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agli studenti universitari. Ritornando alla ristorazione collettiva ella
nasce e si diffonde per effetto di una serie di trasformazioni e
conquiste sociali,quali l’industrializzazione, con il seguente sviluppo
di una popolazione di operai, la trasformazione della famiglia, da un
modello patriarcale a un modello mononucleare, l’incremento delle
iscrizione dei bambini alle scuole materne e agli asili nido, la
scolarizzazione di massa e altro. Tutto ciò ha determinato l’
aumento del numero di persone che, trascorrendo lontano da casa
buona parte della giornata,hanno necessità di nutrirsi. Va
sottolineato che le aziende di ristorazione collettiva non sono così
diffuse come quelle commerciali. Abbiamo infatti assistito negli
ultimi anni a una concentrazione aziendale:oggi una piccola
quantità di aziende offre oltre un quarto dei pasti dell’intero
comparto della ristorazione collettiva. La richiesta della ristorazione
collettiva è in fase di crescita: ciò sta a dimostrare che è soprattutto
la “ristorazione di necessità “ a reggere il passo con le evoluzioni in
atto nel mercato ristorativo. La ristorazione di necessità si
contrappone a quella di “piacere”,in quanto non viene richiesta per
soddisfare esigenze legate ad aspetti di convivialità,svago, o
divertimento, ma per soddisfare il bisogno fisiologico del nutrimento
di quelle persone che,per motivi di lavoro,studio,malattia, ecc,si
trovano lontane da casa. La ristorazione collettiva, e soprattutto
quella di tipo scolastica, deve oggi svolgersi assicurando con
sistematicità la sicurezza igienica e dietetica attraverso:
il controllo chimico-fisico delle materie prime alimentari
utilizzate;
la qualità degli alimenti lavorati e
semilavorati;
il controllo della catena del freddo (cioè
il controllo delle temperature dei prodotti
surgelati dato che il punto più debole
della catena è rappresentato dalle fasi
dell’ acquisto e del trasporto fino alla sistemazione del prodotto
nel congelatore domestico) ;
la sorveglianza sanitaria sul personale;
il regolare svolgimento dei corsi di formazione legati alla
produzione del pasto;
il monitoraggio dei punti critici nelle fasi di produzione e
manipolazione, nel rispetto delle norme ISO 9002 ( cioè la
certificazione del livello di qualità dell’ azienda), e del sistema
HACCP.
Il sistema HACCP è un sistema di controllo della produzione
alimentare che ha lo scopo di garantire la sicurezza igienica e si
applica a tutte le fasi della produzione e riguarda le derrate, gli
strumenti,gli ambienti,gli addetti. Esso si articola in tre fasi
fondamentali:
Individualizzazione dei rischi derivanti dalla preparazione
degli alimenti, che possono essere di natura biologica, cioè da
microrganismi portatori di infezioni, oppure di natura fisica,
derivante da insetti, metallo e altro, ed infine di natura
chimica , cioè da sostanze che possono alterare il gusto e
l’aroma degli alimenti.
Determinazione dei punti critici di controllo che possono
avvenire nelle fasi come stoccaggio, produzione calda,
congelazione, refrigerazione e altro.
Compilazione di una documentazione che deve essere a
disposizione per eventuali ispezioni.
Quindi il sistema HACCP è una procedura che consente di
individuare i possibili pericoli di contaminazione e di sviluppo di
punti infettivi.
Ritornando alla ristorazione scolastica, i menù che vengono
elaborati devono essere in grado di soddisfare ogni necessità
alimentare, e devono rispondere alle esigenze dei commensali in
termini di varietà e di appetibilità. Per ottenere questo, bisogna:
comporre diete personalizzate per ogni tipo di situazione;
studiare la corretta alternanza periodica dei menù, per
settimana,mese e stagione;
elaborare tabelle dietetiche indicanti la composizione dei piatti,
le caratteristiche nutrizionali e le grammature consigliate.
Dal punto di vista strutturale la ristorazione scolastica si realizza ,in
linea di principio,in una cucina centralizzata, da dove le vivande
possono essere servite in varie mense situate nello stesso edificio o
in mense che si trovano altrove. Parliamo quindi del catering
istituzionale.
Nell’ambito della ristorazione scolastica
l’organizzazione della prevenzione richiede
un’attenta valutazione del sistema e la
definizione di priorità che tengano conto
dell’intreccio dei seguenti
fattori:
· la sensibilità dei consumatori in età scolare;
· la connotazione di comunità chiusa;
· le caratteristiche delle strutture, delle
attrezzature e dei cicli tecnologici;
· la natura e complessità dei fattori di rischio;
· l’eterogeneità delle competenze necessarie (sanitarie, tecniche,
organizzative, amministrative);
· la sorveglianza ed il controllo svolto da figure interne al sistema ed
il controllo ufficiale in capo ai Servizi di Prevenzione dell’ASL.
La refezione scolastica include un gran numero di problematiche:
dagli aspetti organizzativi gestionali di un sistema pubblico di
elevata complessità, alla gestione di un sistema di sicurezza
alimentare con elevati contenuti di rischio, fino alla comunicazione
interna ed esterna, che assume ruolo determinante sia nella
prevenzione dei rischi sia nelle azioni successive al manifestarsi del
rischio, ovvero nella gestione delle crisi.
Oggi giorno un’impresa ristorativa per funzionare correttamente e
raggiungere gli obiettivi predisposti ha bisogno una disponibilità di
denaro.
L’impresa ristorativa
L’attività di ristorazione è una attività diretta alla produzione del
servizio di ristorazione. Tale servizio viene prestato dietro il
pagamento di un corrispettivo in denaro,e nella generalità dei casi,
avviene nello stesso luogo di produzione. L’impresa ristorativa,
pertanto si configura quale attività industriale diretta alla produzione
di servizi, dunque si applica all’imprenditore ristorativo lo statuto
dell’imprenditore commerciale , come regolato dall’ art.2195c.c.,
dove prevede anche l’iscrizione al registro delle imprese, l’obbligo
della corretta tenuta delle scritture contabili, la soggezione al
fallimento e altro. L’esercizio dell’attività ristorativa è disciplinato,
per alcuni aspetti specifici, dalla legge 287/1991e, in quanto attività
di impresa commerciale, dalla normativa relativa al settore del
commercio. Questa fino al 3 luglio 2006, è stata riconosciuta dal
d.lgs. 114/98. Il decreto che ha introdotto nel settore del commercio
importanti innovazioni e semplificazioni, aveva mantenuto, per gli
esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande,
l’obbligo di iscrizione al Registro degli Esercenti il Commercio
(REC), come requisito per ottenere l’abilitazione allo svolgimento
dell’attività. In sostanza l’iscrizione al REC con funzione abilitante
era rimasta obbligatoria per tutte le tipologie di attività ristorative.
L’art 3 della legge 4 agosto 2006, n 248 ha invece abolito anche per
le attività di somministrazione di alimenti e bevande l’obbligo
dell’iscrizione a registri abilitanti, continuando ad essere chiesti i
requisiti professionali soggettivi previsti dalla legge 287/1991, alla
cui verifica deve provvedere direttamente il comune. Attualmente la
disciplina degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande è
costituita dalla l.287/1991. Lo scopo dell’impresa ristorativa consiste
nella produzione e distribuzione del servizio di ristorazione, tale
servizio può svolgersi all’interno e all’esterno del luogo di
produzione, dietro pagamento di un prezzo. Le imprese ristorative
sono definite pubblici esercizi per il fatto che alle loro prestazioni
può accedere liberamente qualsiasi persona e perché l’attività di
somministrazione è collegata con la consumazione di alimenti o
bevande che deve essere effettuata sul posto. Ciò presuppone
l’utilizzo di attrezzature idonee, tanto che per distinguere un
esercizio pubblico da un’attività commerciale(supermercati, pizzeria
solo da asporto), deve essere verificata la possibilità che la
somministrazione venga effettuata con attrezzature adatte allo
scopo, bastano difatti poche sedie e qualche tavolino per
permettere la consumazione sul posto dei beni offerti.
Vengono considerati esercizi pubblici e ne seguono la disciplina
,anche gli spacci al minuto o per il consumo di vino,birra,e bevande
alcoliche presso enti privati o circoli privati anche se il consumo è
limitato ai soli soci. Non sono invece considerati esercizi pubblici le
mense aziendali, le mense scolastiche, ospedali e altro.
La legge 25 agosto 1991, n 287, all’art.5 individua come imprese
della ristorazione diverse tipologie di esercizi per la
somministrazione al pubblico di alimenti e bevande :
a) Esercizi di ristorazione, per la somministrazione di pasti e di
bevande, comprese quelle aventi un contenuto alcolico
superiore al 21%e di latte (ristoranti, pizzerie,trattorie,fast-food
e altro.)
b) Esercizi per la somministrazione di bevande, comprese quelle
alcoliche di qualsiasi gradazione, nonché di latte e di dolciumi
compresi i generi di pasticceria e gelateria (bar,
caffè,gelaterie,pasticcerie e altro)
c) Esercizi di cui ai punti precedenti, nei quali la
somministrazione di alimenti e bevande avviene
contemporaneamente ad attività di intrattenimento e di
svago( sale da allo,locali notturni,e altro)
d) Esercizi compresi nella lettera b nei quali è esclusa la
somministrazione di bevande alcoliche(pasticcerie e gelaterie)
È da ricordare che la somministrazione di bevande alcoliche non è
consentita negli esercizi operanti nell’ambito di fiere, impianti
sportivi, sagre o altro in quanto sono esercizi viaggianti istallati con
carattere temporaneo.
Tutte le tipologie di esercizi sono regolamentate dalla normativa del
commercio al minuto cioè possono vendere anche pasti e bevande
da asporto.
Le imprese di ristorazione possono essere distinte in due grandi
comparti:quello della RISTORAZIONE COMMERCIALE e quello
della RISTORAZIONE COLLETTIVA o INDUSTRIALE,ai quali si
affianca il settore della RISTORAZIONE AGRITURISTICA,che
presenta caratteristiche peculiari rispetto ai precedenti. L’attività di
ristorazione tradizionale,in Italia secondo i dati forniti dalla
federazione italiana pubblici esercizi,conta più di 135.000 bar e di
70.000 ristoranti, per la maggior parte locali di tipo tradizionale con
prevalente collocazione in aree urbane e caratterizzati da una
gestione familiare, o comunque dove l’imprenditore svolge mansioni
operative partecipando attivamente al processo produttivo. Fanno
parte di questo segmento i ristoranti tipici, i ristoranti d’ affari, i
ristoranti di lusso,dove il servizio è caratterizzato da un ‘ampia
scelta di piatti offerti con servizi a tavola. All’interno di questo
settore troviamo una netta diversificazione dell’utenza e dell’offerta
ristorativa rispetto ai ristoranti top e quelli di fascia medio - alta. Nel
primo caso cioè i ristoranti top sono caratterizzati da un ambiente
raffinato ed elegante, e da un’offerta diretta ad un numero limitato
di coperti generalmente dai 40 ai 50. Mentre, i ristoranti di fascia
medio - alta sono ristoranti rivolti ad un pubblico di uomini d’affari o
turisti,anche qui troviamo un ambiente confortevole ma offrendo un
servizio generalmente dai 70 ai 90 coperti. La ristorazione
alberghiera può essere riservata esclusivamente ai clienti
dell’albergo,come può essere rivolta alla clientela esterna. Nel
primo caso viene offerto oltre al servizio di ristorazione,anche il
pernottamento in camera,nel secondo caso è indirizzata ai
partecipanti a meeting ,congressi,uomini d’affari. La gestione può
essere in modo diretto dall’azienda o affidata in gestione a
imprenditori esterni,in entrambi le ipotesi le problematiche sono
notevoli come innanzitutto i costi fissi rappresentati in particolare
dalle retribuzioni del personale. Oggi giorno la maggior parte delle
imprese di ristorazione commerciale sono rappresentate dai locali
di ristorazione intermedia quali trattorie,pizzerie,bistrot, free- flow
che possono essere gestiti attraverso
varie formule imprenditoriali.
Nell’ultimo decennio ha avuto un grande