Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 36
Mass media (17806) Pag. 1 Mass media (17806) Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 36.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Mass media (17806) Pag. 36
1 su 36
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

INTRODUZIONE

Come si evince dal titolo della mia trattazione, ho deciso di condurre una

riflessione sul ruolo dei mass media nel condizionamento delle masse

prendendo spunto dal confronto con l’Orwelliano “1984”, che mi è

sembrato avere non pochi punti in comune col suddetto argomento.

I motivi che mi hanno portato a scegliere questa e non altre materie sono

presto detti. Prima di tutto sono sempre stata interessata ai modi in cui la

mente umana può essere manipolata e condizionata, e quindi alla maniera

in cui molto spesso senza accorgercene non siamo veri padroni delle

nostre scelte ma semplici esecutori. Non nego che la mia attenzione a

questo tipo di circostanze possa derivare da un mio personalissimo

pessimismo riguardo al mondo e alla società, ma molte volte nella mia

vita mi sono trovata a chiedermi qual era davvero la mia opinione ed ho

notato che è molto più difficile di quanto si pensi non lasciarsi

influenzare da fattori esterni; che essi siano amici, parenti, insegnanti o

figure autorevoli, o che si tratti dei mass media e degli impliciti messaggi

che riceviamo dalla società, senza ombra di dubbio possono

condizionarci in bene o in male. A noi spetta la capacità critica, la voglia

di conservare la nostra libertà nelle idee e nelle scelte. Ma è qui che

giungo al nodo centrale della mia analisi: vogliamo davvero essere liberi?

O è forse vero, come in fondo teorizzava Orwell, che abbiamo un terrore

inconscio per la nostra autonomia di giudizio e di espressione e che è

proprio su questo terreno fertile che il seme dell’irrazionalismo sociale e,

nella sua forma peggiore, dei totalitarismi riesce a germogliare?

Ovviamente dunque la mia tesina non verterà solamente sul confronto del

Grande fratello con gli odierni mass media, ma analizzerà in modo più o

meno approfondito i totalitarismi della storia e il modo in cui essi sono

riusciti ad imporsi asservendo le menti dei popoli che hanno assoggettato,

senza tralasciare gli ovvi riferimenti alla psicologia, alla sociologia e alla

pedagogia riguardo a queste tematiche. 3

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE

George Orwell (1903-

1950), il cui vero

nome era Eric Arthur

Blair, nacque a

Motihari, nel Bengala,

dove il padre era

impiegato nell'Indian

Civil Service. Lì

trascorse la sua

infanzia fino al 1907, anno in cui si trasferì con la famiglia in Inghilterra.

Fin da bambino pensò di diventare scrittore e, in seguito, collegò questa

sua iniziale aspirazione al senso di isolamento ed all'impressione di

essere sottovalutato che lo accompagnarono fino all'adolescenza.

Particolarmente dolorosa fu per lui la permanenza presso il collegio di

St.Cyprian a cui fu iscritto nel 1911. Conclusi gli studi nella prestigiosa

Public School di Eton, alla quale era stato ammesso con una borsa di

studio, rinunciò agli studi universitari per arruolarsi nella Indian Imperial

Police in Birmania e nel 1929, dopo circa cinque anni di servizio si

congedò e ritornò in Europa per iniziare la sua carriera di scrittore.

Per molti anni scrivere romanzi non gli diede alcuna sicurezza economica

e solo nel 1945, con la pubblicazione de La fattoria degli animali,

raggiunse una fama internazionale ed anche una tranquillità finanziaria

che gli permise di scrivere esclusivamente quello che voleva. Negli anni

precedenti, infatti, si era guadagnato da vivere svolgendo del lavoro

giornalistico per varie riviste e curando trasmissioni per la BBC; ancor

prima aveva fatto il lavapiatti a Parigi, era stato commesso di libreria a

Londra, aveva insegnato presso scuole private, aveva gestito per un breve

periodo un negozio, era stato bracciante nei campi di luppolo ed aveva

persino vagabondato con i mendicanti. 4

Questo elenco di attività è

indicativo non solo della

precarietà economica che

Orwell, come molti scrittori,

sperimentò agli inizi della

carriera letteraria, ma anche di

un interesse personale a

condividere, a sperimentare

personalmente le condizioni di

vita degli strati sociali più umili. Si è detto molto a proposito del "senso

di colpa" maturato dal giovane Orwell, poliziotto borghese, nei confronti

delle vittime dell'imperialismo e più in generale maturato, per via della

sua provenienza dal ceto medio, nei confronti del proletariato e degli

emarginati. Egli stesso ha spiegato nel libro La strada di Wigan Pier

questo suo abbassarsi al livello degli "infimi fra gli infimi" come bisogno

di "espiare" e di conoscere dall'interno l'altra faccia del mondo, quella in

cui non era nato. Tuttavia l'itinerario personale di Orwell non va

interpretato solo come conflitto psicologico, ma soprattutto, in positivo,

come ricerca di esperienze e valori incompatibili con le certezze, gli

schemi ed i valori socialmente istituiti. Orwell non fu solo distante

dall'orizzonte ideologico della borghesia ma anche dai dogmi e dai

conformismi degli ambienti di sinistra; in generale si oppose a tutti i

modelli di pensiero e di comportamento adatti ad occultare i bisogni

e le aspirazioni umane più profonde.

L'assidua analisi dei miti della borghesia e la sofferta comprensione dei

drammi degli sfruttati e dei poveri segnarono in maniera evidente il

percorso interiore ed intellettuale di Orwell, ma nonostante i continui

riferimenti al piano politico, questi non ridusse mai il suo impegno

esclusivamente a tale piano.

La concezione orwelliana, non riflette una interpretazione del

socialismo, ma costituisce una lettura più che politica dei problemi

sociali. Anche se Orwell si è sempre schierato politicamente, al punto di

dichiarare di aver scritto "libri senza vita" quando gli era mancata una 5

chiara "intenzione politica" (2), ha sempre sottolineato soprattutto

l'intreccio fra il conformismo sociale e le tensioni interne all'individuo.

Nel 1948, alle prese con la seconda stesura del suo ultimo romanzo,

1984, uno dei più significativi sul piano politico, Orwell scrisse a George

Woodcock di essere convinto che nella vita degli uomini fosse presente

una solitudine irriducibile alle circostanze esterne socialmente definite

(3); possiamo considerare questa convinzione una indicazione del fatto

che nella concezione orwelliana l'uomo non è tanto un animale sociale

quanto un individuo inserito in una realtà sociale. Per questo, Orwell

non è stato solo (come spesso sembra) uno dei primi intellettuali di

sinistra a denunciare lo stalinismo; egli ha da un lato denunciato il

totalitarismo nelle sue manifestazioni storiche e nei suoi potenziali

sviluppi, e da un altro lato ha descritto con acutezza i fattori che possono

rendere le persone complici dell'autoritarismo sociale.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Trama:

In un futuro prossimo (l’anno 1984) la Terra è suddivisa in tre grandi

potenze totalitarie perennemente in guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed

Estasia. 6

In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è amministrata secondo i

principi del Socing (il socialismo inglese) e governata da un onnipotente

partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno

ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i

cittadini (la sua figura somiglia molto a quella di Stalin). I suoi occhi

sono le telecamere che spiano la vita di qualunque cittadino e il suo

braccio la psicopolizia che interviene in ogni situazione sospetta.

Ovunque vi sono grandi manifesti che ritraggono il Grande Fratello e gli

slogan del partito: «la guerra è pace», «la libertà è schiavitù»,

«l’ignoranza è forza».

Il protagonista del romanzo, Winston Smith, è un membro subalterno del

partito, incaricato di censurare i libri e gli articoli dei giornali non in linea

con la politica ufficiale. Apparentemente docile, in realtà mal sopporta i

condizionamenti del partito. Accanto a lui agiscono altri due personaggi:

Julia, della quale Winston è innamorato malgrado il partito vieti il sesso,

e O’Brien, un importante funzionario che il protagonista crede amico.

Nonostante il partito imponga la castità (il sesso è permesso al solo scopo

di procreare) Winston e Julia diventano amanti e decidono di collaborare

con un’organizzazione clandestina di resistenza chiamata

“Confraternita”. Ma una volta confidati con O’Brien si scopre che questi

è un membro della psicopolizia, governata dal Minamor (il ministero

dell'amore, la cui funzione è torturare i dissidenti). Il fine di O'Brien è

insegnare a Winston la tecnica del Bipensiero attraverso tre fasi:

apprendimento, comprensione, accettazione.

La prima fase consiste nell'infliggere un dolore di intensità sempre

crescente al condannato in modo che egli accetti una realtà che non è

tale. Winston riesce a resistere alla prima fase e, nella seconda, egli

capisce di essere "l'ultimo uomo in Europa" (il primo titolo che Orwell

aveva pensato di dare al libro), vale a dire l'ultimo guardiano dello spirito

umano, e di avere l'aspetto — dopo le innumerevoli torture subite — di

uno scheletro; ma è felice perché è conscio di non aver tradito Julia. 7

Nella terza fase, Winston — che ha ancora qualche pensiero non

ortodosso — viene portato nella Stanza 101: l'inferno personale di ogni

persona. Per il protagonista è prossima una maschera con dentro due topi

che O'Brien sta per mettergli sul volto. E viene definitivamente sconfitto

quando, per fermare O'Brien, urla "Fatelo a Julia", perdendo il suo ultimo

sentimento umano. Winston apprende dunque da O’Brien i principi

fondamentali del sistema sul quale si fonda lo stato e scopre che non è

sufficiente confessare e obbedire alle regole, ma che il Grande Fratello

vuole possedere anche l’anima e il pensiero dei suoi sudditi. Alla fine,

Winston viene costretto a cedere: rinuncia all’amore per Julia e al libero

pensiero, sottomettendosi e amando completamente il Grande Fratello.

Osservazioni sull'Opera

1984 appartiene a quella serie di romanzi che compaiono nell’Europa del

primo e del secondo dopoguerra caratterizzati da connotazioni negative,

segno di una profonda crisi di valori che colpisce la borghesia e gli

intellettuali in particolare.

Con quest'opera Orwell intendeva lanciare un monito contro gli abusi

del potere (manifestatisi in forme gravissime ed allarmanti negli anni

intorno alla seconda guerra mondiale) contro l’appiattimento della

coscienza e dei sentimenti e contro la sopraffazione mentale

compiuta dalle ideologie. Il presente viene proiettato in una parabola

futura per rendere maggiormente visibile il processo di massificazione in 8

atto che i più sembrano accettare come prezzo da pagare in cambio della

prosperità economica: la presenza di un numero ristretto di grandi

potenze che si dividono la terra, la riscrittura faziosa del passato e l’uso

propagandistico dei mass media sono temi ed aspetti della realtà attuali al

tempo di Orwell, come attuali ci appaiono oggi.

In 1984 lo Stato si identifica con il Partito Interno al cui capo vi è

l’onnipotente Grande Fratello, modellato sul partito comunista sovietico

in epoca staliniana. Il Partito realizza un regime totalitario che ottiene un

controllo assoluto della coscienza individuale con i sistemi della

persuasione e della tortura. La violenza fisica è l’emblema del rapporto di

necessità che si stabilisce in un regime totalitario fra violenza ed

esercizio del potere.

L’intreccio strettissimo tra teoria politica e finzione romanzesca è

rappresentato, ad esempio, dalla professione del protagonista, Winston

Smith, il cui nome è denso di significato: "Winston" come Winston

Churchill, eroe della seconda guerra mondiale, e "Smith", il più comune

cognome inglese, ad indicare che siamo tutti chiamati in causa.

Analogamente, la questione del passato e della storia ha una doppia

valenza, romanzesca e teorica. Il problema della memoria ossessiona il

protagonista, che cessa di essere un oppositore del sistema solo quando

cessa di credere al passato. D’altro canto, il controllo del passato e della

storia — che il partito esprime nello slogan “Chi controlla il presente

controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro” — è

una delle costanti di ogni forma di falsificazione storica, come ad

Dettagli
Publisher
36 pagine
2465 download