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Prima di trattare della teoria dell’evoluzione all'interno della mia tesina di terza media, è utile fare un’importante premessa che possa chiarire e contemporaneamente comprovare alcuni aspetti della teoria stessa facendo un breve accenno alla fossilizzazione, un fenomeno naturale per cui quando un organismo vivente, animale o vegetale, muore, in particolari condizioni chimico-fisiche-ambientali, i suoi tessuti vengono coperti da particolari sali minerali
contenuti nel terreno e nell’acqua che ne permettono la sua “pietrificazione” facendo si che esso si possa conservare
per milioni di anni. Perché ciò si verifichi sono necessarie alcune condizioni:
1. composizione degli organismi: le parti molli degli organismi sono facilmente soggetti alla decomposizione di conseguenza questo tipo di tessuti hanno una bassissima possibilità di fossilizzare. I tessuti più duri come ossa, denti, gusci, ricchi di carbonato di calcio e di fosfato di calcio sono più favorevolia fossilizzare; il seppellimento rapido: quanto più rapidamente l’organismo morto viene coperto dai sedimenti e sottratto alla putrefazione, tanto più ha la possibilità di conservarsi. L’ambiente ideale per ciò è quello marino o acquitrinoso in genere dove la sedimentazione
è maggiore. Importante, come ho sottolineato nella tesina, la granulometria dei sedimenti: tanto più fini sono le particelle, tanto meglio si conservano i particolari degli animali.
Se noi al giorno d’oggi riusciamo a dare conferma alle teorie di Darwin, e quindi avere una prova concreta,
è grazie anche al fatto di aver potuto ritrovare reperti fossili presenti nei vari strati del sottosuolo che dimostrano
la presenza nelle varie epoche antiche di un cambiamento riguardante una stessa specie animale. I paleontologi, infatti, hanno scoperto resti fossili di molte specie che presentavano parti del corpo diverse, cambiate nel corso di milioni di anni. L’esempio più classico di ciò, è stato il ritrovamento di vari scheletri appartenenti ai progenitori del nostro
attuale cavallo che erano caratterizzati da un’importante modifica, ai fini della teoria di Darwin, della conformazione
dello zoccolo. Un’altra cosa importante però che bisogna tener presente e che ho voluto ricordare nella tesina, è quella che il terreno circostante al fossile dimostrava nei vari strati delle varie epoche geologiche, altrettanti cambiamenti ambientali riconosciuti tramite presenza di particolari minerali e particolari specie vegetali che erano peculiari di un preciso ambiente.
Si veniva ad evidenziare così che l’ambiente in cui viveva il più antico di questi progenitori, l’eohippus vissuto 60 milioni di anni fa, e caratterizzato da un piede senza zoccolo, ma con quattro dita, era un ambiente acquitrinoso e paludoso. A mano a mano che venivano fatti altri ritrovamenti in epoche più recenti (in strati di terreno più superficiali) i fossili mostravano una diminuzione e una atrofia delle dita fino ad arrivare al pliohippus di 10 milioni di anni fa in cui lo zoccolo era praticamente simile a quello dell’attuale cavallo e il terreno circostante aveva subito molti cambiamenti e da paludoso si era trasformato in terreno solido. Da ciò si evidenzia chiaramente, ed è il cardine su cui Darwin costruì la sua teoria, che c’era un parallelismo tra il cambiamento dell’ambiente e le modifiche fisiche delle specie animali. Un altro esempio classico è quello riguardante il cambiamento del collo della giraffa. Anche in questo caso un cambiamento dell’ambiente ed in particolare della vegetazione del territorio in cui viveva questo animale
portò alla presenza di giraffe con il collo sempre più lungo per la scomparsa di vegetazione a basso fusto e
presenza sul territorio stesso di alberi sempre più alti.
Questo fenomeno fu spiegato da uno studioso quasi contemporaneo di Darwin: Jean Baptiste de Lamarck, che visse mezzo secolo prima. Questo studioso, con le sue idee dell’ “uso e il disuso delle parti” e “l’ereditarietà dei caratteri acquisiti” affermava che quando un’individuo mutava il suo fisico per un determinato scopo, che nel caso della giraffa era quello di allungare sempre di più il suo collo sforzandosi di arrivare alle foglie degli alberi sempre più alti, questa nuova modifica fisica l’avrebbe successivamente trasmessa ai suoi figli. Come vedremo in seguito questa teoria fu ampiamente rovesciata da Darwin.
Scienze - La teoria dell’evoluzione.
Inglese - Biography of Charles Robert Darwin.
Geografia - Il viaggio del Beagle e le Isole Galapagos 16.
Letteratura italiana - Il crepuscolarismo.
Storia - Hitler e la razza ariana.
Arte - L’arte del Paleolitico.
CHARLES DARWIN
Charles Darwin nacque il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury, cittadina vicina a Birmingham. Indirizzato dal
padre agli studi di medicina, Charles preferì ben presto gli studi di storia naturale e venne a conoscenza delle
idee che iniziavano a circolare in zoologia e botanica, in particolare la teoria di Jean Baptiste Lamarck, che
però non lo colpì in modo particolare. Alla fine del 1827, a causa dei deludenti risultati scolastici, il padre
decise che Charles si sarebbe dedicato alla vita ecclesiastica e lo mandò a Cambridge per proseguire gli studi;
qui frequentò lezioni di botanica, iniziò a collezionare e classificare insetti e apprese le prime conoscenze di
geologia, partecipando a una breve spedizione geologica nel Galles del Nord. Il 21 dicembre 1831 s’imbarcò
come naturalista sul brigantino Beagle, attrezzato per compiere ricerche scientifiche e rilevazioni geografi-
che: il viaggio intorno al mondo durerà fino al 2 ottobre 1836. Nel corso di questo viaggio Charles raccolse
un’ingente quantità di materiale e compì numerose osservazioni: a ogni tappa scendeva a terra e conduceva
esplorazioni all’interno, raccoglieva e catalogava campioni di specie animali e vegetali, di cui descriveva le
abitudini. Nel 1839 pubblicherà, con il titolo Viaggio di un naturalista intorno al mondo, il diario di queste
esplorazioni; ma già al ritorno in Inghilterra i resoconti che aveva inviato ai suoi corrispondenti lo avevano
fatto conoscere negli ambienti scientifici.
Fu nel corso del viaggio sul Beagle e negli anni immediatamente successivi che Darwin, sulla base delle
osservazioni compiute, giunse alla conclusione che le specie si modificano gradualmente; gli anni successivi
saranno dedicati all’elaborazione della teoria dell’evoluzione, con un intenso lavoro di riflessioni e osserva-
zioni. Particolare rilievo ebbe l’attività di raccolta di dati, tesa alla documentazione dei diversi aspetti della
teoria, quali la distribuzione geografica delle specie, le leggi della variazione, la divergenza dei caratteri,
l’estinzione delle specie meno adatte, e così via. Darwin dedicò otto anni al lavoro sistematico ai cirripedi, una
classe di organismi ancora poco studiata; realizzò anche un allevamento di colombi, con razze provenienti da
diverse parti del mondo, per studiarne somiglianze e differenze e condurre esperimenti di selezione artificiale.
L’accettazione della teoria dell’evoluzione aveva infatti posto un problema: se le specie non sono state create
così come le conosciamo da un Creatore divino, come spiegare il loro adattamento all’ambiente in cui vivono,
che a volte è veramente mirabile? La soluzione venne dall’analogia tra la selezione operata dall’uomo per mi-
gliorare le razze domestiche e quella che avviene in natura. La lettura del Saggio sul principio di popolazione
di Thomas Robert Maltus gli suggerì il meccanismo attraverso cui la selezione agisce in natura: la lotta per la
sopravvivenza.
Nel 1859, dopo oltre vent’anni di elaborazione, uscì On the Origin of Species by Means of Natural Se-
lection; seguiranno anni di discussioni accanite e decise prese di posizione, con una sostanziale accettazione,
nell’ambito scientifico, dell’idea di evoluzione, mentre maggiori resistenze incontrò il concetto di “selezione
naturale”. Molto più decisa fu l’opposizione degli ambienti religiosi, che restavano legati all’interpretazione
letterale della Bibbia.
Darwin non si limitò a fornire innumerevoli prove dell’evoluzione come principio coordinante della storia
della vita e a sviluppare la teoria della selezione naturale, ma diede contributi altrettanto importanti con i con-
cetti di evoluzione ramificata, che implica la discendenza da un’origine comune di tutte le specie viventi, e di
evoluzione graduale, contrapposta a quella a salti (mutazionismo).
In seguito Darwin affrontò anche il tema dell’origine dell’uomo: in Descent of Men and Selection in Re-
lation to Sex formulò la concezione naturalistica dell’uomo e illustrò il principio di continuità con gli animali.
Si chiese anche quale fosse il valore da attribuire alle razze umane e giunse alla conclusione della discendenza
da un unico ceppo comune, con successiva diversificazione: da qui l’introduzione del concetto di popolazione,
che rende conto della variazione delle caratteristiche umane.
L’autore dell’Origine delle specie si preoccupò di elaborare una metodologia per la scienza della vita, che
non può essere ridotta alle leggi della chimica e della fisica; egli può essere considerato il fondatore di un
nuovo ramo della filosofia della scienza, la filosofia della biologia, che ha avuto una profonda influenza nello
sviluppo del metodo scientifico in diverse discipline come la biologia evoluzionistica, la paleontologia, la
geologia e la cosmologia. 5
LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE
La teoria dell’evoluzione si basa su 3 pilastri fondamentali:
variabilità
a) la
b) l’ereditarietà
selezione naturale
c) la
variabilità
a - La è da intendersi nei riguardi dell’ambiente che durante le ere geologiche è andato mutando
a causa delle variazioni climatiche che si sono susseguite. Per questo motivo un territorio può passare da cli-
ma piovoso con vegetazione lussureggiante a clima asciutto con vegetazione tipica della savana fino ad una
completa desertificazione nello spazio di qualche centinaia di migliaia di anni. Contemporaneamente si può
passare, come è avvenuto nel nord Italia, da un ambiente tipico dei mari del sud con atolli corallini, ad un
ambiente glaciale.
Altra variabilità di estrema importanza è quella riferita al
DNA che è la sede del codice genetico che contiene le infor-
mazioni che permettono la vita di tutti gli esseri viventi e ne
condizionano l’aspetto fisico.
Il DNA, è una lunghissima molecola che si trova all’inter-
no del nucleo della cellula di qualsiasi essere vivente. Questa
molecola è raccolta in piccoli corpiccioli chiamati cromoso-
mi. Ogni cromosoma contiene all’interno migliaia di geni che
sono parte del cromosoma stesso. Ogni gene è specifico per
un determinato carattere ereditario dell’individuo.
Queste informazioni a volte possono variare andando a generare individui con caratteristiche diverse di
altri suoi simili che gli permettono però di sopravvivere in un ambiente cambiato. A volte queste variazioni
possono essere indifferenti alla sopravvivenza a volte invece anche dannose.
b - l’ereditarietà. Queste caratteristiche variate del DNA dette “mutazioni genetiche” sono trasmesse dai ge-
nitori alla prole. Tutti i figli nasceranno così con quella caratteristica che gli sarà favorevole alla vita dando
origine di generazione in generazione ad una evoluzione di quella specie. Gli altri individui che nasceranno
con le caratteristiche fisiche precedenti alla mutazione e quindi non favorevoli, in un ambiente cambiato sa-
ranno destinati a non raggiungere l’età adulta e quindi non potranno trasmettere i propri geni sfavorevoli alla
prole. Tutto ciò si esprime con…
selezione naturale
c - La che avviene ad opera della lotta per la sopravvivenza. In base a questo terzo punto,
possiamo affermare che in una popolazione di individui solamente il più adatto fisicamente sopravvive, di-
venta adulto e da origine ad una popolazione forte e prolifera mentre i meno adatti e quindi i più deboli sono
destinati a scomparire 6
Applicando questi tre punti all’esempio del cavallo possiamo sintetizzare che:
60 milioni di anni fa l’eohippus viveva in un ambiente paludoso ed acquitrinoso quindi la maggior
parte della popolazione aveva il piede con quattro dita perché ciò permetteva loro di correre più agevol-
mente in un terreno morbido e quindi scappare dai predatori. Gli individui che nascevano con la carat-
teristica genetica cambiata che dava origine ad un piede con dita più corte erano destinati a soccombere
perché tale forma di piede comportava una corsa più lenta.
Mano a mano che l’ambiente con il passare dei secoli diventava sempre più arido, gli individui che
nascevano con le dita più corte sopravvivevano più a lungo degli altri potendo così trasmettere alla prole
questa caratteristica che ora era diventata favorevole alla vita.
Ciò, ovviamente, non avremmo mai avuto la fortuna di poterlo
vedere con i nostri occhi però è accaduto un fatto, alla periferia
di Londra del 1800, che ci ha permesso di toccare con mano
il cambiamento di una specie che, altrimenti, avrebbe avuto
bisogno di migliaia e migliaia di anni.
In Inghilterra, prima della rivoluzione industriale, verso il
1850, la maggior parte di queste falene era di colore bianco
con variegature più scure sulle ali e sul corpo, mentre le fa-
lene scure erano molto poche (meno del 10%). La situazione
si capovolse dopo il 1850 e raggiunse il culmine agli inizi del
1900: le farfalle bianche erano quasi completamente scompar-
se e sostituite dalle farfalle, sempre della stessa specie, ma di
colore scuro. Questo fenomeno di cosiddetto “melanismo industriale” fu oggetto di numerosi studi che
riuscirono a spiegarlo. Prima della rivoluzione industriale, le betulle, gli alberi su cui si posano queste
falene, avevano essenzialmente la corteccia chiara, resa ancora più chiara dalla presenza di licheni.
Le farfalle Biston betularia, che sono insetti notturni, durante il giorno riposano, rimanendo immobili
sul tronco degli alberi coperti di licheni. Esse, essendo chiare, riuscivano a mimetizzarsi con il tronco
dell’albero, e, non essendo facilmente visibili, non erano preda degli uccelli. Le farfalle chiare avevano
un vantaggio selettivo e le farfalle nere, che erano spontaneamente presenti all’interno della popolazione
di Biston betularia erano svantaggiate, in quanto venivano mangiate dagli uccelli e il loro numero era
pertanto basso.
Con la rivoluzione industriale e il conseguente inquinamento, il fumo derivante dalla combustione del
carbone annerì la corteccia degli alberi (l’annerimento non è dovuto solo all’effetto diretto dei fumi ric-
chi di polvere di carbone, ma anche al fatto che i fumi uccidono i licheni presenti sui tronchi degli alberi;
i tronchi privi di licheni sono più scuri dei tronchi ricoperti di licheni). Le farfalle Biston betularia scure
su un fondo scuro sono meno visibili per il pettirosso e il codirosso, gli uccelli predatori della Biston
betularia, mentre le farfalle chiare avevano ora uno svantaggio selettivo.
Le farfalle nere, favorite dalla se-
lezione naturale perché più adatte a
sopravvivere in quel particolare am-
biente, hanno trasmesso il gene muta-
to per il colore scuro alla progenie e
in questo modo, grazie alla variabilità
genetica dovuta alle mutazioni geni-
che, una specie ha potuto adattarsi ai
cambiamenti ambientali e sopravvi-
vere. Le mutazioni sono il “prezzo”
che una specie deve pagare, per po-
tersi evolvere. 7
CHARLES DARWIN
Charles Robert Darwin was born in 12 february 1809 in Shrewsbury (in west of Birmingham), in a rich
family, (his father was a dentist). When he was 16-years-old , Charles Darwin went to the Edinburg’s uni-
versity to study medicine. But he didn’t like to study this subject. His father propose to Darwin to become
a priest. However the subject that interested him was natural history: during all his childhood he collected
(mineral, insect) and he went birds watching. Later in Edinburg he learnt to stuff the birds. This practice led
Charles Darwin to take part in a local society of natural history, tank to which he published a short article
about the animals that he had discovered.
In Cambridge in particular, his teacher of botanic, Joseph S. Henslow become his friend, thanks to him Dar-
win had the possibility to go in the journeys on the boat Beagle. From 1831 to 1836 he travelled around the
world and during this travel he began to write his most important book about the origin of species.
April 19, 1882, Charles Darwin dies and is buried with honor in Westminster Abbey, not far from the tomb