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Sintesi
Sintesi Tesina sull'Italia del 1900


L'obiettivo di questa tesina è quello di analizzare le vicende che coinvolgono l'Italia nel corso del 1900. In Storia viene effettuato un collegamento con le vicende storiche italiane, in particolare viene analizzata l'età giolittiana e la Repubblica. In ambito letterario invece la tesina di maturità effettua un collegamento con la corrente letteraria dell'ermetismo e con Giuseppe Ungaretti.
In Diritto, in connessione all'istituzione del regime repubblicano, viene fatto un cenno alla costituzione del Parlamento italiano. In Scienza delle finanze invece è possibile effettuare un collegamento con il bilancio dello Stato, mentre in Mstematica si descrive la Ricerca Operativa, sviluppatasi soprattutto negli Stati Uniti. In Inglese si prendono in esame: Bank of Italy, Bank of England, European Central Bank, The US Federal Reserve System; in Informatica si analizzano le reti di computer e infine la tesina interdisciplinare presentata analizza il bilancio d'esercizio.


Collegamenti

Tesina sull'Italia del 1900


Storia: Percorso dell’Italia dall’età giolittiana all’istituzione della repubblica.
Italiano: L’ermetismo e Giuseppe Ungaretti.
Diritto: Il Parlamento Italiano.
Scienze delle finanze: Il bilancio dello Stato .
Matematica: La ricerca operativa.
Inglese: Bank of Italy, Bank of England, European Central Bank, The US Federal Reserve System.
Informatica: Le reti di computer.
Economia aziendale: Il bilancio d’esercizio.
Estratto del documento

Uscirono vincitori da queste elezioni come primo partito quello socialista, mentre furono

secondi i popolari che erano alla loro prima candidatura.

L’OCCUPAZIONE DELLE FABBRICHE

dopo l’occupazione delle terre avvenute

Per quanto riguarda la situazione dei lavoratori,

durante il biennio rosso, nel 1920 ci fu l’occupazione delle fabbriche. Il sindacato dei

metalmeccanici aveva chiesto agli industriali di poter rinnovare i contratti dei lavoratori per

poter poi accedere a degli aumenti salariali, ma ogni richiesta fu respinta.

I sindacati insorsero e proclamarono lo sciopero bianco, cioè i lavoratori entravano in

fabbrica ma non lavoravano; gli industriali allora decisero di chiudere gli stabilimenti.

Nell’agosto 1920 scattò l’occupazione delle fabbriche guidata dal sindacato rosso ma non

da quello cattolico che decise di rimanere estraneo alla vicenda perché aveva poco

esperienza nel settore metallurgico.

In poco tempo circa 300 fabbriche furono occupate nel triangolo industriale da 400000

fu l’inizio di un movimento rivoluzionario che avrebbe

operai. Questo per molti di loro

dovuto portare al rovescio dello stato, ma che privo di fondamenta e strategie ben precise

non riuscì ad evolversi. quello torinese appoggiato dalla rivista “Ordine

Tuttavia tra i gruppi più attivi ricordiamo

Nuovo” tra i cui fondatori vi era Antonio Gramsci.

Nel 1920 Giolitti tornò alla guida del governo. Era convinto che l’occupazione delle

fabbriche da parte degli operai non sarebbe sfociata in una rivoluzione. Nonostante gli

industriali continuassero a premere sul governo affinché intervenisse con la forza per

liberare le fabbriche, Giolitti seppe intervenire invece con un intelligente opera di

mediazione tra sindacati e industriali; gli operai ottennero gli aumenti salariali; in cambio gli

operai nel settembre successivo abbandonarono le fabbriche.

Nonostante la vittoria del socialismo nelle ultime elezioni, nel suo interno era molto diviso.

I massimalisti guidati da Giacinto Menotti Serrati volevano seguire il modello rivoluzionario

russo. Mentre i riformisti di Turati rifiutarono il metodo rivoluzionario ma non riuscirono mai

a far prevalere la propria linea di pensiero all’interno del governo.

Nel gennaio del 1921 ci fu a Livorno un Congresso in cui intervenne Lenin che esercitò

delle pressioni affinché fossero rispettati i 21 punti del Comintern e chiese a Serrati di

estromettere definitivamente i riformisti dal Partito Socialista. I massimalisti però non

volevano arrivare a questo punto, allora Gramsci e Bordiga decisero di uscire dal partito e

di fondare il Partito Comunista Italiano. Secondo loro il questo movimento era composto

da “rivoluzionari professionali” che dovevano solo sferrare l’ultimo colpo ad una borghesia

ormai agonizzante. Ma nessuno si rendeva conto che il movimento rivoluzionario sia in

Italia, ma anche in tutta Europa era arrivato al capolinea.

L’ECCIDIO DI BOLOGNA E LA MARCIA SU ROMA

Mentre le dure lotte sociali e avevano di gran lunga deluso le aspettative da parte degli

operai delle fabbriche, i contadini in questo arco di tempo fecero grandi passi avanti,

soprattutto nella Val Padana e in Puglia. Infatti nacquero delle associazioni che

permettevano ai lavoratori delle terre di contrattare direttamente con i proprietari il numero

di giornate lavorative per ogni campo e poi si distribuivano il lavoro tra di loro. Però

nonostante questo sistema potesse sembrare ben solido, aveva anch’esso al suo interno

delle profonde divisioni salariati e mezzadri.

Alla fine del 1920 Bologna era diventata sede del movimento Socialista, anche grazie alla

schiacciante vittoria che riuscirono ad ottenere nelle ultime elezioni amministrative.

Il 21 novembre del 1920, giorno in cui si insediava il Consiglio comunale a Palazzo

d’Accursio, quando il sindaco si affacciò sulla piazza per salutare la folla, partirono

proprio dalla folla dei colpi di pistola. La gente terrorizzata iniziò a fuggire e i socialisti

incaricati dalla sicurezza iniziarono a sparare provocando una decina di vittime innocenti.

fatti di Palazzo d’Accursio segnarono la nascita del fascismo agrario. Fino a quel

I

momento i fascisti non ebbero mai voce in capitolo all’interno della vita politica italiano ma

da lì a poco le cose stavano per cambiare drasticamente. Nacquero così le squadra

d’azione il cui scopo era quello di annientare fisicamente ogni forma di opposizione,

soprattutto quella socialista. Lo squadrismo fu finanziato e appoggiato dalla borghesia.

Dopo l’eccidio di Bologna in poco tempo gli attentati delle squadre d’azione aumentarono

vertiginosamente. Partivano dalle città per poi spostarsi nelle campagne e assalire sedi

sindacali, municipi, sedi dei partiti. Molti socialisti furono ripetutamente picchiati e costretti

fuggire dall’Italia. I fascisti non si limitavano ad eliminare fisicamente i rivali ma li

deridevano anche facendo bere loro l’olio di ricino.

Nel novembre del 1921 ci fu il Congresso dei Fasci del novembre 1921in cui Mussolini

decise di trasformare il movimento in Partito Nazionale Fascista.

Dopo aver dato vita al partito Mussolini decise di rimodellarne il programma:

1. Abbandonò le idee repubblicane, dichiarandosi favorevole alla monarchia

2. Sostenne una politica economica liberista

Abbandonò l’anticlericalismo attaccando il partito di don Sturzo

3. perché secondo lui

aveva idee rivoluzionarie.

Ciò che Mussolini sostanzialmente voleva era mettere a capo del governo il suo partito,

allora ritenne che fosse il momento giusto per agire e decise di accorciare i tempi.

Il 24 ottobre del 1922 riunì a Napoli migliaia di camice nere in vista della marcia su Roma.

Quando l’attuale Presidente del Consiglio, Luigi Facta, venne a sapere ciò che stava per

accadere chiese al re Vittorio Emanuele III di firmare lo stato d’assedio che gli avrebbe

con l’esercito l’avanzata di Mussolini. Il sovrano si rifiutò. Il 28

permesso di fermare

ottobre Mussolini entrò a Roma conquistandola e il 30 ottobre ricevette a Milano, dal re,

l’incarico di formare il nuovo governo.

MILIZIA E RIFORME

Dopo aver formato il governo Mussolini decise di dar vita alla Milizia Volontaria per la

Sicurezza Nazionale, legalizzando così di fatto lo squadrismo facendolo diventare forza

armata del regime.

Tra i provvedimenti più importanti presi da Mussolini meritano di esser ricordati:

 La riforma della scuola varata nel 1923 sotto la responsabilità del ministro della

Pubblica istruzione Giovanni Gentile.

 La legge acerbo approvata nel novembre del 1923 che riformava in senso

fortemente maggioritario il sistema elettorale.

SECESSIONE DELL’AVENTINO

IL DELITTO MATTEOTTI E LA

Il 30 maggio del 1924 il segretario del partito socialista Giacomo Matteotti ebbe il coraggio

durante un discorso alla camera di denunciare gli imbrogli e le violenze compiute dai

componenti del Partito fascista in molti seggi elettorali durante le ultime elezioni. Il 10

giugno Matteotti fu rapito e ucciso da un gruppo di squadristi. Il suo corpo verrà poi

ritrovato qualche mese dopo in un auto a pochi chilometri da Roma. I responsabili

dell’omicidio furono subito arrestati ma i mandanti non riuscirono mai ad essere scoperti.

A causa di questa triste vicenda la popolarità di Mussolini ebbe un calo ma nessuno degli

Secessione dell’Aventino.

oppositori riuscì ad approfittarne. Si formò così la

Dopo qualche mese le critiche nei confronti di Mussolini si placarono e decise allora di

sferrare una controffensiva. Il 3 gennaio del 1925 in discorso alla camera si assunse la

responsabilità storica, politica e morale di quanto era avvenuto, gettando le basi per

l’instaurazione di una dittatura: “Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io

sono il capo di questa associazione. Il governo è abbastanza forte per abbattere la

secessione dell’Aventino”.

L’assassinio di Matteotti segnò la fine della democrazia liberale e l’affermazione della

dittatura fascista. LE LEGGI FASCISTISSIME

Nel 1925 il fascismo fece approvare una serie di leggi dette “fascistissime”:

 L’unico partito politico riconosciuto fu quello fascista e venne vietata l’esistenza di

altre formazioni politiche;

 La figura del presidente del Consiglio fu sostituita da quella di capo del governo la

cui figura fu ulteriormente rafforzata e li si riconobbe il potere legislativo.

Nel 1926 fu limitata la libertà di stampa e di associazione e vennero sciolti tutti i partiti di

opposizione e chiusi i giornali antifascisti.

Nel 1928 il passaggio da uno stato liberale a stato totalitario fu completato grazie alla

nuova legge elettorale.

Affidò al Gran Consiglio del Fascismo di formulare una nuova lista di candidati. Se la lista

avesse ottenuto almeno la metà più uno dei voti sarebbe stata approvata. I cittadini quindi

non potevano più scegliere i proprio rappresentanti, ma solo approvare o meno la lista che

il partito proponeva. PROPAGANDA E CONSENSO

A questo punto a Mussolini non rimaneva che riuscire ad ottenere il consenso pubblico. A

questo proposito nacquero alcune organizzazioni volte a riempire la giornata dei cittadini

l’Opera Nazionale Dopolavoro

italiani, tra cui: che si occupava del tempo libero dei

lavoratoti; il Comitato Olimpico Nazionale Sportivo che si occupava delle attività

sportive; ma le associazioni più importanti erano quelle destinate ai giovani, come I Fasci

giovanili, I Gruppi Universitari Fascisti ma soprattutto l’Opera Nazionale Balilla a cui

appartenevano i ragazzi tra gli 8 e i 15 anni (balilla) e quelli fra i 16 e i 18 (avanguardisti). I

ragazzi venivano educati alla dottrina fascista e al culto di Mussolini.

I PATTI LATERANENSI

Dopo la formazione del governo da parte di Mussolini la Chiesa pensò che fosse giunto il

momento di porre fine ai contrasti che da sempre avevano segnato i rapporti con lo Stato

italiano. Le trattative tra governo e Santa Sede cominciarono nel 1926 e si conclusero l’11

febbraio 1929 con la firma dei Patti lateranensi tra Mussolini e il cardinale Gasparri.

Il documento si componeva di tre parti:

 Un trattato internazionale col quale la Chiesa riconosceva ufficialmente lo Stato

italiano con la sua capitale, ottenendo la sovranità sullo Stato della Città del

Vaticano;

 finanziaria che impegnava l’Italia a versare un indennità al

Una convenzione

Vaticano per la perdita dello Stato Pontificio.

 Un concordato che doveva regolare i rapporti tra Stato e Chiesa: stabilì che quella

cattolica era la religione dello stato e ne impose l’insegnamento in tutte le scuole.

Alla chiesa venne garantita la libertà di amministrare i propri beni e nella scelta dei

vescovi anche se questi ultimi dovevano ricevere il consenso del governo e

dovevano tra l’altro giurare fedeltà allo Stato.

degli accordi raggiunti e si ritenne “nobilmente assecondato”.

Pio IX fu molto soddisfatto

Non della stessa opinione fu Don Sturzo che manifestò il malcontento per l’avvicinamento

tra Stato e Chiesa. Quest’ultimo ebbe ragione. Nel 1931, il regime fascista cercò di vietare

con la violenza degli squadristi, di far insegnare la religione a i giovani. Ma non riuscì a

conseguire il suo obbiettivo.

LA POLITICA ECONOMICA DI MUSSOLINI

Per quanto riguarda la prima fase della politica economica di Mussolini, fu decisamente di

stampo liberista e non riuscì ad ottenere buoni risultati. Così nel 1926, il duce decise di

cambiare rotta: impostò la nuova politica economica sulla stabilizzazione della lira e adottò

misure protezionistiche.

Uno dei primi interventi economici di Mussolini fu l’attuazione della politica autarchica. La

significa autosufficienza, e l’Italia doveva essere in grado i produrre ciò di

parola autarchia

cui aveva bisogno, evitando la dipendenza delle importazioni estere. Questa politica però

alti. Infatti l’autarchia, in un paese povero di materie prime,

causò allo stato dei costi molto

come l’Italia causò un grave indebolimento del sistema produttivo.

L’intervento dello Stato in campo economico avvenne soprattutto nel 1929 per far fronte

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