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“Il principale nemico della creatività è il buonsenso.”
Pablo Picasso
La mia tesina di maturità analizza il tema della creatività. La creatività, essendo un momento che si sviluppa dentro ogni individuo, non può chiaramente essere presentata con una definizione precisa. Un tempo la creatività veniva pensata come un evento straordinario, possibile a pochi, non a caso gli artisti erano quasi degli “eletti”, e solo nell'epoca moderna la creatività è stata riconosciuta come possibile a ogni uomo. Etimologicamente, in latino, i verbi creare e crescere condividono la radice kar che si ritrova anche nel sanscrito karoti, che significa appunto creare, fare, e kartr, che vuol dire creatore. Il dizionario definisce la creatività come la capacità di produrre qualcosa elaborando elementi preesistenti. Da queste due definizioni possiamo dedurre che in primo luogo la creatività è una capacità che ognuno di noi possiede, in misura minore o maggiore, volta a produrre qualcosa. Però più specificatamente la creatività è la capacità di produrre in modo originale: quello che fa la differenza, nel processo di creazione, è la maniera in cui un'idea viene rappresentata, ad esempio la Divina Commedia di Dante Alighieri non sarebbe così tanto famosa e studiata se non fosse particolarmente originale e nuova.
In psicologia la creatività viene definita come un'analisi degli stili cognitivi e capacità di strutturare in modo nuovo le proprie esperienze tramite il pensiero produttivo. Esso si presenta come relazione tra pensiero divergente, che utilizza processi originali traendo soluzioni diverse ed imprevedibili, e pensiero convergente, che invece volge la sua attenzione alla semplice ripetizione di ciò che è stato precedentemente appreso. Ma, se nel pensiero produttivo il soggetto affronta e risolve situazioni problematiche dell'intelletto, ciò non implica che sia semplice originalità: il pensiero produttivo deve quindi contenere qualcosa che il pensiero comune possa comprendere ed apprezzare, altrimenti il risultato sarà un prodotto bizzarro. Ogni essere umano così risulta potenzialmente creativo, e autori come Winnicott sostengono che la creatività sia di tutti, inerente al vivere di ognuno, mentre altri come Arieti si oppongono distinguendo creatività “normale” da creatività “straordinaria”. È più apprezzabile la versione di Winnicott, senza sostenere che un individuo sia più creativo di un altro, dicendo che la creatività è una potenzialità di ognuno ma sottolineando che, in quanto potenziale, va coltivata, esercitata, compresa scoprendo la nostra interiorità. Non è possibile creare se non ci si addentra nei meandri profondi della nostra anima, rendendo concreti e percepibili i sentimenti, le emozioni, i pensieri. La tesina quindi affronta un tema come la creatività attraverso tante sfaccettature.
Storia dell'arte - La creatività dalla preistoria fino ad arrivare alla metà del Novecento.
Filosofia - Arthur Schopenhauer e Sigmund Freud.
Italiano - Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio e i Simbolisti, in particolare Charles Baudelaire.
diversamente da come possiamo pensare, ma ci stupisce folgorandoci quando
meno ce lo aspettiamo. È proprio così che automaticamente si attiva la fase del
“lampo di genio”, momento in cui la soluzione si presenta a noi chiara e
semplice come mai lo era stata. È l'istante più affascinante ed estatico di tutto
questo percorso proprio perchè non siamo in grado di dargli un nome o una
definizione realistica, è ciò che proviene dal profondo dell'anima, è la nostra
creatività. Da questo momento in poi la strada è tutta in discesa, le tensioni si
sono allentate per dare spazio alla massima produttività: il soggetto, convinto e
motivato da questa illuminante informazione, comincia a produrre in modo
materiale la sua opera.
L'ultima fase è quasi tutta realizzazione del progetto: non resta che pensare ai
materiali, ai colori, alla posizione del soggetto nell'opera, alla dimensione. Si
realizza così il bozzetto finale, che costituisce un disegno in scala del prodotto
finito, e il lavoro stesso.
Come ho fatto io, molti sono stati gli studiosi della creatività e del processo
creativo, che ne hanno analizzato i prodotti per determinare le fasi del
procedimento che ci porta a creare qualcosa di nuovo. Il processo creativo del
mio elaborato non risulta così diverso da alcuni dei seguenti proposti.
Il teorico in scienze politiche Graham Wallas, insieme al suo collaboratore
Richard Smith, pubblicò nel 1926 il saggio The art of thought in cui egli
presentò uno dei primi modelli di processo creativo. Wallas divide il
procedimento in quattro momenti fondamentali:
1. Preparazione: in questa fase si raccolgono dati e si pensa in assoluta
libertà, vagando nelle nostre idee, cercando e ascoltando suggerimenti
dall'esterno.
2. Incubazione: è il momento importante che riguarda l'elaborazione,
spesso anche inconscia, dei dati.
3. Illuminazione: dopo aver covato le nostre idee, il cervello manda la
soluzione, chiarendo tutti, o quasi, i nostri dubbi.
4. Verifica: è necessario, alla fine del processo, valutare ciò che si è
elaborato fin'ora per superare la valutazione critica dell'autore, e quindi
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di se stessi, o del pubblico.
La teoria di Wallas verrà ripresa in seguito da molti altri studiosi tra cui Joseph
Rossman, Alex Osborn e Hubert Jaoui.
Joseph Rossman esamina il processo creativo sottoponendo un questionario a
710 inventori e analizzandolo in un secondo tempo. Arriva così a rielaborare la
teoria di Wallas e ad ampliare le fasi del processo creativo da quattro a sette.
1. Osservazione di un bisogno o di una difficoltà
2. Analisi del bisogno
3. Rassegna delle informazioni disponibili
4. Formulazione di soluzioni oggettive
5. Analisi critica delle soluzioni trovate nella fase precedente mettendo in
evidenza i pro e i contro di ognuna
6. Nascita di una nuova idea (invenzione)
7. Sperimentazione per la scelta della soluzione più promettente e
conseguente perfezionamento di questa
Come si può notare l'analisi di Rossman risulta molto più analitica e scientifica
rispetto a quella di Wallas: tutto il procedimento racchiude caratteristiche
metodiche, viene dato molto meno spazio al pensiero libero e molto di più a
quello oggettivo come possiamo osservare soprattutto nelle fasi 3, 4 e 5,
l'unico momento in cui la creatività può sfogarsi liberamente è la fase 6.
Anche Alex Osborn, inventore della tecnica creativa del Brainstorming, divise
il processo creativo in sette stadi che, a differenza di Rossman, risultano meno
scientifici, un'unione delle teorie di Wallas e di Rossman stesso.
1. Orientamento: mettere a fuoco il problema
2. Preparazione: raccogliere i dati
3. Analisi: suddividere il materiale pertinente
4. Ideazione: trovare alternative sotto forma di idee
5. Incubazione: far riposare la mente per favorire la formulazione della
soluzione corretta (illuminazione)
6. Sintesi: mettere insieme tutti i pezzi che ora risultano sconclusionati
7. Verifica: giudicare le idee risultanti, scegliere la più pertinente
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Lo scrittore francese Hubert Jaoui recupera gli stadi di Wallas ampliandoli e
suddividendoli in altri momenti. Per Jaoui la creazione si sviluppa in cinque
tappe.
1. Nascita di un'intenzione, definita dallo scrittore un “bisogno senza
finalità annunciata”, quindi come un'idea approssimativa
2. Preparazione attiva e passiva. La prima avviene tramite la ricerca, le
consultazioni e schizzi vari, la secondo invece consiste nel totale
abbandono al pensiero, nel lasciare che i dati penetrino la nostra anima
completamente
3. Incubazione per covare le idee (momento dell'elaborazione inconscia
dei pensieri)
4. Illuminazione, che secondo Jaoui è favorita nelle “menti preparate”, è
“la più commovente” delle fasi poiché permette il passaggio
dall'oscurità più profonda alla luce della conoscenza. Il teorico
distingue l'illuminazione endogena da quella provocata da avvenimenti
o agenti esterni.
5. Verifica. Avviene personalmente e poi attraverso occhi esperti;
particolare è la verifica tramite il pubblico, che avviene specialmente
nel caso delle opere d'arte.
Secondo lo psicologo russo Lev Semenovic Vygotskij invece, le associazioni
tra idee che il nostro cervello compone dipendono dagli stimoli ambientali, ciò
significa che quello che ci circonda influisce moltissimo sul nostro processo
creativo. Vygotskij lo divide in quattro stadi.
1. Ricezione delle informazioni dal mondo esterno
2. Trasformazione e frammentazione delle idee che vengono suddivise in
parti più o meno importanti
3. Rielaborazione dei dati
4. Fase associativa in cui i pensieri trattati in precedenza vengono
ricondotti ad "altri elementi psichici presenti nella mente
dell'individuo" per poter dar vita a nuovi prodotti comunicabili ad altre
persone. 1
In questo caso l'individuo attinge informazioni dagli elementi del mondo
concreto che lo circonda per poter procedere con il processo di creazione,
quindi si evince che, secondo la teoria di Vygotskij, l'ambiente è determinante
alla realizzazione di un prodotto.
Nei modelli di processo creativo precedentemente illustrati si riesce ad
individuare una parte più razionale ed analitica che compone la metodologia
operativa della creatività in cui si intrecciano l'analisi, costituita dalla
preparazione e dalla verifica, e la sintesi, riguardante l'incubazione e
l'illuminazione. Non si può però ridurre l'atto creativo ad un momento
razionale, minimizzandolo tramite delle fasi: la creazione sarebbe povera ed
inutile se non fosse impreziosita da caratteristiche e situazioni individuali,
dalle emozioni e le idee che si celano nelle profondità della nostra anima.
D'altronde non è un caso il fatto che riuscire a comprendere i nostri sentimenti
e, cosa ancor più ardua, renderli concreti per poterli rappresentare sia uno dei
momenti più difficili ed emozionanti di tutto il processo creativo. 3
A questo proposito si può ricordare il lavoro di Joy Paul Guilford il quale ha
individuato buona parte delle “abilità creative” possedute da ogni individuo,
dandoci la possibilità di approfondire anche il lato “umano” e più irrazionale
che agisce nel processo di creazione.
Guilford attua un'analisi specifica ed approfondita del pensiero
scomponendolo in fattori, che corrispondono alle abilità cognitive
dell'individuo, creando un modello della mente umana chiamato struttura
dell'intelletto. Gli aspetti generali dell'attività mentale vengono classificati
secondo tre componenti: le operazioni, i contenuti e i prodotti compongono al
loro interno altri processi creativi minori che si sviluppano similmente con uno
stesso schema.
Le operazioni racchiudono tutte le attività intellettive compiute sui materiali
grezzi derivati dalle informazioni che il nostro cervello percepisce, esse sono:
cognizione, memoria, produzione divergente, produzione convergente,
valutazione.
3 Joy Paul Guilford (1897-1987) è stato uno psicolologo americano noto per le sue ricerche sulla
capacità di percezione spaziale, sul ragionamento e sulla creatività.
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I contenuti, che fanno riferimento alle informazioni ricevute ed elaborate dalla
mente, sono quattro: figurale, simbolico, semantico, comportamentale.
Infine i prodotti sono le forme che assumono le informazioni. Sono sei: unità,
classi, relazioni, sistemi, trasformazioni, implicazioni.
Il programma di ricerca di Guilford prevede l'individuazione di centoventi
elementi derivati dalla combinazione ternaria dei singoli fattori di operazioni,
contenuti e prodotti: questi elementi rappresentano le componenti del pensiero.
Il teorico precisa che la creatività non è una sola, ma è multipla e può
assumere diverse forme, per questo la sua analisi risulta preziosa poiché
fornisce diversi punti di vista sull'argomento dell'attività mentale dell'uomo.
Grazie alla sua ricerca si può dedurre e comprendere come ogni individuo
abbia il suo personale modo di creare e come, di fronte ad uno stesso soggetto,
due pittori non disegneranno mai la stessa cosa.
La creatività non è stata analizzata e studiata solamente da psicologi e
sociologi ma anche da alcuni scienziati. In particolare è mio interesse citare il
matematico Jules Henri Poincaré che, nel saggio Scienza e metodo pubblicato
nel 1906, espose la sua interpretazione del processo creativo e diede una
definizione originale di creatività.
Innanzitutto Poincaré non si espande particolarmente per quanto riguarda il
lato psicologico, piuttosto si mantiene su una linea analitica e scientifica senza
però tralasciare il lato meno concreto dell'essere umano. Suddivide dunque la
creazione in tre momenti.
1. Presupposti: nulla si crea dal nulla, come già sosteneva Lavoisier nella
legge della conservazione della massa, e quindi è necessario cominciare
da elementi preesistenti.
2. Condizioni: è necessario che sia presente nell'individuo la capacità di
unire elementi e quella di selezionarli per poterli combinare
correttamente. Per poter selezionare però occorrono altre capacità:
bisogna essere competenti, ovvero conoscere gli elementi che si stanno
trattando, ed esercitare l'intuizione, che permette una scelta funzionale.
Inoltre sono fondamentali l'esperienza, che amplia la conoscenza e di
1
conseguenza favorisce la scelta delle informazioni, e la tenacia senza la
quale non si potrebbe imparare dai propri errori per trarne sempre
qualcosa di positivo.
3. Risultati: la condizione necessaria e sufficiente per la creazione è che le
combinazioni prodotte siano nuove ed utili.
Proprio secondo questa condizione necessaria e sufficiente Poincaré definisce
la creatività come la capacità di unire elementi preesistenti in nuove
combinazioni che siano utili ma anche belle.
«Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame
tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei
gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il
disordine [...] Inventare consiste proprio nel non costruire le combinazioni
inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un’esigua minoranza.
Inventare è discernere, è scegliere [...] fra tutte le combinazioni che si
potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti
da settori molto distanti. Non intendo dire che per inventare sia sufficiente
mettere insieme oggetti quanto più possibile disparati: la maggior parte delle
combinazioni che si formerebbero in tal modo sarebbero del tutto sterili. Ma
alcune di queste, assai rare, sono le più feconde di tutte.[...]
Quel che più lascia colpiti è il fenomeno di queste improvvise illuminazioni,
segno manifesto di un lungo lavoro inconscio precedente [...] non avvengono
mai se non dopo alcuni giorni di sforzi volontari, che sono sembrati
completamente infruttuosi [...] come vanno le cose, allora? Tra le
numerosissime combinazioni che l’io subliminale ha formato alla cieca, quasi
tutte sono prive di interesse e senza utilità; ma proprio per questo motivo non
esercitano alcuna influenza sulla sensibilità estetica: la coscienza non
arriverà mai a conoscerle. Soltanto alcune di esse sono armoniose – utili e
belle insieme». C = nu
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