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storia: primo anteguerra, futurismo e fascismo
storia dell'arte: Boccioni, Balla
Liceo Scientifico di Stato «Nicolò Copernico» - Brescia
serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i
ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un
luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, e le
locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli
d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica
garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla
entusiasta.
I futuristi vogliono cantare la vita reale della nuova metropoli industriale, nella quale si
muovono come protagonisti gli emblemi della modernità, cioè i mezzi di trasporto. Essi
resteranno affascinati dagli episodi di contestazione sociale e dagli scioperi visti come
una marea montante che sembra una pura esplosione di energia.
È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza
travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché
vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori,
d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un
mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la
coprono tutta di cimiteri.
[Umberto Boccioni, La città che sale, 1910-1911, New York, The Museum of Modern
Art] Pagina 7 di 28
Liceo Scientifico di Stato «Nicolò Copernico» - Brescia
Manifesto della donna futurista
(25 marzo 1912)
Manifesto del Futurismo Noi vogliamo
Nel comma 9 del si trova scritto:
glorificare […] il disprezzo della donna. Questa affermazione, tra le più
contestate del manifesto di fondazione, ha dato vita ad un’errata
interpretazione del pensiero futurista visto come misogino, mentre la volontà di
Marinetti non era colpire la donna in sé, ma condannare le immagini fornite
dalla letteratura della tradizione che la dipingevano seguendo o lo stereotipo
decadente della ‘femme fatale’ o quello della donna sottomessa, succube della
figura maschile. Manifesto della donna futurista
Nel marzo del 1912 vide la luce il scritto in
collaborazione con la poetessa francese Valentine de Saint-Point, la quale
riprese il mito dell’androgino secondo cui la donna del futuro sarà simile a
energiche creature mitologiche, quali Erinni ed Amazzoni, o si ispirerà a
personaggi storici caratterizzati da una forte e combattiva personalità, come
Cleopatra, Messalina e Giovanna d’Arco. Le donne del futuro saranno, in poche
parole, delle guerriere, delle donne indipendenti, autosufficienti,
sentimentalmente libere. Questa nuova figura proposta dalla poetessa entrava
in collisione con gli archetipi della donna, quasi nullificata nella sua funzione di
madre, e dell’amante svenevole e leziosa.
Dagli anni Dieci ai primi Quaranta un numero non esiguo di artiste, scrittrici e
semplici simpatizzanti scesero in campo a fianco dell’avanguardia futurista,
coinvolte in un programma di rinnovamento globale che investì l’arte e la vita
stessa, quindi la morale e i ruoli sessuali codificati. Attraverso il discorso
libertario del movimento esse scoprirono la via per l’emancipazione personale
mediante il lavoro creativo, che implicava il superamento, certo non semplice,
del proprio ruolo di moglie borghese con numerosa prole.
Democrazia Futurista Onorarla se si appresta a
Nel 1919 in Marinetti scriverà:
diventare madre, proteggerla e glorificarla, poiché è il simbolo della proprietà
dello stato.
Liquidato il ‘disprezzo’ iniziale, il futurismo mostrò quindi la propria modernità
ed innovazione inserendo nel proprio programma il voto alle donne, il divorzio,
la parità salariale e giuridica, il libero amore. Pagina 8 di 28
Liceo Scientifico di Stato «Nicolò Copernico» - Brescia
Tavole parolibere
Inizialmente i futuristi, in ambito letterario, non misero in discussione la lingua
italiana e l’innovazione fu affidata alla modernità dei contenuti e all’uso del
Manifesto tecnico della letteratura futurista
verso libero. Nel 1912 con il ci fu
una prima radicale contestazione della lingua poetica. Esso, portavoce degli
intellettuali futuristi, manifestava l’intento di voler distruggere la sintassi
attraverso la disposizione casuale e disordinata dei sostantivi, i verbi utilizzati
dovevano essere all’infinito per trasmettere il senso di continuità della vita, si
dovevano abolire gli aggettivi, visti come soste che rallentavano il dinamismo
del discorso, e gli avverbi, ogni sostantivo doveva essere seguito dal sostantivo
a cui era legato per analogia e bisognava arrivare all’abolizione definitiva della
punteggiatura.
La libertà metrica e tipografica, alla quale aspiravano i futuristi, verrà raggiunta
pienamente con le tavole parolibere. Questi poemi erano composti da “parole
in libertà”, termini privi di nesso logico-sintattico, che venivano disposti nello
spazio tramite manipolazioni tipografiche in modo da trasmettere ed evocare
un messaggio anche attraverso la loro disposizione. Zang Tumb
Il leader futurista Filippo Tommaso Marinetti scrisse il poema
Tumb (1914) che voleva esprimere, tramite l’utilizzo delle parole in libertà,
l’ansia e la forza del bombardamento della città di Adrianopoli ad opera dei
Bulgari. L’autore è allo stesso tempo poeta e giornalista e riesce a ricreare tutte
le sensazioni provate durante il bombardamento; sensazioni visive, uditive,
tattili, che egli riesce a riprodurre grazie ad alcuni accorgimenti di diverso tipo:
le onomatopee, la distinzione tra parole scritte in neretto e quelle normali, la
libera disposizione dei sostantivi nello spazio. Marinetti trasporta così il lettore,
attraverso la continua giustapposizione di impressioni, nel mezzo della
battaglia e dell’assedio della città. Questo poemetto segue le regole stilistiche
sancite dal manifesto e troviamo quindi l'abolizione dei nessi sintattici
tradizionali, il rifiuto di articoli, avverbi e aggettivi e l’utilizzo dei verbi
all’infinito.
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare
spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all´infi nito
nel centro di quei tam-tuuumb
spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati)
balzare scoppi tagli pugni batterie tiro
rapido violenza ferocia regolarita questo
basso grave scandere gli strani folli agita-
tissimi acuti della battaglia furia aff anno
orecchie occhi Pagina 9 di 28
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narici aperti attenti
forza che gioia vedere udire fi utare tutto
tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare
a perdifi ato sotto morsi shiaff ff fi traak-traak
frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie
salti altezza 200 m. della fucileria
Giù giù in fondo all'orchestra stagni
diguazzare buoi buff ali
pungoli carri pluf plaf impen
narsi di cavalli fl ic fl ac zing zing sciaaack
ilari nitriti iiiiiii... scalpiccii tintinnii 3
battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac
[ LENTO DUE TEMPI ] Sciumi Maritza
o Karvavena croooc-craaac grida delgli
uffi ciali sbataccccchiare come piatttti d'otttttone
pan di qua paack di là cing buuum
cing ciak [ PRESTO ] ciaciaciaciaciaak
su giù là là intorno in alto attenzione
sulla testa ciaack bello
[Inizio di Zang Tumb Tumb]
Altro letterato italiano attento agli aspetti tipografici fu Corrado Govoni, nel suo
Autoritratto troviamo un disegno infantilistico accompagnato da didascalie
analogico-esplicative scritte di suo pugno ed inserite nel corpo dei disegni. Egli
descrive se stesso e la propria fisionomia attraverso l’utilizzo di un insieme di
‘pompa elastica degli odori,
metafore, ad esempio il naso viene descritto come
proboscide lunga 20 metri’. Il testo è disgregato dal punto di vista sintattico
gioca un ruolo cardine il fattore grafico.
Aldo Palazzeschi sarà un altro esponente di spicco della letteratura futurista,
egli del movimento appoggerà la volontà di rinnovamento delle forme
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espressive ma allo scoppio della prima guerra mondiale non aderirà alle
posizioni interventiste assunte dai futuristi e si allontanerà dal gruppo. Nel
L’incendiario
1910 pubblica , raccolta di poesie di ispirazione futurista dedicata
"A F.T. Marinetti anima della nostra fiamma".
Scrittore dal temperamento focoso e ribelle, diventerà ben presto un
provocatore di professione, non solo perché esercita originalissime forme di
scrittura ma anche perché propone una lettura della realtà molto particolare,
rovesciata rispetto al modo di pensare comune. Esordisce come poeta nel 1905
con il libretto di versi "I cavalli bianchi". Nel 1909, dopo la pubblicazione della
terza raccolta di versi, "Poemi", che gli procurò fra l'altro l'amicizia di Marinetti,
aderì al Futurismo e, nel 1913, iniziò le sue collaborazioni a “Lacerba”, la
storica rivista di quella corrente letteraria.
Dei futuristi ammira la lotta contro le convenzioni, contro il passato, gli
atteggiamenti di palese provocazione tipici del gruppo, le forme espressive che
prevedono la “distruzione” della sintassi, dei tempi, dei verbi e della
punteggiatura e propongono ”le parole in libertà”. Palazzeschi non condividerà
mai l’entusiasmo esasperato proprio dei futuristi; la sua poesia era si
provocatoria ma mai aggressiva. “controdolore”
Palazzeschi teorizzerà la poetica del sostenendo che il dolore è
proprio delle persone superficiali, in quanto l’eccessiva serietà nasce da
un’invidia e da una forte pienezza di sé. Il poeta è un bambino che gioca con la
propria anima e con la sua caricatura, anche di fronte ad interlocutori borghesi,
come potrebbero essere quelli di questa poesia. In un dialogo, quindi, fra l’io
del poeta e gli interlocutori, portatori di una diversa morale, la poesia perde
ogni senso e ogni scopo sociale, mostrandosi solo come puro strumento di
divertimento dell’artista, che la sa utilizzare comunque con maestria e
genialità.
E lasciatemi divertire è una poesia di Palazzeschi in versi liberi, con strofe di
diversa misura e una ricorrenza di onomatopee, in buona percentuale, forse
prive di significato. Il poeta spesso tende a mettere in ridicolo ciò che è stato
fino ad allora presentato come serio, consueto e intoccabile, divertendosi nei
confronti di modelli, quasi sacralizzati, della letteratura italiana. In questa
“controdolore”;
poesia è ben noto il suo stile che segue la poetica del in questi
versi l’autore si abbandona completamente alla propria gioia e al proprio
divertimento, non avendo più nulla da insegnare alla società e ai suoi lettori, e
gioca con i suoni più assurdi e le grida più scomposte trasformando la poesia in
un mero strumento di divertimento dell’artista. Infine la poesia termina con una
conclusione velatamente seria e quasi polemica: la poesia non ha più nulla da
insegnare, in quanto la società non richiede più niente ai poeti; perciò l’io
poetico è costretto a scomparire per fare spazio ad un io che sorride. Pagina 11 di 28
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Tri, tri tri Farafarafarafa,
Fru fru fru, Tarataratarata,
uhi uhi uhi, Paraparaparapa,
ihu ihu, ihu. Laralaralarala!
Il poeta si diverte, Sapete cosa sono?
pazzamente, Sono robe avanzate,
smisuratamente. non sono grullerie,
sono la... spazzatura
Non lo state a insolentire, delle altre poesie,
lasciatelo divertire
poveretto, Bubububu,
queste piccole corbellerie fufufufu,
sono il suo diletto. Friù!
Friù!
Cucù rurù,
rurù cucù, Se d’un qualunque nesso
cuccuccurucù! son prive,
perché le scrive
Cosa sono queste indecenze? quel fesso?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze, Bilobilobiobilobilo
licenze poetiche, blum!
Sono la mia passione. Filofilofilofilofilo
flum! Pagina 12 di 28
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Futurismo e politica
Il futurismo fu un movimento che prestò attenzione alle vicende sociali e ai
temi civili sin dai suoi esordi. Solamente nel 1918 ci sarà la fondazione effettiva
di un partito politico futurista, ma già precedentemente il movimento era stato