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Introduzione Arte della seduzione tesina
L’intento della mia trattazione all'interno della mia tesina di maturità è quello di rivalutare e restituire dignità ad un’arte che ha da sempre dato luogo a fraintendimenti: l’arte della seduzione. Infatti, il suo significato spesso viene travisato, in quanto associato alla sfera della volgarità e della spicciola sessualità, sminuendo la sua natura sottile e raffinata volta alla costruzione di un intreccio relazionale e comunicativo unico.
L’analisi etimologica del vocabolo ‘seduzione’ rinvia alla capacità di condurre a sé l’altro (se-ducere); l’uso del lemma in senso traslato ha condotto ad utilizzarlo in accezioni talora negative, con rinvio a stratagemmi, artifici, elementi comunque innaturali per ammaliare l’altro. Spesso si è intesa la seduzione, sia sul piano della cultura di massa che su quello politico (si pensi alle dittature e ai totalitarismi) come capacità di alcuni individui di manipolare un soggetto o un’intera opinione pubblica, al fine di raggiungere precisi obiettivi prefissati.
Ad un altro livello la seduzione è stata spesso associata ad un insieme di comportamenti e costumi messi in atto da donne verso uomini e viceversa, con lo scopo di addivenire a pratiche erotiche, talora rivestite della maschera della perversione e della licenziosità.
Alla luce di ciò, pertanto, questa tesina intende offrire una serie di significativi exempla relativi alla capacità di sedurre come qualità che ha reso immortali, affascinanti e suggestivi alcuni personaggi del panorama politico e artistico-letterario di ogni tempo.
Collegamenti
Arte della seduzione tesina
Filosofia -
Kierkegaard
.Latino -
Ovidio
.Storia -
Mussolini
.Inglese -
Wilde
.Greco -
Plutarco
.Italiano -
Verga, D'Annunzio, Moravia
.Introduzione
L’intento della mia trattazione è quello di rivalutare e restituire dignità ad
un’arte che ha da sempre dato luogo a fraintendimenti: l’arte della seduzione. Infatti,
il suo significato spesso viene travisato, in quanto associato alla sfera della volgarità e
della spicciola sessualità, sminuendo la sua natura sottile e raffinata volta alla
costruzione di un intreccio relazionale e comunicativo unico.
L’analisi etimologica del vocabolo ‘seduzione’ rinvia alla capacità di condurre
a sé l’altro (se-ducere); l’uso del lemma in senso traslato ha condotto ad utilizzarlo in
accezioni talora negative, con rinvio a stratagemmi, artifici, elementi comunque
innaturali per ammaliare l’altro. Spesso si è intesa la seduzione, sia sul piano della
cultura di massa che su quello politico (si pensi alle dittature e ai totalitarismi) come
capacità di alcuni individui di manipolare un soggetto o un’intera opinione pubblica,
al fine di raggiungere precisi obiettivi prefissati.
Ad un altro livello la seduzione è stata spesso associata ad un insieme di
comportamenti e costumi messi in atto da donne verso uomini e viceversa, con lo
scopo di addivenire a pratiche erotiche, talora rivestite della maschera della
perversione e della licenziosità.
Alla luce di ciò, pertanto, questo percorso intende offrire una serie di
significativi exempla relativi alla capacità di sedurre come qualità che ha reso
immortali, affascinanti e suggestivi alcuni personaggi del panorama politico e
artistico-letterario di ogni tempo. 3
Il bacio – Gustav Klimt
DIARIO DI UN SEDUTTORE 4
Nella lettura dell’opera filosofica “Diario di un seduttore” ho riscontrato in me
una particolare affinità di pensiero con l’autore, ed è stato proprio ciò a guidarmi
nella stesura di questo lavoro di analisi.
Il filosofo danese Soren Kierkegaard nasce a Copenhagen nel 1813, da una
famiglia protestante severamente religiosa; si iscrive alla facoltà di teologia,
laureandosi con una dissertazione Sul concetto dell’ironia con particolare riguardo a
Socrate, non seguirà però la carriera di pastore, bensì vivrà assorto nella
composizione dei suoi libri. Muore nella sua città natale nel 1855. Egli è autore di
importanti opere come Il concetto dell’ironia” (1841), “Aut-Aut” (1843), “Timore e
“
tremore” (1843), “Il concetto dell’angoscia” (1844) e “La malattia mortale”(1849).
Diario di un seduttore, opera compresa nella prima parte di Aut-Aut (la sua
opera più celebre), nasce dopo il famoso saggio sul “Don Giovanni” di Mozart e
tratta della seduzione come puro gioco intellettuale, in grado di provocare piacere
senza sfociare nella sessualità.
Il protagonista del Diario si chiama Giovanni: la sua strategia erotica per
sedurre la giovanissima Cordelia è un raffinato gioco estetico e cerebrale, ma è anche
un trionfo dello spirito, il quale costituisce la negazione di ogni esistenza femminile.
Si tratta di un romanzo con cenni autobiografici, dove Cordelia è Regina Olsen, la
donna con la quale il filosofo intraprese una relazione, troncandola improvvisamente;
e con il Diario, Kierkegaard vuole compiere un atto di espiazione verso la donna cui
lo legò un rapporto così intenso e così pieno d'ombre.
Il filosofo attraverso il seduttore analizza la vita estetica, affermando che si
vive pienamente la felicità solo con l'estetica, dunque senza legami, responsabilità e
consapevolezze che inducono l'uomo a porsi troppi interrogativi nel corso del tempo.
L’esteta esercita un vero e proprio talento nella ricerca del piacere, scegliendo e
selezionando attentamente fra le diverse possibilità che la vita gli offre, poiché il suo
obiettivo è quello di vivere esperienze interessanti. Egli vive poeticamente, di pura
immaginazione e riflessione, in uno stato di ebbrezza intellettuale continua.
Kierkegaard, inoltre, riconosce due diversi tipi di seduttori: quelli intellettuali e quelli
sensuali. Il diario del seduttore rappresenta un chiaro esempio di seduzione psichica,
mentre nel Don Giovanni di Mozart, si può identificare un esempio di seduzione
sensuale. L'autore riconosce, sicuramente, come più difficile la prima, poiché è
un’arte più sottile, che va affinata nel tempo, mentre alla seconda possono aspirare
anche i dilettanti. Giovanni è il protagonista apparente del diario, colui che
rappresenta il seduttore e svolge le azioni conoscendo le regole del gioco;
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inizialmente egli pare essere spietato, cinico, insensibile, ma poi, nel corso della
lettura, emerge la fragilità e l’emotività che realmente lo caratterizzano. La sua arte è
sedurre senza mai andare oltre l'uso di semplici parole, riuscendo a mantenere
fermamente il controllo. "Le giovanette mi attirano più che mai, eppure non ho
alcuna voglia di godere. Dovunque, cerco lei. Ciò mi rende spesso irragionevole,
annebbia il mio guardo, annulla il mio godimento". La figura di Cordelia,
coprotagonista apparente del diario, è scevra di descrizioni, non possiede peculiarità o
tratti distintivi, a dimostrazione che chiunque può essere sedotto. Ella rappresenta
l’emblema dell’ingenuità e dell’innocenza propri di tutti coloro i quali si lasciano
ammaliare dall’apparente genuinità delle parole.
"Non è un'arte il sedurre una ragazza, ma lo è ben il trovarne una degna di
essere sedotta.". Ed è proprio quest’arte a fare da padrona, a dominare il Diario da
vera protagonista. La sua abilità consiste proprio nel regalare all’oggetto del desiderio
l’illusoria convinzione di possedere ancora il controllo della propria volontà. Questa
appare, infatti, come un'arte sleale, approfittatrice, che utilizza, come tante altre
qualità, le parole, il mezzo di comunicazione e persuasione più efficace.
Il messaggio del seduttore è chiaro: "Va, disprezza la fedeltà; il pentimento
vien dopo". Con questa frase l'autore intende dunque affermare che la seduzione non
è altro che richiamo, provocazione, attrazione e repulsione, nonché un "gioco
estetico" all'interno del quale il seduttore a suo piacimento tesse le sue regole, senza
che la sua vittima ne conosca l’esistenza. Ne consegue una visione conflittuale dei
rapporti tra i sessi e una sfiducia di fondo nell’esperienza dell'amore autentico.
Come possiamo vedere, la vita estetica è un gioco seduttivo inevitabilmente
infinito, dove il piacere risiede sul filo di un rasoio; ma Kierkegaard ha indicato in
Aut-Aut anche il limite e il termine della vita estetica, ossia il momento in un cui
sorge nell’esteta l’idea della propria inadeguatezza e, smarrendosi in lui la definizione
della propria identità, subentrano l’inanità e la noia, che apre la strada alla
disperazione e alla inevitabile ricerca di una vita diversa, una vita migliore: la vita
etica. Il raggiungimento della vita etica è possibile solo con un forte attaccamento
alla disperazione, attraverso cui ci si libera della costante instabilità della vita
estetica, ottenendo al contrario una stabilità continua nel tempo e la riaffermazione di
sé, del dovere e della fedeltà a se stessa. “L’elemento estetico è quello per il quale
l’uomo è immediatamente ciò che è; l’elemento etico è quello per cui l’uomo diviene
ciò che diviene”. Per adeguarsi al mondo, infatti, l’uomo deve smettere i panni del
seduttore, diventando invece marito. Il matrimonio e il lavoro sono gli elementi
6
comuni a tutti gli uomini: l’uno concede ad ogni coppia, attraverso l’ unione, la
possibilità di raggiungere la felicità; così come il lavoro consente, a chiunque lo
svolga con piacere, di soddisfare i propri desideri. Con la vita etica l’uomo sceglie se
stesso, scoprendo in sé una storia nella quale riconosce la sua identità. Egli non può
rinnegare nulla della sua storia, ma trovandosi dinanzi alle cause della sua sofferenza
e del suo male può scegliere la via del pentimento. “Il pentimento dell’individuo -
dice Kierkegaard – coinvolge se stesso, la famiglia, il genere umano, finchè egli si
ritrova in Dio. Solo a questa condizione egli può scegliere se stesso e questa è la sola
condizione che egli vuole, perché solo così può scegliere se stesso in senso assoluto”.
Il pentimento non è che il riconoscimento della propria consapevolezza, che funge da
ponte tra la vita etica e la vita religiosa.
L’abisso che separa queste due è, tuttavia, ancora più profondo di quello
presente tra vita estetica e vita etica. Egli, infatti, ritiene che il principio religioso
debba prescindere da qualsiasi legge morale domini l’uomo. Per chiarire il concetto,
ricorre alla figura di Abramo, il quale deve uccidere il figlio Isacco contro ogni legge
etica e morale, poiché così gli è stato ordinato da Dio. Abramo, che ripone cieca
fiducia in Lui, è pronto ad ottemperare alla Sua richiesta, rischiando di perdere ogni
tipo di contatto con l’umanità e la norma morale; poiché il rapporto uomo-Dio è un
rapporto assoluto, esclusivo, privato. L’uomo è titubante perché vede rischioso e
oscuro il percorso della vita religiosa, in quanto dominato dalla solitudine e
dall’angoscia, ma allo stesso tempo acquisisce la consapevolezza, donatagli dalla
fede, che solo in questo modo può raggiungere la salvezza. 7
La Gorgone e gli eroi – Giulio Aristide Sartorio
MUSSOLINI, IL SEDUTTORE DELLE MASSE 8
Ognuno di noi ha qualità seduttive innate, molti le nascondono perché abituati
a non esibirle, molti non le conoscono o non hanno mai provato a potenziarle, altri
ancora non sanno usarle. I seduttori delle masse, invece, consapevoli del proprio
potere, hanno acquisito la capacità di estendere il proprio fascino ad una platea di
persone molto ampia. Una grande categoria dei seduttori delle folle sono stati dittatori
come Stalin, Hitler e Mussolini. Stalin seduceva la folla con la sua retorica popolare e
populista; Hitler con la sua follia e i raduni notturni, mentre Mussolini utilizzava due
strumenti seduttivi: l'uso della parola con un tono studiato e singhiozzato,
l'atteggiamento e la mimica del volto.
Benito Mussolini (1883-1945) è stato il fondatore del Fascismo e dittatore
italiano dal 1922 al 1943. Prima di proporsi come iniziatore del movimento fascista,
egli era stato direttore del quotidiano socialista Avanti! ed un esponente di spicco del
Partito Socialista Italiano, dal quale venne espulso dopo aver affermato la sua
posizione interventista in occasione della prima guerra mondiale, in netta opposizione
con gli ideali socialisti, che invece condannavano il conflitto.
Mussolini non era un adone. Sembra che fosse alto 1.67, avesse una
corporatura tarchiata, capelli castano chiaro, viso pallido, lungo. Occhi scuri, naso
aquilino, bocca larga ed espressione simpatica. Infatti a colpire le donne e tutta la
popolazione non era stato il suo aspetto fisico, bensì l’eloquio.
Mussolini fu un grande oratore. Aveva tutte le qualità del ruolo: la voce,
inconfondibile; il gesto secco e imperioso; lo sguardo che la propaganda definirà
magnetico; la capacità d’improvvisare e la capacità di replicare. Prediligeva le frasi
ad effetto e le mozioni degli affetti più che i richiami alla ragione. Il Mussolini al
potere coniava degli slogan, a volte così azzeccati e facili da tenere a mente, che sono
rimasti nella memoria collettiva, assurgendo alla perennità dei luoghi comuni. La sua
retorica non aveva bisogno di logica, poiché la sottometteva a un’enfasi scandita.
Il suo interlocutore, l’oggetto della sua seduzione era nella piazza. Al riguardo,
riporto il discorso con cui annunciò l’entrata dell’Italia nella seconda guerra
mondiale. "Noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci
soffocano nel nostro mare […]. Questa è la guerra dei popoli poveri e numerosi di
braccia contro gli affamatori […]. Secondo le leggi della morale fascista quando si ha
un amico si marcia fino in fondo". L’intero discorso era stato costruito per il finale
"Vincere! E vinceremo", Mussolini non indugiò sulla travolgente avanzata tedesca