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Italiano - Rivolta contro il positivismo, naturalismo, verismo italiano e Malavoglia (Giovanni Verga)
Filosofia - Herbert Spencer, positivismo nella filosofia e evoluzionismo cosmico
Anatomia - Adattamenti anatomo-morfologici nell'essere umano: postura eretta, tricromismo e linguaggio
Biochimica - Storia e struttura del materiale genetico (DNA)
Microbiologia - Clonaggio, isolamento di geni e genoteche
Scienze della Terra - Deriva dei continenti, studio dei fossili e delineazione delle caratteristiche essenziali alla vita sul nostro pianeta
Matematica - Modello di Malthus preposto allo studio delle popolazioni
Inglese - The origin of species, Charles Darwin. Letteratura inglese: Vittorianesimo
1. lo scrittore deve essere simile ad uno scienziato che riproduce nella sua opera
l’esperienza reale vissuta;
2. l’argomento deve essere la “realtà sociale”;
3. la pagina scritta deve riflettere la realtà, assumere l’aspetto di “documento oggettivo” e
non lasciare mai trasparire la soggettività dell’autore.
Il naturalismo darà in seguito (dopo circa una ventina di anni) i principi cardine affinché
anche il verismo prenda piede.
2.4 Emile Zola Ritratto di Emile Zola
Nato a Parigi nel 1840, trascorre l’adolescenza a Aix-en-Provence, dove il padre, un
ingegnere italiano, era addetto alla costruzione di un canale. In questa città trascorre
l’infanzia e la prima giovinezza, divenendo amico di Cézanne durante gli anni del liceo.
La morte del padre lo costringe a fare ritorno a Parigi, dove esercita diversi mestieri
rinunciando provvisoriamente al proseguimento degli studi.
Zola aveva intanto maturato la decisione di intraprendere la carriera giornalistica e
letteraria, attraverso lo studio attento degli scrittori realisti (Balzac, Flaubert) e delle teorie
positivistiche elaborate in quegli anni da Darwin ed altri intellettuali.
Le sue prime opere narrative sono Contes à Ninon (1864) e La confession de Claude
(1865).
Lo studio dei nuovi testi scientifici, soprattutto L’introduzione allo studio della medicina
sperimentale” di Claude Bernard, la conoscenza delle teorie positiviste e la lettura
approfondita dei grandi scrittori realisti portano Zola ad elaborare una concezione del
romanzo come opera “sperimentale”, guidata dagli stessi criteri di obiettività che
caratterizzavano la ricerca scientifica dei suoi contemporanei.
L’interesse per questo campo portano Zola ad usare lo strumento narrativo come
principale metodo di analisi di ogni aspetto della vita umana, documentandone i mali
sociali, in uno stile crudo e conciso che egli stesso definì naturalismo.
Zola si abbandona all’idea di comporre un ciclo di romanzi che illustrassero la società del
Secondo Impero attraverso l’epopea di una famiglia. Scrive così, fra il 1870 e il 1883, i
Rougon-Macquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero, un
insieme di venti romanzi che tracciano la storia di una società incline al divertimento. In
questo programma di denuncia sociale si confermano i temi della nuova tendenza artistica
del naturalismo, che era stata proposta a Parigi nel 1880.
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2.5 Il romanzo sperimentale
Le Roman expérimental, scritto nel 1880, è un saggio che sta alla base del movimento
naturalistico. Considerato vero e proprio manifesto di tale movimento, il romanzo
sperimentale racchiude in sé i principi precedentemente citati.
In esso, lo scrittore è considerato il padre del naturalismo francese, e delinea il carattere
della poetica naturalista: qui egli afferma che “il romanziere come lo scienziato deve
essere insieme osservatore e sperimentatore, considera l’arte con una riproduzione
oggettiva del reale governata dalle leggi della natura, rivendica l’impegno morale dello
scrittore che, mettendo in luce le cause dei fenomeni sociali deve indurre la società stessa
a intervenire per modificarli e migliorarli”.
Il fatto che l’arte debba essere una riproduzione oggettiva del reale e governata da leggi
scientifiche, rende il romanzo sperimentale un potente strumento, utile per comprendere le
cose e gli uomini oltre che a risolvere problemi.
Lo stile del romanzo è impersonale, perché porta in secondo piano il sentimento
dell’artista, attribuendo invece grande importanza alla verifica della verità.
Esso effettua studi sulla società, servendosi di tre fattori fondamentali e influenti sulla
condizione dell’uomo: il luogo, il tempo storico e la condizione sociale.
Anche Verga si avvicinò al romanzo sperimentale di Zola, e guardò con molto interesse
l’opera di Charles Darwin Origine delle specie. Come Darwin, in questo trattato scientifico
descrive la prevalenza del più forte sul più debole in natura, così Verga racconta storie di
popolo subalterno ad un potente, quasi a rafforzare la teoria dimostrata dallo scienziato.
2.6 Il verismo
Il verismo è un movimento letterario originatosi dal naturalismo. In Italia si fa forte intorno
al 1870, nel periodo in cui vi è una disunione fra Nord e Sud. I più grandi esponenti di
questo movimento sono per la maggior parte di origine meridionale, come ad esempio
Luigi Capuana e Giovanni Verga.
Le caratteristiche principali del verismo consistono in ambientazioni umili, semplici, dove si
intrecciano le storie di contadini e pescatori (mentre in Francia si tratta di alta borghesia).
Lontani dalla loro terra, gli autori intendono porre l’attenzione su una società
completamente diversa con uno scopo politico-divulgativo.
2.7 Giovanni Verga Foto di Giovanni Verga
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Nato a Catania il 2 settembre del 1840, di famiglia benestante. Lascia giurisprudenza per
intraprendere gli studi letterali. Inizialmente la sua attività si svolge nella città natale,
influenzato in modo particolare dal suo insegnante Don Antonio Abate, autore di opere
romantiche. Il suo esordio in campo letterario si ha con un romanzo intitolato Amore e
Patria, scritto fra il 1856 e il 1857 e rimasto inedito. Un tratto tipico del suo stile è il forte
senso di patriottismo.
Nel 1865 decide di lasciare la Sicilia e si stabilisce a Firenze, all’epoca capitale del regno
d’Italia già da un anno. Questo ambiente mondano offre a Verga l’occasione ideale per far
risaltare il suo talento di scrittore. Qui scrive Una peccatrice e Storia di una capinera,
romanzi in cui l’accento era posto sul tema delle passioni travolgenti e fatali.
Trasferitosi a Milano nel 1872, Verga frequentò i ritrovi più eleganti del capoluogo
lombardo, entrando in contatto con il movimento degli scapigliati e i suoi sostenitori.
Sempre a Milano scrive alcuni romanzi di poco conto, ma che tuttavia lasciano riscontrare
un notevole progresso sul piano della lingua e dello stile. Improvvisamente si fa forte
l’esigenza di un distacco dalla vita di una certa parte della società, rappresentata
dall’aristocrazia e dai gentiluomini. Con la morte della madre e il conseguente senso di
colpa di non averla potuta assistere fin quando era in vita, nel 1878 Verga fa il suo ritorno
a Catania. Qui avvia la scrittura de I Malavoglia, romanzo che si avvale di diversi altri
miglioramenti stilistici, già emersi in Nedda (1875). Parallelamente all’opera de I
Malavoglia decide di scrivere altri romanzi, che verranno poi inclusi insieme a questa nella
raccolta denominata il “ciclo dei Vinti”. In questo periodo Verga si distacca completamente
dalla tematica mondana, adottando inoltre la dottrina dell’impersonalità (o oggettività).
Primo frutto della “conversione” letteraria di Verga è Vita dei campi (1880), dove il verismo
è ancora piuttosto sublimato, e dove si scorge il senso di una tragedia finale ed
ineluttabile, presente anche ne I Malavoglia.
Ne I Malavoglia ci si accorge della persistente retorica di Verga sul focolare e sulla
necessità di non infrangere la legge della solidarietà che lega i poveri fra loro.
Qui nasce il concetto ideologico “dell’ostrica”, teorizzato precedentemente in
Fantasticheria (1878), dove Verga si dilunga a parlare della povera gente del sud,
anticipando i personaggi del suo primo romanzo verista e chiarisce la filosofia, o necessità
di vita dei pescatori di Aci Trezza. Il concetto di ostrica si basa sulla convinzione che per
coloro che appartengono alla fascia dei deboli è necessario ancorarsi ai valori familiari, al
lavoro e alle tradizioni, tutto per evitare che il mondo, cioè il “pesce vorace”, li divori.
Come l’ostrica che vive sicura finché resta avvinghiata allo scoglio dov’è nata, così l’uomo
di Verga vive sicuro finché non comincia ad avere smanie di miglioramento.
In Verga è possibile riconoscere anche una forte sfumatura ironica, presente in Mastro
Don Gesualdo (1889), un altro grande romanzo facente parte del ciclo dei Vinti. Questo
romanzo va considerato un po’ sintesi di tutta l’opera verghiana, nonché capolavoro del
Realismo italiano. Tra Mastro Don Gesualdo e I Malavoglia si collocano altri romanzi del
calibro di Il marito di Elena (1882) - un ritorno alla complessa psicologia femminile dei
romanzi mondani - le novelle milanesi Per le vie (1883) e, infine, le Novelle rusticane
(1883). Così, al motivo della “casa” e degli affetti familiari si sostituisce la
“roba” (dall’omonima opera La roba): mentre la visione del focolare si addice ai poveri, la
passione per la “roba” prescinde dalle differenze di classe.
Dopo “Mastro Don Gesualdo”, Verga tenta nuovo successo con opere di natura teatrale,
ma il suo linguaggio e l’azione scenica non hanno la stessa intensità del paesaggio,
l’elemento di forza delle sue precedenti opere.
In seguito Verga conclude la raccolta Vagabondaggio (1887) e reinizia una stanca ripresa
di motivi aristocratici mondani con I ricordi del capitano d’Arce (1891).
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Fallisce il suo tentativo di dar vita, con la Duchessa di Leyra, a un imponente quadro della
vita aristocratica siciliana: del romanzo, che doveva essere parte del progettato e mai
concluso “ciclo dei Vinti”, vide la luce solo il primo capitolo, pubblicato nel 1922, dopo la
morte dell’autore.
Verga visse i suoi ultimi anni a Catania, dove morì nel 1922 abbandonato a una vita inerte
e tranquilla, a una solitudine sdegnosa e scontrosa, noncurante della tardiva fama
consacrata dalla nomina a senatore del 1920.
3. Filosofia
3.1 Il positivismo nella Filosofia
In campo filosofico il positivismo è un movimento estremamente complesso ed articolato,
caratterizzato dalla consapevolezza della crisi storica che devono fronteggiare la società e
la cultura europea dopo la Rivoluzione francese.
Secondo i positivisti la rivoluzione ha comportato una frattura rispetto alla storia
precedente. Essi sono convinti che sia crollato un mondo e che non sia più possibile
ricostituirlo. Ciò li porta a differenziarsi e a contrapporsi nettamente ai teorici della
Restaurazione, a quel loro guardare con nostalgia al passato, addirittura al passato
medievale, considerandolo come un modello per il presente.
Tratti caratteristici del positivismo sono:
1. la critica della cultura della restaurazione. Visione della restaurazione come moto
disgregatore e non costitutivo di un mondo nuovo; epilogo di una fase di crisi che
richiede un passaggio verso un mondo nuovo;
2. la realizzazione di un nuovo ordine mediante graduali “riforme” e non azioni
rivoluzionarie, considerate devastanti e foriere di nuove crisi di civiltà;
3. l’uso della scienza e dei suoi criteri come modello e strumento per una riorganizzazione
complessiva della società. Minore importanza attribuita alla fede. I positivisti ingaggiano
una lotta contro lo spiritualismo, il tradizionalismo filosofico e l’influenza delle
confessioni religiose. Forte polemica anticlericale;
4. l’innovazione tecnico-scientifica come maggiore garanzia di progresso, di graduale
emarginazione dei ceti “parassitari” e di affermazione delle classi “produttive”, cioè della
borghesia industriale e commerciale e del proletariato.
La scienza va privilegiata per la sua capacità di guardare ai fatti, ai fenomeni, e di cogliere
le leggi naturali, le relazioni costanti che sussistono fra i fatti. Ogni cosa che si vuole
conoscere deve essere verificata empiricamente.
Da ciò ne consegue un’aperta e serrata critica della metafisica, della quale viene
proclamato il definitivo superamento. Questo perché la metafisica (come d’altronde anche
la religione) si occupa di una realtà che sta al di là dei fenomeni e, che, per questo, non
può essere osservata né conosciuta.
Si diffonde la fiducia che, grazie ai mezzi che la scienza e la tecnica sono in grado di
fornire in misura crescente, all’umanità possa aprirsi una prospettiva di progresso, di
controllo e di regolazione del mondo naturale e sociale.
Il Positivismo si sviluppa secondo una molteplicità di indirizzi, fra loro intrecciati, ma anche,