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INDICE ANALITICO

Introduzione al concetto freudiano di ferita narcisistica: la rivoluzione copernicana,

• l'evoluzionismo darwiniano, la psicoanalisi freudiana.

LA PRIMA FERITA NARCISISTICA: la rivoluzione copernicana.

• STORIA DEL GEOCENTRISMO E DELL'ELIOCENTRISMO.

➢ Geocentrismo: il modello a sfere e il sistema tolemaico.

✔ La rivoluzione copernicana e il modello geocentrico.

IL SISTEMA SOLARE DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO ASTRONOMICO.

➢ L'origine del Sistema Solare.

✔ Il Sole, i pianeti e gli altri corpi celesti del Sistema Solare.

RIFERIMENTI ALLA RIVOLUZIONE COPERNICANA IL LETTERATURA.

➢ Riconoscimento del carattere rivoluzionario del Copernicanesimo ne Il fu Mattia

Pa Pascal di L. Pirandello.

LA SECONDA FERITA NARCISISTICA: la evoluzionismo darwiniano.

• FORMULAZIONE DELLA TEORIA EVOLUZIONISTICA.

➢ INFLUENZE DEL DARWINISMO IN LETTERATURA.

➢ Il darwinismo sociale e il verismo in Italia.

✔ Rosso malpelo.

LA TERZA FERITA NARCISISTICA: la psicoanalisi freudiana.

• FORMAZIONE DI FREUD E SPIEGAZIONE DELLA PRATICA PSICOANALITICA.

➢ La pubblicazione de L'interpretazione dei sogni.

✔ Le tre istanze della psiche.

✔ Il sogno.

✔ Le tre fasi dell'infanzia umana.

LA LETTERATURA DEL '900: RIFERIMENTI ALLA PSICOANALISI NELLE OPERE

➢ DI ITALO SVEVO, ANTONIO SABA E JAMES JOYCE.

La coscienza di Zeno di I. Svevo.

✔ U. Saba e il Canzoniere.

✔ The stream of consciousness in the Ulysses by J. Joyce.

INTRODUZIONE AL CONCETTO FREUDIANO DI FERITA

NARCISISTICA

LA RIVOLUZIONE COPERNICANA, L'EVOLUZIONISMO DARWINIANO E LA

PSICOANALISI FREUDIANA

Sigmund Freud fu il primo a utilizzare l'espressione “ferita narcisistica”, nella sua opera

Introduzione al narcisismo, definendo tale ferita come un'offesa all'autostima e all'amor proprio di

una persona.

Successivamente Freud allargò questo concetto, descrivendo i tre eventi rivoluzionari che inflissero

un vero e proprio “colpo” all'autostima del genere umano ovvero al proprio narcisismo, portando

così l'uomo alla consapevolezza dell'impossibilità di conoscersi se non marginalmente.

La prima ferita supposta dal padre della psicanalisi, riguarda il superamento del geocentrismo

operato da Copernico, dove l’uomo ha visto scardinarsi la certezza egocentrica di trovarsi in un

luogo privilegiato rispetto al resto dell’universo.

La seconda ferita è in relazione all’evoluzionismo darwiniano che conduce l’uomo ad una

discendenza genetica inferiore a quella fino ad allora ipotizzata iniziando in questo modo a

delegittimare il millenario antropocentrismo.

La ferita più grande è secondo Freud quella operata dalla psicanalisi che, con la divisione della

psiche in Io, Es e Super Io, ha dimostrato che “L’Io non è più padrone in casa propria” e si trova

quindi nell’impossibilità di conoscere il perché profondo delle proprie azioni.

LA PRIMA FERITA NARCISISTICA

LA RIVOLUZIONE COPERNICANA

STORIA DEL GEOCENTRISMO E DELL'ELIOCENTRISMO

Geocentrismo: il modello a sfere e il sistema tolemaico.

La prova più evidente, secondo gli antichi, a favore del geocentrismo era il movimento che il Sole

compiva nel cielo durante il giorno e il fatto che di notte la sfera celeste sembrava ruotare intorno

alla Terra.

A favore del geocentrismo si schierarono nel corso dei secoli figure importanti.

Il filosofo greco Platone (427-347 a. C.) creò un modello geocentrico secondo il quale le stelle

erano tutte disposte alla stessa distanza dalla Terra, trascinate dalla sfera celeste in rotazione. Per il

Sole era necessario spiegare tre movimenti: il suo spostamento sulla sfera celeste rispetto alle stelle,

la rotazione intorno alla Terra e lo spostamento verso nord e verso sud dei punti di levata e di

tramonto. Per i pianeti la cosa era ancora più complicata perché ognuno di essi aveva un suo moto

caratteristico. Tutti i moti dei corpi celesti venivano spigati con il “modello a sfere”.

L'astronomo alessandrino Tolomeo (100-170 d. C.) rielaborò le ipotesi geocentriche dei filosofi

greci nella sua opera Almagesto, in cui esponeva il suo modello secondo il quale le orbite planetarie

si trovavano su sfere concentriche, mentre la Terra, pur essendo al centro dell'Universo, non era

esattamente al centro di tutte le traiettorie circolari dei corpi celesti, le quali erano per questo

eccentriche. Per giustificare il fatto che alcuni pianeti sembrava tornassero periodicamente indietro,

con un cosiddetto moto retrogrado, introdusse l'epiciclo e il deferente: il pianeta si muoveva a

velocità costante su un piccolo circolo detto epiciclo, il cui centro si muoveva a sua volta intorno

alla Terra su un circolo più grande detto deferente (Fig. 1).

Fig. 1: disegno illustrativo dell'epiciclo e

del deferente

La Rivoluzione Copernicana e il modello eliocentrico

La prima ipotesi eliocentrica apparve già nel III sec a. C. con l'astronomo greco Aristarco di Samo

(310-230 a. C.) ma i tempi non erano ancora maturi per comprendere la portata rivoluzionaria di

questa ipotesi, poiché l'influenza delle dottrine filosofiche del tempo di stampo aristotelico era assai

rilevante.

Molti secoli dopo l'astronomo polacco Nicolò

Copernico (1473-1543) (Fig. 2) trattò il

problema delle sfere celesti nell'opera De

rivolutionibus orbium caelestium,determinando

una vera e propria rivoluzione scientifica.

Secondo Copernico il Sole è collocato al centro

dell'Universo e di tutte le sfere planetarie; il

moto della sfera celeste è apparente, provocato

dal moto rotatorio della Terra attorno al proprio

asse. Inoltre rispetto al nostro pianeta, le stelle

si trovano a distanze molto più grandi di quella

tra Terra e Sole (Fig. 3).

L'ipotesi copernicana, avendo spostato il

sistema di riferimento celeste dalla Terra al

Sole, suscitò moltissime critiche sia in

nell'ambiente scientifico, sia in quello filosofico

e religioso, tanto che nel 1616 la Chiesa

cattolica mise all'indice il De rivolutionibus,

ritenendolo contrario alle Sacre Scritture.

Inoltre, proprio per il suo carattere

rivoluzionario, il copernicanesimo venne

Fig. 2: Copernico in una rappresentazione a lui riconosciuta, quattro secoli più tardi,da

successiva

: Sigmund Freud come la prima ferita

narcisistica inferta all'uomo

Sebbene l'opera di Copernico non fornisca molte dimostrazioni della sua teoria e manchi di un

linguaggio scientifico, essa sarà il punto da cui partiranno molti astronomi a lui successivi per

meglio delineare il modello eliocentrico.

Fig. 3: il Sistema Solare secondo Copernico

IL SISTEMA SOLARE DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO-ASTRONOMICO

L'origine del Sistema Solare

La prima ipotesi formulata di carattere scientifico, la teoria nebulare o di Kant-Laplace, è basata

su alcune intuizioni del filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) e fu poi ripresa da Pierre

Simon de Laplace (17491827). Secondo questa teoria il punto di partenza è una nebuloso primitiva,

che in seguito ad una contrazione gravitazionale accelerò il suo moto rotatorio causando nella parte

centrale la formazione del Sole e introno ad esso la condensazione di anelli di materia che

avrebbero generato i pianeti. La teoria fu però presto confutata poiché la rotazione attuale dei

pianeti non avviene per tutti nello stesso senso, in quanto Venere e Urano ruotano su loro stessi con

un verso opposto rispetto a tutti gli altri pianeti del Sistema Solare.

La più nota delle cosiddette “teorie catastrofiche”, ovvero che utilizzano come causa eventi

straordinari, è la teoria mareale del matematico e astronomo inglese James Jeans (1877-1946).

L'idea si fonda sull'ipotesi che, quando il Sole era in via di formazione, accanto ad esso passò un

nucleo stellare di massa maggiore provocando una gigantesca “ondata di marea” che proiettò verso

l'esterno una parte della materia solare. Da questa si sarebbero poi formati i pianeti. Ciò che portò

gli studiosi a non accettare questa teoria è il carattere improbabile dell'evento in quanto non avrebbe

significato tentare di spiegare l'origine del sistema planetario con fatti straordinari ed estremamente

rari.

Infine il filosofo tedesco Carl Friedrich von Wizsacker (1912-2007) integrò la teoria della nebulosa

primordiale nella teoria dei vortici. Secondo questa teoria la nebulosa avrebbe avuto una velocità

di rotazione diversa a seconda della zona presa in considerazione. In particolare lo studioso ipotizzò

che la rotazione avvenisse più velocemente all'interno, determinando così la formazione di vortici

nella massa gassosa, dai quali si sarebbero poi condensati i singoli pianeti del Sistema Solare.

L'ipotesi oggi più accreditata per

spiegare la formazione del Sistema

Solare è la cosiddetta teoria dei

planetesimi o ipotesi planetesimale di

Viktor Sergeevich Safronov (1917-1999).

Secondo questa ipotesi il nostro sistema

planetario si sarebbe formato con un

processo di accumulazione a partire da

una nebulosa primordiale, nella quale si

trovavano soprattutto idrogeno, elio,

polvere cosmica e altri elementi chimici

più pesanti (probabilmente derivanti da

reazioni di fusione avvenute in stelle più

vecchie del Sole e già esplose). Forse

grazie a perturbazioni gravitazionali

generate da una supernova che si trovava

nelle vicinanze del nostro sistema in Fig. 4: nebulosa primordiale con planetesimi

formazione, il materiale della nebulosa

cominciò a formare i cosiddetti

planetesimi o micropianeti. La formazione di planetesimi sarebbe avvenuta inizialmente dallo

scontro delle polveri presenti nella nebulosa primordiale, e in seguito, quando la massa di questi

corpi lo permetteva, dall'attrazione gravitazionale (Fig. 4). Le successive aggregazioni di

planetesimi portarono alla formazione di protopianeti, attratti gravitazionalmente dal protosole in

formazione al centro della nebulosa. Nella parte più esterna del nuovo sistema planetario alcuni

pianeti, come Urano e Nettuno restarono più piccoli rispetto ai “giganti” a loro vicini, poiché il

disco di polveri si era ormai esaurito.

Nel frattempo il protosole attirando sempre più materia aumentò la propria massa fino a che il suo

nucleo giunse alla temperatura necessaria per dare inizio alla fusione dell'idrogeno. L'elevato calore

sprigionato dal Sole investì i pianeti a lui vicini, facendo perdere loro l'involucro gassoso. Mercurio

ancora oggi è privo di atmosfera, mentre altri pianeti che persero l'atmosfera in seguito all'inizio

delle reazioni di fusione del nucleo solare, riuscirono a riacquisirne una grazie per esempio ai gas

provenienti dalle eruzioni vulcaniche.

La prima fase della vita del Sole fu caratterizzata dalla produzione di un forte vento stellare, che

liberò il Sistema Solare dei frammenti non ancora aggregatisi portandoli all'esterno e rendendoli

suscettibili dell'attrazione gravitazionale di alcuni pianeti, facendoli diventare satelliti, oppure

trascinandoli ancora più esternamente dove andarono a costituire la fascia di Kuiper e la nube di

Oort, oggi sotto l'attenzione degli studiosi perchè composte di elementi risalenti alla formazione del

Sistema Solare.

Il Sole, i pianeti e gli altri corpi celesti del Sistema Solare

Il Sole è classificato come nana gialla, poiché la sua temperatura superficiale è di circa 5500-6000

K. Nella parte più profonda dove si svolgono le reazioni di fusione nucleare dell'idrogeno la

temperatura arriva a sfiorare i 15 milioni di K. L'età attuale che viene attribuita al Sole è di circa 5

miliardi di anni. I moti che interessano la nostra stella sono:

la rotazione, effettuata in senso antiorario, con un periodo di 27 giorni terrestri;

• la traslazione che lo porta verso il cosiddetto apice solare coincidente con la stella ν Herculis;

• la rotazione intorno all'asse galattico.

Il termine pianeta sta d indicare un corpo celeste “errante” (dal greco planètes, “che vagano”).le

classificazioni che gli astronomi fanno dei pianeti sono due:

pianeti terrestri (Mercurio, Venere, Marte) che sono i più piccoli e mostrano analogie con la

Terra; pianeti solari (Giove Saturno, Urano, Nettuno) più grandi dei precedenti e con una

composizione simile a quella del Sole;

Fig. 5: pianeti interni Fig. 6: pianeti esterni

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