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DIVINO E UMANO:
TRA INVENZIONE E REALTÀ
Candidata:
Benedetta Piccoli
Classe III E LICEO CLASSICO
“ P. GALLUPPI”
CATANZARO
Mythos kai
Logos
Divino e Umano:
tra invenzione e realtà
“La parola è un signore possente, che con piccolissimo
corpo e del tutto invisibile, sa compiere cose del tutto
divine: infatti ha il potere di sedare la paura, eliminare il
dolore, suscitare la gioia e accrescere la pietà”
Gorgia, fr. 11
9 Candidata:
Benedetta Piccoli
INTRODUZIONE
La parola mito evoca in noi immagini strane e fantastiche; subito
pensiamo ad un mondo dell’impossibile, dove ogni cosa può accadere, dove la
fantasia può dispiegarsi in libertà, sottratta al rigore di quell’intelligenza che
oggi sembra naturalmente governare il nostro pensiero. E più ci addentriamo in
questo mondo, nella foresta sconfinata dei suoi motivi e personaggi, più questa
nostra impressione ci sembra debba trovare conferma. Non riusciamo a trovare
alcuna logica che possa soddisfare il nostro pensiero moderno, il nostro bisogno
di ordine e sistematicità.
Figure simboliche sono state e sono ancora i supporti della cultura dei
popoli, i sostegni dei suoi ordinamenti morali, elementi di coesione, vitalità e
potenza creativa. Quando questi sostegni vengono a mancare si determina uno
stato di incertezza e, con essa, di instabilità, poiché la vita ha bisogno di
illusioni che la sostengano; e dove queste illusioni vengono disperse non vi è
più nulla di sicuro a cui appigliarsi, nessuna legge morale, nessuna certezza.
È quello che avviene nella letteratura classica, in Grecia, dove il mito
diviene una sorta di rottura con i problemi del tempo, un’illusione in cui
rifugiarsi in un tempo dove ogni cosa desta meraviglia, ma anche un’esplicita
accusa verso un comportamento tenuto da un essere mortale.
È questo il caso della figura di Elena, personaggio singolare, sempre
oscillante tra passione e rimorso. Elena attraversa la storia segnata dal marchio
ambiguo della fatalità, è vittima o colpevole, essenza della femminilità, è il
prototipo della donna bella e "maledetta", divina nell'aspetto ma scandalosa
nella condotta, causa di rovine, di lutti, di pianto. Nell'immaginario collettivo,
sull'auctoritas
modellatosi di Omero, Elena è l'origine della guerra di Troia,
nonché la seduttrice la cui fama le vale un posto tra i lussuriosi nell'Inferno
dantesco; in realtà le tante varianti del suo mito suggeriscono un ritratto a più
facce che dimostra come ella sia stata, per i Greci, qualcosa di più di una
donna leggera della quale scrivere con la massima esaltazione o con
altrettanta brutalità.
Un altro mito che ha attraversato i secoli radicandosi nelle culture più
varie è quello di Ulisse. Sono numerosi gli autori che hanno riesaminato
questo mito: da Omero, il suo “inventore”, che lo descrive nel proemio
dell’Odissea, nell’Inferno Divina Commedia,
a Dante, della che lo inserisce nel
A Zacinto ,
XXVI canto tra i consiglieri fraudolenti, nel sonetto di Foscolo dove
vi è un parallelo fra Ulisse e l’autore stesso, poi Joyce, ma, anche nella
letteratura moderna, abbiamo le rivisitazioni di Tennyson, Pascoli,
D’Annunzio, Saba Gozzano, e per finire Pavese.
Anche la letteratura latina ha rivestito un ruolo di principale importanza
per quanto riguarda la presenza del mito. Infatti, anche qui, sono numerosi gli
De
autori che hanno inserito elementi mitologici nelle loro opere: Lucrezio, nel
9
Rerum Natura, Seneca nella stesura delle sue tragedie di ascendenza greca, e
Germania
per finire Tacito, quando nella inserisce un capitolo relativo alle
divinità. Ma a Roma il mito veniva anche contestato poiché si preferiva
“Pagina nostra hominem sapit”,
discutere sull’uomo. dice Marziale. Non si
può comunque parlare del mito, tralasciando il suo corrispettivo contrario: il
logos di ascendenza greca, la razionalità, la ragione, ciò che costituisce la
scissione tra ciò che potrebbe essere reale e ciò che lo è.
Due temi attuali, che proprio per le loro implicazioni nelle letterature di
tutti i tempi, sono tra i più discussi e importanti.
Il logos deriva dal mito. Esso si insinua nella cultura nel momento in cui il
mythos non viene più accettato come unica spiegazione. Nascono così nuovi
generi letterari, come la storiografia, che introduceva nuovi criteri di giudizio,
già con Erodoto e poi con Tucidide e Polibio, o la filosofia.
Ma il logos è anche la ragione di cui numerosi filosofi parlano nelle loro
opere. Da Platone a Croce, da Aristotele a Kant, da Cartesio a Hegel, da
Pascal a Locke, attraverso tutte le epoche, numerosi filosofi, hanno dato la
loro interpretazione su un tema tanto discusso.
Il mito, non è solo qualcosa di astratto, una divinità o una storia del tutto
inventata utilizzata per fini didascalici, esso può rappresentare anche un
momento della vita o un luogo radicato nella memoria. Da ciò scaturiscono le
concezioni di tempo e luogo mitico in cui si possono inserire alcune liriche di
dall’Alcyone,
D’Annunzio tratte di Leopardi, e per finire il capolavoro di
Moby Dick.
Melville,
Nel 1900, le realtà che si sono venute a creare, hanno permesso di
traslare il significato di mythos e logos. Ciò accade, ad esempio, nelle diverse
interpretazioni del fascismo in cui non si parla più di semplice racconto, ma di
spiegazione di un’ideologia, sottolineando i motivi della sua nascita, messi in
risalto da De Felice, ma anche le sue contraddizioni, evidenziate da Gobetti.
Il mito moderno, invece è rappresentato dai problemi relativi
all’applicazione della scienza. Ad esempio uno dei temi più discussi è quello
Bioetica Quotidiana
relativo alla bioetica, discusso anche nel libro di
Berlinguer. mythos e logos,
Come si può notare sono e continuano ad essere parte
integrante della letteratura e della vita dell’uomo. Per queste loro implicazioni,
non sono a livello letterario, quanto più che altro umano, ho deciso di
analizzare questo tema e svilupparlo in alcune delle sue sfaccettature.
9
COLLEGAMENTI PER MATERIE:
Italiano:
- o Divina Commedia,
Dante, ( Inf. XXVI vv. 86 – 142, Par. I vv. 13 – 36, XV vv.
Poemi Conviviali,
Pascoli, ( ),
25 – 27, XVII, vv. 1 – 100) Canti XIII e XXIV
Maia,
D’Annunzio, ( ; Gozzano, ( ); Saba,
Ulisse naufrago
canto IV)
; ( ; ( ;
( Ungaretti, Foscolo,
Ulisse) Allegria di Naufragi) A Zacinto)
( ), (
D’Annunzio, Leopardi,
la Sera Fiesolana, la Pioggia nel Pineto A
);
Silvia
Greco:
- o sull’Iliade e l’Odissea; Elena
cenni Euripide, il mito di (Prologo vv. 17
; Ulisse, ( ); la nascita della
Odissea,
– 41) I vv. 1 – 10, in traduzione
storiografia, lo stile di Erodoto, Tucidide e Polibio; prefazione del
Vangelo di San Giovanni.
Latino:
- o “De Rerum Natura”
Lucrezio ( ); Seneca, le
Liber I vv. 1 – 43, 80 – 101
Medea, Fedra, Tieste e Troiane;
tragedie di ispirazione greca:
Marziale ( ); Tacito, (
Epigrammata Germania,
X, 4 9, “la religione dei
”).
Germani
Inglese:
- o Ulysses; Moby Dick
James Joyce, Herman Melville,
Filosofia:
- o la ragione vista da Platone , Aristotele
(Fedro, (Etica
XXV, 246)
, Pascal ,
Nicomachea, (Pensieri,
passi tratti dai libri I e VI) frammento 144)
Cartesio Locke ( , Kant
(Discorso sul metodo, Saggio
1), IV, 17, 2-3)
, Hegel
(Critica Ragion pura, Dialettica trascendentale, Intr. IIa)
(Lineamenti di filosofia del diritto, Enciclopedia
Prefazione, I, pp. 18 – 20;
(L
, Croce
delle scienza filosofiche ogica,
, vol. I, § 214, p.199) 1920, pag.
Husserl (Idee per una fenomenologia pura e una filosofia
392),
fenomenologica, 1913, I § 137).
Storia:
- o il periodo del fascismo, dalle analisi interpretative di Renzo De
.
Felice e Piero Gobetti 9
Scienze:
- o Bioetica Quotidiana.
analisi del libro di G. Berlinguer,
Fisica:
- o le Menzogne di Ulisse
Cenni del libro: di P. Odifreddi
PARTE PRIMA:
L’ETIMOLOGIA DELLA PAROLA
"O mito è o nada que è o tudo"
Pessoa
L’ mythos
origine etimologica della parola greca è molto incerta e numerosi
studiosi sono ancora oggi discordanti su quella che potrebbe essere una sua
probabile derivazione. Tuttavia, l'orientamento prevalente, è quello di far
mythos myo,
derivare il termine dal verbo che vuol dire essere racchiuso, stare
chiuso in se stesso.
Questa possibile etimologia fornisce indicazioni importanti anche per
mythos,
quanto riguarda il valore della parola in quanto il significato di questo
vocabolo, fino al V secolo, coinciderà, con quello del termine che,
lògos.
successivamente, verrà usato come opposto ad esso: il mythos
Da Omero fino, all'incirca, a Platone e a Tucidide, è l'equivalente
parola discorso; consiglio,
di o viene anche usato come sinonimo di
ammonimento ordine,
e in qualche caso anche di indipendentemente dal
contenuto di verità o falsità di questo
discorso. Esiste, in un certo senso una
qualche coincidenza di significato o, più
semplicemente, un’indistinguibilità di
mythos lògos,
significati fra e nel senso che
entrambi alludono a discorsi in senso
generico, senza alcuna precisazione circa il
loro contenuto di verità o falsità.
Solamente nel IV secolo, con la nascita
di nuovi generi letterari, quali la storiografia
e la filosofia, si avrà una netta distinzione
mythos
tra il concetto relativo al e quello
logos.
relativo al
9
PARTE SECONDA:
IL MITHOS NEL MONDO GRECO
“Il mito è il nulla che è il tutto. Lo stesso sole che apre i cieli
è un mito brillante e muto il corpo morto di Dio vivente e nudo.
Questi, che qui approdò fu per non essere esistendo senza esistere ci
bastò.
Per non esser venuto fu venendo e ci creò.
Così la leggenda scorre penetrando nella realtà e fecondandola
trascorre.
In basso, la vita, metà di nulla, muore.”
Pessoa
L’ indagine teorica sulla natura del mito ha prodotto numerose ipotesi: esso
veniva interpretato come metafora dei fenomeni naturali, come
trasposizione fantastica di eventi storici o socio–culturali, come risposta
dell’immaginazione alla problematicità del reale, o come struttura del
linguaggio religioso, come manifestazione di un accadere psichico che
coinvolge l’esperienza collettiva o come riflesso di immagini e simboli radicati
nelle profondità dell’inconscio. Il mito diviene forma simbolica del pensiero, che
mediante il racconto di un evento e la rappresentazione dei suoi protagonisti
organizza per analogia la riflessione sull’esistenza e sull’esperienza dell’uomo.
Questa è la concezione di mito che si era
delineata nella società greca. Infatti, già in Omero
parola,
esso prende il significato di e si oppone al
atto,
termine , in una polarità che determina le
due funzioni essenziali dell’operare umano. Sempre
mythos
nei poemi omerici assume anche il valore di
discorso, narrazione,
o senza comportare, però,
distinzione tra vero e falso.
9
Ma in origine il mito è la parola “detta”, che nel profondo pozzo del
passato tramanda una storia da una generazione all’altra; e poiché per la
mente greca l’antichità è la garanzia più forte di una tradizione, il mito esprime
l’autenticità dei fatti così come sono volta per volta narrati. Dalla sua originaria
natura orale dipende una proprietà forte del racconto mitico: “nasce” ogni volta
che viene narrato o rappresentato sulla scena, o raffigurato per mezzo di
immagini, perché nell’immediatezza dell’esposizione risiede la sua prerogativa
fondamentale.
Materia del mito sono eventi accaduti in un’epoca remotissima, allorché
l’uomo muoveva i primi passi verso la consapevolezza del suo esistere, quando
era normale che gli dei parlassero con i mortali.
Il racconto epico soprattutto in Omero, permette di comprendere la
caratteristica fondamentale su cui deve basarsi l’elaborazione artistica del
mito: esso deve essere un’esposizione che si radica nella memoria collettiva
nonché deve essere provvista di un significato che impegna la partecipazione
intellettuale ed emozionale del pubblico; deve essere sostenuta da limpidezza
pathos
e armonia, precisione e intensità, energia di e di pensiero. Il mito offre il
territorio privilegiato per un complementare equilibrio fra il contenuto narrativo
e la sua forma; e grazie a questo rapporto è possibile recuperare il medesimo