Sintesi
Il Futurismo
All’inizio del Novecento si verifica un nuovo fenomeno, destinato a influenzare l’arte e la letteratura del secolo: la nascita di movimenti che si autodefiniscono Avanguardie e si riconoscono sulla base di manifesti che contengono dichiarazioni programmatiche esposte punto per punto. Oltre a riguardare obiettivi di carattere filosofico e politico, tali manifesti definiscono la poetica e la tecnica espressiva del movimento cui si riferiscono. La prima di tali avanguardie (dette storiche per distinguerle da quelle che si svilupperanno dopo la Seconda Guerra Mondiale) ha origine da un gruppo di scrittori e artisti italiani attivi anche in Francia: i Futuristi. Il Manifesto del Futurismo viene pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 sul giornale Le Figaro in Francia e, successivamente, a Milano sulla rivista Poesia. Il Futurismo rappresenta il movimento modello cui si ispireranno diverse successive esperienze di rottura con la tradizione artistica e culturale. Il Futurismo fiorisce soprattutto in Italia e in Russia, dove gli artisti parteciperanno anche alla politica. In Italia il periodo più vitale del Futurismo si estende approssimativamente dal 1909 al 1920, anche se il movimento sopravviverà per tutto il ventennio fascista. La maggioranza degli aderenti al movimento appoggeranno l’interventismo nella Prima Guerra Mondiale e poi l’ascesa al potere del Fascismo. I Futuristi si considerano in possesso di un’ideologia complessiva più avanzata da quella dei contemporanei e proiettata verso il futuro, da ciò deriva la loro denominazione. Il termine Futurismo era già stato usato all’inizio del Novecento dal poeta catalano Gabriel Alomar in senso politico-sociale. Marinetti e i fondatori del movimento lo assumono per la sua efficacia propagandistica e perché suona come un rifiuto del passato. Inoltre, Filippo Tommaso Marinetti, particolarmente attento a queste coincidenze, nella parola Futurismo, vi trova la presenza delle sue iniziali. I punti programmatici contenuti nel primo Manifesto del Futurismo sono undici. Essi riguardano la concezione futurista della vita e della poesia e si fondano sull’amore del pericolo, sull’esaltazione di coraggio, audacia e ribellione, sulla celebrazione dell’aggressività in contrapposizione alla riflessione pacata, sul fascino attribuito alla lotta dell’uomo contro le forze ignote, sulla bellezza della velocità (di cui l’automobile, nuovo mezzo di locomozione, è considerata il simbolo), sul mito della modernità e della macchina che proietta l’uomo verso il futuro, sulla glorificazione della guerra e di ogni gesto distruttore, sul militarismo, sul patriottismo e sul culto delle belle idee per cui si muore, sull’opposizione al moralismo, all’utilitarismo, alla cultura accademica, sul disprezzo per la donna, ritenuta inferiore e, infine, sull’esaltazione della rivoluzione tecnologica nelle città industriali in pieno sviluppo. Nel manifesto e nei successivi documenti futuristi emerge l’influenza dell’esaltazione della violenza dell’anarco-sindacalista Georges Sorel, del vitalismo del filosofo francese Henri Bergson, della poetica e della produzione di alcuni poeti simbolisti francesi, del culto della macchina, predominante nei saggi di Mario Morasso e della teoria del verso libero di Gian Pietro Lucini. I Futuristi sono contro il riformismo socialista, il liberalismo moderato e il cattolicesimo, mentre riconoscono alla guerra un ruolo positivo e sostengono la necessità di agire con la forza. In ciò l’ideologia futurista in Italia mostra affinità con il Fascismo. Il primo Manifesto del Futurismo, a carattere quasi esclusivamente ideologico, getta le basi di quello che verrà definito il periodo eroico del movimento che non oltrepassa l’ascesa al potere del Fascismo. Dopo la battaglia interventista, a favore dell’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, il Futurismo accentua il rapporto con il teatro e il cinema. Filippo Tommaso Marinetti si avvicina a Mussolini, e il Futurismo si propone come movimento politico (Manifesto del partito politico futurista, 1918), entrando in una seconda fase, caratterizzata dall’allontanamento degli autori non fascisti. Nei primi anni del dopoguerra, il rapporto fra Marinetti e i politici fascisti sembra incrinarsi. Lo scrittore pubblica, nel 1919, Democrazia futurista. Nel 1920 Marinetti e gli altri futuristi si allontanano da Mussolini, che nel 1921 fonda il Partito nazionale fascista. Dopo la Marcia su Roma (ottobre 1922) e l’inizio del ventennio fascista, il Futurismo viene assorbito dagli organismi culturali del regime. Spento nei suoi propositi di cambiamento, il movimento futurista, anche se formalmente ancora in vita, si esaurirà dopo la nomina di Marinetti ad Accademico d’Italia nel 1929. Sul piano letterario ed artistico, la battaglia del Futurismo si rivolge contro tutte le regole espressive: in particolare riprende da Gian Pietro Lucini che diffonde il verso libero, totalmente svincolato da qualsiasi regola metrica. Con la prefazione alla raccolta poetica Revolverate (1909) di Lucini, Marinetti si schiera a favore di tale rivoluzione espressiva. Nel Manifesto tecnico della letteratura futurista, Marinetti teorizza le “Parole in libertà” proponendo l’abolizione della sintassi, della punteggiatura, degli aggettivi e degli avverbi. Ne Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica (1914), Marinetti contrappone, all’arte che egli definisce passatista, la sperimentazione futurista introducendo le tavole parolibere, ossia pagine di poesia visiva in cui segni e parole sono composti in caratteri tipografici diversi, scelti per la loro valenza iconica. Le tavole parolibere sono concepite come opere sia letterarie sia pittoriche, nell’ambito della poetica futurista che abolisce la separazione fra le arti. Un aspetto innovatore fondamentale del Futurismo è la tensione all’integrazione fra le arti. Negli anni sono stati pubblicati molti manifesti, riguardanti la pittura, la musica, l’architettura, la scultura, il teatro, il cinema e la danza:
 Nel 1910 compare il Manifesto tecnico della pittura futurista, steso con Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severino;
 Nel 1911 e nel 1914 i Manifesti della musica futurista: il Manifesto tecnico di Francesco Balilla Pratella e L’arte dei rumori Luigi Russolo;
 Nel 1914 il Manifesto dell’architettura futurista di Antonio Sant’Elia e Il Manifesto della pittura e scultura futurista di Umberto Boccioni;
 Nel 1915 il Manifesto del teatro;
 Nel 1916 il Manifesto della cinematografia;
 Nel 1917 il Manifesto della danza futurista;
 Nel 1932 il Manifesto dell’aeropittura e il Manifesto della cucina futurista.
Sul piano letterario i Futuristi traggono materiale dai simboli, dalle analogie e dalle metafore più imprevedibili, dagli effetti fonici, dalle onomatopee, dal distacco di tutte le regole espressive tradizionali, aspirando alla ricerca della totale libertà. Nei testi futuristi diventano per la prima volta argomento di poesia le nuove tecnologie: la luce elettrica, le macchine industriali, le automobili e gli aerei. Di grande importanza è anche l’influsso dell’arte futurista sulla pubblicità e sulla grafica. Alcuni artisti Futuristi, in particolare Fortunato Depero, si dedicano alla creazione di pubblicità, prestando la propria opera alla comunicazione delle aziende e al disegno dei loro prodotti.


















Il Manifesto del Futurismo
Le figaro - 20 febbraio 1909
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
Filippo Tommaso Marinetti
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