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INTRODUZIONE

Per FERITA NARCISISTICA si intende, in senso stretto, un attacco, un’offesa (che può

sfociare nella distruzione) all’autostima di un soggetto.

Freud, ha ampliato questo concetto, riportandolo al pensiero e alla cultura

dell’uomo.

Ha individuato, nei processi (derivanti dalla conoscenza scientifica) che

smantellano i sistemi antropocentrici creati dall’uomo nel corso nella storia, un

attacco al narcisismo tipico della civiltà occidentale.

L’ingresso della psicoanalisi nella cultura novecentesca, ha distrutto infatti quel

modello di razionalità che predominava in Europa da Cartesio in poi.

Interrogata dalla psicoanalisi, la cultura classica apparirebbe come un insieme di

teorie e concezioni difensive, di fronte al terrore del nulla e della morte.

Tutto il sistema di certezze, viene sgretolato dalla scienza nel corso del tempo, che

smantella le false sicurezze e le teorie consolatorie.

La conoscenza scientifica, dice Freud, ha inflitto delle vere e proprie ferite, al

sistema che l’uomo si era costruito intorno a se stesso.

La PRIMA FERITA al “narcisismo” dell’uomo, quindi alla sua concezione

egocentrica di trovarsi in un ruolo (e in un luogo) privilegiato all’interno

dell’Universo, viene inflitta da Copernico con la teoria eliocentrica:

Affermando che la terra, e quindi l’uomo, non si trova al centro dell’universo, ma

bensì ruota intorno al sole, riduce l’uomo ad una dimensione estremamente

piccola in confronto all’universo stesso.

La SECONDA FERITA è stata inflitta, secondo il padre della psicoanalisi, da Darwin

con il suo Evoluzionismo. Questa colpisce al cuore l’immagine stessa dell’uomo,

smantellando la sua idea di discendenza divina, e inserendo l’essere umano nelle

generazioni del regno animale (emblematica è la similitudine con la scimmia).

A questo punto, nella sua eterna ricerca di false certezze o teorie consolatorie,

l’uomo sviluppa una nuova teoria antropocentrica, nella quale non si considera più

discendente dal divino, ma si pone al centro del suo stesso mondo, che modifica e

costruisce a suo piacimento, forte di essere l’unica forma di vita con la

consapevolezza delle sue azioni e dei suoi comportamenti.

Ma questa consapevolezza è solo apparente. Freud, infatti, con la rivoluzione

psicoanalitica, “uccide” l’eterno narcisismo dell’uomo, e lo fa con la scoperta

dell’inconscio. L’io in realtà, non è consapevole delle proprie azioni, in quanto è

proprio l’inconscio che ne determina i comportamenti. Per Freud, “l’uomo non è

padrone nemmeno in casa sua”.

È questa la TERZA FERITA NARCISISTICA.

NIETZSCHE, L’ANTICIPATORE

Analizzando il pensiero di un altro grande filosofo tedesco, Friedrich Nietzsche, si può osservare come egli abbia

anticipato Freud nel processo di distruzione del narcisismo dell’uomo.

Nietzsche, infatti, opera una critica contro tutta la

filosofia occidentale da Socrate e Platone fino al

Positivismo.

Tutta la sua filosofia è incentrata sullo smantellamento

delle false certezze, dei valori tradizionali, dei dogmi,

di quelle “bugie di sopravvivenza (cit.) che da sempre

caratterizzano la cultura occidentale.

Per fare questo, utilizza l’affermazione “Dio è Morto”, da intendere non

come la morte in senso fisico di Dio, ma come la fine di tutte le illusioni,

quei punti di riferimento che l’uomo ha creato per rifugiarsi dal flusso

caotico, contradditorio e irrazionale della vita .

LA PRIMA FERITA NARCISISTICA

La prima ferita narcisistica, dice Freud, è stata inflitta all’umanità da

Niccolò Copernico , astronomo polacco del XVI secolo, sostenitore di una

teoria eliocentrica (sole al centro dell’universo e terra che vi ruota intorno,

terra al centro solo e soltanto della sfera lunare), in contrapposizione alla

teoria geocentrica (terra al centro dell’universo, stelle e pianeti

che vi ruotano intorno) formulata da Tolomeo sulla scia dei filosofi greci (in

particolare Aristotele) sulla quale si basava tutto il pensiero dell’epoca.

Sostenendo che la terra, unico pianeta abitato

dall’uomo, costituisse il punto centrale dell’universo,

implicitamente si affermava che anche l’uomo stesso si trovasse in

ruolo privilegiato rispetto alle altre creature.

Con la sua teoria, Copernico ha scardinato la

certezze egocentrica dell’uomo di avere un ruolo

LE DUE TEORIE A CONFRONTO

SISTEMA GEOCENTRICO SISTEMA ELIOCENTRICO

ARISTOTELICO-TOLEMAICO COPERNICANO

IL PROCESSO DI TRANSIZIONE: DAL GEOCENTRISMO ALL’ELIOCENTRISMO

L’accettazione della teoria eliocentrica fu particolarmente difficile, in quanto i

pensatori dell’epoca si ponevano sostanzialmente due domande:

Se la terra si muove perché non ce ne accorgiamo? Compiere un moto di rotazione

 completo in un tempo relativamente breve (24 ore) era inconcepibile.

Se il cielo e la terra seguono le stesse leggi, perché il Sole e gli altri astri non ci cadono

 addosso?

La teoria copernicana si presentava ai sapienti come una teoria NUOVA, di

DIFFICILE COMPRENSIONE, in CONTRASTO CON TUTTE LE EVIDENZE e SENZA

una vera e propria DIMOSTRAZIONE. Inoltre lasciava degli INTERROGATIVI

IRRISOLTI.

Al contrario la teoria tolemaica si presentava come una teoria ANTICA QUANTO LA

CIVILTÀ e CONFERMATA DA INNUMEREVOLI PREVISIONI.

La risposta alla prima domanda venne fornita in seguito da Galileo Galilei, attraverso

il principio di inerzia della fisica moderna.

Alla seconda domanda rispose molto tempo dopo Isaac Newton con la scoperta della

legge di gravitazione universale. GALILEO

CONTRIBUTI ALL’ELIOCENTRISMO:

Galileo Galilei (1564-1642) ebbe un ruolo fondamentale nel processo di affermazione

della teoria copernicana.

Ma Galileo fece anche parte, del processo di distruzione del narcisismo dell’ uomo:

Dopo aver costruito il cannocchiale infatti, osservò la via lattea, scoprendo l’esistenze di stelle non

visibili ad occhio nudo. Questo era in contraddizione con la concezione antropocentrica dell’uomo

dell’epoca, secondo la quale le stelle erano state create per illuminare gli esseri umani durante le

ore

notturne.

Osservando Giove, scoprì invece l’esistenza di quattro satelliti, notando come questi formavano un

piccolo sistema solare. Questo distruggeva la convinzione dell’uomo, che la terra fosse il solo

pianeta al

centro di tutti i moti dell’universo.

Sempre grazie all’osservazione della sfera celeste, Galileo scoprì le macchie solari, dal cui moto

ciclico

dedusse che il sole ruotava intorno a se stesso in circa 27 giorni.

Individuò inoltre delle macchie anche sulla superficie di Venere, di Mercurio e della Luna. La

presenza

di queste macchie, chiamate “fasi”, poteva essere spiegata soltanto ammettendo un moto di

questi corpi

intorno al sole.

Galileo spiegò il perché del movimento della terra attraverso il principio di inerzia.

un corpo si muove in modo costante, di moto rettilineo uniforme, quando non vi sono

Ovvero affermò che:

perturbazioni esterne che possono frenarlo (vento, attrito dell’aria e delle superfici).

se la somma delle forze applicate su un corpo è uguale a 0, questo si

Da cui deriva l’affermazione:

muoverà con velocità costante. impetus

Viene smantellata quindi la teoria aristotelica dell’ della fisica classica, cioè che un corpo si

muove finché è presente una forza che agisce su di esso, mentre cessa di muoversi quando viene meno

questa forza.

Di conseguenza, i pianeti, nel vuoto cosmico, non sono soggetti a perturbazioni esterne che possono

rallentarne o frenarne il moto che quindi rimane costante.

Galileo diede inoltre una risposta al perché non ci accorgiamo del movimento della terra, tramite il

PRINCIPIO DELLA RELATIVITÀ (chiamato anche principio della relatività galileiana ):

Le leggi della fisica sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziale (cioè dove vale il principìo di

inerzia), ovvero non è possibile all'interno di un sistema di riferimento inerziale effettuare

alcun esperimento che ne riveli il moto.

La terra può essere considerato come un sistema di riferimento inerziale (le perturbazioni

provocate dal moto di rotazione e rivoluzione sono quasi sempre trascurabili). All’interno della

terra tutto si muove con la stessa velocità del globo. È questo il motivo per cui non avvertiamo il

movimento della terra, in quanto noi siamo parte integrante del sistema di riferimento che è la

terra stessa. KEPLERO

CONTRIBUTI ALL’ELIOCENTRISMO:

Johannes Keplero (1571-1630) fu uno dei primi astronomi ad accettare

la teoria eliocentrica, impegnandosi a completarla. Un interrogativo da sempre

irrisolto era il modo in cui i pianeti si muovevano.

Keplero rispose finalmente a questo interrogativo nel 1609, definendo orbita e

velocità del moto dei pianeti attraverso la formulazione di due leggi dopo numerose

osservazioni astronomiche:

:

1ª Legge di Keplero I pianeti descrivono orbite ellittiche, di cui il sole occupa uno

dei due fuochi.

Il raggio vettore che congiunge il sole con il pianeta spazza aree uguali in

2ª Legge di Keplero: tempi uguali.

In seguito a questa legge, Keplero affermò che i pianeti si muovono più

velocemente nel punto di perielio (minima distanza dal sole), e più

lentamente nel punto di afelio (massima distanza).

Keplero cercò poi una relazione matematica tra i moti dei vari pianeti. Nel 1618 formulò quindi una

nuova legge: 2

T

I quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono proporzionali ai cubi

3ª Legge di Keplero:

delle  K

loro distanze medie dal sole. 3

d

Questa legge è espressa dalla formula:

NEWTON

CONTRIBUTI ALL’ELIOCENTRISMO:

Dal principio di inerzia sappiamo che i corpi in movimento su cui non

agiscono delle forze si muovono di moto rettilineo uniforme.

Ma i pianeti descrivono un’orbita chiusa intorno al sole, per cui su di essi agisce

una forza che ne incurva il cammino (dal secondo principio della dinamica).

Isaac Newton (1642 - 1727) scoprì qual era questa forza, e la individuò nella

LEGGE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE.

Newton intuì che la stessa forza che determina la caduta dei gravi sulla terra, obbligava anche la

luna a compiere una traiettoria ellittica intorno alla terra perché attratta da essa.

Lo stesso avviene per gli altri pianeti. Questi infatti si muovono per il principio di inerzia. Il loro

moto non è però rettilineo ma può descrivere orbite, oltre che ellittiche, anche iperboliche o paraboliche.

m m

1 2

F G

Lo scienziato inglese, espresse questa legge con la seguente formula: 2

r

Per cui la forza di gravitazione con cui due corpi si attraggono è direttamente proporzionale al

prodotto delle loro masse, e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.

G è una costante di gravitazione, valida e uguale in tutta i corpi, che venne poi dimostrata

sperimentalmente da Cavendish.

La luna, non “cade” sulla terra, perché vi è un perfetto equilibrio tra la forza gravitazionale (centripeta) e

la forza centrifuga. La stessa identica cosa avviene tra i pianeti e il sole.

La teoria di Newton può essere quindi considerata come un punto di intersezione tra le idee di

Keplero (sulle orbite dei corpi celesti) e quelle di Galilei (sul movimento dei corpi celesti).

LA SECONDA FERITA NARCISISTICA

Una nuova ferita narcisistica è stata inflitta secondo Freud nella seconda

Charles Darwin

metà dell’800 da , biologo e geologo britannico, famoso per

aver formulato la teoria dell’EVOLUZIONE DELLA SPECIE.

Darwin ha teorizzato la discendenza di tutti gli

organismi animali, uomo compreso, da un antenato comune.

Questo ha portato l’uomo a comprendere che in realtà, la sua è una

discendenza genetica inferiore rispetto a quanto ipotizzato secondo la sua

concezione antropocentrica della realtà.

L’emblema di questa seconda ferita è la rassomiglianza con la scimmia,

messa in evidenza dallo stesso Darwin.

L’evoluzione della specie

Darwin non fu il primo biologo a sostenere l’esistenza di un processo evolutivo tra gli

organismi viventi. Prima di lui, lo fecero il nonno Erasmus Darwin e Lamarck.

Charles Darwin, ebbe però il grande merito di supportare le sue tesi con un’enorme quantità

di dati raccolti durante i suoi viaggi.

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