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Sintesi
Estratto del documento

Prefazione

“Quando Schliemann scava a Micene e scopre un tesoro d’oro che sembra rievocare il

mondo dell’”Iliade”; quando in un angolo della Turchia nordoccidentale viene alla

luce una località che potrebbe essere Troia; quando i resti di Cnosso appaiono

decisamente labirintici; quando il racconto di Platone sulla distruzione di Atlantide

sembra essere confermato dalle prove vulcanologiche a proposito degli effetti

catastrofici dell’eruzione di Santorini; quando, in breve, l’archeologia prende la

narrazione per mano e la fa uscire dall’ombra; allora […] la mitologia greca fa notizia”

]

[Richard Buxton

1

Sicuramente né Platone né i suoi lettori avrebbero mai immaginato che con

Atlantide ci si sarebbe trovati di fronte ad uno dei casi letterari più discussi della

storia. La vicenda di questa potente e “utopica” isola, che drammaticamente

scomparve senza alcuna traccia, da oltre duemila anni ha fatto scorrere fiumi

d’inchiostro con centinaia e centinaia di pubblicazioni. Studiosi, archeologi,

letterati, geologi o semplici appassionati, come me, continuano ancora oggi la loro

interminabile e problematica disquisizione sulla reale o meno esistenza di

Atlantide, sperando un giorno di poter far luce sugli eventi “storici” di questa

misteriosa isola, sospesa com’è tra mito e archeologia.

All’interno della sterminata produzione di riscritture e interpretazioni circa questo

mito, sarebbe mia intenzione concentrarmi su tre momenti: l’originaria

interpretazione del mito di Platone, spesso dimenticata, letteralmente “sommersa”

da scritti utopici e fantascientifici successivi, una possibile causa di scomparsa di

un continente che doveva apparire così vasto e avanzato agli occhi dei

contemporanei, infine la ricezione che questo mito ha ottenuto negli ultimi due

secoli.

Da studentessa interessata alla materia quale sono, non è mia intenzione portare

alla dimostrazione alcuna tesi sulla possibile o meno esistenza di Atlantide, questa

storia, per ora, è affascinante anche per il suo alone di mistero e situazione di

bilico in cui oscilla tra fantarcheologia e archeologia vera e propria.

Sono sempre stata attratta, fin dagli studi elementari, dai misteri che la storia

antica ci propone, e ho sempre cercato di coltivare questa passione che ormai da

molti anni mi accompagna e ha influenzato alcune scelte per quanto riguarda il

mio percorso scolastico e ancora oggi è costantemente presente tanto da spingermi

ad intraprendere il prossimo anno il curriculum archeologico alla facoltà di

Scienze dei Beni Culturali. Sara Berardelli

RICHARD BUXTON, Logos, 2006;

1 La mitologia greca. Fonti, luoghi e iconografia,

4

Introduzione

Da quando per la prima volta venne resa nota, oltre duemila anni fa, forse mai

nessun’altra storia quanto quella del mito di Atlantide ha affascinato e interessato

l’uomo così a lungo.

Pare che la leggenda di questa elevata civiltà insulare, drammaticamente

scomparsa per sempre, riesca a colpire l’attenzione e il cuore del lettore anzitutto,

e per quel senso di melanconica perdita di un mondo meraviglioso ed esemplare,

secondo quanto il suo autore ci ha lasciato intendere.

Atlantide è un miraggio, il mito irresistibile della perduta età dell’oro,

un’attrazione fatale che ha attraversato secoli e secoli. Tramandata da Solone, uno

dei sette saggi dell’antica Grecia, e raccontata per primo da Platone, il racconto di

Atlantide ha affascinato personaggi come Giacomo Leopardi, Ignatius Donnelly, e

perfino Hitler, rapiti dal mito di una civiltà avanzatissima, spazzata via da un

cataclisma prima dell’alba della storia. La ricerca di Atlantide è un viaggio

appassionante che ci farà attraversare oceani e continenti, e dieci mila anni di

storia umana. Dalle valli nascoste del Guatemala all’Egitto, dal Mediterraneo al

cuore delle fosse oceaniche alla ricerca di un magico mondo dal fascino infinito.

Un’avventura meravigliosa sulle orme di Leopardi e alla scoperta della letteratura

dei nazisti che testimoniano quanto lungamente e con quanta tenacia cercarono

l’inestimabile tesoro del continente perduto di Atlantide. Un viaggio per cercare

delle verità dietro la leggenda che continua ancora oggi, con l’idea irresistibile che

da qualche parte, nelle profondità oscure dell’oceano, giaccia ancora Atlantide,

attraverso testimonianze dalle antiche civiltà dei tre continenti che si affacciano

sull’oceano Atlantico e prove geologiche e scientifiche, in attesa di un avventuriero

coraggioso che la riporti finalmente alla luce.

5

Capitolo 1

NASCITA DI UN MITO: PLATONE PARLA DI ATLANTIDE

La ricerca di Atlantide ha catturato alcune delle menti più irrequiete dei più

originali pensatori della storia ed è una

ricerca che inizia nella città più gloriosa

dell’antica Grecia, Atene.

Nel IV secolo prima di Cristo, Atene era

una delle città più importanti del

mondo, anzi era il vero epicentro della

civiltà classica, il faro dell’eccellenza

culturale e artistica che ha brillato nei

secoli fino ad arrivare ai nostri giorni.

E fu qui, nella patria della democrazia 1.1 Vista del Partenone

che il filosofo Platone (427-347 a.C.)

scrisse una storia, ben tre secoli prima della nascita di Cristo, che è il primo

resoconto su Atlantide, in tutta la letteratura. Il fatto che Platone sia stato il primo

a parlare di Atlantide ha dato alla storia molto credito. Platone è il padre della

filosofia occidentale, il suo pensiero è alla base della nostra civiltà, ed è per questo

che il racconto di Atlantide è più accettabile, perché è arrivata a noi tramite i suoi

scritti e non quelli di qualcun’altro.

Platone scrisse di Atlantide solo negli ultimi anni della sua vita, ma è una cronaca

che aveva ascoltato in gioventù, durante una cena; un resoconto che, se veritiero,

egli deve in qualche modo aver udito di nascosto.

Il convivio ospitato dallo zio di Platone era una tradizionale occasione di incontro

del tempo dove facoltosi e colti uomini greci mangiavano, bevevano si

raccontavano storie e si scambiavano idee.

Tra i convitati c’era il maestro di Platone, il grande filosofo Socrate. Forse il

giovane discepolo si inserì di soppiatto tra i convitati approfittando del suo

mentore e ascoltò quello che gli uomini andavano dicendo: la leggenda di

Atlantide che egli apprese, era già vecchia di generazioni, tramandata da Solone,

famoso saggio e legislatore greco, che a sua volta l’aveva ascoltata in Egitto.

Solone, dal punto di vista storico, è stato un personaggio molto importante, fu un

legislatore e pose le basi per lo sviluppo della democrazia ateniese; fu poeta,

scienziato e uomo di stato. Tra tante cose compì anche un viaggio nella terra dei

faraoni. A quel tempo tutti i saggi dell’antichità vi effettuavano una sorta di

pellegrinaggio, e fu lì che, probabilmente, udì per la prima volta la storia di

Atlantide.

Nel santuario più sacro dell’antica capitale d’Egitto, a Solone vennero mostrate

testimonianze di antichità senza pari, i segreti di un’era che si perdeva nella notte

dei tempi, quando, nove secoli prima, una civiltà dal potere e dal prestigio

incomparabili dominava il mondo: l’impero di Atlantide. La descrizione che il

sacerdote egizio diede a Solone di questa possente civiltà perduta è il punto di

6

avvio per ogni indagine mai intrapresa per ritrovare Atlantide, una descrizione di

2

cui Platone disse: “ha il grosso vantaggio di essere concreta, non fittizia ”. Su dove

fosse Atlantide e che dimensioni avesse, Platone fu molto preciso: scrisse che il

continente perduto era più grande dell’Africa e dell’Asia messe insieme, e la

localizzò con molta precisione oltre le Colonne d’Ercole, quello che noi oggi

chiamiamo lo Stretto di Gibilterra. La descrisse come posizionata nell’Oceano

Atlantico, ad Ovest della Spagna, e del Nord Africa:

ἦν ἐκεῖ ὃ

τότε γάρ ̟ορεύσιµον τὸ ̟έλαγος— νῆσον γὰρ ̟ρὸ τοῦ στόµατος εἶχεν

ὥς ὑµεῖς Ἡρακλέους ἡ ἅµα ἦν Ἀσίας

καλεῖτε, φατε, στήλας, δὲ νῆσος Λιβύης καὶ

µείζων

3

Atlantide era dominata da una vasta pianura,

quasi perfettamente rettangolare, ed era

circondata su tre lati da montagne molto alte e

belle. Ricca di risorse naturali, piante rare e fiori

esotici di ogni tipo, e perfino di elefanti, che

venivano citati nella letteratura greca solo per la

seconda volta, e altri animali esotici, Atlantide

era una terra che non aveva eguali, e la sua gente

non mancava di nulla: “Quell’isola sacra, che

allora vedeva ancora la luce del sole, produceva

4

ogni frutto della terra ”. A quali conclusioni ci

porta questa descrizione dettagliata 1.2 Concezione platonica del globo

dell’ambiente naturale di Atlantide? A due terrestre

innanzitutto: in primo luogo, conferiscono un

alone esotico e misterioso al continente scomparso, e in secondo luogo, gli danno

un’apparenza di realtà.

Sull’orlo della pianura, di fronte al mare aperto, sorgeva la magnifica civiltà di

Atlantide. La capitale si articolava in una serie di cerchi concentrici dove alla terra

si alternava l’acqua. Per i Greci, e per

Platone in particolare, il cerchio

rappresentava la forma geometrica

perfetta; il moto circolare è un tipo di

moto perfetto. Seguendo questa

struttura circolare, egli cercava di

esaltare la perfezione geometrica che

secondo lui il mondo esibiva anche se

invisibile ai più. Ogni anello di terra

1.3 Concezione platonica della città di ospitava nuove meraviglie: c’erano moli

Atlantide per l’attracco di un numero imponente

di navi e un pontile rialzato grazie a cui potevano scaricare le ricchezze che

PLATONE,

2 Crizia

PLATONE,

3 Timeo

cit. 2

4 Ibidem 7

giungevano in questa terra; in altre parole qualunque cosa un essere umano

potesse desiderare, ad Atlantide c’era.

Collegata all’oceano grazie ad un immenso canale profondo 30 metri e lungo

parecchi chilometri, nel cuore della città, sorgeva l’abbagliante cittadella di

Atlantide, che ospitava i più spettacolari tesori che mai l’umanità avesse prodotto:

”Possedevano così tante ricchezze, come mai nessun altro re era arrivato a

5

possedere, e come nessuno avrebbe posseduto mai. ”.

Platone ci racconta che per molti anni gli abitanti di Atlantide vissero in pace col

resto del mondo sulla loro magnifica isola paradiso. Grazie alle loro ricchezze, si

preoccupavano solo dello studio, di coltivare la virtù, e di vivere in armonia con la

natura.

Ma alla fine, quest’età dell’oro terminò e gli abitanti di Atlantide diventarono

simili agli altri mortali: ”La natura umana ebbe il sopravvento, su di loro calò la

6

nube dell’ambizione e la brama di potere ”. Assetati di gloria e di ricchezze, gli

abitanti di Atlantide allargarono i confini del loro impero, riducendo in schiavitù

tutti i popoli che incontravano. Alla fine tra Atlantide e il dominio del mondo, si

ergeva una sola città, Atene.

E fu proprio per mano degli Ateniesi che l’esercito di Atlantide subì per la prima

volta una terribile disfatta:

ἐ̟ὶ ἐσχάτους ἀφικοµένη ἐ̟ιόντων

τοὺς κινδύνους, κρατήσασα µὲν τῶν τρό-

ἔστησεν,

̟αιον τοὺς δὲ µή̟ω δεδουλωµένους διεκώλυσεν δουλωθῆναι, τοὺς δ’

ἄλλους, ὅσοι ἐντὸς ὅρων Ἡρακλείων, ἀφθόνως ἅ̟αντας

κατοικοῦµεν

ἠλευθέρωσεν.

7

Una rotta a cui seguì subito un disastro naturale di proporzioni immani, che

spazzò via dalla faccia della terra le isole di Atlantide:

ἐξαισίων

Yστέρῳ δὲ χρόνῳ σεισµῶν καὶ κατακλυσµῶν γενοµένων, µιᾶς

ἡµέρας ἐ̟ελθούσης, ὑµῖν ἁθρόον

καὶ νυκτὸς χαλε̟ῆς τό τε ̟αρ’ µάχιµον ̟ᾶν

ἔδυ ἥ Ἀτλαντὶς ὡσαύτως

κατὰ γῆς, τε νῆσος κατὰ τῆς θαλάττης δῦσα

ἠφανίσθη.

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