Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Fabrizio de andre’ Biografia
–
1940: Il 18 febbraio 1940 nasce a Pegli
(Genova) Fabrizio De André. La leggenda
dice che sul giradischi di casa sua suo
padre, il professor Giuseppe De André,
esponente del Partito Repubblicano
Italiano e, fra le altre cose, promotore
della costruzione della Fiera del Mare di
Genova, nel quartiere della Foce, avesse
messo il ''Valzer Campestre'' di Gino
Marinuzzi senior dal quale, oltre
venticinque anni dopo, Fabrizio ricaverà
la canzone ''Valzer per un amore''.
1942/1945: Scoppiata la guerra la famiglia si rifugia in campagna a Revignano
di Asti, mentre il padre, ricercato dai fascisti si dà alla macchia. Qui, appena
bambino, Fabrizio stringerà amicizia con Nina Malfieri alla quale dedicherà,
parecchi anni dopo, la canzone ''Ho visto Nina Volare''.
1948: Inizia a frequentare Paolo Villaggio, di poco più di 7 anni più grande,
grazie all''amicizia tra le famiglie.
1951/1953: Gli studi successivi si svolgono alla "Giovanni Pascoli" per le
scuole medie inferiori fino alla bocciatura, quando, il padre lo fa seguire dai
gesuiti dell'Arecco.
1954: Nasce prepotentemente la vocazione per la musica grazie anche alla
spinta della madre che gli fa studiare prima il violino, strumento verso il quale
non prova particolare attrazione e, successivamente, la chitarra.
1961: Scrive la sua prima canzone, insieme a Clelia Petracchi: il titolo sarà "La
ballata del Miché". E' dello stesso anno la
pubblicazione del primo 45 giri per l'etichetta
genovese Karim: "Nuvole barocche" il lato A e "E fu la
notte" quello B.
1962: Grazie anche al supporto di Luigi Tenco che
canterà la canzone "La ballata dell'eroe" nel film
"L'albero della cuccagna" di Luciano Salce, Fabrizio
comincia a farsi un nome come cantante e autore.
Nello stesso anno sposa Enrica "Puny " Rignon, dalla
quale ha il suo primogenito Cristiano, che diverrà a
sua volta polistrumentista e cantautore. Sono questi 4
gli anni di più fervida frequentazione con Paolo Villaggio. Con lui scriverà "Carlo
Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers" e "Il fannullone".
1964: Sempre per l'etichetta Karim viene pubblicata "La guerra di Piero", il
primo testo del cantautore ad essere presente nelle antologie scolastiche.
1965/1966: Sono gli anni de "La canzone di Marinella", "Fila la lana", "Valzer
per un amore", "La città vecchia". Quest'ultima uscirà in due versioni dal
momento che la censura imporrà il ritiro delle prime copie distribuite a causa di
un verso del brano che verrà successivamente modificato.
1968: Fabrizio acquisisce sempre più fama grazie all'interpretazione de "La
canzone di Marinella" fatta da Mina. Decide di cessare gli studi universitari e di
proseguire sulla strada della musica. In questi anni esce il suo secondo album,
il primo concept: "Tutti morimmo a stento" con l'orchestrazione di Gianpiero
Reverberi.
L'album trae spunto dall'amicizia di Fabrizio con Riccardo Mannerini, un "poeta
vero", genovese. Sempre dall'esperienza con Mannerini, Fabrizio sarà
produttore artistico insieme a Reverberi di "Senza orario senza bandiera",
album dei New Trolls, giovane gruppo genovese.
1969: Esce "Volume III" che raccoglie
traduzioni da Brassens e reincisioni di canzoni
già pubblicate con la Karim.
1970: Viene presentato al circolo della
stampa, l'album "La buona novella" tratto dai
Vangeli apocrifi. In questi anni entra in crisi il
suo matrimonio fino a giungere al divorzio.
1971: Dalla lettura dell'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, De
André ricava l'album "Non al denaro non all'amore né al cielo" che vedrà la
collaborazione di Giuseppe Bentivoglio, giovane giornalista marxista, e di un
giovanissimo Nicola Piovani. Per l'occasione vi sarà l'incontro con Fernanda
Pivano, prima traduttrice delle poesie di Masters.
1972: Arrivano le prime traduzioni di Leonard Cohen: "Suzanne" e "Giovanna
d'arco" escono su due 45 giri identici nel contenuto ma diversi nel colore della
copertina: uno nero e uno bianco. Gli arrangiamenti di entrambi i brani ivi
contenuti, a cura di Nicola Piovani, e il testo di "Giovanna d'arco" differiscono
dalla versione contenuta prima negli LP e poi nei CD.
1973: Esce il primo concept album interamente frutto dell'ispirazione di De
André: "Storia di un impiegato" scritto a sei mani con Piovani e Bentivoglio.
1974: Fabrizio incontra un giovane Francesco De Gregori e traduce con lui "Via
della povertà" (Desolation Road) di Bob Dylan che uscirà nell'album semi
antologico "Canzoni". In questi anni matura l'idea di trasferirsi in Sardegna. 5
1975: Dall'esperienza con De Gregori nasce "Volume VIII" che contiene l'unica
canzone esplicitamente autobiografica: "Amico fragile". Conosce Dori Ghezzi.
1977: Dall'unione con Dori Ghezzi nasce Luisa Vittoria, detta Luvi, oggi a sua
volta cantante.
1978: per la Ricordi, pubblica l'album "Rimini", prima collaborazione con il
giovane Massimo Bubola. Nello stesso anno parte il tour con la Premiata
Forneria Marconi che rivede il repertorio di De André sulla base delle nuove
sonorità di quegli anni.
1979: Esce l'album dei concerti con la PFM. In agosto Fabrizio e Dori vengono
rapiti presso la loro residenza a L'Agnata. Verranno rilasciati solo quattro mesi
più tardi. 1980: Dori e Fabrizio fondano una nuova etichetta: la
Fado. Per questa etichetta verrà inciso l'album di
esordio di Massimo Bubola e il nuovo disco di Dori. Lo
stesso anno esce il secondo volume dei concerti con
la PFM.
1981: Fabrizio lavora con Mark Harris, Oscar Prudente
e Massimo Bubola (coautore) all'album senza nome
che ritrae nella copertina un nativo americano. Per
questo verrà ribattezzato dai media come l'album de
"L'indiano". Il disco venderà più di 200.000 copie.
1983: Fabrizio e Mauro Pagani gettano le basi per
l'elaborazione del successivo disco, tutto improntato
sulla musica etnica.
1984: Nonostante le remore dei discografici, esce "Creuza de ma" che a fine
decennio, un referendum indetto dalla rivista "Musica & Dischi" eleggerà come
miglior disco degli anni ottanta. Il disco fonde le sonorità mediterranee alla
lingua genovese.
1985: Muore il professor Giuseppe De André. Sul letto di morte fa promettere a
Fabrizio di smettere di bere, vizio che De André si trascina ormai da decenni.
1987: Con De Gregori e Fossati canta "Questi posti davanti al mare" inciso ne
"La pianta de tè" di Ivano Fossati l'anno successivo.
1989: A seguito di una complicazione cardiaca muore, in Sudamerica, il fratello
Mauro. Lo stesso anno lui e Dori si sposano.
1990: Esce l'album "Le nuvole" dove Fabrizio collabora con Fossati, Bubola e
Pagani. Per concepire l'album viene presa a pretesto l'opera omonima di
Aristofane, commediografo dell'antica Grecia. Balzerà subito in testa alle
classifiche.
1991: Comincia un nuovo tour in giro per l'Italia con Mauro Pagani e i suoi 6
musicisti più fedeli: Ellade Bandini, Michele Ascolese, Pier Michelatti... In
occasione della manifestazione per il 1 maggio canta con Roberto Murolo "Don
Raffaé". Il brano verrà anche inciso nell'album di Murolo
"Ottantavogliadicantare". Al Club Tenco viene premiato come miglior album
dell'anno "Le nuvole" e come miglior canzone "La domenica delle salme".
1992/1993: Fabrizio intraprende un nuovo tour teatrale con uno spettacolo
diviso in due parti: una parte dedicata solo alle donne e una agli uomini. Per
una parte della tournée partecipa anche Dori Ghezzi come corista. Nel
frattempo nasce l'idea di acquistare una casa a Genova.
1995: A dieci anni di distanza dalla morte del padre, Fabrizio perde anche sua
madre Luisa.
1996: Opera a quattro mani con Ivano Fossati, arrangiata da Piero Milesi, esce
"Anime Salve" incentrato sui temi della solitudine, dell'emarginazione e delle
minoranze.
1997: Nuovo tour a seguito dell'uscita dell'album "Anime Salve" nei palazzetti.
Cristiano prende il posto di polistrumentista accanto al padre.
1997/1998: Nuovo tour per l'uscita di "Mi innamoravo di tutto" che si
concluderà poco prima della primavera. Mentre si parla di un tour estivo inizia
a manifestarsi in estate il male.
1999: Nella notte dell'11 gennaio, alle ore 2.15, Fabrizio De André muore
all'Istituto dei tumori di Milano. Avrebbe compiuto 59 anni un mese più tardi.
Morire per delle idee
Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta, 7
perché chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perché forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.
Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.
A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta
E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrotte in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, 8
ma di morte lenta.
Mourir pour des idées
Mourir pour des idées, l'idée est excellente
Moi j'ai failli mourir de ne l'avoir pas eu
Car tous ceux qui l'avaient, multitude accablante
En hurlant à la mort me sont tombés dessus
Ils ont su me convaincre et ma muse insolente 9
Abjurant ses erreurs, se rallie à leur foi
Avec un soupçon de réserve toutefois
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente,
D'accord, mais de mort lente
Jugeant qu'il n'y a pas péril en la demeure
Allons vers l'autre monde en flânant en chemin
Car, à forcer l'allure, il arrive qu'on meure
Pour des idées n'ayant plus cours le lendemain
Or, s'il est une chose amère, désolante
En rendant l'âme à Dieu c'est bien de constater
Qu'on a fait fausse route, qu'on s'est trompé d'idée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Les saint jean bouche d'or qui prêchent le martyre
Le plus souvent, d'ailleurs, s'attardent ici-bas
Mourir pour des idées, c'est le cas de le dire
C'est leur raison de vivre, ils ne s'en privent pas
Dans presque tous les camps on en voit qui supplantent
Bientôt Mathusalem dans la longévité
J'en conclus qu'ils doivent se dire, en aparté
"Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente"
Des idées réclamant le fameux sacrifice
Les sectes de tout poil en offrent des séquelles
Et la question se pose aux victimes novices
Mourir pour des idées, c'est bien beau mais lesquelles ?
Et comme toutes sont entre elles ressemblantes
Quand il les voit venir, avec leur gros drapeau
Le sage, en hésitant, tourne autour du tombeau
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Encor s'il suffisait de quelques hécatombes
Pour qu'enfin tout changeât, qu'enfin tout s'arrangeât
Depuis tant de "grands soirs" que tant de têtes tombent
Au paradis sur terre on y serait déjà
Mais l'âge d'or sans cesse est remis aux calendes
Les dieux ont toujours soif, n'en ont jamais assez