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La crisi d’identità – Luigi Pirandello

ITALIANO I cookies e l’indirizzo I.P.

INFORMATICA

La crisi del 1929

STORIA La crisi finanziaria del 2008, la

situazione delle imprese italiane di

fronte alle banche

ECONOMIA AZIANDALE

The Wall Street crash

INGLESE 28/06/2010 16:33

<<Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso

per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre

condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto

dalla mia?» Luigi Pirandello , Uno, nessuno e centomila

Universale Economica. I Classici. Feltrinelli, 1993

4 ed., XXX - pp.226

dell’intellettuale,

Pirandello è il testimone e la coscienza della crisi che ha perduto la capacità di

dell’uomo

elaborare valori, forme e modelli di vita, e anche moderno (crisi storica ed esistenziale

L’uomo “condizione

insieme). moderno allora, nei panni del personaggio pirandelliano, vive una

anarchica”, di sconfitta, di impotenza, proprio perché a lui manca una realtà stabile, definita

E’

e leggibile. un uomo preso di continuo nella dialettica realtà/illusione, vita/forma, e ripete e raddoppia

“altro” L’eroe dall’

sempre se stesso alla ricerca di una consistenza, di un che mai riesce a raggiungere.

“essere tondo”

a tutto si frantuma.

Pirandello ha una concezione relativistica dell'uomo, che ne esclude una conoscenza scientifica. L'uomo è

troppo assurdo per essere capito (mentre la natura è più semplice, inconsapevole, felice, anche se resta un

paradiso perduto e rimpianto). Il borghese si dibatte fra ciò che sente dentro (sempre mutevole) e il

rispetto che deve alle convenzioni sociali (sempre fisse e stereotipate). La "forma" o "apparenza" è

l'involucro esteriore che noi ci siamo dati o in cui gli altri ci identificano; la "vita" invece è un flusso di

continue sensazioni che spezza ogni forma. 28/06/2010 16:33

Noi crediamo di essere "forme stabili" (personalità definite): in realtà tutto ciò è solo una

maschera dietro cui sta la nostra vera vita, fondata sull'inconscio, cioè sull'istinto e sugli impulsi

contraddittori. Parafrasando un titolo di un suo romanzo, si potrebbe dire che noi siamo "uno"

(perché pretendiamo di avere una forma), "nessuno" (perché non abbiamo una personalità

definita) e "centomila" (perché a seconda di chi ci guarda abbiamo un aspetto diverso).

Se la vita è una finzione, il teatro, che presume di rappresentare la vita è una finzione al

quadrato, resa ancor più aleatoria dai meccanismi che presiedono al suo stesso funzionamento:

l'autore immagina una storia, che sarà inesorabilmente falsificata dalla messa in scena che ne

faranno gli attori, la cui interpretazione sarà a sua volta condizionata e reinterpretata dagli

spettatori.

L'uomo, in definitiva, è soggetto al caso, che lo rende una marionetta, che gli impedisce di darsi una

personalità. Ogni personaggio teatrale di Pirandello è immerso in una tragica solitudine che non

consente alcuna vera comunicativa.

Pirandello in realtà non ha indagato sulle cause di questa alienazione: a teatro dell'Enrico IV (dove lo

l’amico-rivale

stesso protagonista continua a fingersi pazzo fino a quando non uccide Belcredi) né sulle

cause della crisi che coinvolge tutti i suoi personaggi (in particolare il protagonista Vitangelo Moscarda

“Uno, centomila”

in nessuno e dove si crede di apparire alle altre persone in centomila forme

differenti) accomunati da uno stato sociale di benessere economico, tipico della borghesia. Lo stesso

stato di benessere che.... 28/06/2010 16:33

Che troviamo negli Stati Uniti, dopo un periodo (dal gennaio 1924 al Settembre 1929) di intensa

crescita economica durante il quale si era registrato un continuo rialzo dei prezzi tanto da superare il

rapporto reale del valore delle imprese. In precedenza, poco dopo la fine della Grande Guerra gli Stati

Uniti non solo avevano rinsaldato la loro posizione, ma avevano anche concesso cospicui prestiti

dell’economia

ai loro alleati in Europa. Il dollaro era la nuova moneta forte mondiale e il mercato

d’importanza. L’euforia l’ottimismo

di New York crebbe e derivati da boom economico misero in

moto comportamenti che ebbero come risultato il crollo del mercato borsistico americano.

La crisi si manifestò il 24.10.1929, il "giovedì nero di Wall Street", quando a fronte dei primi sintomi

di recessione del sistema industriale, si verificò una frenetica corsa alla vendita di azioni, cosa

dell’offerta,

che, secondo il gioco della domanda e causò lo sgretolamento dei prezzi delle azioni. Il

martedì successivo (29.10.1929) le perdite cancellarono i rialzi conseguiti nei 12 mesi precedenti.

28/06/2010 16:33

LE CAUSE DELLA CRISI :

l’aumento dell’industria

- della produttività americana era di molto superiore alla capacità di

assorbimento del mercato (SOVRAPRODUZIONE) ; pochi disponevano di un reddito adeguato per poter

l’industria

acquistare tutto ciò che produceva. Quindi le merci rimanevano invendute, le fabbriche

dovettero produrre di meno e licenziare manodopera.

- Gli operai rimasti privi di salario furono costretti a ridurre drasticamente gli acquisti, diminuendo

ulteriormente le capacità di assorbimento del mercato.

- Si innescò una spirale che coinvolse anche il sistema bancario perché né gli imprenditori come gli

agricoltori furono più in grado di restituire i prestiti ricevuti.

Nel 1932 i disoccupati erano 13 milioni.

LE CONSEGUENZE DELLA CRISI : dell’Unione

- La crisi si diffuse in tutto il Mondo(ad eccezione Sovietica), in particolare in EUROPA,

all’estero

quando le banche statunitensi chiesero il pagamento dei crediti che avevano concesso e portarono

gli Stati Uniti a ridurre, fino a quasi ad annullarli, i prestiti concessi dopo la 1° guerra mondiale.

- Nel 1931 fallì la prima grande banca austriaca a Vienna, seguì una banca tedesca ed il panico si diffuse

tra il pubblico che si precipitò a ritirare i propri depositi costringendo il governo tedesco a chiudere

temporaneamente le banche.

- La Germania fu il Paese più colpito: migliaia di imprese fallirono e il tasso di disoccupazione salì nel

1932 al 17% (6 milioni di disoccupati).

dell’

Il tracollo economia tedesca, sommato a quello degli Stati Uniti , causò a livello mondiale: un calo della

Produzione industriale (CIRCA IL 38%), una diminuzione del Commercio industriale (del 25%), 30 milioni

di disoccupati. 28/06/2010 16:33

I rapporti tra gli stati si fecero più tesi: ciascun stato adottò una propria forma di NAZIONALISMO

ECONOMICO come:

- il PROTEZIONISMO (per difendere i prodotti nazionali dalla concorrenza straniera si impongono

tariffe doganali elevate su merci di importazione per renderle più care). Ciò causò il crollo degli scambi

economici internazionali.

- La SVALUTAZIONE MONETARIA con lo scopo di incrementare le esportazioni rendendo più a buon

mercato le proprie merci. Il dollaro americano e la Sterlina Inglese furono le prime monete ad essere

l’oro.

svalutate e a perdere la loro convertibilità con Le conseguenze per gli altri Paesi furono meno

gravi:

- La Francia non aveva avuto bisogno di finanziamenti e aveva un commercio interno in grado di

sopperire alla contrazione di quello internazionale.

l’industria

- In Italia era poco sviluppata, così come i suoi rapporti con il mercato mondiale.

L’AUTARCHIA nell’Italia l’obbiettivo

(nella Germania nazista e fascista) con di produrre al suo interno

dall’estero.

tutto ciò di cui ha bisogno per rendersi economicamente indipendente

Si pensò che la crisi potesse essere risolta con il vecchio sistema del libero corso delle leggi del mercato ( in

regime di bassi salari, gli imprenditori traggono maggiori profitti e quindi possono effettuare nuovi

investimenti per poi assumere nuova manodopera), ma non fu così.

28/06/2010 16:33

In the 1927, in a period characterized from strong investments to the foreign countries and from an

economy in continuous growth, the Wall Street's financers turned own attention to the internal stock

market and they started to buy actions causing an increase of the prices.

The continuous increase of the purchases, encouraged people to invest own capitals in the Exchange.

The 23th of October more than six million of actions were sold to cheaper prices.

The following day, the "Black Thursday", the big number of the actions sold caused the crashing of the

prices.

The next Monday nine millions of actions changed their owner, the value of the actions was decreased

of fourteen billion dollars in less than a week. Then, the "Black Tuesday", it was verified the Wall Street

crash: the price of the actions of a lot of big companies precipitated. That day more than sixteen million

of actions were sold and their value decreased of other ten billion dollars. 28/06/2010 16:33

The Wall Street crash caused the failure of thousand banks, assaulted by people to retired their money.

Quickly the companies were dragged into the catastrophe. At the same time, the production was decreased,

and thousands of companies and factories went out of business, firing their labors ad their employers.

The causes of everything were the overproduction of consumer goods (cars, houses, furniture) that surpass

the purchasing power of people, that remained unsold, causing the crash of companies, whose actions lost

value in the Exchange 28/06/2010 16:33

Le origini della crisi

Quando gli Stati Uniti starnutiscono il mondo prende il raffreddore. Questo detto del Ventesimo secolo

d’Europa

non è mai stato tanto azzeccato quanto lo è oggi, momento in cui le economie incespicano per

via di una crisi economica creata a migliaia di chilometri di distanza. Ciò che era cominciato con degli

d’olio sull’intero

incauti prestiti concessi negli Stati Uniti è andato espandendosi a macchia pianeta e

minaccia oggi di trasformarsi in una nuova grande depressione di portata globale.

La crisi ha raggiunto proporzioni allarmanti. Tutto ha avuto inizio con lo scoppio della bolla del

mercato immobiliare americano nel 2004, dopo un lungo periodo in cui i prezzi delle case erano

l’opportunità

cresciuti costantemente. A un numero crescente di famiglie veniva data di accendere un

mutuo, in maniera quasi indiscriminata. “prestiti subprime” –

I creditori, infatti, si erano dati ad una pratica chiamata dei concedendo

prestiti a persone poco solubili, gente a cui normalmente non sarebbe mai stato accordato un

d’interesse

mutuo per comprar casa. I mutui subprime prevedevano un tasso molto basso per i

primi anni e un brusco aumento nei successivi. 28/06/2010 16:33

Di solito i rischi non venivano spiegati nei dettagli, mentre i debitori imboniti con la prospettiva di

poter rifinanziare il mutuo negli anni a venire per mantenere il tasso di interesse ai livelli iniziali.

Alcuni economisti misero in guardia riguardo ai rischi che si correvano, ma la maggioranza non volle

l’atmosfera

interrompere festosa che regnava nel mercato immobiliare statunitense. Sembrava che tutti

ci stessero guadagnando: compagnie di costruzione, agenti immobiliari, istituti bancari e produttori di

materiali edili. I felici consumatori diventavano, spesso per la prima volta nella loro vita, proprietari di

una casa. Il settore passò praticamente inosservato agli occhi del Governo americano, dopo anni di

deregolamentazione costante ad opera del partito repubblicano. d’interesse

Nel periodo 2004-2006 arrivò il momento di ripagare. I tassi sui mutui subprime

schizzarono alle stelle. Molti debitori non erano semplicemente in grado di ripagare o

rifinanziare.

La crisi sarebbe potuta rimanere confinata agli Stati Uniti. Sfortunatamente le banche e i creditori di

questi prestiti avevano venduto i debiti ad altri investitori. I debiti sminuzzati in azioni erano stati

venduti a investitori stranieri e ad istituti bancari di tutto il mondo sotto forma di cavillosi pacchetti

finanziari incomprensibili ai più. all’asta

Nel 2007, 1,3 milioni di proprietà immobiliari sono state messe per insolvenza, il 79% in

“senza valore”,

più rispetto al 2006. Fu il panico: nessuno sembrava sapere di chi fossero questi debiti

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