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Sintesi
Italiano: Panismo Dannunziano
Storia: Progetto Manhattan (Bomba Atomica)
Estimo: Gli espropri della Tav ( accordo quadro)
Inglese: Master Plan
Topografia: Profilo di brukner
Disegno e Progettazione: La casa in paglia
Costruzioni: Tecniche costruttive della Paglia
Estratto del documento

Dal punto di vista letterario si sono succedute diverse visioni della natura e del suo

rapporto con la tecnologia e l’uomo. La visione più mistica del novecento deriva ,senza

dubbio, da Gabriele d’Annunzio. Infatti si è soliti accostare al poeta pescarese la filosofia

del Panismo. D’Annunzio incarnò perfettamente la figura dell’eroe decadente raffinato

cultore del bello, unito all’aristocratico disprezzo di ogni aspetto grigio e anonimo del

vivere. Successivamente venne a contatto con le teorie di Nietzsche, che il poeta

abbracciò nelle forme più esteriori e lo indirizzarono verso un ideale di “superuomo” a cui

uniformò se stesso e molti dei suoi personaggi. Furono suoi modelli gli autori più

importanti a livello italiano e straniero ( Verga, Wild, Carducci, ecc) che egli manipolava

con originalità in quanto la sua poetica non era basata sui sentimenti ma su un profondo

coinvolgimento dei sensi. Grazie alla magistrale abilità stilistica, la produzione di

D’Annunzio si svolse sotto il segno di una sostanziale unità, nonostante la varietà dei

generi letterari di volta in volta abbracciati. Così è possibile tracciare una parabola che

conduce, in maniera coerente, dagli esordi di gusto verista passando dalle fasi

dell’estetizzazione, bontà, superomismo e chiudendo con il frammentarismo della fase

“notturna”. Nel complesso l’arte Dannunziana si può considerare “estetizzante”, perché

mira alla preziosità, alla raffinatezza, alla musicalità del linguaggio w il lettore si trova quasi

immerso nelle atmosfere poetiche che il verso suscita, e parte integrante della natura.

Questa fusione con la natura è proprio il concetto chiave del panismo. Il termine deriva dal

nome del dio greco Pan, divinità dei boschi. Esso comporta di vivere la fusione con la

natura in maniera mistica quasi come se ci troviassimo dinnanzi a una venerazione laica

nel quale solo lasciandosi andare si riesce a vivere la metamorfosi con la natura. Alcuni

grandi esempi di questo tipo di poesia derivano da: La pioggia nel pineto, Meriggio e

Stabat nuda aestas. La pioggia nel pineto è la lirica più famosa di D’Annunzio, la

caratteristica predominante in essa è la musicalità della sua tessitura e del suo linguaggio.

Il poeta ha cercato di trasformare le parole in musica cercando di riprodurre il linguaggio

segreto del bosco che in questo caso coincide con la musica che la pioggia suona

cadendo sugli alberi. La prima strofa si apre con un invito del poeta ad ascoltare la natura

“taci”, e ciò crea anche una stupita aura di silenzio in cui la melodia della pioggia e delle

sensazioni ad essa legata si deve spiegare. Il tema panico appare subito e arriva alla

realizzazione del suo scopo nell’ultima strofa quando il poeta e la sua donna diventano

essi stessi strumenti suonati dalla pioggia. Meriggio è un'altra opera di chiaro stampo

panico. Il testo, composto di quattro strofe, è divisibile, tematicamente, in due parti: nelle

prime due strofe si accampa in primo piano il paesaggio marino alla foce dell’Arno, nell’ora

caldissima del meriggio; nelle ultime due invece si manifesta la trasfigurazione panica del

poeta che, annullando se stesso nella natura, smarrisce la propria identità umana per

acquisirne una divina, ovvero non relativa e temporale ( è evidente che il panismo

dannunziano non è disassociabile con la caratteristica del superuomo) . La perdita del

nome è il momento culminante dell’immersione del poeta nel meriggio estivo, che diventa

di fatto l’unica realtà; spariscono cioè sia l’io, sia il paesaggio “ E la mia vita è divina”. Il

terzo chiaro esempio di poesia panica arriva da stabat nuda aestas. In questa lirica si

parla dell’estate , impersonificata da una donna che il poeta rincorre ma non raggiunge

mai e questa dopo essersi voltata a guardarlo entra in acqua. Questa situazione, quasi

onirica, è il percorso di un estate ma anche di una vita che si attua nella pienezza, la fame

di vita sempre agognata e mai raggiunta da parte di D’Annunzio. Questo tre liriche

sembrano quasi collegate, come se fossero cicliche. Un ciclo che inizia con la pioggia e si

conclude con l’immersione nell’acqua e dove l’elemento base è la fusione con la natura

perché d’annunzio interpreta il rapporto con essa come un qualcosa da vivere in maniera

totale, un rapporto quasi metafisico dove il poeta si lascia andare all’intuizione e usa l’arte

come strumento per rendere realizzabile l’irrealizzabile. Il tutto usando un linguaggio ricco

di figure retoriche, musicale e capace di trasmettere l’emozioni che il poeta percepisce.

STORIA:

La natura non è stata sempre rispettata nel corso della storia. Il più grande esempio deriva

dall’ultimo conflitto mondiale, dove si progettò e utilizzò una bomba atomica distruggendo

al suolo le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Questi bombardamenti con armi non

convenzionali causarono circa 170'000 vittime prevalentemente civili ma ancor più gravi

furono i danni che le radiazioni provocarono sull’ambiente circostante e sulle future

generazioni. L’utilizzo di bombardamenti atomici sul Giappone e più in generale i

bombardamenti europei condotti con armi convenzionali, rientra nel contesto storico,

psicologico e morale di guerra totale. Infatti, nella seconda guerra mondiale sparì

progressivamente ogni distinzione fra obiettivi militari e obiettivi civili. Un chiaro esempio

deriva dagli inglesi. Essi cronologicamente parlando, furono attaccati dai tedeschi nella

battaglia d’Inghilterra ottenendo quasi 40 000 vittime civili e si erano ripromessi di non

attaccare mai obiettivi civili anche se tedeschi. Questo impegno morale durò fino al 1942

quando fu Winston Churchill in persona ad autorizzare i bombardamenti sul suolo tedesco

sostanzialmente per due motivi: innanzitutto perché i bombardamenti erano l’unico modo

che gli inglesi avevano per colpire il nemico sul teatro europeo e poi era un modo per

andare incontro alle richieste di Stalin. Ma nel 1944 la tecnologia grazie alla macchina

bellica aveva fatto passi da gigante, basti pensare alle enormi differenze tra primo guerra

mondiale dove gli attacchi si conducevano con i biplano e la cavalleria. Gli aerei erano

precisi nel lancio di bombe e si potevano evitare stragi civili ma così non fu. Questo perché

si puntava ad utilizzare i bombardamenti come elemento per terrorizzare le popolazioni e

considerare legittimo il massacro dei civili pur di raggiungere obiettivi strategici. Ma perché

si arrivò all’utilizzo dell’ Atomica? Come detto la tecnologia nei periodi bellici viaggia a una

velocità tripla o perlomeno si hanno applicazioni immediate, sotto gli occhi di tutti, di ciò

che viene studiato. Così fu anche per la bomba atomica. Il tutto partì nel 1939 come

semplice progetto di ricerca, il Progetto Manhattan mutò nel 1942 i propri obiettivi e crebbe

fino a occupare più di 130 000 persone, costando alla fine oltre 2 miliardi di dollari

dell'epoca, circa 30 miliardi dei nostri tempi. Questo progetto poteva vantare tra le sue fila

numerosi scienziati americani e stranieri che rientravano nella olimpo della fisica mondiale

come Enrico Fermi, Bohr, Albeson e molti altri. Verso il 1940 in Germania si arrivò a

ottenere la fissione atomica e alcuni scienziati rifugiati avevano paura che tale energia

fosse usata a scopi bellici, così Alber Einstein si fece portavoce di quest’inquietudine e

scrisse al presidente Roosevelt chiedendo l’attivazione di un programma atomico. Nel giro

di 5 anni gli stati uniti non solo divennero maestri nella scissione atomica ma riuscirono

anche a incanalare l’energia liberata in un ordigno che utilizzarono non tanto per piegare i

giapponesi oramai sconfitti, piuttosto la “dedica” delle due esplosioni fu rivolta all’ Unione

Sovietica creando così le prime schermaglie di guerra fredda. Guardando da una

prospettiva diversa il progetto Manhattan si può sottolineare la velocità e l’efficienza della

tecnologia e della tecnica mostrata da un equipe di scienziati di livello internazionale.

Questo però è anche il primo grande esempio di tecnologia vista come arma di distruzione

della natura, l’uomo sale in cattedra per mostrare la sua superiorità sulla natura mostrando

che se una cosa è possibile deve divenire reale e se esiste uno strumento, allora bisogna

servirsene. Ma spesso la situazione si capovolge e l’uomo artefice di uno sviluppo

tecnologico non riesce più a mantenere le redini e compie ciò che la tecnologia rende

possibile, anziché servirsene per realizzare ciò che giudichiamo utile.

ESTIMO

Spesso l’uomo non riesce a tenere sotto controllo lo sviluppo tecnologico come se esso

andasse più veloce quasi come un treno. Ed è proprio di treni tecnologici, ad alta velocità

che parlerò adesso. La decisione di dotare la nostra penisola di un tratto ferroviario ad alta

velocità arriva negli anni ’90 del secolo scorso. Allo scopo gestire, progettare e realizzare

tale opera fu creata la società privata TAV ( treni ad alta velocità). Tale società aveva

anche il compito di occuparsi della parte amministrativa riguardante gli espropri delle aree

su cui doveva transitare la futura linea. All’inizio del 2000 la fase di progettazione era

terminata mentre i riferimenti normativi per l’esproprio, essendo esso tra privati, erano la

legge del banco di Napoli del 1865 e la legge per la casa del 1971. Trattandosi di una

grande opera e con artefici principali dei privati ci fu la necessità di un altro riferimento per

quanto riguarda la normativa degli espropri. Partendo da questi concetti fu sviluppato

l’accordo quadro. Esso ha previsto contenuti di forte innovazione e attualità che hanno

permesso la costruzione e la realizzazione della tratta ad alta velocità Milano-Firenze che

è attiva dal 2008. Entrambe le parti convenute avevano degli obiettivi che sono rientrate

nell’accordo quadro. L’Ente espropriante, seppur privato, aveva la necessità di procedere

nei lavori in maniera spedita ma soprattutto senza suscitare l’opposizione o il disappunto

dei cittadini. I proprietari e quindi le associazioni, dovevano definire gli aspetti economici

che la legge non copriva e inoltre dovevano ottenere garanzie dal punto di vista dei

pagamenti. Gli argomenti affrontati dall’accordo quadro sono molteplici come prevedibile,

però gli argomenti fondamentali sono inseriti nei primi articoli:

 l’ art. 1 Vengono indennizzati per la prima volta anche i proprietari di fabbricati non

espropriati, cioè i fabbricati non direttamente impattati dall’opera ma che si trovano

in una fascia di rispetto di 50 m. Alla base di questa decisione stanno diversi fattori

inquinanti e pregiudizievoli per la qualità abitativa. Tale indennizzo viene calcolato in

base ai prezzi di fabbricati simili calcolati con il costo di costruzione a nuovo.

 L’art. 2 prevede vengono equiparati ai coltivatori diretti gli IATP con il beneficio dei

VAM triplicati.

 L’art. 3 Vengono applicate agli espropri tra privati le modalità di calcolo d’indennizzo

e procedure proprie dell’Esproprio da parte di enti pubblici (utilizzo VAM, cessione

volontaria, maggiorazioni in caso di accettazione….)

 Art. 6 Nel caso di esproprio parziale vengono applicati gli stessi criteri dell’esproprio

totale. L’ente espropriante prende in considerazione la possibilità di procedere con

l’espropriazione totale qualora la produttività risulti irrimediabilmente compromessa.

I terreni espropriati e non utili ai fini della costruzione della linea sono utilizzati per

opere di verde e mitigazione dell’impatto ambientale.

 Art. 8 Il pagamento avviene per l’ 80 % del totale al momento dell’ occupazione e il

restante 20 % a una distanza di 3-4 mesi.

 Art. 10 Viene introdotto il concetto dei frutti pendenti ai quali la vecchia normativa

non faceva riferimento.

L’articolo 6 introduce un concetto fondamentale: utilizzare elementi naturali per migliorare

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