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L’ARTE DELLA RIVOLUZIONE

Esame di stato 2008- Lucia Mosca

09

La nascita del comunismo

Manifesto del Partito

Comunista

di Karl Marx e Friedrich Engels, 1847-1848

“L’istoria dell’umanità non è stata

che l’istoria della lotta di classe”

“Ogni dì più la società si divide in due

grandi

campi opposti, in due classi nemiche:

la Borghesia ed il Proletariato”

La nascita del comunismo

Manifesto del Partito

Comunista

di Karl Marx e Friedrich Engels, 1847-1848

“Le armi di cui la borghesia si servì per

abbattere la feudalità si ritorcono oggi

contro la borghesia stessa. Ma la

borghesia

non ha soltanto fabbricato le armi che

devono darle la morte; essa produsse

pure

gli uomini che devono manipolarle

–gli operai moderni, i Proletari.”

Le riforme di Alessandro II

Le riforme di Alessandro II

Salito al trono durante la guerra di

Crimea, lo zar Alessandro II si

impegnò in una serie di riforme volte

a modernizzare il paese:

• Emancipazione della servitù della

(19 febbraio 1861)

gleba

• Riforma delle amministrazioni locali,

zamstva (1864)

gli

• Riforma del sistema giudiziario

• Servizio militare universale,

obbligatorio e di breve durata (1874)

Le riforme di Alessandro II

Gli appezzamenti erano grosso modo

sufficienti, ma in pochi anni si

rivelarono inadeguati a causa di tre

fattori:

• Enorme incremento demografico

• Sotto-utilizzazione delle parcelle,

dovuta ad una mancanza di capitali

• Stretto controllo da parte degli

organi di polizia che impedivano il

libero spostamento ai contadini

Le riforme di Alessandro II

Ciò portò ad un sovrappopolamento

delle regioni meno fertili del centro.

Quando i primi problemi si fecero

evidenti, lo Zar, temendo di perdere il

controllo sui nuovi organismi, fermò il

processo di ammodernamento. I

sovrani che seguirono, con le “contro-

riforme”, ripresero la politica di

censura e oppressione che aveva

caratterizzato i primi anni dell’800.

L’intelligencija radicale

L’Intelligencija radicale

élites

Le giovani generazioni delle furono volontariste, quindi

più radicali. Se i “padri”, gli uomini degli anni Trenta e

Quaranta, erano stati degli idealisti, i “figli” si volsero al

materialismo filosofico e si mutarono rapidamente in

rivoluzionari. La nuova generazione si impegnò nella

distruzione del sistema esistente al fine di ricostruire la

società.

La guerra in Crimea e le sconfitte subite minarono

profondamente l’autorità patriarcale. Con l’emancipazione

del ’61 i padri furono spogliati del loro ruolo: i figli non

trovavano più in loro modelli di riferimento, e così li

rinnegarono.

L’intelligencija radicale

Bazarov: il primo nichilista

- Be’ il signor Bazarov, lui, che cos’è precisamente? - chiese

posatamente (Pavel Petrovic)

- Che cos’è Bazarov? - Arkadij sogghignò. - è un nichilista, un

uomo che non s’inchina davanti a nessuna autorità, che non

accetta nessun principio come fede, di qualunque rispetto questo

principio sia circondato.

- Ed è forse bene? - interruppe Pavel Petrovic - Noi uomini del

secolo passato, pensiamo che senza principi, senza principi

accettati, come dici tu, per fede, non si può fare un passo.

[...] Vedremo come farete a vivere nel vuoto, nello spazio

senz’aria. da “Padri e Figli” - Ivan Turgenev, 1862

Al di là del nichilismo

“L’uomo nuovo” di Dostoevskij:

Razumichin

“Esprime tutti i principi salutari sulla

complessità e molteplicità della

persona umana che non si lascerebbe

manipolare dagli schemi e dalle teorie

dei socialisti. Preferisce dedicarsi

all’opera civile di pubblicare e

diffondere libri. Egli è contro i

progressisti che sottomettono l’uomo

alla teoria. Egli è contro i teorici, gli

occidentalisti, i razionalisti. È in nome

di un autonomo pensiero russo e in

difesa del “volere” individuale.”

Il mondo contadino Il mondo contadino

I contadini, che rappresentavano circa l’80-85% della

popolazione, erano in tutti i modi tenuti fuori dalla sfera dei

rapporti capitalistici:

• S’impediva loro di beneficiare del benessere realizzato in

tutti i campi del resto della società;

• Li si allontanava dalla civiltà russa moderna.

Il contadino era trattato dal governo ancora come uno

èlites

schiavo e considerato dalle colte come un bambino da

educare e guidare.

Il mondo contadino

“I luoghi per i quali passavano non si potevano dire

pittoreschi; campi, nient’altro che campo si stendevano fino

all’orizzonte, ora salendo un poco ora scendendo […] i contadini

che si incontravano erano tutti mal messi e su cattivi ronzini”

“Ho grandi impicci quest’anno con i contadini, non pagano

l’affitto. C’è chi li sobilla, ecco il guaio; e poi non c’è

ancora un vero impegno. Guastano gli arnesi. Però hanno arato

discretamente. Col tempo si faranno. ”

“Alle volte Bazarov si avviava al villaggio e, scherzando al suo

solito, entrava in discorso con qualche contadino. -Ebbene, -gli

diceva-, esponimi le tue vedute sulla vita, amico: dicono pure

che in voi sta tutta la forza e tutto l’avvenire della Russia,

che da voi comincerà la nuova epoca della storia, che voi ci

darete la vera lingua e le leggi russe -. Il contadino non

rispondeva nulla o pronunziava delle parole del genere di

queste: - Ma noi possiamo anche perciò s’intende… che parte, per

esempio, ci è destinata.” da “Padri e Figli” - Ivan Turgenev, 1862

Il mondo contadino

“ - Al tempo dei padroni si stava meglio, - diceva Osìp,

riflettendo e dipanando la seta. - Tu lavoravi, mangiavi,

bevevi, ciascuna cosa a suo tempo. Mangiavi quanto potevi, e

quanto ti pareva. Si era più rigorosi, però ciascuno sapeva quel

che c’era da fare. ”

“ - Io domando perché non paghi gli arretrati. Nessun di voi

paga, e io ho da rispondere per voi -

- Non mi è possibile, - disse Osìp.

- Ecco delle parole sconclusionate, Eccellenza, - disse lo

stàrosta - In realtà i Cikildèev appartengono alla classe non

abbiente, ma vogliate domandare agli altri: la causa di tutto è

la vodka, e poi sono dei cattivi soggetti; neanche la minima

comprensione di niente ”

“(I contadini) rendevano lo Zemstvo colpevole di tutto: degli

arretrati, delle vessazioni, dei cattivi raccolti, benché

nessuno di loro sapesse cosa fosse lo Zemstvo”

da “Muziki” - Anton Pavlovic Checov, 1898

Il mondo contadino

“Erano grossolani, disonesti, sporchi, ubriaconi, rissosi, si

azzuffavano di continuo perché non avevano stima l’uomo dell’altro e

si temevano e disprezzavano a vicenda. Chi tiene un’osteria e spinge

ad ubriacarsi? Il contadino. Chi dilapida e beve i denari della

comunità, della scuola, della chiesa? Il contadino. Chi ruba al

vicino, incendia, rende falsa testimonianza per una bottiglia di

vodka? Il contadino. Nelle assemblee dello Zèmstvo o nelle altre, chi

è il primo a combattere i contadini? Il contadino. Sì, vivere con

loro era orribile; ma infine erano degli uomini. Soffrono, piangono

come gli altri, e nella loro vita non c’è nulla che non possa

giustificarsi. Duro lavoro, di cui la notte tutto il corpo resta

indolorito; terribili inverni, magri raccolti, mancanza di terre,

contro cui non c’è aiuto né si sa dove trovarne. I più ricchi e i più

forti non possono aiutare gli altri essendo loro stessi grossolani,

disonesti, ubriaconi, e anch’essi si azzuffano in modo così

disgustoso. Il più piccolo funzionario o il più piccolo impiegato

tratta i contadini come dei vagabondi, e dà del tu persino agli

anziani e al sacrestano, e crede di averne diritto. Può mai venire un

minimo di aiuto o di buon esempio da gente interessata, cupida,

depravata, pigra, che non capita in un villaggio se non per

molestare, spogliare, terrorizzare?”

da “Muziki” - Anton Pavlovic Checov, 1898

Il proletariato urbano

Il proletariato urbano

Il proletariato urbano compare sulla scena nell’ultimo

venticinquennio del regime imperiale. Fino al 1905 la

maggioranza dei proletari era strettamente legata alla

campagna e al mondo contadino. Per mentalità,

comportamento e convincimenti, questi operai erano rimasti

contadini. I loro legami con il villaggio gradualmente si

allentavano, lasciandoli in una situazione intermediaria priva

di una solida identità sociale. Dopo il 1905 compare il primo

proletariato urbano e industriale “ereditario”.

Il proletariato urbano

“Il nido dov’era nato gli appariva, nei ricordi di infanzia,

chiaro, spazioso, tranquillo; ma adesso varcata appena la soglia

dell’isba, ebbe paura. Com’era scuro, stretto, sudicio!”

“Nikolàj, che era già spossato dalle grida continue, dalla fame,

dall’afa e dal fetore, che già detestava e disprezzava la

povertà che gli si mostravano intorno, che si vergognava di suo

padre e sua madre dinanzi alla moglie e alla figlia…”

“Fjòkla ci godeva a menar quella dita di miseria, di sporcizia,

di litigi continui. Aveva preso in odio Nikolàj e Olga sin dal

primo giorno, specialmente perché la vita dell’isba non piaceva

loro. - Voglio vedere cos’è che potrete mangiare qui, voi nobili

di Mosca - diceva loro con una gioia maligna”.

da “Muziki” - Anton Pavlovic Checov, 1898

La borghesia La borghesia

Questa classe, che alla vigilia della rivoluzione era ancora in

via di formazione, non comprendeva professioni ben definite,

status

e non aveva un proprio specifico giuridico. Un altro

fattore importante che impediva la creazione di una classe

sociale compatta era l’assenza di una comunanza di

interessi.

Lo Stato non riusciva a trovare un linea retta e ben definita

da seguire: se da un lato incoraggiava le imprese moderne,

dall’altro era sempre pronto a tornare indietro, per tutelare

gli interessi della nobiltà terriera e del proletariato, quando

prevedeva dei disordini di tipo sociale.

La borghesia

Petr Petrovic Luzin: la figura del “borghese

ascendente”

“Fin dalla sua prima visita ci dichiarò ch’egli era un uomo

positivo, ma che in molte cose condivideva, come egli stesso si

espresse, “le convinzioni delle nostre nuove generazioni” ed era

nemico di ogni pregiudizio. […] Dichiarò che aveva stabilito di

sposare una ragazza onesta, ma senza dote, anzi proprio una che

già avesse provato al povertà, perché è assai meglio che la

moglie consideri il marito come suo benefattore”.

“La scienza invece dice: ama prima di tutti te stesso, perché

tutto al mondo è fondato sull’interesse personale. La verità

economica poi aggiunge che, quanto maggiore è nella società il

numero delle aziende personali bene ordinate, tanto più numerosi

sono i suoi salsi puntelli e tanto meglio vi si assestano anche

gli interessi collettivi”.

da “Delitto e castigo” - Fëdor Dostoevskij, 1865

La scena culturale ed ideologica

La scena culturale ed ideologica

Intorno al 1900 compaiono in Russia per la prima volta degli

artisti, letterati e “pensatori” di professione.

Si osserva un ritorno all’idealismo filosofico, mentre il

positivismo materialistico venne criticato e definitivamente

abbandonato. èlites innovatrici

Si verifica una rottura tra le artistiche,

letterarie, scientifiche e filosofiche, che avevano in sé una

dichiarazione d’indipendenza dall’ideologia, e la tradizionale

intelligencija radicale, alienata e politicizzata.

La scena culturale ed ideologica

La scena culturale ed ideologica

La società civile fu abbandonata a se stessa, tanto sul piano

politico quanto su quello culturale.

L’ideologismo sembrò quindi l’unica via che poteva portare

all’azione, al cambiamento, che ormai si avvertiva come

necessario.

Questo contesto di crisi favorì quindi il proliferare degli ideali

marxisti.

Il surrealismo La ricerca della surrealtà

Un cambiamento della realtà a partire dall’individuo

presuppone:

• Una necessità di cambiamento, trasformazione, di un mondo

nel quale gli uomini non sono uguali, non hanno gli stessi

diritti e non hanno gli stessi doveri; nel quale le persone non

sono libere e hanno perso al capacità di immaginare e

desiderare;

• la creazione di un nuovo sistema espressivo a partire dallo

sgretolamento di quello convenzionale: confondere i sensi

per rimetterli in sesto.

Il surrealismo

Le Surréalisme au service de la Révolution

“Il pensiero è comune a tutti, il surrealismo

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