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Il puro geometrismo del suo disegno (cerchio e, subordinatamente, triangolo),
si completa con il colore che, disteso in campiture, si conserva e si intensifica
mediante sovrapposizioni o accostamenti calcolatissimi . Molto originale è la
teoria elaborata da Kandinsky, nel suo libro “Lo spirituale nell'arte”, dove
l'artista cerca di elaborare un parallelismo tra la musica e il colore. Egli afferma
che ogni colore si caratterizza per la sua "sonorità cromatica" e per la sua
"risonanza". Quest’ultima è strettamente legata
alla distanza del colore preso in esame dai due
"non colori", ossia il bianco e il nero (un colore
risuona di più se è vicino al bianco e viceversa, di
meno, se è vicino al nero), ma anche alla forma
che contiene il colore. Quindi l'effetto di risonanza
è sottolineato da una determinata forma oppure
attenuato da un'altra: i colori "acuti" hanno
maggiore risonanza cromatica se contenuti in
forme appuntite, mentre i colori "profondi"
prediligono quelle tondeggianti.
LA FISICA DEL COLORE
IL COLORE E LA LUCE
La fisica ci spiega che il colore non potrebbe esistere senza luce.
Tutto ciò che viene illuminato, infatti, restituisce una parte della luce ricevuta. I
nostri occhi sono in grado di accogliere la luce emessa dagli oggetti e ne
codificano così la forma, il rapporto chiaro-scuro e il colore. Queste codifiche
sono inviate tramite il nervo ottico al cervello che le elabora e ci permette di
affermare che un determinato oggetto è di un determinato colore.
La luce non è altro che energia elettromagnetica visibile solamente nel
momento in cui si imbatte in una qualsiasi materia: è quindi un’energia resa
visibile dal suo differente modo di essere nuovamente emessa dopo aver
interagito con la materia.
Nella luce possiamo distinguere un’unità energetica che chiamiamo fotone.
Una fonte luminosa emette fotoni in quantità variabile e questi fotoni possono
oscillare in maniera più o meno ampia secondo la loro carica magnetica.
I fotoni quindi viaggiano sempre alla stessa velocità ma con differenti
frequenze di oscillazione. Un fotone che oscilla con maggiore frequenza
descriverà un movimento sinusoidale più fitto: la sua lunghezza d’onda risulta
corta. Quando un oggetto viene illuminato, i fotoni che lo investono cominciano
a interagire con gli elettroni che compongono la sua materia. Gli elettroni
cercano di liberarsi dell’energia che hanno ricevuto dai fotoni emettendo altri
fotoni che viaggeranno a determinate lunghezze d’onda. Infine la materia
rilascerà fotoni che vengono percepiti dai nostri occhi e dal nostro cervello
come un determinato colore.
LA SCOPERTA DI NEWTON
Sebbene i fenomeni cromatici siano stati indagati fin dall’antichità, la prima
compiuta teoria sulla loro origine fu formulata nel 1672 dal fisico inglese Isaac
Newton (1642 – 1727), il quale dimostrò che la luce, che vediamo bianca, è in
realtà composta dai sette colori dello spettro solare: rosso, arancio, giallo,
verde, azzurro, indaco e violetto. Per giungere a questa conclusione fece un
esperimento: fece passare un raggio di luce attraverso un prisma di cristallo,
proiettando la luce che ne fuoriusciva su uno schermo bianco. Il raggio si
scompose così nei sette colori dell’arcobaleno, che egli definì “spettro della
luce”. Successivamente, Newton fece passare il raggio di luce scomposto
attraverso una lente e ottenne di nuovo la radiazione luminosa bianca,
dimostrando che il bianco è la somma di quei colori. Una cosa simile accade
nell’arcobaleno: la luce che passa attraverso le piccole gocce d’acqua sospese
nell’aria dopo la pioggia, si scompone nei sette colori dello spettro.
Dal suo esperimento con il prisma deriva che l’oggetto che riflette tutte le onde
luminose appare bianco (bianco=somma di tutti i colori), mentre l’oggetto che
assorbe tutte le onde, senza restituirle ai nostri occhi, viene visto nero
(nero=assenza di colori). [Per questa ragione alcuni artisti, tra cui gli
impressionisti, definiscono il bianco e il nero “non colori”, perché somma e
assenza di tutti i colori.] L’oggetto che assorbe tutte le radiazioni tranne una,
ha il colore corrispondente a quell’unica onda.
LE ONDE VISIBILI
La luce è composta da onde elettromagnetiche e al variare delle lunghezze
d’onda varia il colore percepito. Nello spettro elettromagnetico, che è l’insieme
di tutte le onde elettromagnetiche, le onde visibili sono quelle comprese tra i
380 e i 780 nanometri, cioè tra il violetto e il rosso, passando per indaco,
azzurro, verde, verde, gialloverde (intorno ai 550 nanometri, dove la sensibilità
dell’uomo è massima), giallo e arancio. Al di sotto dei 380 nm si ha la luce
ultravioletta e al di sopra dei 780 nm quella infrarossi.
Si ha una luce monocromatica quando la sua composizione è data
esclusivamente da onde elettromagnetiche di uguale lunghezza d’onda.
Normalmente, invece, la luce che percepiamo comprende varie lunghezze
d’onda e, in particolare, quella del sole comprende tutta la gamma di
lunghezze d’onda visibili.
La lunghezza d’onda corrisponde alla distanza tra i culmini delle onde descritte
dal movimento sinusoidale data dall’oscillazione dei fotoni. Ad un’oscillazione
maggiore corrisponde un infittimento delle curve e quindi una minore distanza
tra i vari punti di massimo e di minimo (onda corta).
La luce dunque non è colorata (e nemmeno gli oggetti sono colorati), ma è in
grado di generare la percezione del colore quando stimola l’occhio e il sistema
nervoso. In natura, senza l’occhio dell’osservatore, non esiste il colore, c’è solo
la luce.
IL CERCHIO DI NEWTON
A partire dall’osservazione dei colori dello spettro, Newton disegnò il cerchio
dei colori sul quale i colori dello spettro venivano riportati in settori la cui
lunghezza era in relazione a quella osservata nello spettro. La posizione dei
colori sul cerchio definiva le relazioni di qualità tra i colori stessi, Newton
immaginò che tra i colori potessero esserci delle relazioni armoniche
(come tra le sette note musicali), e che i colori vicini tra di loro (adiacenti)
sviluppassero rapporti armonici, mentre i colori che si trovavano in opposizione
(complementari) avessero tra loro una relazione dinamica.
GLI ATTRIBUTI DEL COLORE
Gli attributi del colore sono:
- tonalità
- luminosità
- saturazione
La tonalità si riferisce all’attributo dei colori che permette loro di essere
classificati. Le differenze di tonalità dipendono in particolare dalle variazioni
nella lunghezza d’onda della luce che colpisce i nostri occhi.
Il concetto di luminosità si riferisce, invece, alla quantità di chiaro o di scuro
del colore. Fisicamente un colore viene percepito come più o meno luminoso a
seconda del grado di riflettività della superficie che riceve la luce. Un’elevata
luminosità ci fa percepire il colore più chiaro rispetto al colore della stessa
tonalità con luminosità inferiore.
La saturazione si riferisce all’intensità del colore e viene misurata nei
termini della “differenza di luminosità di un colore rispetto ad un grigio con lo
stesso livello di luminosità”. Al diminuire della saturazione il colore tenderà al
grigio.
Ci sono colori che non hanno gli attributi di tonalità e saturazione: il bianco, il
nero e il grigio; questi sono definiti acromatici.
LA PERCEZIONE DEI COLORI
La percezione dei colori è caratterizzata da tre fenomeni:
- L’opponenza cromatica
- Il contrasto simultaneo
- La costanza dei colori
Al fenomeno di opponenza cromatica si assiste osservando come
rispettivamente le sensazioni di verde e rosso, giallo e blu, bianco e nero
sembrino in antagonismo fra loro, tendano cioè a cancellarsi reciprocamente.
Non è possibile avere la percezione di un verde-rossastro o di un giallo-
bluastro, mentre sono invece percepibili il rosso-bluastro (magenta) e il giallo-
rossastro (arancio). Certi abbinamenti non possono mai venir percepiti. La luce
rossa e quella verde possono venir mescolate in modo tale che ogni tracia del
rosso e del verde scompaiano e si percepisca un giallo puro.
Il fenomeno del contrasto cromatico simultaneo si osserva a livello dei
margini della sagoma di un oggetto. Un oggetto grigio, ad esempio, visto su
uno sfondo rosso acquista una sfumatura di verde; e invece è visto su uno
sfondo verde acquista una sfumatura di rosso.
La costanza dei colori è la terza proprietà della visione cromatica. Quando
la composizione della luce incidente varia, i meccanismi che presiedono alla
visione dei colori compensano queste variazioni, cosicché il colore degli oggetti
sembra sempre lo stesso. Questa proprietà della visione dei colori dipende
dall’analisi che il sistema operativo opera nei confronti di un oggetto e di ciò
che lo circonda.
LA SINTESI ADDITIVA
L’esperienza insegna che tutti i colori possono essere ottenuti partendo da tre
fasci luminosi nei cosiddetti colori primari: rosso, verde e blu. Questo
procedimento, che parte dal buio e somma le luci, si chiama “sintesi additiva”
dei colori. L’unione dei tre colori primari dà il bianco; quando i colori primari
vengono uniti a due a due si ottengono invece i cosiddetti colori
complementari. Ciascun colore primario ha quindi il suo complementare che è
creato dalla somma degli altri due primari.
I risultati della sovrapposizione sono:
Verde + Blu + Rosso = Bianco
Blu + Rosso = Magenta (complementare del Verde)
Rosso + Verde = Giallo (complementare del Blu)
Verde + Blu = Ciano (complementare del Rosso)
LA SINTESI SOTTRATTIVA
Nella sintesi sottrattiva invece l’esperimento consiste nel sovrapporre tre filtri
colorati di color magenta, giallo e ciano (i complementari dei primari) facendoli
attraversare da un fascio di luce bianca. Sommando i tre colori si ottiene il
nero, sommando a due a due i colori complementari si ottengono i colori
primari.
I risultati della sovrapposizione sono:
Giallo + Ciano + Magenta = Nero
Magenta + Giallo = Rosso
Giallo + Ciano = Verde
Ciano + Magenta = Blu
LA TEORIA DEI COLORI DI GOETHE
Nei decenni successivi agli esperimenti di Newton, diversi scienziati si
interessarono allo studio del colore ma si dovrà aspettare il 1810, quando
venne pubblicata l’opera “Teoria dei Colori” per ottenere una teoria che venne
considerata antagonista rispetto a quella di Newton: la teoria di Wolfgang
Goethe (1749 – 1832).
Nel primo volume del suo saggio Goethe, classificando i colori e studiandoli in
tutte le loro manifestazioni, vuole arrivare a mettere in risalto la complessità
del fenomeno cromatico e l'ingerenza non trascurabile che vi ha l'organo della
vista. Un capitolo è dedicato interamente all'azione sensibile e morale dei colori
e alla loro funzione estetica e artistica.
Nel secondo volume, dopo aver preparato il lettore a non sottovalutare gli
aspetti sentimentali e soggettivi dei colori, attacca violentemente le teorie di
Newton. Goethe con quest'opera lancia un grido di protesta contro ciò che
ritiene un’insopportabile e inconcepibile tirannia della matematica e dell'ottica.
A suo modo di vedere è inammissibile che i colori siano solo un puro fenomeno
fisico, ritiene questa una prepotenza dei Newtoniani accusandoli di aver sepolto
il lavoro di secoli. Il poeta romantico ritiene che i colori al contrario, sono
qualche cosa di vivo, di umano, che hanno origine indubbiamente nelle varie
manifestazioni naturali ma trovano la loro composizione e il loro
perfezionamento nell'occhio con il meccanismo della visione, nella spiritualità
dell'animo dell'osservatore. I colori non possono essere spiegati con una teoria
solo meccanicista ma devono trovare spiegazione anche nella poetica,
nell'estetica, nella psicologia, nella fisiologia e nel simbolismo. La Teoria di
Goethe poneva al centro della fenomenologia dei colori l’uomo e i suoi sensi.
Egli realizzò una serie di esperimenti sull’influenza dei colori che mostravano
come l’occhio partecipi tutt’altro che passivamente alla ricostruzione delle
sensazioni di colore.
L’ITALIA IN “NERO FASCISTA”
Quando si pensa al fascismo da sempre viene in mente il colore nero,