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Sintesi
tesina sulla crisi delle certezze


La polverizzazione delle Certezze
Estratto del documento

Guido Mascioli

Liceo “G. De Sanctis”

III A

Contenuto

Fuga dalla realtà

Letteratura Italiana La Scapigliatura

La poesia Crepuscolare

Charles Baudelaire

Letteratura Latina Apuleio

Letteratura Greca I Riti Misterici e le Baccanti

Teocrito

Letteratura Anglosassone Samuel Taylor Coleridge

Edgar Allan Poe

Howard Phillips Lovecraft

“La polverizzazione delle certezze”

Guido Mascioli 2

Storia dell’Arte Pablo Picasso

Joan Mirò

Salvador Dalì

Storia La Guerra Civile Spagnola

Alienazione

Letteratura Italiana Giovanni Pascoli

Letteratura Anglosassone George Orwell

David Herbert Lawrence

Storia dell’Arte Edvard Munch

Filosofia Karl Marx

Storia La Rivoluzione Russa

Bibliografia

Indici

Presentazione

Durante tutta la sua storia l’uomo si è trovato, e si trova tuttora, in periodi

di crisi durante i quali le certezze, acquisite faticosamente nell’arco degli

anni, vengono polverizzate e dimenticate in breve tempo ed ha sempre cer-

cato rifugio tentando di fuggire dalla realtà quotidiana o studiando il pro-

blema dell’alienazione provocata nell’uomo stesso dai periodi bui del suo

cammino.

Un’ancora di salvezza è stata la religione, specie nei suoi aspetti più alterna-

tivi, e così notiamo come l’uomo greco e latino, al pari dell’uomo contempora-

neo, abbia avuto sempre grande interesse per i fenomeni “parareligiosi”; se

ai tempi della civiltà greca e romana erano molto seguiti, soprattutto dagli

uomini meno in vista della società, i culti misterici, ossia tutti quei fenomeni

religiosi di provenienza medio-orientale come il culto di Dioniso o i misteri di

“La polverizzazione delle certezze”

Guido Mascioli 3

Iside e Osiride e i misteri del dio Mitra a Roma, ora nella nostra società a-

vanzata riscuotono grande successo le sette esoteriche ai margini della re-

ligione ufficiale o le religioni e le filosofie orientali. Anche ora, come in ogni

periodo di crisi, si sta riscoprendo l’interesse per le pratiche magiche e a-

strologiche, che spesso vediamo coinvolgere o addirittura sfruttare le per-

sonalità più deboli e fragili, o comunque per ogni strada che possa distacca-

re l’uomo dalla realtà in cui vive (come ad esempio l’uso di droghe leggere

che avvicina molti giovani di oggi ad artisti del passato, quali il poeta inglese

Coleridge ma anche i poeti “maledetti” del tardo ottocento francese e gli

scrittori “noir” americani che nelle droghe cercavano e credevano di trovare

il significato più profondo della vita).

Per quanto riguarda il problema dell’alienazione, essa può essere provocata

nell’uomo dal mondo dell’economia: l’opera di Karl Marx è infatti in primo

luogo un’analisi della situazione economica del primo periodo dell’era indu-

striale e del capitalismo e degli squilibri portati all’uomo dal progresso, ma

non bisogna dimenticare tutti quegli autori come ad esempio Owen in Inghil-

terra o Saint-Simon, Fourier, Blanqui e Proudhon in Francia che per primi

analizzarono il problema dell’alienazione e proposero la creazione di una so-

cietà di stampo socialista, oppure, nel novecento, l’opera dello scrittore in-

glese Orwell che nei suoi lavori presenta elementi tipici del socialismo auto-

ritario del regime sovietico.

Tuttavia l’alienazione può nascere anche in chi non è direttamente coinvolto

nella speculazione filosofica o letteraria o nel mondo del proletariato urba-

no. Ecco allora il pittore norvegese Munch il quale nelle sue opere mette in

primo piano la condizione della piccola borghesia del suo paese alla fine

dell’Ottocento: questa, come è evidente nell’opera intitolata “Sera nel corso

Karl Johann”, gli appare costituita da tanti omini isolati dalla realtà che li

circonda nella antica città di Cristiania, certamente non coinvolta dal pro-

cesso di rapida industrializzazione che stava sconvolgendo i paesi

dell’Europa continentale e la Gran Bretagna.

La Fuga dalla Realtà

Magia, soprannaturale ed isolamento

“La polverizzazione delle certezze”

Guido Mascioli 4

Quando la cultura e la civiltà greca, grazie al suo sviluppo e alla fondazione

delle colonie, giunge in contatto con altre popolazioni, specie i popoli orien-

tali e il popolo egizio, si sviluppano, parallelamente ai riti ufficiali della reli-

gione olimpica tradizionale, i cosiddetti “Riti Misterici”, nome che racchiude

molteplici culti ma principalmente i “Misteri Dionisiaci” di origine tracia e i

“Misteri di Iside e Osiride” di origine egiziana. A questi due misteri più lar-

gamente diffusi vanno poi affiancati i “Misteri Mitriaci”, particolarmente

diffusi a Roma, specialmente tra i militari.

Se la religione ufficiale aveva curato

solo gli aspetti della collettività, nei

culti misterici, invece, l’uomo greco e

latino può trovare un rapporto più in-

timo con il divino, venerando divinità

sofferenti come lui, proponendo una

gioia ultraterrena, illuminando così le

tenebre del mistero universale della

morte. Il culto di Dioniso arriva in

una Grecia che va via via ellenizzan-

dosi, ovvero in un paese dove i caratteri spiccatamente greci vanno mesco-

landosi ai caratteri orientaleggianti. L’uomo greco, abituato allo stretto con-

polis,

fine della si ritrova ora in una società i cui confini abbracciano l’intero

mondo allora conosciuto, e sente di poter dominare il mondo con la ragione;

questo aspetto porta alla crisi del tradizionale senso del divino, il cui posto

viene inizialmente preso dalla filosofia che incentrava la sua attenzione non

al divino ma all’uomo; un’altra forma di culto che si sviluppa è quello del so-

vrano ellenistico, da cui tutto dipendeva. Ma certamente sono i culti miste-

rici, specialmente quello di Dioniso, a rappresentare la maggiore novità del

periodo. Dioniso viene collocato, sull’Olimpo, accanto ad Apollo, ma se

quest’ultimo rappresenta un dio celeste e un ideale di misura, così il primo è

un dio attaccato alla terra e le cui passioni interne sono prive di limiti. Ap-

pena giunto in Grecia Dioniso è il dio degli spiriti, ma con il passare del tem-

po diventa una figura più effeminata e molle mutandosi in dio del vino e della

gioia di vivere. La sua affermazione avviene lentamente, fortemente ostaco-

lata dalla mentalità greca; ne è una dimostrazione l’assenza della figura del

dio tracio dai poemi omerici. Nel suo culto rimane sempre una forte compo-

nente di pazzia ed eccitazione dal momento che l’estasi serviva, durante i

riti, a raggiungere la purificazione dell’anima. I Baccanali, giunti anche a

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Roma, furono qui soppressi, come ci dimostra il racconto di Livio, poiché gli

adepti furono accusati di corruzione, di delitti e di trame contro lo stato.

Ai Misteri Dionisiaci, il tragediografo Euripide ha dedicato una delle sue mi-

gliori tragedie: “Le Baccanti”. Qui si leggono versi altamente drammatici;

drammaticità che leggiamo nelle parole del nunzio che riferisce sbigottito

quanto da lui visto: “[…]Cominciarono a sciogliersi i capelli sulle spalle, a

stringere i lacci allentati delle pelli che indossavano, a farsi cinture, per i

velli screziati, con serpenti che ne lambivano le guance. Alcune, tenendo tra

le braccia un cerbiatto o dei lupacchiotti selvaggi, gli offrivano il dolce lat-

te: erano da poco madri, avevano abbandonato i figli, e le mammelle erano

ancora turgide, altre si inghirlandavano con corone di edera, di quercia, di

smilace fiorita. Una di esse, afferrato il tirso, lo batté sulla pietra e subito

erompe una fresca sorgente d'acqua, un'altra pianta il bastone per terra e

di là il dio fece sgorgare una polla di vino[…]” (vv. 695-707) o ancora vedia-

mo la crudele descrizione dell’uccisione di Penteo da parte della madre e

delle altre Baccanti in preda al furore bacchico: “[…]Colla bava alla bocca,

roteando le pupille stravolte, incapace di recuperare la ragione - il dio la

possedeva - Agave non ascolta suo figlio. Agguanta il braccio sinistro di

quell'infelice, gli pianta un piede contro le costole, e tira, gli asporta una

spalla, non per forza propria, il dio le aveva infuso nelle mani tutto quel vigo-

re. E Ino completa l'opera dall'altro fianco, gli squarta le carni, gli si butta-

no addosso Autonoe e la massa delle Baccanti. L'aria si riempì di clamori;

Penteo gridò finché ebbe respiro, le Baccanti celebravano con urla il trion-

fo. E una brandiva un braccio di Penteo, l'altra un piede con il calzare, i

fianchi erano stati spolpati, a strappi: con le mani insanguinate, le Baccanti

giocavano a palla con i resti di Penteo[…]” (vv. 1122-1136)

Dalle impervie regioni della Frigia giunse in Grecia quello che forse era il più

barbaro e violento tra i culti misterici: il culto di Cibele ed Attis. Cibele è

una delle tante incarnazioni della Gran Madre Terra, tipica dell’ambiente

mediterraneo, e Attis è il suo giovane amante. Il rito si articolava attraver-

so violente mutilazioni e violenti rapporti sessuali, seguendo le caratteristi-

che del mito, tanto che i sacerdoti arrivavano a mutilarsi, come Attis, in o-

nore della Dea. Nel 205 a.C. giunse a Roma accolto con la massima solennità

e da allora ebbe una grande importanza.

Un altro culto importante conosciuto in Grecia e a Roma fu quello di Iside e

Osiride, proveniente dall’Egitto. A queste due divinità sono collegati nume-

navigium Isidis,

rosi riti; di uno di essi, il si ha una accurata descrizione

nell’ultimo libro delle “Metamorfosi” di Apuleio: si tratta di una processione

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dal tempio di Iside a Corinto, fino al porto della città del Peloponneso, a cui

l’adepto si preparava con un lungo digiuno, dopo il quale veniva presentato

agli altri iniziati del culto e, introdotto nel tempio,si compiva la rivelazione

mistica della divinità.

Apuleio, scrittore latino nato in Nord Africa tra Getulia e Numidia

all’incirca nel 125 d.C. è l’autore del secondo romanzo latino a noi giunto, do-

po il Satyricon di Petronio: “Le Metamorfosi”, conosciuto anche con il nome

de “L’Asino d’Oro” è un romanzo di avventura con una forte componente ma-

gica: oltre alla descrizione dei misteri Isiaci che avviene nell’ undicesimo e

ultimo libro, sono fortemente presenti avvenimenti magici e soprannaturali

come quello che trasforma il protagonista

Lucio in asino, ma, con la favola di “Amore

e Psiche” che occupa la sezione centrale

del romanzo e con il libro conclusivo, no-

tiamo come il romanzo non sia esclusiva-

mente un romanzo di evasione ma si confi-

guri come un romanzo di formazione. Lucio

è il paradigma dell’uomo latino del secondo

secolo dopo Cristo e nelle sue caratteri-

stiche è molto simile al suo autore: causa

curiositas,

di tutte le sue peripezie è la

atteggiamento comune ad Apuleio stesso.

Nel romanzo Lucio, spinto dalla curiositas, sperimenta riti magici e vive le

più disparate avventure; nella vita di tutti i giorni, Apuleio, con lo stesso at-

teggiamento aperto della sua creatura letteraria, è retore della seconda so-

fistica, il “movimento” di cui fa parte anche Luciano di Samosata, scienziato,

filosofo del platonismo di mezzo, mago e iniziato ai culti di Osiride. Apuleio

è fortemente imbevuto di elementi della cultura popolare; ne sono un esem-

pio la sua partecipazione ai riti misterici e il suo interesse per l’arte

dell’interpretazione dei sogni, particolarmente fiorente nel secondo secolo

dopo Cristo. Ma in tutta la sua vita Apuleio non riuscì mai a cancellare la pe-

sante accusa che pendeva sul suo capo: l’accusa di magia nera. A conferma di

questa tesi, basterà citare due sue opere: Il “De deo Socratis”, trattazione

sistematica della dottrina dei demoni socratici, anelli di congiunzione tra il

mondo terreno e quello celeste e quindi capaci di influire sulla realtà ma so-

prattutto “Apologia”, conosciuto anche come “De Magia”, un’orazione giudi-

ziaria tenuta dallo stesso Apuleio (che, come gia detto era retore della se-

conda sofistica) per difendersi dall’accusa di magia. In realtà l’Apologia, co-

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