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Sintesi
RELAZIONE SUL MOVIMENTO FUTURISTA, LO STILE: LA SIMULTANEITA', LO STATO D'ANIMO, LA NATURA, IL COSMO, LA SPIRITUALITA', LA GUERRA; PITURA E GRAFICA, IL TEATRO: AUTORI
Estratto del documento

STILE

Non vi è dubbio che all'origine del futurismo italiano come

avanguardia artistica vi sia il cubismo francese.

L'importanza del cubismo a partire del 1910 fu tale da

influire anche altri movimenti nazionali europei come

l'espressionismo della Brucke in Germania.

Il Futurismo è poi implicato con il divisionismo. Al 1914

risale per tutti gli artisti futuristi l'abbandono del del

cubismo analitico per una breve esperienza di cubismo

sintetico. Al 1915-16 il ritorno a forme plastiche ed a una

figurazione riconoscibile, il cosiddetto ritorno all'origine.

Nel primo futurismo lo stile è dissociato tra le due fugure

cruciali del movimento: Balla e Boccioni. Il secondo

futurismo non presenta una vera unità stilistica: appare nel

suo insieme come un movimento eclettico. Importante in questa

fase la comparsa del geometrismo di Balla e Depero. Dal 1925

al '40, gli artisti futuristi riprendono e variano,

contaminandole con il surrealismo e la metafisica, le

premesse poste da Braque e Picasso e questo rappresenta una

continuità tra primo e secondo futurismo. Concludendo si può

affermare che orientarsi nella pratica artistica del

movimento significa prendere atto delle pluralità di stili

intrinseca. La molteplicità dell'attività creativa in tutti

gli aspetti dei vari artisti portò ad una varietà ampia di

soluzioni stilistiche.

La metropoli

Il rapporto con la città é uno dei nodi centrali della

poetica futurista. La città. nella sua crescita vorticosa

alla soglia del nuovo secolo, diviene per i futuristi luogo

emblematico di una modernità ormai presente. "[...] Noi

dobbiamo inventare e fabbricare la città futurista simile ad

un immenso cantiere tumulitante, agile, mobile, dinamico in

ogni sua parte, la casa futurista simile ad una macchina

gigantesca [...] " A. Sant' Elia

"Noi canteremo le grandi folle agitate del lavoro, dal

piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e

polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne;

canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei

cantieri incendiati da violente lune elettriche; la stazioni

ingorde, divoratrici di serpi che fumano [...]" F.T.

Marinetti

La velocità

Nell'immaginario futurista la velocità è il modo stesso di

essere della modernità: sia essa il meccanismo

imprescindibile nel rapporto con la vita contemporanea, sia

come fattore che guida i rapporti psiche e del pensiero con

la realtà, dando forma a nuove relazioni, sia individuali che

collettive, ormai proiettate nel futuro. Come disse Marinetti

"Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita

di una bellezza nuova: la bellezza della velocità.

Un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi

simili a serpenti dall'alito esplosivo [...] un'automobile

ruggente che sembra correre sulla mitraglia è più bello della

Vittoria di Samotracia [...]"

La simultaneità

La necessità di superare la visione tradizionale della realtà

porta i futuristi a formulare una teoria della simultaneità,

proponendo una nuova idea della rappresentazione che unisca

in sé, integrate, componenti visive e psicologiche,

percezione e memoria dell'oggetto, caratteri "oggettivi" e

"soggettivi" del rapporto con la realtà.

Lo stato d'animo

La poetica dello "stato d'animo" diviene un punto fermo nel

superamento della descrittività della rappresentazione. Lo

stato d'animo porta a una rappresentazione sintetica della

molteplicità delle nostre sensazioni, creando un nuovo

immaginario visivo in cui gli elementi oggettivi si

intrecciano strettamente con i valori della percezione

psicologico - emozionale del soggetto. Parte essenziale di

questa sezione è quella dedicata alle parolibere, in cui

esperienze visive e verbali si integrano strettamente.

La natura

Un particolare aspetto della ricerca futurista è

rappresentato dalla nuova forma di rappresentazione che si

propone per la natura, all'interno di una globale

"ricostruzione dell’universo".Caratterizzata peraltro da una

forte volontà di superamento del rapporto idilliaco

ottocentesco nei confronti della natura e del paesaggio, in

stretta relazione con una nuova sensibilità urbana.

Il cosmo

Questa tematica, proposta inizialmente come esaltazione del

mito della nuova scienza e delle sue possibilità, passa

quindi attraverso la concreta possibilità di ampliare

l'esperienza dell'infinito attraverso il volo (in questo si

collega strettamente alla poetica dell'aeropittura), per

assumere infine una sorta di proiezione mistica verso un

universo fisico - spirituale sempre più senza limiti e luogo

di una dimensione espansiva della sensibilità.

La spiritualità

Presenta testimonianze diversificate, che corrispondono alla

varietà di posizioni assunte dai futuristi rispetto a questa

tematica, che si esprime soprattutto nel corso degli anni

Trenta: posizioni che oscillano fra un lirismo cosmico,

proiettato verso nuovi spazi e nuove dimensioni, fino a

sconfinamenti nell'ambito di una mistica religiosa nonostante

l'originario laicismo del movimento.

La guerra

La sezione evidenzia le contraddizioni storiche che pervadono

il movimento futurista e i suoi diversi atteggiamemti di

fronte a un tema così implicante per la cultura del

Novecento. Essa si apre con l'iniziale posizione

interventista antiaustriaca, e con la conseguente diretta (e

tragica) partecipazione alla prima guerra mondiale di molti

futuristi.

PITTURA E GRAFICA

Nel Gennaio del 1910, Boccioni, Carrà, e Russolo si

presentavano a Marinetti nella sua casa di Milano. Questi tre

artisti, conosciuti nell'ambiente dell'accademia e del mondo

pittorico milanese, dopo una lunga disamina della situazione

in cui versava l'arte italiana, decisero di lanciare un

Manifesto ai giovani artisti per invitarli

a scuotersi dal letargo che soffocava ogni

aspirazione. Il Manifesto dei Pittori nasce

l'11 Febbraio su un volantino edito da

"Poesia".

Non si può però parlare di "vera" pittura

futurista fino alla fine del 1911. I

tentativi di creare la "nuova arte" passano

attraverso diverse influenze non ancora

superate.

Nella primavera del 1910 vengono esposte

pubblicamente le prime opere futuriste

nella "Mostra d'arte libera" a Milano Sant’Elia –

presso la fabbrica Ricordi con opere di studio per

Boccioni, Carrà e Russolo. una costruzione

Nel 1912 Marinetti organizza a Parigi una

mostra alla Gallerie Bernheim-Jeune in cui gli artisti

italiani sottolineano la loro divergenza dal cubismo ed

affermano di ricercare uno "stile del movimento, cosa mai

tentata prima".

Dal 1913 varie mostre vengono organizzate per esporre i la

vori sempre più definiti. Il futurismo conta nuovi adepti:

Cangiullo, Depero, Pampolini, Rosai, Morandi, Sironi, Arturo

Martini.

Sempre più si definiscono le ricerche dei diversi artisti:

Russolo si dedica alla musica, arrà si allontana dal

naturalismo a vavore del cubismo, Severini tende verso

l'astrazione, Boccioni segue anche in scultura un modello

simbolista, Balla approda ad una schematizzazione basata

sullo studio del movimento.

Con la fine della guerra nel 1921 nel Manifesto del

Tattilismo Marinetti ufficializza una nuova fase del

Futurismo, più ludica e positiva.

Nel Manifesto della Aeropittura firmato da Balla, Benedetta,

Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi,

Tato, si teorizza la nuova visione spiralica del movimento.

Sarà uno degli ultimi fuochi per tenere acceso il Futurismo.

Nel 1915 col manifesto Ricostruzione futurista dell'universo

firmato da Balla e Depero, c'è una sintesi nuova del

dinamismo plastico propria dei primi anni. Si può parlare ora

di Secondo Futurismo che orera non solo nelle arti visive, ma

anche nell'architettura, nella scena urbana, negli

allestimenti sportivi, nei complessi plastici, nella

fotografia e nel fotomontaggio al cinema oltre che nella

scenografia, poesia, prosa, drammaturgia, teatro e nella

pubblicità di massa.

Negli anni Trenta si vive indubbiamente un allentamento della

tensione inventiva, dovuta soprattutto all'incalzare di una

realtà più avanzata tecnologicamente anzitutto, che provoca

una caduta dello scarto utopico avvenieristico degli anni

Dieci.

IL TEATRO

Quando i danzatori Ikar e Ivanoff si presentarono nei Balli

Meccanici di Paneggi e Paladini su una rombante motocicletta

il 2 Giugno 1922 al Teatro degli Indipendenti, il pubblico si

trovò di fronte ad uno spettaccolo futurista. Altrettanto si

può dire dell'Angoscia delle macchine del 1927, in cui

Marinetti si dichiarò insoddisfatto del successo ricevuto, in

antitesi con la "voluttà di essere fischiati" da lui

predicata.

Si dovrebbe intendere per spettacolo futurista qualcosa dove

futurista è il testo o l'azione, nei tempi e nel "sistema

significante"; lo spazio dove l'evento teatrale si attua, la

messa in scena, la recitazione e se ci sono i modi di

partecipazione del pubblico. Tutto cominciò con la

proclamazione del Manifesto del Varietà (1913), il teatro

sintetico, quale fu lanciato da Marinetti, Settimelli e

Corra. Nasce nello stesso concetto di sintesi, anche la

scenosintesi come tentativo di cercare di vivere l'azione

teatrale nella sua estrema concentrazione drammatica.

La scenosintesi può trovare la sua applicazione originale in

brevi testi come Lotta di fondali di Marinetti, o come Colori

di Depero. Sono anche i primi tentativi di teatro astratto,

senza la presenza dell'uomo. Sulla stessa via è Fuoco

d'artificio di Balla.

Nel 1917 nasce a Roma il Teatro Plastico di Depero, in cui si

realizzano le idee espresse dal Manifesto del Teatro di

Varietà. Depero tendeva al quadro pittorico nella sua scena

mobile, con violenze di colore, manifestazioni di gioia,

danze in un mondo di rigidità geometriche, deformazioni ed

armonie nuove. Prampolini, che fin dal 1915 aveva sostenuto

la scena dinamica al posto di quella statica, invitò

all'abolizione della scena dipinta, portando il teatro

sintetico a Praga e Brno, poi nel 1925 a Parigi i modelli del

Teatro Magnetico: un teatro antipsicologico-astratto, dove la

scena o lo spazio è l'elemento più importante. E' incorporeo,

senza attori, avvolgendo lo spettatore in un'atmosfera di

spiritualità.

Un tentativo teatrale futurista autonomo fu quello di Pino

Masnata (La poesia visiva 1920), che mirava a far interagire

la tecnica teatrale con quella cinematografica.

AUTORI

Umberto Boccioni

Boccioni, Umberto (Reggio Calabria 1882 - Verona 1916),

pittore e scultore italiano, teorico e principale esponente

del movimento futurista. Dopo l'arrivo a Milano e l'incontro

con i divisionisti e con Filippo

Tommaso Marinetti, scrisse,

insieme a Carlo Carrà, Luigi

Russolo, Giacomo Balla e Gino

Severini, il Manifesto dei

pittori futuristi (1910), cui

seguì il Manifesto tecnico del

movimento futurista (1910):

obiettivo dell'artista moderno

doveva essere, secondo gli

autori, liberarsi dai modelli e

dalle tradizioni figurative del

passato per volgersi

risolutamente al mondo

contemporaneo, dinamico, vivace,

in continua evoluzione. Quali

soggetti della rappresentazione

si proponevano dunque la città, Boccioni – Rissa in

galleria

le macchine, la caotica realtà

quotidiana. E nelle sue opere,

Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle

forme e la concretezza della materia.

Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l'eccessiva

staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e

adoperò colori complementari. In quadri come Dinamismo di un

ciclista (1913 ca., collezione Mattioli, Milano), o Dinamismo

di un giocatore di calcio (1911, collezione privata, Roma),

la raffigurazione di uno stesso soggetto in stadi successivi

nel tempo suggerisce efficacemente l'idea dello spostamento

nello spazio. Simile intento governa del resto anche la

scultura di Boccioni, per la quale spesso l'artista trascurò

i materiali nobili come marmo e bronzo, preferendo il legno,

il ferro e il vetro. Ciò che interessava era illustrare

l'interazione di un oggetto in movimento con lo spazio

circostante.

Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni ricordiamo

Rissa in Galleria (1910, collezione Jesi, Pinacoteca di

Brera, Milano), Stati d'animo n. 1. Gli addii (1911,

collezione privata, New York) – in cui i moti dell'animo sono

espressi attraverso lampi di luce, spirali e linee ondulate

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