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STORIA ITALIANO
Bipolarismo europeo Società del consumismo
Boom economico in Italia Montale e “Satura”
L’alluvione ha sommerso il
Situazione politica italiana
nel 2° dopoguerra pack dei mobili
Referendum 02/06/1946
DIRITTO SC. FINANZE
Referendum Bilancio dello Stato Italiano
Altri istituti di democrazia
diretta Servizio di Tesoreria
Iter di legge Banca d’Italia
INGLESE ECONOMIA AZIEND.
Banking services Funzioni delle banche
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Internet banking Pronti-contro-Termine
INFORMATICA MATEMATICA
Reti di computer Problema del trasporto
Classificazione delle reti Metodo di Vogel
Topologie di rete Metodo di Stepping-stone
Storia
Bipolarismo europeo e inizio della “Guerra fredda”
La Seconda Guerra Mondiale determinò la formazione di un nuovo ordine internazionale. L’Europa ne
uscì molto indebolita, mentre i veri vincitori furono le cosiddette superpotenze: gli USA e l’URSS.
La solidarietà creatasi fra le due per combattere il nazismo ebbe breve durata; infatti, sconfitto il nemico
comune, le divergenze politiche, economiche ed ideologiche fra le due potenze si manifestarono con sempre
maggiore intensità.
Nel 1947 il giornalista statunitense Lippman coniò il termine “guerra fredda” per indicare lo stato di
tensione esistente fra USA e URSS. Dal 1945 al 1989 (anno della caduta del Muro di Berlino, eretto dalle autorità della
, il mondo ha vissuto un
Germania Est nell’agosto 1961 per arginare la fuga degli abitanti verso la zona occidentale della città)
lungo dopoguerra in cui le due superpotenze combatterono con le armi della diplomazia e della propaganda
ideologica.
Già prima della fine della Guerra, Roosevelt-Churchill-Stalin (USA-UK-URSS), nella Conferenza di
Yalta (febbraio 1945), avevano pianificato il futuro assetto dell’Europa. Si accettò l’idea di una divisione in
sfere di influenza, ma nel dopoguerra le posizioni si irrigidirono rapidamente sino a trasformare le sfere di
influenza in 2 blocchi contrapposti, cioè in alleanze politico-militari controllate dall’una o dall’altra
superpotenza.
Nel febbraio 1946 Stalin pose fine alla tregua ideologica, ribadendo il contrasto fra capitalismo e
comunismo. Un mese dopo, Churchill affermò la presenza di una “cortina di ferro” che divideva l’Europa e
che si stendeva da Stettino a Trieste. Dal febbraio 1947 Truman attuò la politica del contenimento, che
consisteva nell’arginare ogni tentativo di espansione dell’URSS e nel combattere l’influenza sovietica
all’interno dei Paesi del blocco occidentale.
Le tensioni fra le due superpotenze divennero evidenti alla Conferenza
di Pace di Parigi (1946), soprattutto riguardo alla sistemazione territoriale
della Germania. In base agli accordi di Yalta, la Germania era stata divisa in 4
zone d’occupazione (→) e anche Berlino, che si trovava all’interno della zona
sovietica era divisa in quattro settori, tale che la zona ovest si trovava isolata
nel blocco orientale.
I tentativi di unificazione risultarono vani perché la Germania si trovava
in una importante posizione strategica e nessuna delle due potenze era
disposta ad accettare l’annessione del Paese al blocco avversario.
L’URSS vedeva nella Germania un importante avamposto politico
nell’Europa occidentale; inoltre, essa intendeva prelevare risorse dalla
Germania per ripagarsi dei danni causati dall’invasione di Hitler.
Gli USA puntavano, invece, ad accelerare il processo di ricostruzione
della Germania per integrarla nel sistema economico e politico occidentale.
Nel febbraio 1948 UK, FR e USA riunificarono le proprie zone d’occupazione. Questa decisione, che
violava gli accordi di Yalta, aprì la Crisi di Berlino: i sovietici bloccarono i canali di accesso via terra alla città;
la controrisposta degli USA fu l’organizzazione di un ponte aereo che per diversi mesi rifornì Berlino Ovest.
Nel maggio 1949 venne sancita la divisione della Germania in 2 Stati: ad ovest la RFT e ad est la RDT.
Blocco orientale
La logica dei “blocchi” determinò un forte condizionamento della vita politica di ciascuno stato. Nel
blocco orientale, il governo sovietico si proponeva di creare intorno ai propri confini occidentali una fascia di
sicurezza costituita da Paesi satelliti, da cui trarre risorse per la propria ricostruzione economica.
Gli strumenti utilizzati da Mosca condussero alla sovietizzazione forzata dei Paesi dell’Europa orientale;
l’URSS non disponeva, nei confronti di questi Paesi, di una superiorità politica o economica, perciò usò
principalmente la sua supremazia militare.
I Paesi del blocco orientale non costituivano una realtà omogenea; alcuni Paesi (Germania est,
Cecoslovacchia) possedevano già un notevole grado di industrializzazione, altri invece (Bulgaria, Romania)
erano estremamente arretrati e basati essenzialmente sull’economia agricola.
L’imposizione dell’egemonia sovietica seguì fasi e modalità diverse. In un primo periodo (1945-47)
Mosca appoggiò i comunisti all’interno dei governi di coalizione formatisi nei diversi Paesi. Questi governi
realizzarono riforme agrarie e nazionalizzazioni. Il controllo sovietico era solido in Bulgaria e Romania, per la
supremazia del Partito Comunista nei governi, mentre incontrava difficoltà in Polonia, Ungheria e
Cecoslovacchia.
Dalla metà del 1947, e per tutto il periodo 1948-53, l’URSS trasformò il proprio controllo in dominio.
Con brogli elettorali, intimidazioni, arresti e colpi di stato, i governi di coalizione furono liquidati e si crearono
regimi a partito unico. Successivamente, un’ondata di “purghe” colpì gli oppositori del Partito. Il rapporto fra
Mosca e l’Europa orientale assunse un carattere sempre più oppressivo e Stalin poté imporre la propria dittatura
all’interno del Paese. Blocco occidentale
Nel blocco occidentale, gli USA costruirono un
sistema di alleanze che, per la netta superiorità del
potenziale economico-militare degli USA nei confronti
degli Stati europei, si tradusse in una sostanziale
subordinazione politica di questi ultimi. Ciò fu ottenuto
esercitando pressioni affinché le forze di sinistra
uscissero dai governi (come in Italia) e legando la
ricostruzione economica europea all’aiuto statunitense.
In tal senso, ebbe particolare importanza il Piano
Marshall (1947) che concedeva fondi a titolo gratuito
o a tassi di interesse bassissimi per finanziare la ripresa
dell’industria europea. Il Piano fu un efficace strumento
di integrazione politica del blocco occidentale e di
stabilizzazione della situazione europea.
L’edificazione del blocco occidentale fu completa
con la nascita della NATO (1949), una forza militare
che realizzava gli obiettivi del Patto atlantico,
un’alleanza politico-militare di tipo difensivo.
Boom economico in Italia e consumismo
L’adesione dell’Italia alla NATO fu importantissima per il nostro Paese e permise il suo ingresso nel
moderno blocco occidentale. Tutti i Paesi europei, alla fine della Guerra, faticavano a ricostruire le proprie
economie; per combattere l’inflazione e la svalutazione della moneta dovettero adottare politiche
deflazionistiche (contenimento salari e consumi, riduzione importazioni) che rendevano difficile il rilancio
della produzione. Il Governo USA era consapevole che un ulteriore sviluppo dell’economia statunitense era
legato alla ripresa di quella europea, e perciò adottò il Piano Marshall.
L’Italia, che per molti aspetti era ancora sottosviluppata, conobbe un rapido sviluppo che l’avrebbe
trasformata in un paese industriale. È il periodo del “boom economico” in cui la crescita dei settori industriali
determinò un aumento del reddito e una conseguente diffusione di nuovi stili di vita e di consumo. Gli italiani
conobbero un benessere prima sconosciuto che provocò dei cambiamenti nella mentalità sociale.
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, prima fra tutti la televisione, incise sulla nascita della cosiddetta
“società del consumismo”. Diventa ora incerta la distinzione fra bisogni primari e secondari; il consumo viene
considerato un segno della condizione sociale della persona. Inoltre, anche l’ampia disponibilità di beni e le
sempre più raffinate tecniche di pubblicità rendono difficile distinguere bisogni autentici e bisogni indotti
dall’esterno.
La società dei consumi ha avuto convinti sostenitori, i quali sottolineavano come grazie a questo sistema
grandi masse di persone venissero messe in condizione di godere di beni prima riservati a pochi privilegiati, ma
anche coscienti critici che, invece, condannavano le storture di una società in cui il consumo non serve più a
soddisfare un bisogno, ma lo crea. Italiano
Satura e “L’alluvione ha sommerso…”
Tra i critici della società del consumismo vi è Eugenio Montale, autore italiano che nelle sue opere si
impegnò anche in senso sociale esprimendo la sua polemica nei confronti della società del suo tempo.
Soprattutto nella sua ultima fase, e particolarmente in “Satura”, Montale si esprime in maniera pessimistica su
quale sia il ruolo dell’uomo nella realtà quotidiana.
Il titolo “Satura” vuole richiamare l’antica satira latina e i suoi caratteri, come la varietà di stile e di
contenuti, la critica dei vizi della società, la parodia dei temi “alti”.
Con quasi costante ironia, lessico non ricercato e con un linguaggio basso e immediato, talvolta volgare,
Montale espone la triste realtà contemporanea che egli non apprezza per la mancanza di spazi per la cultura.
Ora la poesia montaliana vuole denunciare le conseguenze della massificazione di cui soffre l’uomo moderno;
se infatti la comunicazione è “di massa”, le persone non si intendono più e, in questo quadro, la funzione della
poesia è messa in grave pericolo. Gli intellettuali devono quindi porsi come coscienza critica del proprio
tempo; la poesia deve continuare a giudicare e a svelare la verità oltre le apparenze, smascherando i falsi idoli
del tempo presente.
Questo componimento esprime efficacemente il pensiero del poeta:
L’ ,
A L L U V I O N E H A S O M M E R S O I L PA C K D E I M O B I L I
delle carte, dei quadri che stipavano
un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto.
Fo rs e h a n n o cieca m en te lo tta to i m a ro cch in i
ro ss i, le s ter m in a te d ed ich e d i D u Bo s ,
il tim b ro a cer a la cca co n la b ar b a d i Ezr a ,
i l Va l é r y d i A l a i n , l ’ o r i g i n a l e
dei Canti Orfici – e poi qualche pennello
da barba, mille cianfrusaglie e tutte
le musiche di tuo fratello Silvio.
D ieci, d o d ici g io r n i s o tto u n ’ a tro ce m o rs u r a
d i n a fta e s terco . C er to h a n n o s o ffer to
ta n to p r im a d i p erd ere la lo ro id en tità .
An ch ’ io so n o in cro s ta to fin o a l co llo s e il m io
stato civile fu dubbio fin dall’inizio.
Non torba m’ha assediato, ma gli eventi
d i u n a rea ltà in cred ib i le e ma i cred u ta .
D i fro n te a d ess i il m io co r a g g io fu il pr im o
d ei tu o i p res titi e fo rs e n o n l’ h a i s a p u to .
Di questa poesia, indirizzata alla moglie Drusilla (Mosca), si possono ipotizzare due chiavi di lettura. In
senso oggettivo, il poeta parla dell’inondazione che colpì Firenze nel 1966 e del fango che travolse tutto quello
che egli aveva conservato, cose nobili e cianfrusaglie; in senso metaforico, si può comprendere la descrizione
della società contemporanea, in cui una “marea” affonda la preziosità culturale per lasciare spazio ai valori
materiali. L’autore vuole descrivere una società di individui travolti dal consumismo, in cui i valori reali
vengono trascurati.
Montale si chiede anche quale sia il ruolo dei poeti in questa società e vi risponde con una metafora. Egli
immagina che i libri di valore, che conservava nella cantina, abbiano lottato prima di lasciarsi sommergere dal
fango, e così deve operare anche il poeta che deve cercare di mantenere integro il proprio ruolo all’interno della
società, in cui sembra non esserci più spazio per la cultura e la poesia.