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Eugenio Montale: vita e altre opere
VITA Montale nasce a Genova il 12/10/1896 in una famiglia agiata; si diploma ragioniere; frequenta le
biblioteche, studia canto operistico. Arruolatosi nel 1917, ha il grado di ufficiale di fanteria. Nel 1920
comincia qualche collaborazione letteraria. Conosce Anna degli Uberti (Annetta). Nel 1925 pubblica Ossi di
seppia.
Nel 1927 viene assunto come redattore dall’editore Bemporad e si trasferisce a Firenze; poi dal 1929
dirige come bibliotecario il Gabinetto Viesseux. Conosce Irma Brandeis (Clizia) con cui avrà una relazione
fino al 1939; conosce anche la futura moglie Drusilla Tanzi (Mosca). Nel 1938 viene licenziato dal Viesseux
perché si rifiutava di prendere la tessera del partito fascista; comincia un’attività di traduttore di scrittori
stranieri. Nel 1939 pubblica Occasioni. Vive gli anni della guerra a Genova.
Dal 1948 comincia a scrivere sul Corriere della Sera; nel 1951 si trasferisce a Milano. Invitato in
diverse occasioni, prende a viaggiare in tutta Europa. Nel 1949 inizia l’amicizia con la poetessa Maria Luisa
Spaziani (Volpe). Nel 1956 pubblica La bufera e altro. Nel 1963 sposa Drusilla, che muore dopo pochi mesi.
Montale viene accudito dalla governante Gina.
Nel 1967 il presidente Saragat lo nomina senatore a vita per i suoi altissimi meriti nel campo letterario
e artistico. Nel 1971 pubblica Satura; nel 1973 cessa la sua collaborazione col Corriere. Nel 1975 ottiene il
Premio Nobel per la letteratura. Muore a Milano il 12/09/1981.
OSSI DI SEPPIA (1925)
La poesia di Ossi di seppia serve per comprendere questo mondo e non per paragonarlo ad un altro perfetto: è poesia calata
nel reale, senza misteri e segreti da illuminare. Il poeta è una persona come le altre, descrive la realtà della vita, positiva e negativa,
senza fornire soluzioni.
Nasce da uno sforzo verso la semplicità e la chiarezza; il rinnovamento investe contenuti e forme. Il giovane Montale non
utilizza il linguaggio della tradizione: il tono è quello familiare, tanto che la poesia tende a presentarsi come un diario quotidiano; il
linguaggio è naturalmente quello comune, se non dialettale. La mescolanza di versi eterogenei suggerisce la percezione di disarmonia.
I temi principali sono: l’aspro paesaggio ligure, l’amore, la negatività del mondo. Quest’ultima si lega alla filosofia del
francese Boutroux che sostiene l’assenza di leggi che governano l’uomo e la natura; di qui la diffidenza del poeta verso qualsiasi
fede, religiosa o politica, considerata certa e sicura.
Il titolo rimanda a ciò che resta di un organismo che era vivo, ma che ora è secco e senza vita (il mare, simbolo di vita, è in
contraddizione con gli ossi); si riferisce alla scarna realtà dell’esistenza dominata dal male di vivere cui l’uomo è inesorabilmente
condannato.
Il poeta afferma di avere incontrato spesso il male di vivere, e lo fa con modalità modernissime: usa il correlativo oggettivo
che consiste nel mostrare la condizione o il sentimento umano riferendosi a realtà oggettive (cose, situazioni, fatti) esterne al soggetto.
La raccolta comprende 61 testi divisi in 4 sezioni: Movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo, Meriggi e ombre.
LE OCCASIONI (1939)
La poesia montaliana cambia linguaggio e contenuti. Il paesaggio si estende oltre quello ligure ampliandosi a scenari della
rigogliosa campagna toscana; la storia narrata è quella di tutti (il comune presentimento della guerra imminente) e quella personale
dell’autore (vicenda d’amore).
Inoltre, vi è una nuova figura di interlocutore, la donna, che diviene la protagonista. È rappresentata come donna-angelo che
apre la speranza ad una occasione salvifica. Tra tutte le figure femminili ha un ruolo di primo piano Clizia, a cui è dedicata la
raccolta; la donna-angelo, lontana dalla degradazione mondana, offre un’alternativa alla realtà sconvolta.
Montale precisa la propria poetica in base alla quale mostra l’oggetto ma tace l’occasione che genera l’emozione,
conformemente alla sua personale interpretazione del correlativo oggettivo. Il poeta tace il sentimento che sta all’origine della
poesia, non rivela lo stato d’animo da cui è nata. Questo comporta un’oscurità dei testi che rendono l’opera di difficile
interpretazione; perciò alcuni critici l’hanno definita vicina alla sensibilità ermetica, ma lo stesso Montale ha poi rivelato
nell’Intervista immaginaria (1946) il senso del suo simbolismo prendendo le distanze dalla poesia pura e quindi dall’ermetismo.
Desolazione e tristezza solo le note dominanti del libro; anche i ritorni nel passato, connessi a ricordi di personaggi femminili
e della terra ligure, confermano un senso di solitudine.
La raccolta comprende 57 poesie divise in 4 sezioni. Il titolo sta per “attesa di un evento miracoloso”.
LA BUFERA E ALTRO (1956)
Presenta vari temi: liriche amorose, ricordi della madre, meditazioni religiose (dalle quali si scorge l’indipendenza intellettuale
dello scrittore dalle due fedi politiche del tempo, cattolica e comunista), allegoriche letture delle vicende storiche (La primavera
hitleriana).
Caratterizza la raccolta anche il frequente rivolgersi ad un “tu” indeterminato. I testi richiedono spesso, per essere compresi,
riferimenti alla biografia del poeta; il lettore, infatti, s’imbatte soltanto in oggetti che in un primo momento non gli dicono nulla; per
decifrare il loro significato bisogna conoscere il valore che essi assumono nel mondo personale dell’autore.
Nel testo non appaiono nomi di donne: le figure femminili sono indicate con nomi di animali; ad esempio, Maria Luisa
Spaziani è “la Volpe”.
Il titolo rimanda sia alla Seconda Guerra Mondiale sia al dramma personale dovuto alla separazione da Irma Brandeis (Clizia).
Il tema principale è, quindi, la morte che si manifesta nella guerra e nelle vicende private; alla morte si affiancano la nostalgia per il
passato e il ricordo.
La raccolta comprende 58 testi divisi in 7 sezioni molto diverse fra loro.
Storia
Situazione politica italiana nel 2° dopoguerra
e referendum del 02/06/1946
In Italia, il boom economico, con tutte le sue conseguenze, fu sicuramente favorito dalla politiche
adottate dal Governo centrista: in campo interno, sostenne la ripresa economica del Paese concedendo
finanziamenti alle imprese e costruendo il sistema delle partecipazioni statali; in campo estero, con l’adesione al
MEC (Mercato Comune Europeo), riuscì a far entrare l’Italia nell’economia internazionale.
Il Governo centrista, formato da DC-PSDI-PRI-PLI, era il risultato di 2 anni di cooperazione fra tutti i
partiti politici antifascisti. Infatti, subito dopo la Liberazione, l’Italia fu governata da un governo di coalizione
che comprendeva sia forze di sinistra (PSI e PCI), sia di centro (DC), sia di destra (Part. d’Azione, PRI e PLI).
Il primo governo (1945) dell’Italia liberata fu presieduto da Ferruccio Parri, membro del Partito
d’Azione, che si presentò con un ampio programma di riforme economiche e con un progetto di epurazione dei
funzionari pubblici più compromessi con il fascismo. Tuttavia, il governo Parri fu ostacolato dalle forze
conservatrici e dagli Alleati, che guardavano con diffidenza ad un governo che comprendesse anche le forze di
sinistra; Parri fu ben presto costretto a dare le dimissioni.
Il successivo governo (1945-46) fu affidato ad Alcide De Gasperi
(DC); fu un governo più moderato che mirava alla riconciliazione
nazionale, presupposto fondamentale per affrontare la questione
istituzionale.
La scelta sulla forma istituzionale che lo Stato Italiano dovesse
assumere fu demandata ad un referendum popolare tenutosi il 2 giugno
1946. I cittadini votanti, comprese le donne, si recarono alle urne per
decidere se mantenere la monarchia o creare una repubblica.
Il 54,3% della popolazione italiana votò a favore della Repubblica.
L’annuncio ufficiale della sua nascita fu dato dalla Corte di Cassazione il
successivo 18 giugno.
Diritto
Referendum
Il referendum è il principale istituto di democrazia diretta e consiste nella richiesta fatta al corpo elettorale
di pronunciarsi su una norma giuridica già emanata o da emanarsi. Può essere: costituzionale (revisione
costituzione), territoriale (modifiche territoriali) o abrogativo (revisione di leggi ordinarie).
Il referendum abrogativo viene indetto per deliberare
l’abrogazione parziale o completa di una legge o di un atto
avente forza di legge, quando lo richiedono 500.000 elettori o
5 consigli regionali.
Non possono essere sottoposte a referendum abrogativo
le leggi di bilancio, di amnistia e indulto, di ratifica di trattati
internazionali, tributarie. Altri limiti sono rappresentati
dall’eterogeneità del quesito, dalla oscurità del quesito o dei
risultati, dall’esistenza di leggi rinforzate (es. Patti
Lateranensi) o vincolate (es. Adesione all’Unione Europea).
Al referendum partecipano tutti i cittadini aventi i requisiti elettorali per la Camera; il referendum è
valido se vi abbia partecipato la maggioranza degli aventi diritto (quorum) e se sia stata raggiunta la
maggioranza dei voti validamente espressi (non si tiene conto di schede bianche e nulle).
Se il referendum ha esito negativo ne è data notizia sulla Gazzetta e non si può proporre uno nuovo in
merito prima di 5 anni.
Se il risultato è positivo, il Presidente della Repubblica emana un decreto con cui conferma
l’abrogazione della legge che ha effetto dal giorno successivo a quello di pubblicazione sulla Gazzetta (questo
può ritardare per un massimo di 60 giorni per permettere alle Camere di sostituire le norme abrogate evitando
un vuoto legislativo).
Si ritiene quindi vietata l’introduzione di una norma che ricalchi quella abrogata; tuttavia il Parlamento
può rimettere in discussione il risultato referendario (ad esempio, un referendum del 1993 soppresse il
Ministero dell’Agricoltura ma successivamente il Parlamento ha istituito il Ministero delle Risorse Agricole).
Altri istituti di democrazia diretta
Il popolo esercita direttamente la sua sovranità in altri due casi. Con la petizione popolare i cittadini
portano a conoscenza delle Camere situazioni ed esigenze particolari affinché queste vi provvedano attraverso
lo strumento legislativo. Il diritto di petizione spetta a tutti i cittadini italiani (no stranieri e apolidi), anche se
non elettori, quindi anche minorenni. Può essere esercitato da una singola persona o da gruppi ristretti, non
prevede la formulazione di un progetto di legge vero e proprio, spesso consiste in una raccolta di firme
volontarie.
Altro istituto di democrazia diretta è l’iniziativa legislativa popolare con la quale i cittadini possono
proporre direttamente al Parlamento un progetto di legge, sottoscritto da almeno 50.000 elettori. Il Parlamento
è tenuto a prendere in considerazione tale progetto (redatto in articoli e accompagnato da una relazione che ne
illustri le finalità); la proposta, corredata dalle firme, viene presentata al Presidente di una delle due Camere che
procede alla verifica della regolarità della richiesta.
Iter di legge
INIZIATIVA
La presentazione di un progetto di legge ad una delle Camere può essere effettuata, oltre che da 50.000
elettori, anche dal Governo (viene chiamato in questo caso “disegno di legge”), da ciascun parlamentare, dal
CNEL (Consiglio Nazionale Economia e Lavoro) o dai Consigli regionali.
Tutti i soggetti che godono dell’iniziativa legislativa hanno anche il potere di ritirare il progetto, prima
però che sia stato approvato anche da una sola Camera. In caso di ritiro, ciascun parlamentare può farlo proprio
e ripresentarlo. Al termine della legislatura, tutti i progetti di legge ancora pendenti presso le Camere
decadono automaticamente; se sono già stati approvati da una Camera e vengono ripresentati entro i primi sei
mesi della nuova legislatura, beneficiano di un procedimento accelerato.
ISTRUTTORIA
La fase istruttoria è condotta dalle Commissioni permanenti in sede referente che esaminano i progetti