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Questa tesina prende in analisi il colore, effettuando vari collegamenti con le materie scolastiche. Tesina maturità argomenti: in Storia dell'arte Kandinskij e il colore, Storia i colori nei lager, in Fotografia la sintesi additiva e la sintesi sottrattiva, il colore nella fisica, il prisma di Newton, la lunghezza d'onda, la percezione del colore, in Educazione visiva il cerchio di Itten, la sfera di Itten, in Chimica gli indicatori, in Italiano Rosso Malpelo e in Economia la pubblicità.
Storia dell'arte - Kandinskij e il colore.
Storia - I colori nei lager .
Fotografia - Sintesi additiva e sintesi sottrattiva.
Fisica - Il colore in Fisica, il prisma di Newton, la lunghezza d'onda, la percezione del colore.
Educazione visiva - Il cerchio di Itten, la sfera di Itten.
Chimica - Gli indicatori.
Italiano - Rosso Malpelo.
Economia - La pubblicità.
nascita, ricco di potenzialità. Viene definito la pausa tra una battuta e l’altra di
un’esecuzione musicale, che annuncia ad altri suoni.
Il nero è mancanza di luce, è un non colore, è spento come un rogo arso
completamente. È un silenzio di morte. A differenza del bianco, fa risaltare
qualsiasi colore. È la pausa finale di un’esecuzione musicale.
Giallo Follia vitale
Azzurro Indifferente e
distante
Caldo, vitale,
Rosso vivace e
irrequieto
Arancione Energia e
movimento
Verde Quiete, fa
annoiare
Viola Instabile
Blu Profondo
Il colore nei lager
I colori dell’olocausto erano il giallo, il rosso, il viola, il rosa, il verde, il marrone, il blu e
il nero. Questi venivano usati per distinguere nei lager le varie categorie sociali ed
etniche che il totalitarismo nazista e fascista voleva sterminare. Nei lager i prigionieri
erano classificati attraverso dei triangoli di stoffa colorata e venivano cuciti sui vestiti.
Il colore qualificava, negando l’identità ed il percorso
esistenziale della persona, la tipologia dei deportati. Il rosso
identificava i prigionieri politici e gli oppositori del regime, il
verde veniva attribuito ai criminali, il nero erano gli asociali,
il blu gli immigrati, il viola identificava i testimoni di Geova, il
marrone era per gli zingari e il rosa per gli omosessuali. La
stella gialla, composta da due triangoli contrapposti, indicava
gli ebrei. In questo caso il triangolo sottostante era sempre
giallo, mentre quello superiore poteva essere anche di un
altro colore corrispondente alla classificazione
precedentemente elencata. Venivano usati anche altri
simboli. Un piccolo cerchio nero circondato da un altro
cerchio contrassegnava le persone assegnate ai battaglioni
penali, mentre se il cerchio era rosso indicava un prigioniero
che era sospettato di fuga. Si usavano delle lettere, inserite
all’interno dei triangoli, che indicavano il paese di origine: B per Belga, F per Francese,
I per Italiano, N per Olandese, P per Polacco, S per Spagnolo, T
per Cieco e U per Ungherese. Inoltre le persone avevano tatuato
un numero sul braccio che serviva ad identificarli l’uno
dall’altro.
Prigioni Criminal Immigr Testimo Omosessu Asociali Zingari Paese di
eri i ati ni di ali origine
politici Geova (Es.
Polacco
)
Normale
Prigionier
o di
battaglio
ne
penale
Ebreo Sintesi additiva e
sottrattiva
Le due forme basilari di mescolanza dei colori sono chiamate sintesi additiva e sintesi
sottrattiva.
Sintesi Additiva
Tutti i colori possono essere ottenuti partendo da
tre fasci luminosi dei cosiddetti colori primari:
rosso, verde e blu. Questo procedimento, che
parte dal buio e somma le luci, si chiama “sintesi
additiva” dei colori. L’unione dei tre colori primari
dà il bianco; quando i colori primari vengono
uniti a due a due si ottengono invece i cosiddetti
colori complementari. Ciascun colore primario ha
quindi il suo complementare che è creato dalla
somma degli altri due primari.
I risultati della sovrapposizione sono:
• Verde + Blu + Rosso = Bianco
• Blu + Rosso = Magenta (complementare
del Verde)
• Rosso + Verde = Giallo (complementare del Blu)
• Verde + Blu = Ciano (complementare del Rosso) Sintesi sottrattiva
Nella sintesi sottrattiva invece l’esperimento
consiste nel sovrapporre tre filtri colorati di color
magenta, giallo e ciano (i complementari dei
primari) facendoli attraversare da un fascio di luce
bianca. Sommando i tre colori si ottiene il nero,
sommando a due a due i colori complementari si
ottengono i colori primari.
I risultati della sovrapposizione sono:
• Giallo + Ciano + Magenta = Nero
• Magenta + Giallo = Rosso
• Giallo + Ciano = Verde
• Ciano + Magenta = Blu
Il colore nella fisica
Prisma di Newton
La fisica studia il colore come fenomeno derivante dalla scomposizione della luce, ne
misura le lunghezze d’onda e lo classifica. Già Leonardo Da Vinci aveva intuito che il
colore deriva dalla luce. Nel 1666 Isaac Newton dimostrò in modo scientifico
l’intuizione leonardesca, facendo passare attraverso un prisma di cristallo un raggio di
luce bianca. Questo raggio viene deviato dando origine a una successione di raggi
luminosi colorati che corrispondono a diverse frequenze elettromagnetiche. Il raggio di
luce bianca rifratto assume i colori dello spettro
solare (i colori dell’arcobaleno) in una sequenza nella
quale i colori corrispondenti alle onde corte
subiscono una deviazione maggiore rispetto a quelli
corrispondenti alle onde lunghe. Lunghezza d’onda
La lunghezza d’onda si misura in nanometri. I colori
dello spettro sono disposti, partendo dalla lunghezza d’onda minore fino a quella
maggiore, nella seguente successione: viola, indaco, blu, verde, giallo, arancio e rosso.
In realtà la suddivisione dei sette colori dello spettro non è netta, ma presenta una
serie di sfumature tra un colore e l’altro. Le lunghezze d’onda che l’occhio umano può
percepire sono molto limitate. Le onde elettromagnetiche aventi lunghezza d'onda
maggiore a quelle dello spettro del visibile, sono catalogate come: infrarossi,
microonde e onde radio.
La percezione del colore
La percezione del colore ha origine dalla luce bianca. Essa colpisce
le superfici degli oggetti, che hanno la proprietà di riflettere tutta o
in parte la luce che ricevono. Più precisamente, la superficie di un
oggetto trattiene alcune frequenze luminose e ne riflette altre.
Sono queste ultime a determinare il suo colore, ad esempio, una
superficie appare gialla perché riflette solo le lunghezze d’onda
medie e lunghe che corrispondono al colore giallo (fig.1). Una
superficie appare invece bianca quando riflette tutte le radiazioni
che riceve(fig.2), e nera quando le assorbe tutte(Fig.3). La luce
riflessa dalle superfici raggiunge la retina, sulla quale sono disposti
recettori sensibili a tre diverse lunghezze d’onda. Secondo la teoria
del fisico inglese Thomas Young, i recettori reagiscono alla lunghezza d’onda dei colori
blu-viola, a quella dei verdi e a quella dei rossi. Le diverse onde luminose stimolano
quindi i recettori disposti sulla retina che inviano gli impulsi al cervello, dove,
attraverso complesse operazioni di rielaborazione, vengono tradotti in colore. Si può
dire quindi che è il nostro sistema percettivo a creare il colore.
Fig.1
Fig.2
Fig.3
La teoria strutturale del
colore Il cerchio di Itten
Il cerchio cromatico è costruito partendo dalla
terna dei colori primari pittorici, ciano, magenta e
giallo, che sono posti nel triangolo centrale. Nei
triangoli che formano l’esagono all’interno
dell’anello sono collocati invece i tre colori
secondari o derivati, mentre i dodici settori
dell’anello esterno ospitano i primari alternati ai
secondari e ai terziari. I colori terziari si ottengono
mescolando un colore primario con il secondario
adiacente. Le dodici tinte si susseguono sull’anello
esterno del cerchio nell’ordine di colori dello
spettro solare e sono equidistanti tra loro. Si
potrebbe realizzare un cerchio cromatico con un
numero infinito di colori, ma ciò risulterebbe
inutile.
La sfera di Itten
La sfera di Itten è la raffigurazione
tridimensionale dei colori più semplice
e nota. Mentre nel centro cromatico
sono rappresentate in una figura piana
le possibili mescolanze di colori puri
(primari, secondari e terziari), nella
sfera cromatica si possono rinvenire
tutte le possibili mescolanze di colori,
anche quelle con il bianco e il nero. Per comodità la sfera è stata suddivisa in settori
tramite 6 paraslleli e 2 meridiani, come se fosse un mappamondo, anche se le
suddivisioni potrebbero essere infinite, come il cerchio cromatico. I due poli della sfera
sono uno bianco e uno nero, e costituiscono l’estremità dell’asse neutro dei grigi,
mentre la fascia a livello dell’equatore è costituita dai 12
colori di massima saturazione, come quelli del cerchio
cromatico. Proseguendo verso il nero, i colori disposti
disposti sull’equatore diventano sempre più cupi e sporchi,
mentre proseguendo verso il bianco diventano sempre più
chiari e pallidi, finché non si annullano, rispettivamente nel
nero e nel bianco. Al centro della sfera, tra le due polarità, si
trova il grigio medio neutro. La sfera, sezionata
orizzontalmente, mostra le tonalità dei vari colori mescolate
in progressione con una delle tonalità grigie dell’asse
verticale. Sulla sfera si possono quindi individuare i colori
puri, le loro mescolanze con il bianco e con il nero e le gradazioni tonali verso il grigio,
verso il bianco e verso il nero. Come nel cerchio, anche nella sfera i colori
complementare sono collocati agli antipodi, e più in particolate si possono trovare in
corrispondenza dei diametri obliqui, orizzontali o su quello verticale.
Gli indicatori
Gli indicatori sono acidi o basi deboli a struttura molecolare
complessa. Questi hanno la proprietà di cambiare colore al variare
del pH. L’equilibrio acido-base è influenzato dal pH, la
concentrazione di una delle due specie può prevalere nettamente,
essere cioè almeno 10 volte maggiore dell’altra. Quando ciò accade,
la soluzione assume la colorazione della specie prevalente. Il valore
di pH per il quale avviene il cambiamento di colore è detto pH di
viraggio, o punto di viraggio. Mescolando invece vari tipi di indicatori si ottiene il
cosiddetto indicatore universale, cioè un miscuglio che assume gradualmente
colorazioni diverse in un intervallo relativamente ampio di pH. Cartina al tornasole
La cartina al tornasole può essere classificata come
indicatore. È una striscia di carta che indica se una
soluzione è acida o basica. Questa si colora di rosso
quando la soluzione è acida, di blu quando la soluzione
è basica e di verde quando è neutra.
Rosso Malpelo
"Malpelo" si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché
era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché
tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano "Malpelo"; e persino sua madre, col
sentirgli dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo.
Del resto, ella lo vedeva soltanto il sabato sera, quando tornava a casa con quei pochi
soldi della settimana; e siccome era "malpelo" c'era anche a temere che ne sottraesse
un paio, di quei soldi: nel dubbio, per non sbagliare, la sorella maggiore gli faceva la
ricevuta a scapaccioni Però il padrone della cava aveva confermato che i soldi erano
tanti e non più; e in coscienza erano anche troppi per "Malpelo", un monellaccio che
nessuno avrebbe voluto vederselo davanti, e che tutti schivavano come un can
rognoso, e lo accarezzavano coi piedi, allorché se lo trovavano a tiro. Egli era davvero
un brutto ceffo, torvo, ringhioso, e selvatico. Al mezzogiorno, mentre tutti gli altri
operai della cava si mangiavano in crocchio la loro minestra, e facevano un po' di
ricreazione, egli andava a rincantucciarsi col suo corbello fra le gambe, per rosicchiarsi
quel po' di pane bigio, come fanno le bestie sue pari, e ciascuno gli diceva la sua,
motteggiandolo, e gli tiravan dei sassi, finché il soprastante lo rimandava al lavoro con
una pedata. Ei c'ingrassava, fra i calci, e si lasciava caricare meglio dell'asino grigio,
senza osar di lagnarsi. Era sempre cencioso e sporco di rena rossa, che la sua sorella
s'era fatta sposa, e aveva altro pel capo che pensare a ripulirlo la domenica.
Nondimeno era conosciuto come la bettonica per tutto "Monserrato" e la "Caverna",
tanto che la cava dove lavorava la chiamavano «la cava di "Malpelo"», e cotesto al
padrone gli seccava assai. Insomma lo tenevano addirittura per carità e perché mastro
Misciu, suo padre, era morto in quella stessa cava. Era morto così, che un sabato
aveva voluto terminare certo lavoro preso a cottimo, di un pilastro lasciato altra volta
per sostegno dell'"ingrottato", e dacché non serviva più, s'era calcolato, così ad occhio
col padrone, per 35 o 40 carra di rena. Invece mastro Misciu sterrava da tre giorni, e
ne avanzava ancora per la mezza giornata del lunedì. Era stato un magro affare e solo
un minchione come mastro Misciu aveva potuto lasciarsi gabbare a questo modo dal