluppare una nuova geometria in cui non fosse valido il quinto postulato. Essi
sostituirono il quinto postulato con l'assunzione che per un punto esterno ad una
retta data si potessero tracciare più rette parallele ad essa.
Lobacevskij e Bólyai diedero vita ad una geometria, oggi detta "geometria
iperbolica", la quale pur andando evidentemente contro le intuizioni dello spazio
ordinario (euclideo, appunto), non presenta contraddizioni logiche. Il fatto che
possano non presentarsi contraddizioni logiche se in un sistema assiomatico (se pur
originariamente non formale) ben funzionante (nella fattispecie quello euclideo) si
modificano uno o più assiomi ci sembra oggi evidente, ma allora, quando non erano
ancora stati studiati i sistemi assiomatici, questo poteva sembrare abbastanza
sconvolgente.
Le geometrie non euclidee non ebbero una gran risonanza fino al 1854, anno di
pubblicazione d’Uber die Hypotesen welche der Geometrie zu Grunde liegen (Sulle
ipotesi che stanno alla base della geometria) del più influente Georg Friedrich
Bernhard Riemann (1826-1866). Si fece quindi un grosso passo verso la
generalizzazione della geometria e, conseguentemente, verso il progressivo
abbandono dell'intuizione spaziale, che, come abbiamo detto, costituiva uno dei due
pilastri su cui poggiava l'intero edificio della matematica.
La situazione è descritta perfettamente da Paolo Zellini:
"Il pensare che la geometria parli d’oggetti le cui proprietà debbono dedursi
principalmente dagli assiomi (così, dopo Riemann, sentenziò Hilbert nelle sue
Grundlagen der Geometrie, 1899) offrì sicuramente un ulteriore apporto all'idea di
una matematica che sceglie da sé, fuori dell’imperativo di presunte essenze
precostituite, le basi della propria edificazione. I «punti» e le «linee» cominciano ad
essere non più cose chiare in sé, ma oggetti descritti da proposizioni atte a
specificarne l'uso, e quindi, in buona misura, prodotti di scelte volontarie, d’assiomi
revocabili o di convenzioni «prestabilite». La «realtà» naturale era certamente in
grado, ancora, di influire sulle scelte, ma non di condizionarle del tutto" .
3
Ciò determina, come già affermato in precedenza, la caduta di uno dei pilastri
fondamentali della matematica, l’intuizione, e in particolar modo quella geometrica
Questa è solo la versione abbreviata del titolo originale, molto più lungo.
2 P. Zellini, La ribellione del numero, Adelphi, Milano 1985, p. 13.
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Pierpaolo Toniato
viene meno: gli assiomi non sono più “verità evidenti” che come solida roccia
garantiscono la fondazione del sistema geometrico ma, puri e semplici
“cominciamenti”, punti di partenza convenzionalmente scelti ed ammessi per
effettuare la costruzione deduttiva della teoria.
L A NASCITA DELLA L OGI CA MATEMATICA
La nascita della logica, che potrebbe essere definita come la scienza che studia le
forme e le leggi del pensiero, coincide con la nascita del pensiero filosofico . La
4
storia della logica si può dividere in due fasi: la logica aristotelica e la logica
moderna . La logica aristotelica, il cui primo teorizzatore fu appunto Aristotele, si
5
fonda prevalentemente sul sillogismo, in altre parole "un ragionamento consistente
di tre parti, una premessa maggiore, una premessa minore e una conclusione”. e
6
sulla deduzione. Con logica matematica o formale si vuole indicare quella branca
della logica moderna che rappresenta i modi del pensiero con combinazioni di
stringhe di segni e, spogliate queste d’ogni significato, riconduce lo studio del
pensiero allo studio di tali stringhe e alle leggi che ne regolano le trasformazioni.
L'anno che di solito si sceglie per datare la nascita della logica matematica è il 1847,
anno di pubblicazione di The mathematical Analysis of Logic (L'analisi matematica
della logica) di Gorge Boole (1815-1864), anche se forse sarebbe più giusto scegliere
l'anno 1854, in cui uscì l'Investigation of the Laws of Tought (Investigazione sulle
leggi del pensiero) sempre di Boole.
Le idee più innovative contenute nelle opere di Boole sono:
1. La convinzione che la logica è collegata con la matematica più che con la
metafisica;
2. La concezione della logica come scienza che studia le "forme" dei
ragionamenti più che i loro "contenuti", da cui la cosiddetta "formalizzazione
della logica";
3. la convinzione che la vera essenza della matematica risiede nella logica che
vi sta sotto, non negli oggetti classici (numeri e figure) del suo studio.
La rivoluzione epocale portata da Boole fu appunto quella di formalizzare la logica
aristotelica, eliminando il lato “psicologico” di essa, inventando quello che oggi è
chiamato “metodo simbolico”.
Naturalmente lo sviluppo della logica formale fu, nei dettagli, un processo molto
complicato che un resoconto schematico come quello che qui si sta facendo non può
rendere a pieno. Ad esempio essa fu, nei primi tempi, indissolubilmente legata
all'algebra astratta, e spesso è quasi impossibile scindere i progressi fatti nelle due
discipline, proprio per il fatto che esse sono nate come un unicum e solo in seguito
distinte. (Questa sorta di commistione sussiste in ogni modo per quasi tutte le
branche della matematica nel loro stadio embrionale.)
In risposta alle problematiche generate dalla richiesta d’assiomatizzazione
sviluppata in seno alle geometria, e ai nuovi strumenti resi possibili dalla
Naturalmente ci riferiamo solo all'Occidente.
4 La logica scolastica la comprendiamo in quell’aristotelica.
5 B. Russell, Storia della filosofia occidentale, TEA, Milano 2001, p. 203.
6
Un esempio di sillogismo: tutti gli uomini sono mortali (premessa maggiore); Socrate è un uomo
(premessa minore); Socrate è mortale (conclusione). 5
Pierpaolo Toniato
formalizzazione della logica e dall’introduzione del metodo simbolico, per quanto
riguarda a questione dei fondamenti è possibile individuare tre indirizzi distinti:
Logicismo, che prese le mosse dall’esistenza di rigore nell’ambito
dell’aritmetica e si sviluppa nel tentativo di ricondurre l’aritmetica alla
logica;
Formalismo, che si ricollega alle tendenze originatesi nel campo dell’algebra
astratta;
Intuizionismo, che ricerca il fondamento della matematica nell’intuizione
temporale irriducibili ad altri tipi di conoscenza.
I L LOGICISMO
Il logicismo è la prima grande corrente filosofica/matematica svillupatasi nell’ultimo
decennio del 19° secolo, in risposta alle problematiche sollevate dalle nuove teorie
matematiche, contribuendo per primo alla questione dei fondamenti.
Comunemente il logicismo viene associato soprattutto con Frege, Russell e
Whitehead.
L’iniziatore di questa scuola, con i suoi Grundgesetze der Arithmetik, Frege tenta di
pervenire alla definitiva fondazione del sistema dell’aritmetica sulla logica e nella
formulazione originale pone due punti fondamentali:
Risolvere i concetti matematici, anche quelli considerati non ulteriormente
definibili e perciò primitivi, in termini puramente logici;
Dimostrare i teoremi della matematica mediante l'applicazione dei principi e
delle regole d’inferenza del ragionamento logico (sviluppato da Boole).
Di fatto, si può individuare nel logicismo di Frege una fondamentale componente
platonica: egli, infatti, attribuisce ai concetti primitivi (e successivamente anche agli
insiemi) un’esistenza indipendente dal pensiero umano, rifacendosi alle idee di
Platone.
Identifica per ogni concetto due propriètà fondamentali:
Estensionalità o significato, in altre parole l’insieme degli oggetti che
cadono sotto quel determinato concetto;
Intenzionalità o senso, in altre parole le proprietà che un determinato
oggetto deve avere per cadere sotto quel concetto.
Per esempio, lo zero è un elemento d’estensionalità nulla, in altre parole è l’unico
oggetto che cade sotto il concetto di esser diverso da se stesso.
Mentre stava scrivendo il secondo volume dei "Principi dell'aritmetica", Frege
ricevette una lettera in cui Bertrand Russell, uno dei pochi a dimostrare interesse per
il programma dell'oscuro pensatore tedesco all'inizio del Novecento, gli comunicava
un'antinomia fondamentale che vanificava la sua intera opera. L'antinomia è oggi
nota con il nome di paradosso di Russell.
I R
L PARADOSSO DI USSEL
Il paradosso di Russell (o paradosso del barbiere) è considerato una delle più celebri
antinomie della storia del pensiero logico e matematico. 6
Pierpaolo Toniato
Sarebbe meglio parlare d’antinomia più che di paradosso. Il paradosso è una
conclusione logica e non contraddittoria che si scontra con il nostro modo abituale di