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PROLOGO

Alla conclusione del mio percorso di formazione presso l’Istituto I.S.S. Sandro Pertini, in

preparazione agli esami di Stato, ho desiderato organizzare la prova finale attraverso una tesina

che ripercorresse la storia femminile nella cultura e nel costume con l’intenzione di una ulteriore

riflessione sulla dimensione della moda come elemento non di omologazione o di appiattimento,

ma come strumento di valorizzazione della specifica originalità della persona.

Pertanto, ho predisposto questa tesi cercando di dare spazio all’interno dello studio disciplinare

svolto, a quelle figure femminili che si sono dimostrate delle guide, dei riferimenti ancora oggi

ritenuti validi ed ispiranti.

Infatti, ritengo importante, dopo tutti questi anni di formazione, che la moda risulti anche quando

può essere un prodotto simile per molti, che tenda a valorizzare la ricchezza di ognuno all’interno

di una qualità e con un senso critico costruttivo e di reale buon gusto.

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INTRODUZIONE

Un lungo e tortuoso cammino verso la liberazione

Il “Femminismo”, “La Questione Femminile”, l’emancipazione della donna, sono termini e

definizioni, che abbiamo sentito molte volte nel corso di questi ultimi anni ed in occasioni

diverse: nei discorsi delle persone impegnate politicamente, nei dibattiti di costume, nei

commenti di cronaca, nei servizi speciali sui cambiamenti sociali dell’era moderna.

Si può, anzi, affermare che gli anni ’70 furono caratterizzati dalla impetuosa ripresa dei temi

cari al Movimento Femminista e che, mai come in questo nostro periodo, hanno avuto tanto

peso ed eco, le idee e le battaglie portate avanti dalle donne per la realizzazione di una

giustizia sociale. emancipazione liberazione parità

Che cosa vogliono dire nella realtà delle donne: “ ”, “ ”, e “

dei diritti ?

Per rispondere dobbiamo, doverosamente, ripercorrere a ritroso la storia della donna per

rintracciare le ragioni lontane del malessere femminile.

Questo è appunto quanto nella tesi ho cercato di fare per poter meglio inquadrare la storia del

costume.

E non attraverso la ricostruzione

ufficiale”, quella che appare sui

manuali scolastici, ma passando

per la via più sconosciuta, quella

che riguarda le donne del popolo,

scartando volutamente le figure

femminili note a tutti, che sono

emerse per ragioni del tutto

eccezionali.

Dai documenti che ho raccolto e

dalla consultazione dei testi

relativi all’argomento, risulta che il Femminismo non fu ed è una moda, ne è una questione

marginale rispetto all’intera storia dell’umanità.

La posizione della donna nella società, in ogni epoca, ha sempre contraddistinto il tipo di

cultura di un determinato popolo.

E’, rispetto a lei, al suo posto nella famiglia e nella comunità che si sono accese le più aspre

battaglie, che sono state emesse le più drastiche sentenze.

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Rispetto all’antichità, oggi ciò che conta in una donna, oltre che alla bellezza, è l’intelligenza e

la cultura.

Tutto ciò, insieme all’entrata massiccia delle donne nel mondo della produzione ( fabbriche,

uffici, scuola ), ha determinato nelle donne una presa di coscienza del loro stato di inferiorità,

nel passato ed attuale, rispetto all’uomo.

Ecco perché è nato il “Moderno Femminismo”, e sono stati rimessi in discussione i valori e le

teorie filosofiche e scientifiche che riguardano la donna.

Conoscere, capire e saper valutare questa nuova ondata che ci investe tutti, significa dare un

senso all’oggi ed una chiave interpretativa al domani … soprattutto al nostro domani, di uomini

e donne. 5

CAP. 1 - RIFERIMENTI LETTERARI - NARRATIVI

“Io ho dinanzi a me il futuro, anche se voi non lo credete” S. Aleramo

La donna: creatura debole o forte? Intelligente quanto o meno dell'uomo? Capace di scelte

autonome o bisognosa del costante appoggio maschile? Madre accudente o persona libera

indipendente? Angelo del paradiso o demoniaca tentatrice? Dolce e innocente o perversa e

ingannatrice?

Questo sono i quesiti, che emergono negli autori di ogni tempo e di ogni cultura.

Mentre è riconosciuto ovunque il valore della donna come femminile materno e di

concepimento fin dalla notte dei tempi, così non è per le altre dimensioni della femminilità.

Infatti, sul piano culturale e sociale, il problema delle dimensioni agite dalla donna riguardano

ogni civiltà con letture interpretative molto diverse sia a favore che a sfavore.

Tuttavia per l’emancipazione femminile si dovranno attendere addirittura gli anni Ottanta e

Novanta, con il violento dibattito suscitato in tutta Europa da Una Donna di Sibilla Aleramo.

Una Donna è l’opera prima della Aleramo; il libro è la storia di se stessa cioè di come la

protagonista, uscita da una serie di esperienze personali, senta il bisogno di narrare alle altre

donne la sua autobiografia.

Il momento storico, gli anni di fine secolo e i primi del Novecento, è un momento di crisi, un

momento caldo in cui in Europa si preparano grandi cambiamenti.

<< >>

Infatti, la classe operaia nata con la Rivoluzione Industriale ha ormai abbandonato le posizioni

utopistiche del socialismo umanitario e degli ideali di fratellanza universale per abbracciare il

socialismo scientifico e metodi di lotta più organizzati. Il quarto stato ,

<< >>

come nel celebre

quadro di Pellizza da

Volpedo, è diventato

un movimento più

consapevole che

avanza attivo e

compatto verso un

riconoscimento

politico e sociale. Anche nelle campagne, i contadini si organizzano in leghe per ottenere

condizioni di lavoro più umane e salari meno miseri.

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Alle lotte degli operai e dei contadini si uniscono, se pure in forma ancora episodica e

minoritaria, le donne che rivendicano il voto, l’emancipazione, la parità dei diritti contro la

posizione egemone dell’uomo. L’autrice, per quanto concerne la Questione Femminile, non si

limita ad indicare l’inferiorità giuridica della donna, che allora non votava ed era soggetta

economicamente al marito ma anche, il suo stato di lavoratrice, che non godeva della parità

salariale.

L’autrice afferma che: una donna è qualcosa di più rispetto al suo ruolo!

Ella è, innanzitutto, una persona con un valore che va ben oltre allo storico destino di tutte le

donne alle quali il costume di secoli ha imposto una sudditanza e le catene di un sacrificio

materiale e morale, di cui esse stesse non sono neppure più consapevoli e che accettano

passivamente.

I personaggi femminili del libro rappresentano aspetti diversi della condizione femminile, ma

hanno tutti in comune la dedizione, l’annullamento della personalità, il destino di escluse dalle

“ cose importanti ” perché la loro dimensione è di esclusivo servizio ed abnegazione degli altri.

I temi femministi proposti dal libro sono, a

settant’anni di distanza, ancora attuali.

Il processo di emancipazione della donna è, infatti,

lungo e difficile e deve scontrarsi con le resistenze di

una mentalità, ancora oggi, radicata anche in uomini

che, in altri campi, si ritengono aperti ad idee

progressiste o rivoluzionarie,

( rif. Il dibattito sulle “quote rosa” di rappresentanza

femminile all’interno dei partiti anche nelle ultime

elezioni politiche ) .

Il libro della Aleramo è attuale non solo perché i

problemi che tratta non sono ancora del tutto risolti

ma soprattutto per il suo modo di impostare la

questione collegandola ad un discorso più vasto di

emancipazione sociale e di lotta contro l’ipocrisia borghese ed aristocratica.

Di questo romanzo non si è mai parlato molto e non ce n’è mai traccia nelle antologie

scolastiche; questo è forse dovuto ad una naturale diffidenza verso tutto ciò che è chiaramente

femminista.

Proprio per questo è importante la voce di Sibilla Aleramo, che si leva a denunciare i soprusi di

cui sono vittime le donne e si scaglia, tra l’altro, con particolare vigore contro quelle donne

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scrittrici che, uscite ghetto della condizione femminile, si sono dedicate ad un tipo di letteratura

che tende a mantenere la donna in uno stato d’inferiorità anziché aiutarla ad emanciparsi, cioè a

quei romanzi di evasione che esaltano il ruolo della donna-madre o dell’eroina e che non

forniscono nessun stimolo culturale e nessun motivo di riflessione sui problemi reali.

I Movimenti Femministi, di ieri e di oggi, hanno messo, perciò, in crisi il modello di

femminilità imposto dalla cultura maschilista. Così, l'uomo che cercherebbe, nella fantasia di

possedere almeno la donna, per soddisfare il proprio bisogno di potere frustrato nella società,

vede nella ribellione di lei, una minaccia all'equilibrio precario del proprio io.

“Ma … la buona madre non deve essere, come la mia, una

semplice creatura di sacrificio: deve essere … una donna,una persona umana”.

( S.Aleramo, Una donna,Feltrinelli )

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CAP. 2 RIFERIMENTI STORICI

Il Femminismo dagli albori ai giorni nostri

Il Femminismo, cioè il problema della posizione della donna rispetto all’uomo, è un problema

antico. Le polemiche fra femministi e antifemministi risalgono ad età assai remote e per molti

secoli esse si aggiravano unicamente intorno alla questione del valore rispetto dei due sessi.

“ … La donna vale quanto l’uomo?

Le domande che storicamente si sono poste sono:

E’ psichicamente uguale all’uomo? Ha le sue stesse attitudini?... ”

Il giorno, che si levò nel mondo la grande speranza dell’emancipazione della donna e di

rapporti sociali ispirati alla parità ed alla giustizia, apparve ad alcuni un fatto mostruoso che

emergeva in campo culturale e sociale, dato che il riconoscimento rivendicato era per le donne,

ma doveva essere concesso innanzitutto dagli uomini.

… nasce il Movimento Femminile

L’inizio di un vero fenomeno femminista si ha a partire dalla seconda metà del 1700 con le due

“ Dichiarazioni dei diritti ” emanate negli Stati Uniti (1776) e in Francia (1789) in cui vengono

presi in considerazione, per la prima volta, i diritti di tutti i cittadini per affermare la loro

eguaglianza di fronte alla legge.

Ma erano ancora affermazioni teoriche e peccavano di astrattismo.

Nella realtà continuavano a permanere le divisioni.

Si dovette giungere alla “Rivoluzione Industriale”, con l’immissione di grandi masse femminili

nella produzione e il conseguente sconvolgimento del vecchio assetto familiare, perché si

formasse una coscienza nuova da parte delle donne.

La nascita del proletariato coincide con la nascita del Partito Socialista. Fu prevalentemente

grazie al socialismo che la causa delle donne lavoratrici venne posta sullo stesso piano dell’

“ uomo lavoratore”.

Tuttavia il Partito Socialista, allora

nascente, non comprese appieno la

specificità della situazione femminile,

infatti esso si focalizzò, prevalentemente,

l’aspetto economico e sindacale,

sottovalutando che la donna lavoratrice

aveva problemi diversi da quelli del

lavoratore.

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Di qui la nascita di movimenti femminili staccati dai partiti e capaci di interpretare i problemi

peculiari delle donne.

Ma lo slancio delle organizzazioni aventi per scopo la liberazione della donna venne

bruscamente frenato dall’ascesa in Italia del Fascismo, che proclamò e realizzò un ritorno della

donna alle sue funzioni di madre e casalinga, così come il Nazismo, che enfatizzava per lei il

manifesto della tripla “K”: Kinder ( bambino ), kitchen ( cucina ), kurch ( chiesa ).

A questo scopo vennero attuate speciali leggi, che vietavano alla donna molte professioni

perché ritenute non adatte; le venne negato il diritto di voto e soprattutto venne rilanciata una

massiccia propaganda per esaltare la donna prolifica e massaia.

Un’ondata di razzismo investì le donne, definite ne “ La Difesa della Razza” organo ufficiale

fascista, “ le sacerdotesse del più sublime dei riti: la perpetuazione e la preservazione della

Razza ”.

Poi venne il diluvio: la seconda guerra mondiale. Ma dal coraggio, dal sacrificio, dal dolore

delle partigiane venne la liberazione anche per le altre donne.

Questa è ormai storia recente, ma

è da questo terreno storico che

hanno ripreso vigore e linfa gli

attuali movimenti femminili.

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