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Introduzione Teoria dei giochi tesina
“I matematici hanno vinto la guerra. I matematici hanno decifrato i codici segreti giapponesi e fabbricato la bomba atomica. I matematici.” Questa è la frase con cui si apre “A beautiful mind”, un film uscito nel 2001 la cui trama descrive la vita di uno dei massimi matematici dello scorso secolo, John Nash.
La matematica negli ultimi decenni è entrata sempre più nei massimi sistemi. Si è scoperto che non sono soltanto i fenomeni fisici a seguirne le leggi, bensì anche l’andamento dell’economia, i risultati delle elezioni politiche e addirittura gli esiti delle guerre. Questi fenomeni possono essere ben descritti, e quindi previsti, da tali leggi e schemi.
In quanto appassionato di matematica (all’università intendo appunto iscrivermi a tale disciplina) mi è parso doveroso fare una scelta un po’controcorrente e incentrare la mia tesina maturità liceo scientifico sulla matematica tralasciando in gran parte tutte le altre discipline. Soltanto altre tre materie (italiano, storia e inglese) compaiono infatti in questo breve testo, e comunque come puri collegamenti decorativi, utili per approfondire le applicazioni della teoria e catturare, almeno in parte, l’attenzione dei vari docenti della commissione.
Ad alcuni potrà sembrare controversa la scelta di un argomento matematico per questo tipo di lavoro. Ci si chiederà: “perché incentrare una tesina su un tema esclusivamente matematico?”. Credo che la risposta sia in stretta relazione con un’altra questione, la definizione stessa di matematica e la sbagliata opinione che spesso si ha di essa.
Non è un segreto il fatto che la matematica sia generalmente una disciplina poco apprezzata. Ritengo che questo dipenda principalmente dal modo in cui viene presentata in ambito scolastico. La matematica studiata almeno fino al secondo anno di superiori essenzialmente non è matematica. In essa, infatti, non è richiesto alcun ragionamento, non serve un’idea originale. Basta svolgere meccanicamente dei calcoli e applicare pedestremente regole studiate. Chi potrebbe gradire un simile compito? Non uno studente di certo, e così neppure un matematico.
Così l’opinione comune riduce i matematici a “uomini che passano la vita a svolgere calcoli complicati”. Nulla di più sbagliato! Chi si sognerebbe di ridurre un poeta a “uno che scrive parole” o un pittore a “uno che usa un pennello”? Il matematico, come il poeta, come il pittore, ricerca innanzitutto un’idea originale. Lo scopo di un artista poi sarà esprimere tale idea, quello del matematico sarà cercare di comprenderla più a fondo, nella sua essenza e nelle sue implicazioni ed applicazioni.
La matematica è una disciplina interessante fatta di idee sempre nuove e bizzarre. Ogni grande rivoluzione in campo matematico (come d’altronde in ogni campo del sapere scientifico) non è derivata dalla semplice evoluzione di studi precedenti, bensì da un approccio del tutto nuovo a un problema o alla disciplina stessa. In tale modo nel XVI secolo Tartaglia definì i numeri complessi per risolvere le equazioni di terzo grado. Essi non derivavano da studi precedenti, che comunque c’erano stati, ma soltanto da una visione del tutto nuova del problema.
Ritengo interessante a questo proposito un’intervista a Camillo De Lellis, matematico italiano vincitore del premio Fermat e oggi professore di matematica all’Università di Zurigo, che alla domanda “Cosa diresti per motivare un giovane a fare matematica?” rispose: “Direi che è bello. È bello. È bello. È bello fare matematica. È interessante. Si capiscono le cose. Non so come dirlo, ma il piacere che provo quando capisco una cosa è proprio la soddisfazione di averla capita. È impagabile. E ovviamente è anche una cosa utile. Certo, a un ragazzo di 18 o 19 anni, se lo vuoi incoraggiare a fare matematica o più in generale a fare scienza, gli puoi spiegare che ci sono le applicazioni. Ma insomma, alla fine se sono queste che veramente lo interessano, allora potrebbe anche andare a fare l’ingegnere. Invece secondo me uno deve battere sul chiodo del genuino interesse estetico nel fare matematica. Uno fa cose belle. E in questo invidio i miei colleghi che fanno scienze umanistiche che non devono mai giustificare il motivo per studiare le loro materie. Studi italiano o storia dell’arte perché sono belle. E così dovrebbe essere per la matematica. Perché la matematica è bella e divertente, più di quanto uno non pensi.”
Dunque non paia strano alla commissione di trovare una tesina in parte specifica, in cui si tratterà di matematica e poco altro. In essa c’è tutto il rigore delle materie scientifiche, la bellezza estetica dell’arte, l’utilità della filosofia e della grande letteratura.
Si vuole infine fare una precisazione tecnica. La teoria dei giochi è un ramo della combinatoria, una delle grandi parti in cui è divisa la matematica (insieme ad altri rami più o meno ampi). Io di certo amo tutta la matematica, ma la mia passione si è sempre incentrata in particolare sulla combinatoria (anche per questo la scelta della teoria dei giochi anziché altri possibili argomenti). Tale disciplina è difficile da formalizzare e ardua da comprendere in forma astratta. Dunque il mio lavoro sarà ricco di esempi e di problemi proposti per spiegare concetti e teoremi. Essi talvolta avranno la funzione di chiarire dei concetti, altre di presentarli. Non è possibile ometterli se si vuole essere compresi da chi non si occupa in prima persona di matematica (comunque questa tesina vuole rifarsi al metodo dei testi di divulgazione scientifica). Spero comunque che essi possano risultare stimolanti e che le loro risoluzioni possano servire per comprendere la teoria di fondo prima ancora che i problemi stessi.
Inoltre si presenteranno alcuni problemi che non possono essere considerati a tutti gli effetti parte della teoria dei giochi ma che ritengo interessanti per mostrare diversi approcci che si possono avere a un problema e come alcuni quesiti entrino nella nostra società senza che noi ce ne accorgiamo. Dunque oltre a problemi più astratti verranno anche presentati problemi utili a spiegare alcune dinamiche del mondo che ci circonda.
Molti degli esercizi presentati, seppur non tutti, sono tratti da “Di duelli, scacchi e dilemmi”, un testo divulgativo di Roberto Lucchetti con cui l’autore punta a presentare la teoria dei giochi da un punto di vista matematico anche a chi non si occupa direttamente di matematica. Questa scelta deriva dal semplice fatto che si tratta della miglior raccolta cartacea in lingua italiana di quesiti attinenti a tale materia, ed effettivamente vi ho trovato moltissimi esempi utili per il mio lavoro.
Collegamenti
Teoria dei giochi tesina
Matematica - La teoria dei giochi.
Italiano - La regina di Pomerania di Andrea Camilleri.
Storia - La crisi missilistica di Cuba.
Inglese - 1984.
Liceo Scientifico Statale
“Francesco Vercelli”
Asti a
CLASSE V E
anno scolastico 2013/2014
ESAME DI STATO
COMPETIZIONE E COOPERAZIONE
un tuffo nella teoria matematica dei giochi
di
Federico Miceli
COMPETIZIONE E COOPERAZIONE TESINA DI FEDERICO MICELI
INDICE
Introduzione 2
Giochi 4
Cenni storici (parte 1) 5
Struttura ad albero 6
Matrici 8
Teorema di Zermelo 10
Invarianti 11
Simmetria 12
MinMax 13
Cenni storici (parte 2) 15
John Nash VS Adam Smith 16
Andrea Camilleri 17
Gradi di informazione 20
Rand Corporation 22
Crisi missilistica di Cuba 24
Indice di Shapley 28
Equiprobabilità 31
Il gioco del matrimonio 34
Un giornale “onesto” 35
Nineteen eighty-four 36
Bibliografia - Sitografia 39 1
COMPETIZIONE E COOPERAZIONE TESINA DI FEDERICO MICELI
INTRODUZIONE
“I matematici hanno vinto la guerra. I matematici hanno decifrato i codici segreti giapponesi e
fabbricato la bomba atomica. I matematici.”
Questa è la frase con cui si apre “A beautiful mind”, un film uscito nel 2001 la cui trama descrive la
vita di uno dei massimi matematici dello scorso secolo, John Nash.
La matematica negli ultimi decenni è entrata sempre più nei massimi sistemi.
Si è scoperto che non sono soltanto i fenomeni fisici a seguirne le leggi, bensì anche l’andamento
dell’economia, i risultati delle elezioni politiche e addirittura gli esiti delle guerre.
Questi fenomeni possono essere ben descritti, e quindi previsti, da tali leggi e schemi.
In quanto appassionato di matematica (all’università intendo appunto iscrivermi a tale disciplina)
mi è parso doveroso fare una scelta un po’controcorrente e incentrare il mio lavoro sulla
matematica tralasciando in gran parte tutte le altre discipline.
Soltanto altre tre materie (italiano, storia e inglese) compaiono infatti in questo breve testo, e
comunque come puri collegamenti decorativi, utili per approfondire le applicazioni della teoria e
catturare, almeno in parte, l’attenzione dei vari docenti della commissione.
Ad alcuni potrà sembrare controversa la scelta di un argomento matematico per questo tipo di
lavoro.
Ci si chiederà: “perché incentrare una tesina su un tema esclusivamente matematico?”.
Credo che la risposta sia in stretta relazione con un’altra questione, la definizione stessa di
matematica e la sbagliata opinione che spesso si ha di essa.
Non è un segreto il fatto che la matematica sia generalmente una disciplina poco apprezzata.
Ritengo che questo dipenda principalmente dal modo in cui viene presentata in ambito scolastico.
La matematica studiata almeno fino al secondo anno di superiori essenzialmente non è
matematica. In essa infatti non è richiesto alcun ragionamento, non serve un’idea originale.
Basta svolgere meccanicamente dei calcoli e applicare pedestremente regole studiate.
Chi potrebbe gradire un simile compito?
Non uno studente di certo, e così neppure un matematico.
Così l’opinione comune riduce i matematici a “uomini che passano la vita a svolgere calcoli
complicati”. Nulla di più sbagliato!
Chi si sognerebbe di ridurre un poeta a “uno che scrive parole” o un pittore a “uno che usa un
pennello”?
Il matematico, come il poeta, come il pittore, ricerca innanzitutto un’idea originale.
Lo scopo di un artista poi sarà esprimere tale idea, quello del matematico sarà cercare di
comprenderla più a fondo, nella sua essenza e nelle sue implicazioni ed applicazioni.
La matematica è una disciplina interessante fatta di idee sempre nuove e bizzarre.
Ogni grande rivoluzione in campo matematico (come d’altronde in ogni campo del sapere
scientifico) non è derivata dalla semplice evoluzione di studi precedenti, bensì da un approccio del
tutto nuovo a un problema o alla disciplina stessa. In tale modo nel XVI secolo Tartaglia definì i
numeri complessi per risolvere le equazioni di terzo grado. Essi non derivavano da studi
precedenti, che comunque c’erano stati, ma soltanto da una visione del tutto nuova del problema.
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COMPETIZIONE E COOPERAZIONE TESINA DI FEDERICO MICELI
Ritengo interessante a questo proposito un’intervista a Camillo De Lellis, matematico italiano
vincitore del premio Fermat e oggi professore di matematica all’Università di Zurigo, che alla
domanda “Cosa diresti per motivare un giovane a fare matematica?” rispose:
“Direi che è bello. È bello. È bello. È bello fare matematica. È interessante. Si capiscono le cose. Non
so come dirlo, ma il piacere che provo quando capisco una cosa è proprio la soddisfazione di averla
capita. È impagabile. E ovviamente è anche una cosa utile. Certo, a un ragazzo di 18 o 19 anni, se
lo vuoi incoraggiare a fare matematica o più in generale a fare scienza, gli puoi spiegare che ci
sono le applicazioni. Ma insomma, alla fine se sono queste che veramente lo interessano, allora
potrebbe anche andare a fare l’ingegnere. Invece secondo me uno deve battere sul chiodo del
genuino interesse estetico nel fare matematica. Uno fa cose belle. E in questo invidio i miei colleghi
che fanno scienze umanistiche che non devono mai giustificare il motivo per studiare le loro
materie. Studi italiano o storia dell’arte perché sono belle. E così dovrebbe essere per la
matematica. Perché la matematica è bella e divertente, più di quanto uno non pensi.”
Dunque non paia strano alla commissione di trovare un testo in parte specifico, in cui si tratterà di
matematica e poco altro. In essa c’è tutto il rigore delle materie scientifiche, la bellezza estetica
dell’arte, l’utilità della filosofia e della grande letteratura.
Si vuole infine fare una precisazione tecnica.
La teoria dei giochi è un ramo della combinatoria, una delle grandi parti in cui è divisa la
matematica (insieme ad altri rami più o meno ampi).
Io di certo amo tutta la matematica, ma la mia passione si è sempre incentrata in particolare sulla
combinatoria (anche per questo la scelta della teoria dei giochi anziché altri possibili argomenti).
Tale disciplina è difficile da formalizzare e ardua da comprendere in forma astratta.
Dunque il mio lavoro sarà ricco di esempi e di problemi proposti per spiegare concetti e teoremi.
Essi talvolta avranno la funzione di chiarire dei concetti, altre di presentarli.
Non è possibile ometterli se si vuole essere compresi da chi non si occupa in prima persona di
matematica (comunque questa tesina vuole rifarsi al metodo dei testi di divulgazione scientifica).
Spero comunque che essi possano risultare stimolanti e che le loro risoluzioni possano servire per
comprendere la teoria di fondo prima ancora che i problemi stessi.
Inoltre si presenteranno alcuni problemi che non possono essere considerati a tutti gli effetti parte
della teoria dei giochi ma che ritengo interessanti per mostrare diversi approcci che si possono
avere a un problema e come alcuni quesiti entrino nella nostra società senza che noi ce ne
accorgiamo. Dunque oltre a problemi più astratti verranno anche presentati problemi utili a
spiegare alcune dinamiche del mondo che ci circonda.
Molti degli esercizi presentati, seppur non tutti, sono tratti da “Di duelli,
scacchi e dilemmi”, un testo divulgativo di Roberto Lucchetti con cui l’autore
punta a presentare la teoria dei giochi da un punto di vista matematico anche
a chi non si occupa direttamente di matematica.
Questa scelta deriva dal semplice fatto che si tratta della miglior raccolta
cartacea in lingua italiana di quesiti attinenti a tale materia, ed
effettivamente vi ho trovato moltissimi esempi utili per il mio lavoro.
Detto ciò auguro a tutti buona lettura. 3
COMPETIZIONE E COOPERAZIONE TESINA DI FEDERICO MICELI
GIOCHI
Per parlare di teoria dei giochi serve innanzitutto definire il concetto matematico di gioco.
Esso non coinvolge né la fantasia né la creatività, si tratta di una definizione profondamente
diversa da quella usuale.
Un gioco in senso matematico è dato da uno scontro di interessi fra due o più giocatori (che in
realtà possono anche collaborare se è possibile il perseguimento di un fine comune).
Questi giocatori non sono necessariamente individui, possono essere partiti, eserciti, nazioni,
società industriali…
Ogni giocatore ha a disposizione delle scelte e in base a queste tenta di massimizzare il proprio
guadagno (o minimizzare la propria perdita, il che algebricamente ha lo stesso significato).
A questo proposito è importante osservare che l’interesse di un giocatore non è necessariamente
in conflitto con quello degli avversari, dipende essenzialmente dalla tipologia di gioco.
Sono poi presenti molti altri fattori che ci consentono di distinguere diversi tipi di giochi che vanno
dunque approcciati in modi diversi.
Contano la durata del gioco (finito o infinito?), il numero di giocatori, l’intervento del caso, il grado
di consapevolezza dei giocatori (conosco le mosse fatte del mio avversario?), la contemporaneità
delle scelte (si sceglie in successione o tutti insieme?)…..
Questi e altri fattori creano una grande varietà di giochi che vanno dunque analizzati secondo
schemi differenti.
Dunque in senso matematico non è un gioco il nascondino, né il gioco dello sparviero.
Sono invece giochi i conflitti economici fra aziende, le elezioni politiche e gli andamenti bellici.
La teoria dei giochi è la teoria matematica che studia i comportamenti dei vari giocatori.
Lo scopo di questa disciplina è scoprire le strategie vincenti, con cui ogni giocatore può
massimizzare il proprio guadagno, e determinare dunque gli esiti del gioco.
Robert Aumann, uno dei massimi studiosi di teoria dei giochi, definì tale teoria come segue:
“La teoria dei giochi è la scienza delle interazioni strategiche tra entità che si battono al meglio per
raggiungere i propri scopi. Le entità non devono essere necessariamente persone: possono essere
nazioni, corporazioni, sindacati, ma anche animali o piante. E gli scopi possono anche essere
opposti, ma non è necessario che lo siano.”
In tutto ciò la teoria si serve del postulato di razionalità.
Questo postulato sostiene che tutti i giocatori puntano effettivamente a massimizzare il proprio
guadagno (non è razionale un giocatore che si accontenta del risultato ottenuto se certo di poter
migliorare tale risultato) e che agiscano in maniera razionale (cioè prendendo in ogni situazione la
scelta ottimale). Senza tale postulato ogni risultato in teoria dei giochi risulta errato.
Chiaramente se un giocatore non segue il postulato di razionalità lo fa a proprio danno, nel senso
che se invece gli avversari agiranno razionalmente allora egli subirà perdite maggiori di quelle che
avrebbe subito comportandosi razionalmente. 4
COMPETIZIONE E COOPERAZIONE TESINA DI FEDERICO MICELI
CENNI STORICI (PARTE 1)
Nell’agosto del 1900 a Parigi si tenne il Secondo Congresso Internazionale di Matematica.
In questa occasione David Hilbert, uno dei massimi matematici del periodo,
espose i suoi intenti in una conferenza intitolata “I Problemi della Matematica”
che si apriva con le parole:
“Chi di noi non sarebbe felice di sollevare il velo dietro cui si nasconde il futuro;
di gettare uno sguardo ai prossimi sviluppi della nostra scienza e ai segreti del
suo sviluppo nei secoli a venire? Quali saranno le mete verso cui tenderà lo
spirito delle future generazioni di matematici? Quali metodi, quali fatti nuovi
schiuderà il nuovo secolo nel vasto e ricco campo del pensiero matematico?”.
Alla conferenza erano presenti alcuni dei massimi matematici dell’epoca. Hilbert voleva che questi
si impegnassero nella sua battaglia di unificazione e riorganizzazione dei fondamenti di tutta la
matematica. Fra i presenti compariva un nome destinato a entrare nella storia, Ernst Zermelo.
Zermelo lavorò sulla congettura di Cantor, proposta da Hilbert, ed elaborò con
successo diverse teorie.
La più nota è quella ricordata come “teorema di Zermelo” dimostrata nel 1913.
Con questo teorema (su cui tornerò nelle pagine successive) si era giunti al
primo risultato in quella che solo successivamente avrebbe preso il nome di
teoria dei giochi.