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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità

Queste donne hanno compreso l’importanza di ciò che stavano compiendo, e

pertanto la loro lotta per una maggiore libertà non poteva essere tacitata, ma al

contrario esse hanno esternato la loro carica rivoluzionaria, minacciando gli

equilibri politici ed i compromessi storici.

Queste caratteristiche del femminismo dei primi anni ’70 emersero in maniera

molto evidente nel manifesto del movimento femminista del luglio 1970,

pubblicato sul giornale propagandistico “Rivolta Femminile” (autrice Carla

Lonzi):

1. “La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si

fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà. L’uomo non è il

modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna.

La donna è altro rispetto all’uomo. L’uomo è altro rispetto alla donna.”

2. “Verginità, castità, fedeltà, non sono virtù, ma vincoli per costruire e

mantenere la famiglia.”

3. “Nel matrimonio la donna, privata del suo nome, perde la sua identità

significando il passaggio di proprietà che è avvenuto tra il padre di lei ed

il marito.”

4. “Riconosciamo nel matrimonio l’istituzione che ha subordinato la donna

al destino maschile. Siamo contro al matrimonio.”

5. “La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono

esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.”

6. “La negazione della libertà d’aborto rientra nel veto globale che viene

fatto all’autonomia della donna.”

7. “Accogliamo la libera sessualità in tutte le sue forme, perché abbiamo

smesso di considerare la frigidità un’alternativa onorevole.”

8. “Comunichiamo solo con donne.”

Come si evince dai punti elencati, emerge una sottile differenza tra il

“femminismo liberale” ed il “femminismo culturale”.

Il comune denominatore è l’atteggiamento energico, e determinato nel

conquistare ciò che si vuole. 10

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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità

Il femminismo liberale si batte fondamentalmente per l’uguaglianza formale e

per la parità tra i due sessi. Inoltre a questo primo modello appartiene soprattutto

l’aggressività nella rivendicazione di determinati diritti civili e politici, che ha

condotto ad importanti conquiste, tra le quali:

 La possibilità di accesso a tutte le professioni;

 L’istituzione del nuovo diritto di famiglia, che introduce il principio di

parità fra i coniugi, con l’eliminazione della figura del “capofamiglia”, la

sostituzione della “patria potestà” con la “potestà parentale”, la cessazione

dell’obbligo per la moglie di fissare la propria residenza secondo gli

intendimenti del marito, l’eliminazione del “diritto di correzione” del

coniuge maschio;

 La cancellazione dal codice penale di istituti arcaici come il “delitto

d’onore”;

 L’introduzione delle leggi sul divorzio, sull’aborto e sulla violenza

sessuale (catalogata finalmente tra i delitti contro la persona, non più

contro la morale);

 Il controllo da parte di gruppi femministi e dell’opinione pubblica sulla

gestione dei processi per stupro della magistratura, per garantire il rispetto

della vittima nel corso del dibattimento.

Mentre per ciò che concerne il femminismo culturale, esso cerca di far emergere

le caratteristiche morali e personali della donna, affermando la differenza

femminile come un valore inestinguibile.

Dal 1976-1977, momento in cui l’onda alta del movimento rifluiva, si avviò una

riflessione più ampia sulla specificità della condizione femminile, che andava a

ricercarne la cause più a fondo rispetto al contesto economico ,sociale e politico.

A differenza dei primi anni del movimento ora la donna orientai l proprio

carisma e vigore intellettuale in direzione di obiettivi di più ampia portata. Non

si tratta di una rinnegazione degli ideali e degli stimoli precedenti, al contrario,

la potenza femminile mira ora alla consapevolezza di ciascuna donna della

propria identità, sia sessuale che sociale.

2.1 Il fascicolo speciale di “Sottosopra”

Il fascicolo speciale di “Sottosopra”, mensile di propaganda femminista, uscito

nel gennaio del 1983, chiarisce alcuni fondamentali nodi concettuali attraverso il

11

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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità

bilancio di un’esperienza che si protrae ormai da più di dieci anni. Ciò che più

emerge, è un diretto appello alle donne nello specifico, ma anche alla società nel

suo complesso.

Il punto di partenza è il riconoscimento del fatto che “la lotta emancipatoria

sorvola, senza vederle, sulle energie bloccate dal senso di un’inguaribile

estraneità”, che “c’è un limite al processo di emancipazione, limite che può

manifestarsi solo molto tardi, ma che è presente fin dall’inizio”, che “pensarci e

presentarci come vittime di discriminazione antifemminile non significa più

l’essenziale della nostra condizione”.

Queste sono le parole di donne pronte a rivoluzionare, sia per la propria realtà

intima e soggettiva, sia per gli schemi tradizionali di una società all’interno della

quale “l’essere donna, con la sua esperienza e i suoi desideri, non ha luogo”,

poiché essa “è modellata dal desiderio e dall’essere corpo di uomo”. La diretta

conseguenza di tale assetto sociale è che “la voglia di vincere, quando non si fa

intimidire, diventa inevitabilmente aspirazione virile…Ma la donna ci perde il

corpo”.

Pertanto il movimento delle donne è “un punto di riferimento per diventare

quello che siamo e volere quello che vogliamo”

L’obiettivo che vogliono raggiungere è quello di alterare radicalmente gli

equilibri della società in cui vivono, dal momento che “il mondo è uno solo,

abitato da donne, come da uomini, bambini bestie e cose varie, viventi o non

viventi, e in questo mondo che è uno solo, vogliamo stare con agio”.

Contemporaneamente anche in Inghilterra, si stava diffondendo lo stesso

movimento, dove in un primo momento, le “suffragette” (così venivano

chiamate le donne, che lottavano per avere i propri diritti), cercando di tenere

comizi per sensibilizzare l’opinione pubblica e convincere il governo Inglese ad

estendere il diritto al voto anche alle donne. Ma, di fronte alla repressione della

polizia, le suffragette passarono a forme di proteste più decise e violente. 12

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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità Capitolo 3

The suffragist movement

The suffragist movement was originated in the XX century, and it during the

same century, because bill for female suffrage, was deferred by Parliament.

One of the suffragists, Emmeline Pankhurst, was so frustrated by the continued

lack of government action that she founded the militant Women’s Social and

Political Union movement in 1903.

At first the tactics were non-violent. They organised big public demonstrations,

heckled politicians who refused to talk to them.

They were often arrested and taken to prison, but they continued their protests

by going on strikes.

As parliament continued to defeat consecutive suffrage bills, the “suffragettes”

turned to force, and resorted to a policy of violence against prosperity.

At organised demonstrations, hundreds of women started breaking windows and

burning down buildings in protest at the government’s refusal to act.

Then on Derby Day in 1913 Emily Davison threw herself in front of King

George V’s horse and was trampled to death. The suffragettes had gained a

martyr.

But it was the work done by women during the First World War that finally

earned them the vote.

With the men in the trenches, the fabric of life in Britain was transformed.

Women began to do work that previously they would have been thought

incapable of performing.

The suffragettes saw the war as an opportunity to show what women could do.

They suspended militant tactics, and used their organisational strength to

mobilise doing jobs that had been left empty by men.

Many employers were surprised by how well women could do men’s work, and

the experience converted them to the cause of women’s suffrage.

On February 6, 1918, the Representation of the People Act was passed, giving

women over the age of 30 the right to vote. 13

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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità

Later that year another act was passed that allowed women to be elected to the

House of Commons.

It was a social, a political movement, it tried to carve out a niche for women

themselves in a society completely dominated by men, but it was also a sort of

expression of feminine nature, of women’s desire to give voice to their

emotions, feelings and ideas. Feminists wanted to achieve a greater liberty,

which included also an inner liberty, thanks to which they could emphasis the

importance and the peculiarity of their artistic creativity and vitality.

Sicuramente le donne inglesi, come quelle di tutto il mondo, hanno lottato per

ottenere dei diritti che le tutelassero, infatti, possiamo dire che i diritti umani,

delle donne e delle bambine, sono diventati parte inalienabile, integrante ed

indivisibile dei diritti umani universali. 14

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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità Capitolo 4

I diritti della donna

Gli obiettivi principali della comunità internazionale riguardano la libertà della

donna, la sua partecipazione alla vita politica, civile, economica, sociale e

culturale, a livello internazionale, nazionale e regionale e l’allontanamento di

qualsiasi forma di discriminazione sessuale.

I diritti dei cittadini, sono disciplinati nei principi fondamentali e nella prima

parte della costituzione. Essa riconosce a tutti, i diritti inviolabili dell’uomo tra i

quali ad esempio: il diritto alla vita, al nome, alla difesa etc.

Inoltre la costituzione afferma il principio di uguaglianza in senso formale che

consiste nell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, ed uguaglianza in

senso sostanziale che consiste nell’impegno di garantire pari opportunità a tutti i

cittadini.

Sono svariati gli articoli della costituzione che tutelano la donna e l’uomo in

quanto essere umani.

4.1 I vari articoli

Gli articoli 13 e seguenti riconoscono espressamente alcune libertà individuali,

tra le quali:

 libertà personale;

 di domicilio;

 di circolazione e di soggiorno;

 di riunione e di associazione;

 di manifestazione del pensiero etc.

I successivi articoli, sanciscono e ribadiscono l’uguaglianza tra la donna e

l’uomo, in campo sociale, economico e lavorativo:

Art. 3

“tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza

distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di

condizioni personali e sociali”,

Art. 4

“la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le

condizioni che rendano effettivo questo diritto”, 15

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Essere donna: tra storie, diritti e quotidianità

Art. 37

“la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e a parità di lavoro, le stesse retribuzioni

che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire

l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre ed

al bambino una speciale ed adeguata protezione. La legge stabilisce il limite

minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori

con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di

retribuzione”,

Art. 48

“sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore

età. Il voto è

personale ed eguale,libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”,

Art. 51

“tutti i cittadini, dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici

ed alla cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti

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