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AVE MARIA

E te ne vai, Maria, fra l'altra gente

che si raccoglie intorno al tuo passare,

siepe di sguardi che non fanno male

nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai

poi la tua mano nasconderà un sorriso

gioia e dolore hanno il confine incerto

nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,

ave alle donne come te, Maria,

femmine un giorno per un nuovo amore

povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre

nella stagione che stagioni non sente

(Raffaello,Madonna del cardellino 1506)

CANTO XXXIII PARADISO

“Vergine Madre, figlia del tuo figlio, 9 così è germinato questo fiore.

umile e alta più che creatura, Qui se’ a noi meridïana face

3 termine fisso d’etterno consiglio, di caritate, e giuso, intra ’ mortali,

tu se’ colei che l’umana natura 12 se’ di speranza fontana vivace.

nobilitasti sì, che ’l suo fattore Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

6 non disdegnò di farsi sua fattura. 15 sua disïanza vuol volar sanz’ali.”

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

Questa poesia,dolcissima e stupenda, racconta uno dei personaggi più celebri e

intramontabile della tradizione cristiana: Maria, la madre di Gesù.

De Andrè, lontano dalla cultura della santificazione della Madonna, traccia di essa un

‘immagine forte: quella di una donna semplice, una madre. Così semplice e per questo

così rivoluzionaria. 9

A questa descrizione umana della Madonna vorrei confrontare, per contrapposizione,

un'altra preghiera dedicata a Maria, quella “cantata” dal sommo poeta Dante

Alighieri nel Canto XXXIII del Paradiso. La

“Preghiera alla Vergine” è la più alta testimonianza di venerazione per la santa madre

di Gesù.

All’immagine femminile e terrena di De Andrè si contrappone quella mistica e divina

di Dante.

La Maria di De Andrè è una donna che passa “tra l’altra gente che si raccoglie intorno

al suo passare ”,

E’ una Maria che viene definita Femmina, De Andrè utilizza questo sostantivo per

sottolineare tutta l’umanità, l’autenticità della Madonna. Essa è una donna che soffre,

perché consapevole del destino del figlio, un figlio nato per offrire la vita al fine della

salvezza degli uomini, un figlio destinato a morire.

E questa è una Maria che soffre, soffre come una madre che si vede strappare il

proprio figlio dalle braccia, anche se suo figlio è il Figlio di DIO.

La Maria invocata da Dante (per mezzo di Bernardo Da Chiaravalle) è invece una

donna che assume tutte le connotazioni divine tipiche della tradizione cristiana: è la

donna che ama immensamente gli

uomini ,è il simbolo della pace e della carità divina. La donna che ha detto sì a Dio,

colei che ha portato Gesù, il salvatore, nel grembo, per poi donarlo al mondo.

Non è sicuramente stato scelto a caso da Dante, come intercessore, San Bernardo di

Chiaravalle, autore di numerose opere teologiche,: egli fu il più importante esponente

del pensiero mistico del XII secolo, e soprattutto fu colui che più di ogni altro contribuì

all'affermazione del culto di Maria Vergine: il santo aveva esaltato la sua funzione

mediatrice tra Dio e l'umanità, valorizzata dall'esperienza della maternità. Tuttavia si

Ave

possono riconoscere altre influenze su questa preghiera: anzitutto la struttura dell'

Maria,

divisa in lode e richiesta di intercessione, ma anche, oltre agli scritti di san Bernardo,

anche molta produzione letteraria mariana precedente, dal Vangelo di Luca ai Padri

della Chiesa.

Anche Dante però nella sua sublime presentazione della Vergine accenna al lato

umano di Maria utilizzando la parola Ventre, il simbolo della femminilità per

eccellenza.

Persino Dante, in Paradiso, giunto nel cielo più alto, in procinto di incontrare Dio, non

ha voluto rinunciare al suo tipico plurilinguismo, perché Maria dall’alto del suo

splendore, della sua bellezza rimane comunque sempre una donna e una madre.

Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971), ispirato dalla

 Antologia di Spoon River, capolavoro di Edgar Lee Masters pubblicato nell'aprile

7

del 1915 e tradotto in Italia da Fernanda Pivano nel 1943. De André in questo

8

disco si avvale della collaborazione di Giuseppe Bentivoglio per i testi e di

9

Nicola Piovani per le musiche.

Edgar Lee Masters (Garnett, Kansas, August 23, 1868 - Melrose Park,

Pennsylvania, March 5, 1950) was an American poet, biographer, and

Spoon River Anthology, The New Star Chamber

dramatist. He is the author of

and Other Essays, Songs and Satires, The Great Valley, The Serpent in the

Wilderness An Obscure Tale, The Spleen, Mark Twain: A Portrait, Lincoln: The

Man, Illinois Poems.

and

Born on August 23, 1868 to Emma J. Dexter and Hardin Wallace Masters in

Garnett, Kansas, his father had briefly moved to set up a law practice. The

family soon moved back to his paternal grandparents' farm near Petersburg in

10

Menard County, Illinois. In 1880 they moved to Lewistown, Illinois, where he

Chicago Daily News.

attended high school and had his first publication in the

The culture around Lewistown, in addition to the town's cemetery at Oak Hill,

and the nearby Spoon River were the inspirations for many of his works, most

Spoon River Anthology,

notably his most famous and acclaimed work. Spoon

River was Masters's revenge on small-town hypocrisy and narrow-mindedness.

Masters died at a nursing home on March 5, 1950, in Melrose Park,

Pennsylvania. He is buried in Oakland cemetery in Petersburg, Illinois.

Spoon River Anthology (1915), by Edgar Lee Masters, is a collection of

unusual, short, free-form poems that collectively describe the life of the

fictional small town of Spoon River, named after the real Spoon River that ran

near Masters' home town. The collection includes two hundred and twelve

separate characters, all providing two-hundred forty-four accounts of their lives

and losses.

Each poem is an epitaph of a dead citizen, delivered by the dead themselves.

They speak about the sorts of things one might expect: some recite their

histories and turning points, others make observations of life from the outside,

and petty ones complain of the treatment of their graves, while few tell how

they really died. Speaking without reason to lie or fear the consequences, they

construct a picture of life in their town that is shorn of all façades. The interplay

of various villagers — e.g. a bright and successful man crediting his parents for

all he's accomplished, and an old woman weeping because he is secretly her

illegitimate child — forms a gripping, if not pretty, whole.

The subject of afterlife receives only the occasional brief mention, and even

those seem to be contradictory. Spoon River Anthology

Many of the characters that make appearances in were

based on real people that Masters knew or heard of in the two towns in which

he grew up, Petersburg and Lewistown, Illinois.

Other local legends assert that Masters' fictional portrayal of local residents,

often in unflattering light, created a lot of embarrassment and aggravation in

his hometown. This is offered as an explanation for why he chose not to settle

down in Lewistown or Petersburg.

Spoon River Anthology is often used in second year characterization work in

the Meisner technique of actor training

Francis Turner

I could not run or play in boyhood.

In manhood I could only sip the cup,

Not drink-

For scarlet-fever left my heart diseased.

Yet I lie here

Soothed by a secret none but Mary knows:

There is a garden of acacia,

Catalpa trees, and arbors sweet with vines--

There on that afternoon in June

By Mary's side-- 11

Kissing her with my soul upon my lips

It suddenly took flight.

Francis Turner

Io non potevo correre né giocare

quand'ero ragazzo.

Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,

non bere -

perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.

Eppure giaccio qui

blandito da un segreto che solo Mary conosce:

c'è un giardino di acacie,

di catalpe e di pergole addolcite da viti -

là, in quel pomeriggio di giugno

al fianco di Mary -

mentre la baciavo con l'anima sulle labbra,

l'anima d'improvviso mi fuggì.

IL BLASFEMO

o

“…e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato,

ci costringe a sognare in un giardino incantato”

E’ questa la storia di Wendell P.Bloyd, ucciso perché blasfemo. Venne arrestato con la

scusa di libertinaggio e di abuso di alcol, perchè non esistevano leggi per punire i

blasfemi.

Ucciso perché ebbe il coraggio di dire che forse Dio non era quell’essere

misericordioso che tutti credevano, ma un imbroglione.

A questo proposito possiamo collegare alcuni elementi della filosofia di Nietzsche, che

vede nella “morte di Dio” il cardine del suo pensiero. Friedrich Wilhelm Nietzsche

(1844 –1900) è stato un filosofo e scrittore tedesco.

Tra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo, Nietzsche ebbe un'influenza articolata

e controversa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. La sua filosofia è

considerata da alcuni uno spartiacque della filosofia contemporanea verso un nuovo

tipo di pensiero, ed è comunque oggetto di divergenti interpretazioni. In ogni caso si

tratta di un pensatore unico nel suo genere, sì da giustificare l'enorme influenza da lui

esercitata sul pensiero .

« Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! » afferma Nietzsche ne "La

gaia scienza", ovvero nessuno crede più veramente. Ma nell'atto stesso di compiere

questa affermazione si trova di fronte allo scetticismo e all'indifferenza, quando non

alla derisione.

L'annuncio della morte di Dio ha una straordinaria efficacia retorica e forse anche per

questo non è stato sempre compreso a fondo: taluni interpreti si sono limitati a

12

leggerlo come l'ennesimo attacco al Cristianesimo e non ne hanno percepito la

profondità e la complessità.

Infatti Nietzsche con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà

trascendente, indipendentemente dal culto che predichi tale realtà. Egli considera ciò,

come il compimento di un processo nichilistico necessario, le cui radici si ritrovano

nell' atto di omissione e di obliazione del Dionisiaco, che ha consentito all' Apollineo

nel corso della secolarizzazione, di trovare modelli metafisici ragionevoli, capaci di

giustificare il "senso dell' essere", ma che prima o poi, secondo l' autore tedesco,

avrebbero dovuto fare i conti con la vera essenza vitale della natura umana, quale

appunto, il Dionisiaco, ossia ciò che lega alla terra e alla vita.

L'affermazione della libertà e della spontaneità presuppone il superamento dei

condizionamenti, delle regole, degli obblighi derivanti dalle credenze religiose o

comunque dal riferimento a entità metafisiche. Ma comporta anche una conseguenza

che pochi hanno la forza sufficiente per affrontare: assumersi la piena e definitiva

responsabilità di ogni decisione, di ogni azione.. I contemporanei di Nietzsche

dimostrano in mille circostanze di non essere più guidati dalla fede come poteva

accadeva agli uomini del Medio Evo ma, per non essere obbligati ad affrontare le

proprie responsabilità, non vogliono riconoscerlo neppure di fronte a se stessi.

Il blasfemo può quindi essere paragonato al Superuomo nietzschiano: colui che ha

“ucciso Dio”, e a causa di questo peccato ha dovuto pagare con la morte.

Una morte provocata più dall’invidia che dall’oltraggio nei confronti della religione, Il

blasfemo scopre l'inutilità della religione e per questo suscita sia invidia per essersi

liberato dalla superstizione, sia paura per il rischio che altri facciano come lui. La storia

ci insegna che chiunque abbia provato a proporre idee nuove, rivoluzioni, chiunque si

sia ribellato al sistema, ha dovuto pagare il suo coraggio. a caro prezzo.

Così è stato per Wendell P.Bloyd, il blasfemo raccontato da Masters e da De Andrè, che

nel suo epitaffio canta “non mi uccise la morte ma due guardi bigotte/ mi cercarono

l’anima a

forza di botte”.

IL SUONATORE JONES

o

“Libertà l’ho vista dormire

nei campi coltivati

a cielo e denaro,

a cielo ed amore,

protetta da un filo spinato”

Il suonatore Jones è l'unico in questa

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