Indice:
Introduzione 2
Franco Califano 3
Italiano – Il fu Mattia Pascal 8
Enzo Jannacci 10
Storia – Il boom economico nel dopoguerra 13
Little Tony 19
Inglese – Type of business units 20
Geografia – Dinamiche demografiche 24
Lucio Dalla 31
Economia aziendale – il bilancio d'esercizio 33
Francese – Les transports 39
"TRIBUTO AI CANTAUTORI"
Credo che la musica sia una forma di espressione, e come tutte le forme di espressione vogliano comunicare un pensiero, un'emozione, o semplicemente evocare un ricordo.
La musica ci accompagna ed è sempre stata la colonna sonora di tutta la nostra vita, in qualsiasi forma ci si presenti.
La mia passione per la musica, mi ha portato a scegliere come tema di questa Tesi, un umile tributo ai quattro cantautori recentemente scomparsi negli ultimi due anni :
- Franco Califano
- Enzo Jannacci
- Little Tony
- Lucio Dalla
Personalmente ho sempre stimato sia come musicista, sia come ascoltatore le opere, le canzoni, e le musiche di questi Cantautori.
Possono per taluni essere autori di poco rilievo e non essere apprezzati per un genere musicale oggi superato, ma hanno lasciato nella nostra memoria, e al nostro paese un bene prezioso, le loro canzoni.
Ascoltando i loro brani e leggendo la loro biografia, ho notato che gli argomenti che ne potevano scaturire erano infiniti e che le materie studiate in questo ultimo anno si sarebbero potute collegare facilmente, così ho deciso di lasciare una parte della mia vita e del mio studio come tributo alla loro memoria.
FRANCO CALIFANO
Francesco Califano, più noto come Franco o Er Califfo (Tripoli di Libia, 14 settembre 1938 – Roma, 30 marzo 2013), è stato un cantautore, paroliere, scrittore e attore italiano.
BIOGRAFIA
Se fosse nato altrove, magari in America, oggi sarebbe annoverato tra i guru di quell'élite rivoluzionaria targata "beat generation". In Francia si parlerebbe di lui come di un impenintente chansonnier. In Inghilterra, non da meno, per meriti artistici si sarebbe potuto fregiare dell'ambito titolo di Sir.Da noi invece, sebbene goda di un'indiscussa popolarità, la sua figura oscilla tra l'altalenante gradimento di una cultura popolare, storicamente dissonante e contrapposta: il mito, un Maestro, un poeta, l'unico. Diversamente: trash, maledetto, eccessivo, inaffidabile.In realtà, in quanto "sfacciatamente italiano", Franco Califano appartiene a ciascuna fazione: poeta maledetto, artista scomodo e, ovviamente, proprio per tutto questo, unico. Del resto, basterebbe ripercorrere il suo excursus anagrafico per capire quanto il destino abbia inciso nella formazione del controverso personaggio. Originario di Pagani, piccolo centro del salernitano, Franco Califano è nato tra le poltrone di un aereo nel cielo libico.Era il 14 settembre del 1938. Benché giovanissimo, animato da un'irrefrenabile irrequietezza, Franco non perderà tempo ad incarnare gli stilemi comportamentali di chi sa guardare al futuro con i propri occhi.
Dopo le scuole dell'obbligo, consumate nei cortili di severi collegi tra guasconate ed appassionati baci, è costretto a frequentare un corso serale di ragioneria perché, "rapito" dalla vita notturna, non riesce a svegliarsi presto la mattina! È affascinato dalla bella vita e dalle donne che, senza pudori, contraccambiano. Califano, come poi canterà più volte in seguito, ha sempre amato la notte. E lo dimostra con un invidiabile profitto scolastico. Una sorta di Dr Jackyll e Mr Hyde: la scuola e la boxe, i compiti e i locali da ballo. E se l'istruzione gli regala le basi per non cadere nei tentacoli della manovalanza (siamo nel Sud della rinascita), le notti di luna smussano desideri ed ambizioni oniriche. Così, deciso a dare un senso alla sua natura di "uomo contro", parte per Roma dove si impone nel mondo dei fotoromanzi. Ma non basta. Sono gli anni della Dolce Vita e via Veneto è un brulicare di divi e di sinuose bellezze. Federico Fellini inventa i paparazzi ed inchioda la Roma papalina nel "decadimento" mondaiolo. Califano ama la musica e canta. La sua fame di novità lo porta a sperimentarsi con differenti generi musicali: dalle ballate popolari sino agli standard a stelle e strisce. E quando una bellissima attrice di quegli anni sta per stringergli "il cappio intorno al collo", dopo una notte di severa introspezione, Franco sceglie definitivamente la musica: destinazione Milano.
È giovane ma ha le idee chiare, "la pratica deve vincere sulla teoria", dunque spazio all'istinto e all'amicizia. Le sue frequentazioni in ambito artistico lo portano a collaborare con diversi artisti allora in voga che apprezzano il suo modo di pensare. Scrive le prime canzoni anche se, pagando lo scotto della gavetta, per diverso tempo si limiterà a comporre per altri. Alterna la scrittura alle prime incisioni che in breve tempo arrivano finalmente al grande pubblico. Califano piace. Alle donne perché è "maschio", agli uomini in quanto forte e sicuro di sé: è il perfetto play boy. Seguono anni di grandi successi che culminano con un bellissimo "ellepì" interamente cantato dalla grande Mina. I monologhi, alternati a canzoni di grande impatto emotivo, divengono il suo cavallo di battaglia. La romanità, per alcuni soltanto un dialetto, grazie a lui diventa una lingua.Franco è il primo artista moderno capace di nobilitare il romano. Di lì a poco alcune frasi tratte da sue canzoni divengono veri e propri slogan, entrando a far parte del lessico quotidiano.
Il pubblico lo adora e la sua fama è trasversale: tocca le corde di tutti, senza distinzioni sociali o anagrafiche. I media si sbizzariscono e lui gongola: "il Prévert di Trastevere", "il Brel romanesco", "il Pasolini della canzone", "il Belli di quest'epoca", "un personaggio kafkiano". Franco Califano è stato insignito della Laurea Honoris Causa in Filosofia all'università di New York "per aver scritto una delle più belle pagine della Canzone Italiana", recita la motivazione. Per la cronaca, prima di lui la stessa università aveva assegnato la Laurea a Edoardo De Filippo e all'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Un brano, o meglio una poesia come la considero io di questo autore si intitola " un tempo piccolo "
Diventai grande in un tempo piccolo
Mi buttai dal letto per sentirmi libero
Mi truccai il viso come un pagliaccio
E bevvi vodka con tanto ghiaccio
Scesi nella strada mi mischiai nel traffico
Rotolai in salita come fossi magico
E toccai la terra rimanendo in bilico
Mi feci albero per oscillare
Trasformai lo sguardo per mirare altrove
E provai a sbagliare per sentirmi errore
Dipinsi l’anima su tela anonima
E mescolai la vodka con acqua tonica
E pranzai tardi all’ora della cena
E mi rivolsi al libro come una persona
Guardai le tele con aria ironica
E mi giocai i ricordi provando il rischio
Poi di rinascere sotto le stelle
Dimenticai di colpo un passato folle
In un tempo piccolo
Ingannai il dolore con del vino rosso
E multai il mio cuore per qualunque eccesso
Mi addormentai con un vecchi disco
Raccontai una vita che non riferisco
Raccolsi il mondo in un pasto misto
Dipinsi l’anima su tela anonima
E mescolai la vodka con acqua tonica
E pranzai tardi all’ora della cena
E mi rivolsi al libro come una persona
Guardai le tele con aria ironica
E mi giocai i ricordi provando il rischio
Poi di rinascere sotto le stelle
Dimenticai di colpo un passato folle
In un tempo piccolo
E mi giocai i ricordi provando il rischio
Poi di rinascere sotto le stelle
Dimenticai di colpo un passato folle
In un tempo piccolo
Questo brano in se racchiude una sorta di Verismo e di Relativismo che riportano la mia mente al celebre romanzo di Pirandello . Il fu Mattia Pascal è un celebre romanzo di Luigi Pirandello che apparve dapprima a puntate sulla rivista "Nuova Antologia" nel 1904 e che fu pubblicato in volume nello stesso anno. Fu il primo grande successo di Pirandello
IL FU MATTIA PASCAL
Mattia, nato e cresciuto in un piccolo paese e rimasto presto orfano di padre, è cresciuto tra gli agi di un benessere illusorio, mentre i furti da parte dell'amministratore familiare lo stanno conducendo alla rovina. Al termine di una ingarbugliata vicenda egli si trova costretto a sposare la giovane Romilda Pescatore, la cui madre, megera invadente, presto gli avvelenerà la vita. L'inevitabile rovina finanziaria, la perdita della madre e, contemporaneamente, la morte prematura della figlioletta, aggravano la situazione già penosa di Mattia, al quale non resta che una vita divisa tra la trasandata biblioteca in cui lavora per poche lire, e la casa, dove è tormentato dai continui rimproveri aspri e risentiti della suocera. Un giorno, giunto al limite della sopportazione, Mattia fugge, e a Montecarlo la fortuna lo premia con una sostanziosa vincita alla roulette, sufficiente, se usata con parsimonia, per trascorrere la vita in benessere. Mentre è già sulla via del ritorno, su un giornale legge la notizia del suo suicidio. Dopo la sua scomparsa, infatti, è stato rinvenuto il cadavere di uno sconosciuto che tutti, moglie e suocera in testa, hanno identificato in quello di Mattia Pascal. Dopo un primo scatto d'indignazione, nell'animo di Mattia esplode la gioia di sentirsi libero, di poter cancellare la vita passata senza rimorsi. Con un nuovo nome, Adriano Meis, Mattia viaggia a lungo, libero da ogni preoccupazione ma impossibilitato, per la mancanza di documenti, ad avere legalmente un'altra vita. Questa impossibilità, dapprima quasi inavvertita, si fa sempre più dolorosa quando si innamora della giovane Adriana, la quale gli dimostra il suo dolce e umile e affetto, poiché, per una serie di casi, Mattia si accorge che nessuna vera vita nuova è possibile per lui. Adriano Meis, che non figura in nessun anagrafe, può vivere come un forestiero, ma senza poter lavorare, né amare. Non gli è concesso nemmeno di denunciare chi lo deruba e sfidare chi lo offende: è un ombra. Allora Mattia provoca volontariamente quello che già era avvenuto per caso : simula il suicido di Adriano Meis e riprende il suo vero nome per tornare al paese natio, amareggiato per aver abbandonato la povera Adriana e desideroso di vendicarsi dei concittadini con la sua ricomparsa. Scopre però che la moglie nel frattempo ha sposato il suo unico amico, Pomino, e ne ha avuto un figlio; allo stesso modo nessuno in paese lo riconosce, per tutti Mattia Pascal non esiste più. D'ora in poi egli, con la compagnia della vecchia zia e di un prete che lo ha sostituito nella biblioteca, vivrà osservando la vita degli altri e scrivendo le sue memorie. Ogni tanto porta fiori sulla tomba dello sconosciuto che scambiarono per lui, e se qualcuno gli chiede chi sia, egli risponde : "Eh, caro mio... io sono il Fu Mattia Pascal".
Enzo Jannacci
Vincenzo Jannacci detto Enzo (Milano, 3 giugno 1935 – Milano, 29 marzo 2013) è stato un cantautore, cabarettista e attore italiano, tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra.
Laureato in Medicina all'Università degli studi di Milano, è specializzato in chirurgia generale.
La carriera di musicista inizia negli anni cinquanta. Dopo il diploma in armonia, composizione e direzione d'orchestra ed otto anni di pianoforte presso il Conservatorio di Milano con il maestro Gian Luigi Centemeri, inizia - all'età di vent'anni - a frequentare gli ambienti del cabaret, mettendo subito in mostra le proprie doti di intrattenitore e presentatore. Nel frattempo, si avvicina al jazz e comincia a suonare in alcuni locali milanesi, ma contemporaneamente scopre anche il rock and roll, genere nuovo che stava ottenendo grande successo in America con artisti del calibro di Chuck Berry e Elvis Presley.
Nel 1956 diventa tastierista dei Rocky Mountains, alla cui voce c'è Tony Dallara, che si esibiscono ripetutamente alla Taverna Mexico, all'Aretusa ed al club Santa Tecla, ottenendo grande successo; tuttavia, alla fine di quell'anno, Jannacci lascia il gruppo e, grazie all'amico Pino Sacchetti, conosce Adriano Celentano, che gli propone di entrare come tastierista nel suo complesso, i Rock Boys, con cui si esibisce nei locali sopracitati ed in particolare al Santa Tecla. Il 17 maggio 1957 la band suona al primo "Festival italiano di rock and roll", che si tiene nel Palazzo del Ghiaccio e che costituisce una svolta all'interno del panorama musicale nostrano; il gruppo suona la canzone Ciao ti dirò, che si rivela un successo e permette a Celentano di acquisire vasta fama ma, soprattutto, gli fa ottenere un contratto con la casa discografica Music. Alla fine del 1958 Jannacci, (pur continuando a suonare con i Rock Boys), forma un duo con Gaber, noto con il nome di "I Due Corsari", che debutta nel 1959 con alcuni 45 giri incisi per la Dischi Ricordi; la fortunata esperienza prosegue anche nell'anno successivo con altri due 45 giri e con due flexy-disc, intitolati Come facette mammeta (un classico della canzone umoristica napoletana) e Non occupatemi il telefono, usciti in abbinamento alla rivista "Il musichiere".
Alla fine del 1958 Jannacci, (pur continuando a suonare con i Rock Boys), forma un duo con Gaber, noto con il nome di "I Due Corsari", che debutta nel 1959 con alcuni 45 giri incisi per la Dischi Ricordi; la fortunata esperienza prosegue anche nell'anno successivo con altri due 45 giri e con due flexy-disc, intitolati Come facette mammeta (un classico della canzone umoristica napoletana) e Non occupatemi il telefono, usciti in abbinamento alla rivista "Il musichiere".
Nelle prime canzoni con Gaber ("Benzina e cerini", "Il cane e la stella", "Zitto prego") dimostra un notevole senso dell'umorismo; nelle composizioni firmate assieme a Dario Fo ("Ho visto un re", "L'Armando", "Il primo furto non si scorda mai", "Veronica") sono già in evidenza le sue predilezioni per la povera gente, i vinti, assieme ad una vena di sarcastico sberleffo al potere.
Conosciuto negli ambienti più colti e raffinati, Jannacci ottiene una vasta popolarità con la celebre "Vengo anch'io, no tu no" (1969), destinata a divenire una sorta di tormentone nazionale: l'album che ne prende il titolo contiene pure la stralunata "Mexico e nuvole" di Paolo Conte ed una "Pedro Pedreiro" a ritmo di samba, scritta insieme a Chico Buarque de Hollanda.
Citazione dal libro “Aspettando al semaforo. L’unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero”, 2011.
La Seconda guerra mondiale:
«Non è stata divertente. Non è stata divertente perché...veder le persone che muoiono per niente, e vedere le espressioni del pre morte e del post mortem è terrificante. Perchè già non si sa qual è il destino nostro, quando finiremo di vivere questa sporca vita, perchè la vita è sporca...e la guerra è più sporca perché trancia la vita».
IL BOOM ECONOMICO IN ITALIA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Il miracolo economico italiano (anche detto Boom economico) è un periodo della storia d'Italia di forte crescita economica e sviluppo tecnologico, compreso tra gli anni cinquanta e anni settanta del XX secolo.
IL CONTESTO STORICO.
La fine della Seconda Guerra Mondiale vedeva un'Italia sconfitta ed occupata da eserciti stranieri al pari della Germania e delle altre potenze dell'Asse, condizione che aggravava la cronica distanza nei confronti dei paesi dell'Europa più sviluppata di cui soffriva sin dall'epoca del Risorgimento ed a cui sfuggivano solo poche isole felici. Le nuove logiche geopolitiche della Guerra Fredda contribuirono, tuttavia, a far sì che l'Italia, paese cerniera fra l'Europa Occidentale, la Penisola Balcanica, l'Europa Centrale e l'Africa Settentrionale, vedesse del tutto dimenticato il suo antico ruolo di potenza nemica e potesse così godere, a partire dal 1947, di consistenti aiuti da parte del Piano Marshall, valutabili in circa 1204 milioni di dollari dell'epoca. La fine di tale piano (1951) coincise inoltre coll'acme della Guerra di Corea (1950-1953), il cui fabbisogno di metallo ed altre materie lavorate fu un ulteriore stimolo alla crescita dell'industria pesante italiana. Si erano poste così le basi d'una crescita economica spettacolare, destinata a durare sino alla crisi petrolifera del 1973 ed a trasformare il Belpaese da Paese sottosviluppato dall'economia eminentemente agricola ad una delle nazioni più sviluppate dell'intero pianeta. Per esempio, nei tre anni che intercorsero tra il 1959 ed il 1962, i tassi di incremento del reddito raggiunsero valori da primato: il 6,4%, il 5,8%, il 6,8% e il 6,1% per ciascun anno analizzato. Valori tali da ricevere il plauso dello stesso presidente statunitense John F. Kennedy in una celebre cena col presidente Antonio Segni.
Il maggiore impulso a questa espansione venne proprio da quei settori che avevano raggiunto un livello di sviluppo tecnologico e una diversificazione produttiva tali da consentir loro di reggere l'ingresso dell'Italia nel Mercato comune. Il settore industriale, nel solo triennio 1957-1960, registrò un incremento medio della produzione del 31,4%. Assai rilevante fu l'aumento produttivo nei settori in cui prevalevano i grandi gruppi: autovetture 89%; meccanica di precisione 83%; fibre tessili artificiali 66,8%. Ma, va osservato che il «miracolo economico» non avrebbe avuto luogo senza il basso costo del lavoro. Gli alti livelli di disoccupazione negli anni cinquanta furono la condizione perché la domanda di lavoro eccedesse abbondantemente l'offerta, con le prevedibili conseguenze in termini di andamento dei salari. Il potere dei sindacati era effettivamente fiacco nel dopoguerra e ciò aprì la strada verso un ulteriore aumento della produttività. A partire dalla fine degli anni cinquanta, infatti, la situazione occupazionale mutò drasticamente: la crescita divenne notevole soprattutto nei settori dell'industria e del terziario. Il tutto avvenne, però, a scapito del settore agricolo. Anche la politica agricola comunitaria assecondò questa tendenza, prevedendo essa stessa benefici e incentivi destinati prevalentemente ai prodotti agricoli del Nord Europa: tendenza del resto inevitabile, visto il peso specifico ormai raggiunto da aziende quali Olivetti e Fiat dentro e fuori dall'Italia, e la potenza di capitani d'industria come Giovanni Agnelli rispetto ai deboli governi della Prima Repubblica.
IL SISTEMA ECONOMICO ALLA FINE DELLA GUERRA
Il sistema economico marciava a pieno regime, il reddito nazionale stava crescendo e la gente era rinfrancata dall'incremento dell'occupazione e dei consumi. Si erano infine dimenticati gli anni bui del dopoguerra, quando il paese era ridotto in brandelli. È pur vero che tanti erano ancora i problemi da affrontare, fra cui la carenza di servizi pubblici, di scuole, di ospedali e di altre infrastrutture civili. Ma in complesso prevaleva un clima di ottimismo.
D'altra parte, all'inizio del 1960 l'Italia si era fregiata di un importante riconoscimento in campo finanziario. Dopo che un giornale inglese aveva definito col termine “miracolo economico” il processo di sviluppo allora in atto, dalla Gran Bretagna era giunto un altro attestato prestigioso per le credenziali e l'immagine del nostro paese. Una giuria internazionale interpellata dal “Financial Times” aveva infatti attribuito alla lira l'”Oscar” della moneta più salda fra quelle del mondo occidentale. Un premio che aveva coronato una lunga e affannosa rincorsa, iniziata nell'immediato dopoguerra, per scongiurare la bancarotta e non naufragare nell'inflazione più totale. Di conseguenza, si era infine potuto stabilizzare il cambio fra la lira e il dollaro, fissato a quota 625, e la rivalutazione delle riserve auree della Banca d'Italia era servita a ridurre l'indebitamento del Tesoro. Di qui anche l'euforia diffusasi in Borsa con i listini in forte rialzo. Sino a qualche tempo prima, ben pochi avrebbero immaginato che l'Italia potesse conseguire un successo economico dopo l'altro. È vero che, grazie agli aiuti americani del Piano Marshall, l'opera di ricostruzione post-bellica era avvenuta più rapidamente del previsto, ma l'Italia era rimasta pur sempre un paese prevalentemente agricolo, con una gran massa di braccianti e coloni.
Le cause e i fattori che hanno permesso lo sviluppo economico
Tra i fattori che hanno concorso allo sviluppo un ruolo importante viene attribuito all’ampia disponibilità di manodopera che aveva evitato al nostro paese quelle strozzature che si erano, invece, verificate altrove dando luogo a forti correnti immigratorie. Come si è visto, essa rappresenta il fattore centrale cui l'economista Kindleberger spiega l’intenso sviluppo di quegli anni. Lo schema seguito dall’economista americano è noto: quando in un sistema economico coesistono settori caratterizzati da differenti livelli di produttività e di salari, possono verificarsi trasferimenti di lavoratori in eccesso dal settore tradizionale, con produttività marginale quasi nulla, verso il settore più dinamico senza far lievitare significativamente i salari unitari e consentendo, invece, un incremento dei profitti che, attraverso l’impulso agli investimenti, alla produzione e, quindi, all’occupazione alimentano una sorta di circolo virtuoso della crescita. Per l’Italia, i settori in questione coincidono, rispettivamente, con l’agricoltura e l’industria. Si spiegherebbe così anche la crisi che si è registrata in Italia nella prima metà degli anni sessanta, attribuita proprio all’esaurirsi della forza lavoro in eccesso. Fino agli inizi degli anni sessanta l’incremento medio dei salari era stato, infatti, inferiore a quello della produttività, anche se la quota di partecipazione dei redditi da lavoro al prodotto nazionale netto era aumentata tra il 1950 e il 1960 dal 50,8% al 55,1%. Negli anni sessanta, l'architetto Robert Stern applicò, invece, allo sviluppo economico italiano un modello del tipo «export led» prendendo in considerazione il periodo successivo al 1950 perché riteneva che gli anni precedenti fossero stati eccessivamente influenzati da fattori eccezionali, Piano Marshall compreso. Le conclusioni cui Stern era pervenuto si basavano innanzitutto sul fatto che le esportazioni italiane si fossero sviluppate nel periodo 1950-1962 ad un ritmo nettamente superiore a quello registrato dalle esportazioni mondiali. Le prime si erano, infatti, più che triplicate (+307%) mentre a livello mondiale si era registrato un incremento del 95%; e volendo circoscrivere il raffronto alle sole esportazioni industriali le conclusioni non cambiavano di molto (388% contro 123%). Inoltre, disaggregando i dati relativi all’industria italiana Stern operò una netta distinzione tra settori “dinamici” (metallurgico, macchinari e prodotti metallici, mezzi di trasporto, prodotti chimici e fibre sintetiche, derivati del petrolio e del carbone), contraddistinti da un maggior incremento delle esportazioni (dal 47,6 al 60% sulle esportazioni industriali nel periodo compreso tra il 1951 e il 1963) e della produzione (+302,5%), e settori “tradizionali” (alimentari, bevande, tabacco, tessili, abbigliamento, calzature e cuoio) la cui quota sulle esportazioni industriali era diminuita dal 44,4% al 32,4% mentre lo sviluppo della produzione era stato solo del 97,7%.In sostanza, le esportazioni furono un importante stimolo all’investimento e quindi allo sviluppo di queste industrie nel periodo considerato. Inoltre, siccome si trattava delle industrie che contribuirono in modo significativo all’aumento della quota dei manufatti nel prodotto interno lordo italiano durante il periodo postbellico, sembra che si possa in base a tutto ciò affermare che il ruolo delle esportazioni nello sviluppo dell’economia italiana fu veramente notevole. Tale interpretazione è stata, successivamente, adottata con alcune modifiche anche dall'economista Augusto Graziani. Secondo Graziani, infatti, lo sviluppo degli anni cinquanta, che aveva tratto impulso dalla crescente liberalizzazione del commercio estero, aveva determinato il consolidamento di un dualismo industriale tra settori orientati verso i mercati esteri, e settori volti, invece, a soddisfare prevalentemente la domanda interna, finendo con l’accentuare le forme di dualismo territoriale, data la maggiore concentrazione dei primi nelle regioni centro-settentrionali. In pratica, “i settori che producono per il mercato di esportazione hanno necessità di presentare prodotti competitivi sui mercati esteri (o, che è lo stesso, divengono settori esportatori solo se realizzano una sufficiente competitività). I settori esportatori devono quindi realizzare i livelli di produttività e di efficienza necessari per affrontare la concorrenza sui mercati esteri. Non così accade per i settori che lavorano per il mercato interno, i quali, al riparo della concorrenza estera, non sono vincolati ad alcun particolare livello di efficienza e di produttività”. Il modello interpretativo di Graziani è stato sottoposto a critiche per l’eccessivo peso che in esso assume la concorrenza estera.
Il punto debole dell'economia italiana durante il boom
Il punto più debole dell'economia italiana era quello rappresentato dall'agricoltura. Le aziende caratterizzate da una scarsa produttività o ai margini di un'economia di sussistenza erano quasi il 65% del totale e le piccole imprese familiari avevano continuato ad ampliare la loro presenza senza dar luogo ad adeguate forme associative nella produzione e nel collegamento con i mercati. In pratica, circa l'80% della superficie coltivata era distribuita fra 2 milioni e mezzo di unità aziendali, di cui 2 milioni con dimensioni inferiori ai 5 ettari. A rendere quanto mai precaria la situazione della nostra agricoltura stava poi il fatto che le terre più fertili riguardavano poco più di un terzo della superficie coltivata ed erano prevalentemente concentrate in Val Padana, mentre quelle povere o mediocri rappresentavano un carico variabile tra il 60% e il 65% della popolazione agricola attiva e si dividevano un reddito equivalente a non più del 33% della popolazione nazionale. Fatto sta che soltanto tra il 1961 e il 1962 si cominciò a affermare, in sede politica, l'esigenza di introdurre dei correttivi, di attuare alcuni provvedimenti che evitassero un peggioramento del divario fra Nord e Sud, assecondassero l'ammodernamento dell'agricoltura per sanare il deficit della bilancia agro-alimentare e ponessero un freno alle speculazioni immobiliari cresciute a dismisura nelle principali aree urbane in seguito alla forte domanda di alloggi da parte degli immigrati; e, non da ultimo, rimuovessero posizioni ormai intollerabili di dominanza oligopolistica nel settore elettrico e in vari servizi di interesse collettivo.
Little Tony
Little Tony, nome d'arte di Antonio Ciacci (Tivoli, 9 febbraio 1941 – Roma, 27 maggio 2013), è stato un cantante sammarinese nato in Italia, interprete di numerosi successi rock and roll.
Ha iniziato giovanissimo a interessarsi di musica grazie a una passione di famiglia che accomunava suo padre Novino, cantante e fisarmonicista, uno zio, Settembrino, chitarrista, e i suoi due fratelli, anch'essi musicisti: Enrico, chitarrista, e Alberto, bassista. Le sue prime pedane sono i ristoranti dei Castelli Romani a cui seguono i locali da ballo, le balere e teatri d'avanspettacolo. Nel 1958, durante uno spettacolo allo Smeraldo di Milano, viene notato da un impresario inglese, Jack Good, che lo convince a partire con i suoi fratelli per l'Inghilterra, dove nascono "Little Tony and His Brothers".
Type of business units
Also a musician produces an income, but what kind of company are they?
There are ways in which a business can be organized, from a small one-man business to a multinational.
- THE SOLE TRADER
This the simplest and most common way of starting a business.
The sole trader operates the business on his own and is responsible for all action that the company undertakes. The most common sort of sole traders are craftsman and skilled workmen, like carpenters, potters, musicians, plumbers, decorators, ect, and owners of small shops, like restaurants, cafés, garages, butchers ect.
- FRANCHISING
The franchising is a form of organization which has been imported into Europe and rest of the world from the USA, where over a third of all retail business are operating on what is known as a franchise agreement. It has become a popular means of expansion for a small business, as it is often very difficult for a sole trader to obtain enough capital to expand his business. Large companies, who do not wish to tie up a lot of their capital on distribution outlets, have often decided to open a national or eveninter international chain of franchise shops for the exclusive sale of their articles.
The business setting up the franchise operation is called franchisor, and the person who accepts it, is called franchisee. The franchiser offers the use of his trademark to those starting up the new franchise, usually in return for an initial payment, and a percentage of the turnover of the business each year.
- PARTNERSHIPS
A partnerships can be formed to overcome the problems a sole trader may have in rising capital. Partnerships are particularly common in small business sectors ( retail trade, wholesale trade, small extraction, manifacturing and construction companies) and for professional people ( accountants, dentists, solicitors, ect) where specialists join together to make the business more attractive to prospective clients. Partnerships generally have between 2 and 20 members who set up business together and share the responsabilities for that business. Each partner is required to contribute some capital and the profits and losses are shared out.
The partners normally draw up an agreement, a deed of partnership, which sets out the essential details ( number of partners, type of partnership, amount of capital, how profits and losses are to be shared ect. ).Two types of partnerships can be formed : ordinary and limited partnership.
The most common form is the ordinary partnership where all the partners are jointly and severally liable for losses incurred and play an active role in the running of the business.
In a limited partnership there must be at least one partner with unlimited liability, while all the other partners are liable only for the money they initially invested in the company. They don't take an active part in the running of the business and for this reason they are often called sleeping partners.
- LIMITED COMPANIES
Limited companies, also called joint-stock companies, are rapidly becoming one of the most common form of business organizations. They allow people to invest in a business without having to face the risk of unlimited liability. The company has a separate legal identity, this means that it can enter a legal contract and sue or be sued in its own name and own property.
The capital invested in limited companies is divided into shares of equals nominal value. The capital is provided by the shareholders, who are responsible for the amount of the money they have put into the business. The profits are divided in proportion to the number of shared held, these payments are called dividends.
Types of limited companies are:
- Private company limited by shares, Has shareholders with limited liability and its shares may not be offered to the general public.
Shareholders of private companies limited by shares are often bound to offer the shares to their fellow shareholders prior to selling them to a third party.
- Private company limited by guarantee, A company that does not have share capital, but is guaranteed by its members who agree to pay a fixed amount in the event of the company's liquidation. Charitable organisations often incorporate using this form of limited liability. Another example is the Financial Services Authority. In Australia, only an unlisted public company can be limited by guarantee.
- Public limited company, Public limited companies can be publicly traded on a stock exchange.
- MULTINATIONAL
Multinational are large conglomerates with a wide range of business interests, which operate in many countries. The ownership of a multinational is based in only one country.
The parent company may operate as a holding company which has subsidiaries in other countries. Example are philip's and häagen Dazs, ect.
In some cases, multinationals will be organized so that various stages of production take place in different countries. The manufacturing of product usually take place in take place in developing countries where the cost of labour and raw materials is cheaper. In this way, multinational invest funds and experience of their own managers and trained workers in developing countries, which badly need the capital and expertise.
They often provide training schemes in order to improve the skills of the local workforce and introduce new technology. In the long term, however, this practice is usually not very beneficial to the developing country, as any profits made are taken back to the home country of the multinational.
Multinational are responsible for approximately one third of the total world production. Most multinationals are public companies, but there are also a few large private companies, such as Mars. Some giant public companies have manufacturing and sales outlets in many countries. Because of their size and because they employ so many people, they have great power to control and change prices and can sometimes influence governements economic policies.
I loro spettacoli riscuotono grande successo e Little Tony decide di rimanere in Inghilterra per diversi anni. In questi anni alimenta un vero e proprio amore per il Rock'n'roll, amore che si riscontrerà essere di quelli che non fiscono mai. Tra gli anni 1958 e 1960 incide un notevole numero di 45 giri tra cui "Lucille", "Johnny B.Good", "Shake Rattle And Roll". Alcuni dei suoi pezzi vengono scelti per far da sfondo musicale ai film di quegli anni ("Blue monday", "Il Gangster cerca moglie", "Che tipo rock", "I teddy boys della canzone"). Rientra in Italia e partecipa al Festival di Sanremo in coppia con Adriano Celentano nel 1961. Canta "24 mila baci" e si classifica al secondo posto. Nello stesso anno incide diverse canzoni per altri film. Il primo successo discografico esplosivo arriva l'anno seguente (1962) con "Il ragazzo col ciuffo" lo proietta ai primi posti delle classifiche.
Gli anni sessanta lo acclameranno come il rocker per eccellenza della musica italiana , produrrà anche quantità altissime di 33 giri e come sex symbol di quel periodo prenderà parte a 28 film .
Dopo quegli anni '60 che hanno proiettato Little Tony nella storia della canzone italiana, torna di nuovo a Sanremo con "Cavalli bianchi" nel 1974. L'anno seguente pubblica l'album "Tony canta Elvis", in cui rende omaggio a quello che considera suo maestro e guida, Elvis Presley, interpretando vari suoi classici
Anche Little Tony ha avuto un grande successo tra gli anni 50 e gli anni 60 , periodo come abbiamo già detto, di non solo un boom economico, ma anche una gran voglia di crescere e di creare un futuro migliore per se stessi e per le famiglie .
In Italia quel periodo cambiò considerevolmente la demografia e vi furono esodi di massa dal sud verso il nord dove nelle città più industrializzate era richiesta molta manodopera e manovalanza.
DINAMICHE DEMOGRAFICHE URBANESIMO E FLUSSI MIGRATORI
La dinamica demografica è legata ai cambiamenti delle dimensioni delle popolazioni e ai fattori che le regolano nel corso del tempo. All’interno di ciascuna popolazione gli individui interagiscono fra loro nel tempo e nello spazio. Quando si vuole studiare la dimensione e i cambiamenti nel tempo di una popolazione vuol dire prenderne in esame la struttura e le relazioni con l’ambiente.
La dinamica delle popolazioni è determinata quindi dai comportamenti demografici che originano eventi biologici (nascite, morti) o eventi sociali (migrazioni).
Fra gli obiettivi della demografia ci sono lo studio di tali dinamiche e la ricerca di regolarità nei fenomeni osservati. Ciò al fine di poter giungere ad una teoria interpretativa sui meccanismi che sottendono la continua evoluzione delle popolazioni umane. Si definisce una popolazione il numero di individui di una data specie che si incrociano tra loro e che sono più o meno isolati da altri gruppi simili. Gli individui di una popolazione utilizzano le stesse risorse, occupano una stessa regione e sono soggetti agli stessi fenomeni naturali (temperatura, rifornimento idrico e alimentare). Le popolazioni umane si definiscono come insiemi di individui stabilmente costituiti ed identificabili sulla base di criteri territoriali, politici, giuridici, etnici o religiosi.
Il termine demografia con l’accezione attuale compare per la prima volta in un’opera dello statistico francese GUILLARD nel 1855. Il ruolo della demografia nel panorama degli studi umani è quello di raccordo fra le scienze biologiche con quelle sociali. Pertanto si avvale di studi storiografici, della biologia, della sociologia, dell’economia e della politica. Per giungere ad una qualche teoria interpretativa nello studio della demografia si può tenere conto dei dati statistici su tutti gli aspetti: dimensione della popolazione, crescita, distribuzione e composizione, morti (infantili, materne, adulti), nascite, matrimoni, movimenti etc… Tutti i dati sono raccolti elaborati e costituiscono indicatori demografici. Negli ultimi tempi sono aumentate le possibilità di raccolta dati sia individuali sia aggregati. Nello stesso tempo sono aumentate e migliorate le possibilità di elaborazione grazie alle maggiori potenzialità degli elaboratori elettronici. La raccolta dati si avvale di censimenti estesi alle popolazioni di tutti i paesi del continente europeo. Nella tabella seguente si riportano alcuni indicatori demografici relativi ai 27 paesi dell’U.E.
Fra gli interrogativi più importanti c’è la consistenza numerica e lo sviluppo della popolazione mondiale. Ci si pone la domanda del come e perché la popolazione umana abbia avuto un aumento consistente a partire da 250 milioni dell’anno 0 dell’era cristiana, 1 miliardo nel 1800, a fine 2000 si è arrivati a 6 miliardi, nel 2007 6 miliardi e 671 milioni. Ciò per esprimere solo alcuni valori sintetici. Sono ancora sotto analisi i meccanismi che nelle varie epoche hanno determinato la crescita, o la stagnazione o addirittura la regressione della popolazione. Per far ciò si valuta attentamente le dinamiche dell’interazione tra popolazione umana e ambiente in cui vive, quindi risorse a disposizione e capacità di sviluppo. I comportamenti delle popolazioni umane determinano necessariamente effetti sull’ambiente circostante e questo, ha sua volta, condiziona i comportamenti e di conseguenza anche tutte le altre caratteristiche demografiche, secondo meccanismi di azione e di retroazione. La popolazione ha un duplice ruolo nello sviluppo: 1. agente dei cambiamenti ambientali, sociali ed economici; 2. soggetto passivo dei processi dello sviluppo, in quanto in funzione del livello di sviluppo avrà determinati condizioni di vita, di salute, di benessere, o semplicemente occasioni di sopravvivenza.
Un mondo in movimento (flussi migratori)
Per comprendere i crescenti flussi migratori internazionali degli ultimi decenni dobbiamo considerare l’ineguale sviluppo economico fra le diverse regioni del mondo che si è manifestato grazie alla globalizzazione dell’economia.Si assiste ad un incremento continuo di migranti che a partire dalle regioni meno sviluppate (Africa, Asia, America Latina, Europa orientale, ex URSS) si dirigono verso l?Europa occidentale e Nord America. Tali flussi si registrano anche tra paesi di aree meno sviluppate. Il numero totale di migranti è passato da circa 75 milioni del 1965 ai 175 milioni del 2000, equivalenti al 2,9% della popolazione mondiale, che risiedono al di fuori del paese di nascita. Tra i migranti ci sono i rifugiati, cioè persone che per motivi di guerre e persecuzioni sono state costrette ad abbandonare il loro paese. Questi rifugiati non sono stai ben accolti dai paesi destinatari, che hanno messo su diverse politiche per respingere alla frontiera i richiedenti asilo (si passa dai 18 milioni del 1993 ai 12 milioni del 2001). Il 60% dei migranti corrispondenti a 104 milioni risiedono nei paesi ad economia più sviluppata; il 40% (71 milioni) nei paesi ad economia meno sviluppata. Nei paesi più sviluppati i migranti corrispondono all’8,7% della popolazione; mentre in quelle meno sviluppate corrispondono all’1,5%. Considerando la distribuzione regionale abbiamo i seguenti valori: in Europa 56 milioni; in Asia 50 milioni, in Nord America 41 milioni, in Africa 16 milioni, in Oceania 6 milioni e in America latina 6 milioni. Le ragioni che spingono le persone a fuggire verso paesi che, secondo le proprie valutazioni, possono dare migliori condizioni di vita sono legate soprattutto alle loro precarie condizioni di vita determinate da disoccupazione o sottoccupazione.Bisogna considerare che l’espatrio nella maggioranza dei casi non è determinato da una libera scelta di trasferirsi in un altro paese, ma ha origine nel tenore di vita di milioni di persone, specie nelle aree rurali, che peggiora sempre e in una successione di fattori che dalla povertà alle persecuzioni e guerre spinge ad una vera e propria fuga. Anche nel fenomeno emigrazione alla base c’è la povertà. Nelle aree rurali una serie di circostanze negative ha peggiorato il tenore di vita di milioni di persone. È opportuno richiamarle velocemente: concentrazione delle terre fertili nelle mani di gruppi Transnazionali; crescita demografica superiore alla capacità di sostenibilità delle già scarse risorse naturali; debolezza dell’ecosistema; deforestazione; progressiva infertilità dei suoli marginali a causa di scarsi mezzi e tecnologie per incrementare la capacità produttiva; aumento della fame e della malnutrizione spinge grandi masse rurali a dirigersi verso i centri urbani dove peggiorano le già precarie condizioni di vita; le politiche autoritarie dei governi; fattori d’economia internazionali quali il prezzo delle materie prime e dei prodotti agricoli; aumento del debito estero; programmi di “aggiustamento strutturale” imposti dal FMI e BM, che provocano tagli notevoli alle scarse risorse sociali. Per ragioni di disoccupazione, sottoccupazione e poiché milioni di braccianti non erano in grado di assicurare alle proprie famiglie il necessario per il sostentamento, milioni di italiani lasciarono la nostra penisola creando un vero esodo: circa 27 milioni di espatri nel corso di un secolo. Attualmente esistono nel mondo circa 58 milioni di oriundi (figli, nipoti o pronipoti dei primi emigranti che hanno acquisito la cittadinanza straniera). Oggi il tasso di emigrazione per quanto concerne l’Italia è positivo. Il nostro paese è diventato terra di immigrazione: secondo i dati del Ministero dell’Interno (2003) gli immigrati con permesso di soggiorno sono 1.512.324. L’immigrazione proviene per circa 1/3 da paesi dell’Europa centrale e orientale esterni all’U.E; per ¼ dall’Africa; seguono Asia, Americhe e U.E. La maggior parte dei cittadini stranieri si concentra a Nord, quindi Centro e meridione. I motivi sono lavoro e ricongiungimento familiare.
Evoluzione dello sviluppo urbano
I Paesi economicamente sviluppati presentano un forte cambiamento nella struttura urbana. I loro insediamenti urbani un tempo sviluppatisi attorno a centri produttivi tendono sempre più negli ultimi decenni a basarsi sui servizi anziché sulle fabbriche, per tale ragione questo nuovo stadio di sviluppo delle città è detto “post-industriale”. La trasformazione , comunque non ha seguito un cammino lineare, nel senso che le nuove costruzioni non sostituiscono quelle desuete ed inutilizzate della città industriale, ma sono realizzate mediante continui adattamenti all’esigenze della economia di mercato alla cui base vi è sempre più il settore dei servizi. In tale contesto le industrie o sono ridimensionate, anche a seguito della ristrutturazione industriale di molte grosse industrie dei paesi con forte tasso di industrializzazione, o trasferite lungo i grandi canali di traffico e comunicazione. È utile citare il caso dell’area industriale di Torino, il “Lingotto”, che dopo aver rappresentato per circa un secolo un importante e prestigioso centro produttivo della FIAT, ha ormai cambiato la sua destinazione trasformandosi in un centro polifunzionale, adatto per accogliere fiere, convegni, ed altro che attiene più all’esposizione e ad incontri internazionali sulla ricerca. Altri esempi in Italia sono rappresentati da aree industriali di altre città che si sono trasformati in vere e proprie “tecnopoli”, cioè insediamenti che hanno diverse funzioni da quella principale di centro per la ricerca e lo sviluppo a quella di zona residenziale per i dipendenti del centro di ricerca: Trieste, Milano, Torino-Ivrea-Novara, Sestri Ponente e Bari. In questo nuovo modello urbano si insediano nel centro gli uffici pubblici, le banche, sedi di società attività culturali, strutture ricettive. Spesso, come avviene in molti centri storici d’Italia, grazie anche ad opere di ristrutturazione di vecchi edifici, il centro cittadino viene utilizzato anche come area residenziale destinata ceti medio-alti, dati gli alti prezzi degli immobili. Invece accade il contrario in alcuni centri urbani statunitensi, vaste aree vengono abbandonate da residenti benestanti che col tempo si trasformano in ghetti, dove la gente più povera ed emarginata riesce a trovare qualche opportunità di alloggio. In genere, però, i nuovi insediamenti residenziali si spostano gradualmente sempre più in periferia fino ad arrivare alle zone rurali. Quest’allargamento in senso orizzontale della metropoli richiede tutta una serie di interventi infrastrutturali necessari per consentire ai pendolari il collegamento tra le aree metropolitane e il centro e viceversa. A fronte di questi grandi cambiamenti la città rimane il centro in cui si prendono tutte le più importanti decisioni della vita di un paese: politiche, economiche. Rappresentano anche il luogo dove hanno sede le principali istituzioni culturali e scientifiche. Con la creazione di nuovi insediamenti sempre più in periferia fino a spingersi nelle aree rurali, viene a determinarsi un cambiamento nel rapporto tra città e campagna: il confine tra queste due aree, un tempo molto netto, oggi sembra sfumare gradualmente. Questo fenomeno caratterizza il passaggio dalla metropoli all’area metropolitana. Quest’ultima organizzazione abitativa presenta un tessuto urbano meno denso, in quanto tende ad espandersi più orizzontalmente, occupando una vasta area, che verticalmente, come avveniva nelle metropoli intorno agli insediamenti produttivi. L’area metropolitana per i motivi suddetti, non è quindi solo città, ma in qualche maniera anche campagna, perché risulta dalla combinazione di diversi tipi di insediamenti (produttivi, residenziali) posti all’interno di vaste aree verdi, che non possono più chiamarsi campagna vera e propria, anche perché il più delle volte non sono messe a coltura (in queste aree è diminuito il numero di addetti all’agricoltura).
Lucio Dalla
Lucio Dalla, l'uomo nato il 4 marzo 1943, è stato uno dei più innovativi e versatili interpreti della canzone italiana,morirà per infarto a Montreaux ( in Svizzera ) il primo marzo 2012.
La storia non può non iniziare il 4 marzo 1943. Oltre a segnare la nascita di Lucio Dalla, infatti, la data diverrà anche il titolo di uno dei suoi grandi classici, meglio noto come "Gesù Bambino". Niente porti, però, né marinai a fargli da contorno, bensì la Bologna del dopoguerra, pronta a trainare l'Italia negli anni del boom.
E' Gino Paoli a scoprirlo e ad avviarlo alla carriera solista: in lui vede il primo cantante soul italiano. Ma soul, jazz e canzone sono per Dalla solo ingredienti per buffi divertissement musicali, scritti quasi per gioco. Al Cantagiro del 1965 sono più i pomodori sul palco che gli applausi.
Testardamente, però, Dalla va avanti. Dal 1965 al 1970 prosegue il suo percorso eccentrico, che spesso entra in contatto con il movimento beat.Nel 1967 partecipa di nuovo al Festival della canzone insieme ai Rokes con "Bisogna saper perdere" e fa da spalla addirittura a Jimi Hendrix nel concerto al Piper di Milano. Al festival di Sanremo del 1970, Dalla si presenta un piccolo capolavoro come "Piazza Grande", scritta insieme a Ron e al duo Gianfranco Baldazzi-Sergio Bardotti, un'altra toccante storia di marginalità e solitudine.
Dalla partecipa per la terza volta al Festival di Sanremo nel 1971 con 4/3/1943, su parole dell'autrice di testi (in seguito storica dell'arte) Paola Pallottino, che gli vale il terzo posto assoluto. Il brano, prima di essere ammesso alla manifestazione, conosce gli strali della censura, essendo stato intitolato inizialmente Gesubambino. Il titolo, giudicato irrispettoso, considerando anche la storia narrata (quella di una ragazza madre, che ha un figlio da un ignoto soldato alleato), è cambiato ex abrupto, prendendo come spunto la data di nascita di Dalla, pur non essendo una canzone autobiografica.Il brano, diventato un marchio di fabbrica dell'artista, ottiene comunque un successo notevole (quindici settimane di permanenza in hit parade). L'esordio autorale di Dalla, comunque, non potrebbe essere più felice: pur essendo un musicista puro, dimostra, fin dall'inizio, una padronanza letteraria solida e matura. Pubblica infatti, nel 1977, Come è profondo il mare, che, con l'omonima canzone, prende di mira la società contemporanea e il concetto stesso di "potere".
A chiudere il disco una delle sue canzoni manifesto: L'anno che verrà, nel cui tramonto delle utopie e delle illusioni sembra chiudersi idealmente il decennio degli Anni di piombo.
Come dice la canzone un anno che sta arrivando è sempre preceduto da uno che se ne va, un anno che termina un periodo come per esempio le aziende che terminano il loro anno di esercizio con il bilancio annuale.
IL BILANCIO D'ESERCIZIO
Il bilancio d’esercizio è il fondamentale documento contabile che rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa al termine di un periodo amministrativo e il risultato economico. Il bilancio d’esercizio è il principale mezzo di conoscenza della realtà aziendale e costituisce uno dei fondamentali strumenti di informazione e di comunicazione per l’impresa in funzionamento. Deve essere un prospetto di sintesi, idoneo a soddisfare contemporaneamente le esigenze informative
- comuni a tutti gli utilizzatori destinatari
- proprie di ciascun utilizzatore:
1)Investitori(soci)
2)Lavoratori dipendenti
3)Finanziatori
4)Fornitori
5)Clienti
6)Fisco
7)Governo ed enti pubblici
l codice civile contiene diverse disposizioni che indicano la via da seguire nel redigere il Bilancio di esercizio delle società di capitali. Tale normativa, obbligatoria per le società di capitali, è rivolta essenzialmente a tutelare gli interessi di terzi attraverso una complessa serie di disposizioni che mirano ad assicurare correttezza nelle determinazione dei risultati di fine periodo nonché adeguati livelli di informazione e trasparenza sono contenute nel Codice civile che presenta:
- una clausola generale
- i principi di redazione
- il contenuto e la struttura
- i criteri di valutazione
- le modalità di approvazione
- pubblicazione
Clausole generali:
Sezione IX Del bilancio
2423. Redazione del bilancio. — Gli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa. Il bilancio deve essere redatto con chiarezza e deve rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell’esercizio. Se le informazione richieste da specifiche disposizioni di legge non sono sufficienti a dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni complementari necessarie allo scopo . Se, in casi eccezionali, l’applicazione di una disposizione degli articoli seguenti è incompatibile con la rappresentazione veritiera e corretta, la disposizione non deve essere applicata. La nota integrativa deve motivare la deroga e deve indicarne l’influenza sulla rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico . Gli eventuali utili derivanti dalla deroga devono essere iscritti in una riserva non distribuibile se non in misura corrispondente al valore recuperato.. Il bilancio deve essere redatto in unità di euro, senza cifre decimali, ad eccezione della nota integrativa che può essere redatta in migliaia di euro..
L’articolo 2423 fissa due principi fondamentali cui deve ispirarsi il Bilancio:
La chiarezza.
Un bilancio chiaro deve consentire alle persone che possiedono le nozioni necessarie di contabilità di comprendere come si è formato il reddito di esercizio e le componenti del Patrimonio di funzionamento. E’ proprio per consentire la necessaria chiarezza che vengono disciplinati:
- La struttura ed il contenuto delle varie parti del bilancio
- I criteri di valutazione degli elementi attivi e passivi
- Divieto di raggruppare voci
- Divieto di compensi di partite
La rappresentazione veritiera e corretta. Con questa clausola si intende che il bilancio di esercizio deve offrire un "quadro fedele" della situazione aziendale. Gli amministratori, che redigono il bilancio, devono operare correttamente le stime e le iscrizioni delle diverse voci.
Operare correttamente significa:
- comportarsi in buona fede
- attenersi alle regole di valutazione stabilite dalla legge
- seguire le corrette regole contabili
- applicare le tecniche di valutazione con scrupolo e diligenza
Purtuttavia, anche operando correttamente, non sarà mai possibile richiedere al bilancio una verità oggettiva che è impossibile realizzare; molte poste sono frutto di stime e congetture legate alla circostanza che nel momento in cui viene redatto il Bilancio diverse operazioni sono ancora in corso ed il loro esito incerto. Un bilancio "veritiero e corretto" è quindi inteso come bilancio "attendibile", che si avvicina al vero grazie al comportamento in buona fede degli amministratori.
Da questa clausola discende anche:
- l’obbligo di fornire informazioni complementari e aggiuntive utili ad una adeguata informazione
- l’obbligo di derogare dalla legge, in casi eccezionali, quando questa non consente una adeguata rappresentazione.
Per poter rappresentare realmente, con chiarezza e correttamente la situazione finanziaria patrimoniale ed economica dell’azienda bisogna seguire delle regole ed ispirarsi a dei principi che sono dettati:
dal codice civile
da associazioni nazionali e internazionali di esperti contabili.
I principi contabili fissati dal codice civile sono (art 2423 bis del c.c.) sono:
- Continuità
- Prudenza
- Competenza
- Separazione
- Costanza
Continuità:
tutte le valutazioni devono essere effettuate con il presupposto del funzionamento aziendale, nella prospettiva che l’azienda continui nel tempo la sua attività nonché tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato. Tutto questo significa che le valutazione non devono essere effettuate come se si volesse liquidare il patrimonio vendendo tutti i beni, e pagando tutti i debiti, ma tenendo presente le evoluzioni future cui parteciperanno i beni oggetto di valutazione.
Prudenza.
nella determinazione del reddito:
• contabilizzando le perdite e gli oneri anche se incerti e solo presunti.
• contabilizzare componenti positivi solo se effettivamente realizzati alla chiusura dell’esercizio
• non contabilizzare utili derivanti da incrementi patrimoniali che non siano certi e durevoli
• si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza anche se conosciuti dopo la chiusura dell’esercizio
Competenza:
riporta al concetto aziendale conosciuto: si deve tener conto degli oneri e dei ricavi, indipendentemente dal pagamento e dall’incasso, solamente se imputabili economicamente all’esercizio; i costi di competenza sono quelli maturati nell’ esercizio relativi a beni e servizi utilizzati nel periodo considerato; i ricavi si considerano di competenza quando sono maturati nell’esercizio e hanno avuto il correlativo costo.
Separazione:
affinché l’informazione fornita dal bilancio sia corretta occorre che, se in una voce di bilancio sono compresi elementi eterogenei, si utilizzino differenti criteri di valutazione.
Costanza:
per limitare la possibilità di manovra, (cambiare di anno in anno a seconda della convenienza, i criteri di valutazione) di coloro che redigono il bilancio e per consentire la comparabilità dei bilanci nel tempo e fra aziende dello stesso settore, non è consentito, se non in casi eccezionali, di modificare i criteri di valutazione.
I principi stabiliti da associazioni nazionali e internazionali di esperti contabili. Accanto a quelli previsti dal codice civile esistono norme tecniche per la formazione del bilancio di esercizio stabilite da associazioni nazionali e internazionali di esperti contabili. Queste norme assolvono le seguenti funzioni:
• interpretano le norme stabilite dal c.c.
• integrano, ampliandole, le norme stabilite dal c.c.
• sono una guida dettagliata per la compilazione del bilancio
I principi contabili forniscono le regole ed esplicitano le procedure per una corretta tenuta delle scritture contabili e per la redazione del bilancio di esercizio illustrando:
• i fatti amministrativi che devono essere rilevati nella contabilità generale
• le modalità più idonee a contabilizzare i valori relativi a detti fatti
• i criteri da applicare per la valutazione delle poste di bilancio
• i criteri di iscrizione delle varie voci in sede di formazione del bilancio
Questi principi contabili, pur non trovando formale riconoscimento in alcuna normativa, rappresentano la guida più importante e universalmente riconosciuta in materia di contabilità generale e Bilancio di esercizio.
Per raggiungere gli obiettivi fissati nella clausola generale e nei principi contabili il Bilancio di esercizio deve comprendere anche ulteriori documenti che sono:
La nota integrativa, parte integrante del bilancio di esercizio, esplicita, completa, sviluppa i dati presenti nello Stato Patrimoniale e nel Conto Economico.
Dalla lettura dall’art. 2427 del c.c., emerge che la Nota integrativa, deve indicare:
Criteri di valutazione
applicati nella quantificazione delle poste di bilancio, nelle rettifiche di valore e nella conversione dei valori in moneta estera.
I movimenti intervenuti nelle voci del patrimonio
Devono essere indicati i movimenti interventi nelle diverse voci dell’attivo e del passivo in modo da evidenziare le variazioni, in aumento o in diminuzione che hanno portato dalla consistenza di inizio anno a quella di fine periodo. La composizione e il dettaglio di alcune voci di bilancio deve essere spiegata la composizione di alcune voci quali costi di impianto e ampliamento, ratei, risconti, ecc.
Specifiche del conto economico
devono essere esposti i ricavi per aree geografiche, settori merceologici ecc.
Altre informazioni
gli impegni assunti, i compensi agli amministratori e ai sindaci ecc.
Informazioni Complementari quali:
Il rendiconto finanziario analizza le risorse finanziarie liquide e di attivo circolante netto che l’azienda ha generato, come le ha impiegate chiarendo se l’azienda nel complesso ha prodotto o assorbito risorse. Il prospetto delle variazioni del Patrimonio circolante netto: che mette in evidenza le cause che hanno determinato da un esercizio ad un altro, un aumento o una diminuzione del patrimonio netto dell’azienda. Il prospetto mette dettagliatamente in evidenza i movimenti che ogni singola voce (capitale sociale, riserva legale, ecc. ) ha subito nel corso dell’esercizio. La mancata presentazione di questi ultimi due prospetti viene considerata come violazione del principio della rapprresentazione veritiera e corretta ma, data la natura delle informazioni, è consentita per le aziende di minori dimensioni. Infine accompagnano il bilancio:
• la relazione dell’organo amministrativo
• la relazione dell’organo di controllo.
Lucio Dalla avrebbe compiuto 69 anni il 4 marzo. È stato uno dei cantanti più appassionati d’ Italia, un musicista e un improvvisatore di grande talento, un clarinettista, un pianista, autore di canzoni che colpivano al cuore - Futura, Caruso, Caro amico ti scrivo ... - Un artista che non ha mai ceduto alla banalità. Il était prévu à l'Olympia à Paris le 13 Mars... Il voulait vraiment chanter à nouveau en France, pour obtenir à la France de l'Italie il y a différents types de moyens de transport qui sont également utilisés pour le commerce.
LES TRANSPORTS
Les transports jouent un rôle de première plans dans le système économique. Il existe un contract de transport qui établit les obligations et les droits des différents partenaires, en particulier:
- le fournisseur doit,
• mettre la merchandising à la disposition du transporteur,
• apporter tous se soins à l'emballage afin que la marchandise ne soit pas endommagée pendant le transport,
• établir une déclaration d'expédition est effectuée en port payé
• le fournisseur à le droit de prétendre que la délai de livraison soit respecté et que la marchandise parvienne à destination en bon état .
- le client doit,
• prendre livraison de la marchandise s'il constate qu'elle à été livrée en bon état
• payer le transport si l'expédition à été effectuée en port du
• il à le droit de refuser la marchandise si elle lui parvient endommagée
- le transporteur doit
• respecter le délai de livraison qui a été fixé
• livrer la marchandise en bon état
• il est eégalement responsable en cas de perte
Le marchandise peuvent être transportées par route, par chemine de fer, par eau ou par air. Le choix du moyen de transport depend du type de marchandise, du délai de livraison et du prix.
L´un des principaux avantages du transport par route est la possibilité de livrer la marchandise directement au destinataire. Sur de courtes distances, ce transport est plus rapide. Il est utilisée pour acheminer des marchandise périssable.
Le documents concernant ce type de transport sont:
• la feuille de route
• la lettre de voiture
Le transport par rail est utilisé surtout sur le longues distances et pour acheminer des marchandises encombrantes.
Il existe trois régimes de transport correspondant à des vitesses différentes :
• le régime ordinaire
• le régime accéléré
• le régime express
Le document concernant est la lettre de voiture utilisé dans le transport international.
Les transports maritimes sont utilisè surtout pour acheminer des marchandises encombrantes sur de longues distances, les documents concernant ce type de transport sont:
• le connaissement maritime, ce document engage le transporteur à prendre en charge la marchandise
• le charte-partie, c´est à dire le contract de location entre le fréteur et l'affréteur .
Le transport par air est indiqué soir tout pour :
• des marchandises de grand valeur
• des marchandises périssable
• des marchandises urgentes
Les transports aériens sont reglès par la convention IATA.
Les documents utilisés sont:
• la decéclaration d'expédition, établie par l'expediteur
• la lettre de transport aérien, émise par la compagnie de transport.