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inglese: 1984 e distopia
astronomia: il sole
arte: architettura organica
diritto: sviluppo sostenibile
italiano (accenni): svevo l'uomo occhialuto
and his woman are arrested. In the last part of the novel Smith is came in the room
101. Here he is tortured, but at the end, he confesses his crime and mention Julia.
At the top of this hierarchical society is the enigmatic big brother. He is only a face,
but he represents the dictator of Oceania. His physical description remembers the
figure of Stalin and Hitler.
The novel’s title is an inversion of the date, in which Orwell wrote the work. 1984
represents a future date, characterized by dictatorship. This society is dominated by
mass media.
This has a double function
- Brainwashes to the population with the slogan “ war is peace, love is hate and
freedom is slavery”
- Keep the people under control, using telescreen.
La domanda che oggi molti scienziati si pongono è come poter rendere compatibili
questi due universi così apparentemente opposti, da un lato alcuni teorici ritengono
che si debba ritornare allo stadio iniziale, prima che il genio umano cominciasse a
contaminare il mondo. Secondo altri e la mia tesina analizzerà proprio il loro pensiero,
ritornare allo stadio pre-neolitico è impossibile, quindi l’unico modo per ritrovare la
compatibilità è quello di proporre un nuovo equilibrio dinamico, capace di creare una
condizione armoniosa che renda compatibili i bisogni dell’uomo con l’ambiente dal
Dobbiamo rinunciare a una cosa
punto di vista sociale economico e ambientale.
solamente: al nostro dominio. Non siamo i padroni del mondo. Non siamo Re,
né Dei! Possiamo rinunciare a
questo? Troppo prezioso tutto quel
controllo? Troppo allettante essere
un Dio?
L’impatto ambientale irreversibile che
ha caratterizzato l’attività umana negli
ultimi secoli ci ha resi impossibilitati a
ricreare di nuovo l’ambiente idilliaco e
ideale, tipico della preistoria. Dunque
ritornare allo stadio iniziale e ricreare
una terra vergine è ormai un’utopia.
D’altra parte, anche rimanere in queste
condizioni assurde di vita è un’utopia. È impossibile ritornare al passato ma allo stesso
tempo andare avanti nel futuro in questo modo. L’unica soluzione è elaborare, nel
presente, una nuova etica, più “responsabilizzata” che deve tener conto anche del
mondo extraumano e delle generazioni future.
Un’etica che per la prima volta riesca a vedere il mondo come un organismo, un’etica
che per la prima volta faccia riflettere l’uomo sui danni che sta commettendo,
mettendo in pericolo, la sopravvivenza dell’uomo sulla terra.
Maturità 2013 Alessandra Bergonzi Pagina 4
“Se continuiamo a consumare energia e a inquinare con gli attuali ritmi, che destino
riserveremo ai nostri figli?”
Sono le parole di Hans Jonas, filosofo contemporaneo. Visionario dal mio punto di vista,
un uomo che negli anni 70 è riuscito a vedere il maggior problema che caratterizzerà il
21° secolo. Con il cristianesimo si verifica una frattura uomo-natura, che trova poi una
sua formulazione nel dualismo cartesiano. L'uomo, ormai estraneo rispetto alla natura,
stabilisce con essa un rapporto di dominio, espresso dalla tecnica. Da questo punto di
partenza Jonas, di fronte all’odierna civiltà tecnica, che senza limiti sta minacciando la
sopravvivenza stessa del globo ne “il principio responsabilità ricerca di un’etica per la
civiltà”, evidenzia la necessità di creare un’etica più lungimirante, che ci permetta di
prevedere le conseguenze, delle nostre azioni, sulle sorti future. Come abbiamo già
evidenziato prima la meta a cui tende il filosofo e a cui dovremmo tenderci, non è la
perfezione, la ricerca di un paradiso terrestre, ma la sopravvivenza e con essa l’evitare
una “possibile catastrofe ecologica”. A differenza di molti filosofi e scienziati, Jonas è
fiducioso sulla scienza e sulla ragione dell’uomo per questo è forse grazie ad essa che
riusciremo a raggiungere quell’equilibrio dinamico di cui accennavamo prima.
Questa precisazione non ci ha aiutato solo ad escludere una alternativa ma anche a
rendere più problematica l’altra, nel senso che ci consente di inquadrare sotto una
nuova luce il concetto di responsabilità che sembra sorreggerla. La tecnologia, la
scienza, la ricerca non sono necessariamente “negative”, lo diventano nel caso in cui
non sia presente un’etica di base che le sorregge. La tecnologia, dunque, se
responsabilizzata dalla mente umana, può essere una possibile via di fuga, un mezzo
che permetterà all’uomo di ritrovare quell’ armonia ambientale, ormai perduta.
“Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una
piaga. E noi macchine siamo la cura.”
Solo la macchina, da questa citazione, sembra possa aiutarci a raggiungere
l’equilibrio. È da questo presupposto che negli anni ‘70 grazie alla ragione alla tecnica
e alla scienza si sono creati a livello sociale, economico, politico, scientifico e
architettonico dei veri e propri modelli di pensiero che hanno fatto delle parole
“sostenibilità”, “organismo” ed “ecologia” le loro ideologie. Naturalmente non
riusciranno a raggiungere le effettive soluzioni, ma saranno un primo passo per la
creazione dell’armonia.
Gli sviluppi per raggiungere questo obiettivo vennero portati avanti da, Frank Lloyd
Architettura organica
Wright nel suo volume del 1939.
L’attività del costruire non è certo un'attività ecologica, né di difesa dell’ambiente ed il
lavoro dell’architetto modifica senz’altro la natura, sottraendo energie e risorse
all’ambiente. Il settore delle costruzioni assorbe più del 40% delle risorse energetiche
e i prodotti per l’edilizia consumano quantità sempre maggiori di risorse territoriali,
prima fra tutte il suolo. Infatti, un edificio consuma energia durante tutto il suo ciclo di
vita, dalla fase di reperimento delle materie prime per la produzione dei materiali
edilizi, fino al momento della sua dismissione. La fase più critica coincide con l’utilizzo
dell’edificio: su un orizzonte di 50 anni, climatizzazione estiva, riscaldamento,
illuminazione e produzione di acqua calda incidono, per oltre il 90%, sul consumo
complessivo di energia dell’intero ciclo di vita. Pertanto, considerato che l’aspetto
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gestionale di una costruzione edilizia influisce notevolmente sull’impatto che essa ha
sull’ambiente e, quindi, sui costi diretti ed indiretti, l’architettura organica ha, come
obiettivo, la progettazione “consapevole” degli edifici in grado di risolvere l’eventuale
divario tra la concezione estetica-formale e quella energetica-funzionale, sulla base di
un approccio progettuale integrato che garantisca la qualità del risultato anche sotto il
profilo prestazionale, economico ed ambientale.
L'architettura organica è una branca dell'architettura moderna che promuove
un'armonia tra l'uomo e la natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra
ambiente costruito e ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi
artificiali propri dell'uomo (costruzioni, arredi, ecc.), e naturali dell'intorno ambientale
del sito. Tutti divengono parte di un unico interconnesso organismo, spazio
architettonico.
L’Architettura Organica corrisponde molto da vicino a società organica. Così si può
sintetizzare ciò che affermava il maestro fondatore e l'interprete principale di questo
tipo di architettura.
Un'architettura che ha questa idea trainante, rifiuta la mera ricerca estetica o il
semplice gusto superficiale, così come una società organica dovrebbe essere
indipendente da ogni imposizione esterna contrastante con la natura dell'uomo.
Indipendenza quindi da ogni classicismo, ma libertà interpretativa di affrontare
qualsiasi tema, armonizzandolo con il tutto e cercandone soluzioni che in Wright sono
formalmente perfette.
L'architettura organica può riconoscersi nel programma di Wright per le “prairie
houses”, che sembra plasmare la struttura della costruzione armonizzandola con
l'uomo e l'intorno ambientale; è la realizzazione di quel nuovo sistema in equilibrio tra
ambiente costruito e ambiente naturale che è il fine essenziale di questa architettura e
che raggiunge nelle opere di questo maestro il suo livello più alto. Ecco i punti più
importanti di questo progetto organico:
a) ottimizzare il rapporto tra l'edificio ed il contesto. Compito dell'architetto, come
afferma Christian Norberg-Schulz, è creare luoghi significativi per aiutare l'uomo ad
abitare.
b) Privilegiare la qualità della vita ed il benessere psicofisico dell'uomo;
c) Salvaguardare l'ecosistema;
d) Impiegare le risorse naturali (acqua, vegetazione, clima);
e) Non causare emissioni dannose (fumi, gas, acque di scarico, rifiuti);
f) Concepire edifici flessibili e riadattabili nel tempo con interventi di ampliamento o
cambiamento di destinazione d'uso;
g) Prevedere un diffuso impiego di fonti energetiche rinnovabili;
h) Utilizzare materiali e tecniche ecocompatibili, preferibilmente appartenenti alla
cultura materiale locale
In tempi più recenti nuovi settori dell'architettura rispettosi della natura come
l'architettura bioclimatica, l'architettura sostenibile, l'architettura alternativa,
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l'architettura ecologica, la bioarchitettura hanno portato nuovi apporti specialisti.
Queste nuove tendenze “naturalistiche” ricercano un nuovo rapporto con la tecnologia
"appropriato" all'insieme di riferimento, ad esempio nelle fasi di progettazione,
realizzazione e gestione di un green building. Da ciò è derivato il termine di tecnologia
appropriata.
Questa ricerca però è da sempre ossatura portante dell'Architettura organica, che può
essere definita come "madre" di tutte le architetture che tendono all'armonia tra
uomo, tecnologia e natura. Come abbiamo già detto, verso gli anni 70’, in Germania,
si sviluppò la cosiddetta architettura sostenibile (detta anche green building,
bioarchitettura o architettura bioecologica). Progetta e costruisce edifici in grado di
limitare gli impatti nell'ambiente. Piuttosto che un ambito disciplinare, l'architettura
sostenibile progetta e costruisce edifici in grado di limitare gli impatti nell'ambiente.
“L'Architettura Sostenibile è
Architettura unita alla tecnologia,
è Tradizione ed Innovazione
insieme, è Sviluppo e Crescita, è
ciò che noi consideriamo
l'Equilibrio possibile”
In particolare ciò che renderà
l'architettura sostenibile nella
nuova edilizia sarà il
superamento della radicata
tradizione costruttiva e delle consolidate procedure d'approccio, per porre all'inizio del
processo, altri elementi e sistemi considerati fino ad oggi solo marginalmente:
orientamento, soleggiamento, fattori di ventilazione naturale, ombreggiamento
prodotto dalle preesistenze, ma anche l'adozione di sistemi alimentati da biomasse,
sistemi di sfruttamento e gestione dell'energia geotermica profonda, tutto ciò,
realizzato ed integrato con quei materiali studiati appositamente per interagire con
l'ambiente e con le sue caratteristiche peculiari
“Di libertà l’architettura negli anni successivi (al movimento studentesco) ne ha avuto
moltissima, perfino troppa. Oggi i problemi sono altri e molto prima della libertà
dell’architetto viene la responsabilità. La prima preoccupazione è progettare in
maniera sostenibile, nel rispetto dell’ambiente. [..] Il verde, gli alberi, i giardini non
sono tocchi decorativi, ma elementi essenziali di una costruzione che si sviluppa in
alto per non consumare territorio. Abbiamo trascorso un secolo intero a distruggere
terreni agricoli con colate di cemento. Da noi in Italia, dove si è fatto molto peggio che
altrove, sono state asfaltate in questo modo intere regioni. È ora di riparare il danno
che una malintesa libertà dell’architettura ha creato alla società.”
[Renzo Piano]
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La qualità formale dell’architettura deve essere il frutto della cultura, della civiltà, della
sensibilità individuale e collettiva, deve essere in grado ricucire l’antica alleanza tra gli
abitanti e la loro casa, con una serie di relazioni che, secondo i principi