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spunta poco a poco dalla cannuccia, prima di lanciarla al vento
si arrotonda, cresce, si colora. ci si specchia dentro.
La fa dondolare lievemente,
Poi riflette la finestra, poi la stacca.
i vasi di fiori, il cielo. La bolla s'innalza,
E il bimbo brilla un istante al sole e sparisce
Vi è inoltre una breve poesia sulle bolle di sapone anche ad opera di Gianni Rodari
Gli uomini di sapone:
(1920-1980),
Giovannino Perditempo
viaggiando in carrozzone,
capitò nel paese degli uomini di sapone.
Gli uomini di sapone
e le loro signore
sono sempre puliti
e mandano un buon odore.
sono bolle di sapone
le loro parole.
E una di Carlo Alberto Salustri, meglio conosciuto come Trilussa (1871-1950), poeta
italiano, noto per le sue composizioni in dialetto romanesco:
Lo sai ched’è la Bolla de Sapone?
L’astuccio trasparente d’un sospiro.
Uscita da la canna vola in giro,
sballottolata senza direzzione,
pe’ fasse cunnalà come se sia
dall’aria stessa che la porta via.
Una farfalla bianca, un certo giorno,
ner vede quela palla cristallina
che rispecchiava come una vetrina
tutta la robba che ciaveva intorno,
j’agnede incontro e la chiamò: - Sorella,
fammete rimirà! Quanto sei bella!
Er celo, er mare, l’arberi, li fiori
pare che t’accompagnino ner volo:
e mentre rubbi, in un momento solo,
tutte le luci e tutti li colori,
te godi er monno e te ne vai tranquilla
ner sole che sbrilluccica e sfavilla.-
La bolla de Sapone je rispose:
- So’ bella, sì, ma duro troppo poco.
La vita mia, che nasce per un gioco
come la maggior parte de le cose,
sta chiusa in una goccia... Tutto quanto
finisce in una lagrima de pianto. 7
LE BOLLE ENTRANO NELL’ARTE
Nel XVII secolo la rappresentazione delle bolle diventa una costante del cosiddetto
vanitas,
tema della della fragilità della vita umana, dell’assurdità delle ambizioni
degli uomini. Tutto è così volatile e di poca durata, come le bolle di sapone. Questo
tema vede l’accostamento delle bolle ad altri oggetti simbolo, quali il teschio, il fumo,
i fiori secchi. Una serie di opere è ritenuta l’inizio della fortuna delle bolle nell’arte
olandese del XVI e XVII secolo; si tratta di alcune incisioni realizzate da Hendrik
Goltzius (1558-1617), pittore e incisore olandese del primo periodo Barocco, noto per
una tecnica molto sofisticata e per “l’esuberanza” delle sue composizioni. La più
Quis evadet?
celebre è quella dal titolo (Chi sfuggirà?) del 1594. Nell’incisione latina
che compare ai piedi dell’immagine è scritto:
Flos novus, et verna fragrans argenteus aura
Marcescit subito, perit, ali, perit illa venustas
Sic est vita hominum iam nunc nascentibus, eheu
Instar abit bullae vanique elapsa vaporis.
Il fiore appena sbocciato, e che emana il suo fragrante profumo nell’aria primaverile
Appassisce repentinamente, e scompare quella bellezza,
Così è la vita degli uomini fin dalla nascita,
simile anche a una bolla e al suo inconsistente vapore una volta scoppiata. 8
H. Goltzius, Quis evadet?
Il putto, ignaro della caducità della vita, innocente ed infantile, gioca con le bolle di
sapone appoggiato ad un teschio, mentre il fumo sovrasta la scena. Escludendo
tuttavia tutti i simboli allegorici, resta semplicemente un bambino che gioca con le
bolle di sapone, uno dei soggetti preferiti della pittura olandese durante il periodo
barocco.
Qualche anno prima di Goltzius usò le bolle come allegoria un maestro del tardo
manierismo olandese, Cornelis Ketel (1548-1616). Nato a Gouda, dopo i primi anni di
apprendistato Ketel si spostò in Francia e approdò poi a Londra per dipingere i
ritratti di alcuni mercanti di tessuti. Fu così che ritrasse Adam Wachendorff nel 1574.
Nelle mani dell’uomo ritratto vi è una lettera, sullo scrittoio una penna, inchiostro e
un orologio: questo fa intuire quando fosse importante per quest’uomo la cura degli
affari.
Sulla cornice è scritto SERMO DEI AETERNUS CETERA OMNIA CADUCA (la parola
del Signore è per sempre, tutto il resto è caduco), con chiara allusione alla vita
umana.
Il piccolo ritratto ha sul retro la rappresentazione di un putto che, in piedi contro un
cielo nuvoloso, su un terreno coperto di erba e argilla, fa delle bolle di sapone
soffiando su un piattino che tiene nella mano destra. L’iscrizione in alto dice:
ΠΟΜΦΟΓΥΞ Ο ΑΝΘRΩΠΟΣ (L’uomo è una bolla). 9
C. Ketel, Ritratto di Adam Wachendorff (1574). C. Ketel, Ritratto di Adam Wachendorff (retro).
Amsterdam, Rijksmuseum. Amsterdam, Rijksmuseum.
Nel cuore del Seicento si approdò poi alla pittura di Rembrandt (1606-1669) con il
Riposo di Cupido.
suo Il celebre pittore olandese, influenzato dall’ambiente non
poteva ignorare le bolle di sapone. Un cupido in evidenza grazie al
colore chiaro della sua pelle in
contrasto con lo sfondo scuro,
tiene in mano un piccolo
recipiente di acqua saponata e sta
per soffiare tramite la piccola
cannuccia e creare una bolla. La
volontà dell’autore è quella di
rappresentare la dimensione
giocosa e infantile del dio che,
anche se armato di arco e frecce e
di un potere straordinario, rimane
un bambino.
Rembrandt, Il riposo di Cupido. Vaduz-Wien, Sammlungen des Fursten von und zu, Liechtenstein.
La Fanciulla che soffia bolle di sapone
Abbiamo anche di Pierre Mignard, detto Le
Romain (1612-1695), pittore francese che trascorse ventidue anni in Italia per poi
essere richiamato alla corte di Parigi. Egli sceglie di rappresentare una bambina
aristocratica che nel suo salotto, in compagnia di un cane e di un uccellino, si
cimenta del gioco delle bolle. Va notato l’orologio posato sul tavolo, per non
vanitas.
dimenticare l’allegoria delle bolle: simbolo della 10
P. Mignard, Fanciulla che soffia bolle di sapone. Versailles, Musèe de Chateaux. Le
Nel 1734 venne poi realizzato un dipinto chiave nella storia delle bolle di sapone:
bolle di sapone di Jean-Baptiste-Simèon Chardin.
Questa è la prima opera del pittore con
figure umane. Un bambino concentra tutta
la sua attenzione nel soffiare una bolla, e
questa sembra pronta a staccarsi dalla
cannuccia. Sulla base dell’esperienza della
precedente pittura olandese e fiamminga, il
pubblico del XVIII secolo era certamente in
grado di riconoscere nella bolla il
significato simbolico della fragilità umana e
della vanità delle occupazioni dell’uomo.
L’autore rappresenta con attenzione e cura
tanto la forma e la consistenza delle bolle
quanto l’iridescenza della loro superficie.
J.-B.-S. Chardin, Le bolle di sapone (1734). New York, The Metropolitan Museum of Art. Les bulles de
Vi è poi quello che forse è il più celebre dipinto in assoluto sulle bolle:
savon (1878) di Manet, oggi a Lisbona. 11
Il ragazzo del dipinto era Lèon Leenhoff, all’epoca quindicenne, figlio naturale di
Manet. In realtà non vi è particolare originalità in quest’opera; il tema era già ben
conosciuto a fine Ottocento e Manet non apporta alcuna sostanziale novità.
E. Manet, Les bulles de savon. Lisbona, Museu Calouste Gulbenkian
Bubbles
Di pochi anni successivo è di John Everett Millais: un’opera utilizzata dalla
ditta Pears, ancora oggi attiva nel campo dei prodotti per la pulizia personale, per
pubblicizzare un nuovo sapone trasparente.
J. E. Millais, Bubbles (poster della pubblicità Pears)
DIDONE E LA PROPRIETA’ ISOPERIMETRICA 12
Oggi le bolle di sapone sono utilizzate per pubblicizzare una banca; come mostra
l’immagine. Come si è compiuta l’evoluzione che le ha portate ad essere, da simbolo
di vanità, simbolo di stabilità?
Per rispondere a questo interrogativo dobbiamo tornare indietro nel tempo, molto
indietro. Abbiamo più volte affermato come gli scienziati siano arrivati molto in
ritardo rispetto agli artisti sul tema delle bolle; tuttavia le loro proprietà furono
scoperte empiricamente ben prima delle incisioni di Goltzius.
Cartellone pubblicitario della Banca Monte dei Paschi di Siena.
Storie
Erodoto (484-425 a.C.) racconta nelle sue (I.98-99) di una città circolare di
epoca antica, una città unica con sette cerchi concentrici.
nell’Eneide
Virgilio invece (I, 360-368) narra che nell’800 a.C. circa, la regina Didone
lasciò con molte navi la Fenicia alla ricerca di una terra dove fondare una nuova città:
Kart-Hadshå=città
Cartagine (dal fenicio nuova). Ella arrivò sulle coste africane e lì
decise di fermarsi. Virgilio narra la leggenda secondo cui la regina chiese al potente
Iarba, re dei Getuli, un tratto di terra per poter costruire la sua città. Iarba, non
volendogliela dare, le assegnò in segno di scherno tanta terra quanta ne potesse
circondare con la pelle di un bue. L’astuta Didone tagliò la pelle in strisce sottilissime
e ottenne così tutta la terra, affacciata sul mare, che riuscì a cingere con le
striscioline attaccate l’una all’altra.
Disegno di Cartagine 13
Alcuni matematici hanno pensato che Didone avesse fornito, chiaramente a livello
empirico, il primo esempio di soluzione sperimentale di un problema di cui le lamine
saponate forniscono un modello molto efficace, il cosiddetto problema di Plateau, che
è alla base degli studi sulle bolle di sapone.
La linea che Didone scelse fu la circonferenza. Essa ha la proprietà di contenere, a
parità di lunghezza, la maggior area possibile al suo interno. Didone quindi
conosceva la cosiddetta proprietà isoperimetrica! Anzi, la regina scelse una
semicirconferenza, in modo da poter costruire Cartagine sul mare e avere un porto
destinato a diventare centrale per gli scambi commerciali del Mediterraneo.
Il primo ad utilizzare l’aggettivo isoperimetrico fu Pappo di Alessandria, nei suoi
lavori di matematica e fisica; egli visse ad Alessandria durante il regno di Diocleziano
(284-305 d.C.) e riprese la tradizione scientifica di Euclide, Archimede e Apollonio. 14
LAMINE SAPONATE E SUPERFICI MINIME
Utilizzando le lamine di sapone è possibile verificare con semplicissimi esperimenti
che la soluzione proposta da Didone era quella corretta.
1. Prendiamo un filo metallico di forma circolare e lo immergiamo in acqua
saponata; poi lo estraiamo. Si nota subito che al filo rimane attaccata una
lamina che prende istantaneamente la forma di un cerchio, figura che, come
abbiamo detto, ha la proprietà isoperimetrica. La lamina saponata ha la
naturale tendenza a ricoprire l’area minima dato un determinato perimetro.
La pellicola ottenuta assume una forma di minima energia, ovvero non
necessita di essere “alimentata” per mantenere le sue caratteristiche; tale
energia è inoltre proporzionale all’area della sua superficie.
Esperimenti con lamine di sapone Bolle di sapone e le forze che le
2. Charles Vernon Boys (1855-1944) nelle sue
modellano (1911), che raccoglieva una serie di conferenze tenute alla London
Institution nel 1890, parla di un esperimento molto interessante. Suggerisce di
legare un filo non teso attraverso un anello metallico in modo che i due estremi
del filo siano fissati e di immergere l’anello nell’acqua saponata. Quando lo si
tira fuori, dentro di esso si distende una lamina su cui il filo si muove
liberamente. Se poi con un dito si rompe la lamina di sapone da una delle due
parti in cui è divisa dal filo, immediatamente il filo viene stirato il più possibile
dalla pressione della lamina rimasta. Boys notò che si ottiene un arco di
circonferenza perfetto.
Se ci spostiamo nello spazio tridimensionale, il solido che a parità di volume ha la
superficie minore è la sfera. Quando si forma una bolla di sapone la lamina
trasparente si chiude attorno all’aria soffiata e la confina in uno spazio delimitato
dalla più piccola superficie possibile, rispettando quindi la proprietà isoperimetrica,
grazie però anche alla tensione superficiale.
La sfera quindi è il solido che, assegnato un volume da contenere, contiene quel
volume con la minor superficie esterna.
Cerchio e sfera sono stati utili modelli per la costruzione rispettivamente di città e di
strutture architettoniche. Basti pensare agli igloo, non sono altro che una semisfera!
15
LA FORMA SFERICA DELLE BOLLE
Per capire perché la bolla di sapone assuma la forma sferica bisogna considerare due
fattori: la tensione superficiale e le curvature di una superficie e di un solido.