vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Italiano: Il fanciullino di Pascoli
Latino: Quintiliano
Storia: Le Rivoluzioni Industriali
Geografia astronomica: Galileo Galilei e Copernico
Fisica: La Legge di Coulomb
Arte: Il Surrealismo e Mirò, Il Carnevale di Arlecchino
Filosofia: Freud
Inglese: Keats, Ode On A Grecian Urn
LA CREATIVITA’
Ogni giorno si sente un gran parlare di creatività, alla radio, alla televisione; perfino in edicola
troviamo fascicoli sulla creatività in cucina, nel giardinaggio, ecc.
Ma che cos’è la creatività?
L’etimologia del termine creatività trova la sua radice sia nel latino, che nel sanscrito KAR-OTI
(creare, fare).
Quindi la creatività è quella capacità di ognuno di cogliere i rapporti tra le cose, i fatti e i concetti in
modo nuovo, dando vita a idee, concetti, che prima non esistevano (nuovi).
Il francese, Henri Poincaré, che è stato forse l’ultimo matematico in grado di abbracciare tutti i
rami della matematica pura e applicata, con profondi interessi per la psicologia della creatività
matematica, la CREATIVITA’ è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano
utili.
Infatti, l’essenza dell’atto creativo consiste nel superamento delle regole esistenti (il nuovo), e
nell’intuizione di un’ulteriore regola condivisa (l’utile).
La condizione necessaria e sufficiente è che le regole/ combinazioni trovate siano, oltre che
nuove, anche utili.
Ciò ha portato Poincaré a istituire una formula della creatività:
C = nu
In sostanza la creatività è il prodotto di una quantità di nuovo e di una quantità di utile.
Se mancano sia novità che utilità un’idea non può essere definita creativa.
Comunque la creatività è una qualità che appartiene a tutti.
Tutti gli esseri umani sono creativi, fin dall’infanzia.
Ogni bambino, infatti, è un repertorio vivente di comportamenti creativi.
Jean Piaget, uno psicologo francese, però, ricorda che la vena della nostra creatività deve essere
continuamente alimentata.
Dice: “Se volete essere creativi, rimanete in parte bambini, con la creatività e la fantasia
che contraddistingue i bambini prima che siano deformati dalla società degli adulti”.
Proprio quella fantasia, quel fare ingenuo ed incantato, quello stupore e quella meraviglia che
caratterizzava il fanciullino del Pascoli.
Infatti, il bambino, così come il fanciullino vede e scopre nella realtà ciò che gli altri non vedono,
aspetti sconosciuti delle cose.
Il fanciullino è in tutti gli uomini, ma solo nei più sensibili e sognanti fa sentire la sua voce di
stupore, mentre in coloro che sono presi dalle attività pratiche tace.
Anche la creatività, dunque, se non viene continuamente alimentata e stimolata, man mano che si
cresce, rischia di venir meno, perché si tende a soffocare la capacità di stupirsi o di fantasticare.
La creatività, allora, non è solo una dote innata, ma qualcosa che va coltivato, sviluppato e fatto
crescere sfruttando tutte le opportunità offerte da un ambiente adeguato.
Già in età prescolare si può cercare di stimolare la creatività, in quanto, ogni bambino, a suo
modo è creativo; se un bimbo ha deciso che con lo scotch e un legnetto creerà un aeroplano,
nessuno potrà impedirglielo; l’immagine è già nella sua mente, nessuno la vede, solo lui sa come
riuscire a trasformare la sua idea in qualcosa di concreto.
È compito dell’educatore, però, appoggiare ed incoraggiare il bambino, lasciandogli la giusta
autonomia nel creare e nel ricercare cose nuove.
In un certo senso è ciò che sostenne Quintiliano nell’Istitutio Oratoria.
Infatti, egli affermò: “Vir bonus atque dicendi peritus”, ossia che l’oratore o l’educatore, deve
essere prima di tutto un uomo onesto ed esperto del dire, e deve conoscere ciò che è giusto e ciò
che non lo è. Deve creare con il bambino un rapporto di fiducia e collaborazione, come quello tra
padre e figlio.
Quintiliano, quindi, ha proposto una concezione creativa dell’educazione, che non consiste solo
nell’inculcare conoscenze, ma nel porre il bambino in condizione di produrre conoscenza.
L’educatore deve saper usare il suo ingegno e la sua creatività in modo tale da educare al meglio
il bambino, perché il desiderio di apprendere è innato, tutti siamo educabili.
Se ciò non riesce, non si può dire che sia venuta meno la natura, bensì l’opera di affinamento
delle capacità; in quanto, l’essere portato alla ricerca e alla creazione, è per l’uomo un fatto
naturale; così come per i volatili lo è il volo.
Comunque, la creatività è una dote umana che si palesa in molti ambiti e contesti: nell’arte, nel
design e nell’artigianato, nelle scoperte scientifiche.
Infatti, la creatività è la conditio sine qua non dell’innovazione; in quanto precede sempre
l’innovazione, generando idee che, una volta condivise e adottate dalla collettività, sviluppano,
appunto, innovazione e progresso.
L’innovazione senza la creatività non avrebbe senso.
Tra creatività e innovazione c’è un legame intimo, in quanto in entrambi i casi si tratta di
immaginare e di realizzare cose nuove.
Per esempio la Nutella, non esisterebbe se la creatività di Michele Ferrero non l’avesse inventata;
se d’inverno ci ammaliamo, non ci spaventiamo perché sappiamo che con l’antibiotico
guariremo, mentre un secolo fa avremmo rischiato di morire; oggi non è più così grazie alla
creatività del grande scienziato Alexander Fleming, che con una sola scoperta ha contribuito a
salvare un numero incalcolabile di persone.
Grandi uomini creativi furono, poi, Leonardo da Vinci, il quale spaziò dai trattati di anatomia e
botanica, alle invenzioni di macchine e congegni vari.
Copernico, che diede vita alla teoria eliocentrica, secondo la quale al centro del Sistema Solare
vi è il Sole, e non la Terra, come si sosteneva, invece, fino a quel momento, con la teoria
aristotelica.
Galileo Galilei, che ha contribuito in maniera molto approfondita allo sviluppo della scienza,
nonostante gli attacchi del Sant’Uffizio. Molto importanti furono, infatti, le sue scoperte
scientifiche-astronomiche, quali il telescopio, grazie al quale osservò per primo le macchie
solari (regioni scure, di forma irregolare e variabile, presenti sulla superficie del Sole e i 4
)
satelliti di Giove (Io- Callisto – Europa - Ganimede).
Altri picchi di creatività si possono riscontrare anche durante il periodo delle rivoluzioni
industriali, quando si ha l’introduzione nella società della macchina a vapore, dell’elettricità, della
dinamo, dei fertilizzanti, del petrolio, e così via.
Creatività è anche quell’atteggiamento mentale che caratterizzò Charles Coulomb, che nel 1785,
servendosi di una bilancia a torsione, da lui costruita, misurò le forze d’interazione fra corpi
elettricamente carichi, e dedusse sperimentalmente una legge, che porta il suo nome (legge di
Coulomb), che esprime la forza elettrica fra due cariche in funzione della distanza e della
grandezza delle cariche, e secondo la quale la forza F che si esercita tra le due cariche elettriche
puntiformi q1 e q2, poste nel vuoto a distanza d l'una dall'altra, è direttamente proporzionale al
prodotto delle due cariche e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza:
. 9 2 2
Dove K è una costante di proporzionalità, ed è pari a 8,99 10 Nm /C
ε
e si può esprimere anche come k = 1/(4 )
π 0
ε . -12 2 2
dove è detta costante dielettrica nel vuoto ed è pari a 9 10 C /Nm
0
La legge di Coulomb indica anche se la forza esercitata tra i due corpi carichi è attrattiva o
repulsiva: se le due cariche hanno lo stesso segno, il loro prodotto sarà positivo e la forza che si
esercita tra loro avrà segno positivo, quindi sarà repulsiva. Se le cariche hanno segni opposti, il
loro prodotto è negativo e la forza che si esercita tra loro ha segno negativo, quindi è attrattiva.
E’ interessante, inoltre, notare la somiglianza tra la legge di Coulomb e la legge di gravitazione
universale:
Entrambe le forze sono direttamente proporzionali al prodotto delle proprietà dei due corpi (la
massa nel caso della forza gravitazionale, la carica elettrica nel caso della forza elettrostatica) e
inversamente proporzionali al quadrato della loro distanza.
Va comunque ricordato che la forza di gravità, a differenza di quella elettrica, è sempre e solo
attrattiva, in quanto le masse sono di segno concorde.
Tuttavia, insomma, tutto quello che di utile è stato introdotto nel corso della storia umana, è frutto
di quella straordinaria capacità chiamata creatività.
Capacità che in molti, soprattutto i più giovani, è sinonimo di originalità, stravaganza,
trasgressione; creatività significa rompere gli schemi, anche solo nel modo di vestire e di portare
i capelli; significa avere il coraggio di proporre le proprie idee senza avere paura di scontrarsi con
la massa.
Si definisce creativo anche un gesto artistico.
Infatti, l’arte in generale ha origine proprio dalla creatività dell’artista, da quel libero sfogo di idee e
sensazioni che danno origine al cosiddetto colpo di genio.
Senza la creatività anche l’arte non esisterebbe, o verrebbe, comunque, ad essere un’arte, in un
certo senso, forzata, che in fin dei conti poi non è più arte.
Con il Surrealismo, viene rivalutato il meraviglioso, il sogno, la follia, in quanto il Surrealismo
vuole arrivare a cogliere l’essenza intima della realtà, prendendo gli oggetti e slegandoli dai
nessi logici che li legano tra di loro, per riunire così due realtà contrapposte su un unico piano.
Ogni artista surrealista ha un suo modo personale di portare alla luce la propria psiche, soprattutto
liberando la propria fantasia e immaginazione.
Colui che pone la fantasia al centro dei suoi interessi e riprende il linguaggio infantile è Joan
Mirò, che ne Il Carnevale di Arlecchino, da vita ad una realtà surreale, dominata dal gioco,
come farebbe un bambino. Infatti, il pittore, liberando la sua fantasia e dando sfogo alla sua
creatività, è riuscito a creare una seconda realtà, fatta di oggetti strani, di giocattoli fantastici, di
diavoletti e mostriciattoli che escono da cubi, e alcuni sospesi a mezz’aria.
Prevalgono i colori primari e vengono utilizzate linee leggere e sinuose.
La scala indica la fuga dal mondo e l’evasione; gli animali sono quelli che amava; la sfera verde
sulla destra simboleggia il globo terrestre; il triangolo che appare dalla finestra evoca la Tour Eiffel
e Parigi dove risiedeva in quegli anni.
A Mirò interessava rappresentare quello che gli altri non consideravano, e che era frutto del
suo atto creativo.
Ma la creatività, non è solo talento innato che si esprime nell’arte, è un vero e proprio fenomeno
psichico, e in quanto tale, molti psicologi hanno provato a capire come si sviluppa e come
funziona.