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Supereroe:speranza e rivalsa sociale, tesina
Supereroe:speranza e rivalsa sociale, tesina
Storia: Captain America - Soldato per l'America nella Seconda Guerra Mondiale
Filosofia: Batman - un Oltreuomo Nietzschiano
Italiano: Le maschere di Spiderman (Pirandello)
Fisica: La fisica dei Supereroi - James Kakalios
La caratteristica principale di ogni Supereroe, come
è noto, è quella di indossare un costume o una
maschera per nascondere la propria vera identità.
Dietro a quel bizzarro travestimento c’è sempre una
persona che vive anche una vita “parallela” a quella
dell’eroe ovvero quella dell’uomo comune.
Spiderman, personaggio dei fumetti creato da Stan
Lee nel 1962, è costantemente diviso tra la vita da
liceale studioso e puntiglioso, fatta di amori non
ricambiati, prese in giro da parte dei compagni e
delusioni, e la vita da paladino della giustizia. Peter
Parker indossa una maschera e vive nella forma, vive
cioè la parte impostagli dalla società e dai suoi stessi
doveri morali. Dalla morte di suo zio Ben, che
Spiderman amava come se fosse stato un padre, si sente moralmente in dovere di
assumere la parte del supereroe: “Da grandi doveri derivano grandi responsabilità”.
Nella letteratura italiana il concetto di “maschera” e di “forma”, la scissione tra ciò
che si è interiormente e ciò che di noi appare alla società, è ben visibile nell’arte
umoristica di Pirandello. Lo scrittore siciliano inaugura l’arte umoristica con “Il fu
Mattia Pascal” nel 1904: è in quest’opera che delinea la sua poetica all’insegna dello
scandaglio psicologico dell’uomo. Per Pirandello l’uomo non ha una sola ed
immutabile personalità, ma ne possiede diverse a seconda del contesto sociale in cui
agisce. E’ la cosiddetta “frantumazione dell’io” che sfocia nel dualismo tra ciò che
siamo e la maschera che indossiamo ogni giorno nel contatto con il mondo esterno. Il
personaggio, o maschera, è costretto a vivere nella forma, ovvero nelle convenzioni
sociali, negli ideali, in ciò che paralizza la vita e fa si che non vi sia armonia tra desiderio
e realizzazione di esso. I personaggi pirandelliani sono vittime della trappola che gli
tende la vita, sono cioè obbligati a vivere imprigionati nelle catene della forma, in
modo passivo e incosciente (maschera) o accettando in modo amaro e consapevole i
propri “autoinganni” (maschera nuda). I personaggi “si guardano vivere dall’esterno”,
riflettendo sull’insignificanza della vita.
Dopo gli studi umanistici svolti a Palermo, Pirandello avverte il disagio di una realtà
culturale limitata che sperimenta in tutta la sua produzione letteraria; da “Marta 22
Pag.
Ajala”, “Il fu Mattia Pascal” e “Uno, Nessuno e Centomila” fino alle opere teatrali e
la raccolta “Novelle per un anno”.
In particolare nella novella “La carriola”, contenuta nella
sopracitata raccolta pubblicata tra il 1922 e il 1937,
Pirandello presenta questi concetti mediante la storia di un
avvocato di successo che dopo un’improvvisa epifania,
capisce che la sua vita è come una messa in scena.
Il protagonista di ritorno da un viaggio in treno, inizia a
contemplare l’incantevole paesaggio che si scorge dai
finestrini. A quel punto si accorge di sentirsi estremamente
insoddisfatto della vita, percepisce il “brulichio d’una vita
diversa”, ha una visione di una vita che “era da vivere là
lontano e non era nata”, un qualcosa che non ha mai
potuto vivere. L’avvocato sperimenta il dramma dell’esistenza umana, la “sua
tragedia”; tornato a casa non la riconosce più come sua e si guarda dall’esterno come
un uomo profondamente diverso da quello che ha davanti, quasi come “un nemico di
sè stesso”. La reazione dell’avvocato è inizialmente folle e violenta contro la sua
abitazione e contro la sua stessa famiglia, ma ripensando al dovere morale che ha nei
confronti dei figli e della moglie, rinsavisce concedendosi però una bizzarra abitudine
quotidiana che gli permetta di estraniarsi per un momento “da quell’uomo
insoffribile” che “il suo spirito […] avrebbe preso a calci”. Ogni giorno, chiudendo a
chiave l’uscio al mondo esterno, compie la sua ribellione in gran segreto: “corro a lei,
alla cagnetta che dorme sul tappeto; piano, con garbo, le prendo le due zampine di
dietro e le faccio fare la carriola”.
“Chi vive, quando vive, non si vede: vive... Se uno può vedere la propria vita, è segno
che non la vive più: la subisce, la trascina. Come una cosa morta, la trascina. Perché
ogni forma è una morte. [...] E grido, l’anima mia grida dentro questa forma morta
che mai non è stata mia: «Ma come? Io, questo? Io, così? Ma quando mai?”
In questo testo Pirandello esprime pienamente il contrasto tra due personalità
antitetiche all’interno della stessa persona. L’avvocato, che ha vissuto una vita di
successo, austerità e compostezza, rivela invece una personalità totalmente opposta:
si dimostra debole, quasi folle e instabile. La sua nuova indole lo preoccupa a tal
punto da credere che lo sguardo di una cagnetta, trasposizione dello sguardo della
società, possa tradire la sua vera identità. 23
Pag.
Allo stesso modo Peter Parker vive una vita stabile, moderata, ma mediocre,
nascondendo una seconda identità eclettica, eroica, sfrontata. Spiderman vive una
vita a metà: una parte da studente modello e mediocre fotografo, l’altra da eroe
mascherato per la salvaguardia dei più deboli.
Tuttavia il supereroe vive con insofferenza l’insopportabile esistenza quotidiana: è
un personaggio pieno di contraddizioni (esattamente come il protagonista della
novella) e si chiede spesso il perché del proprio agire.
Sono proprio i doveri morali, come nel caso dell’avvocato, a cristallizzare la sua
volontà: i due personaggi non trovano coerenza tra i propri desideri e la loro
realizzazione, vivendo quindi un malessere interiore, un tormento che non gli fa
accettare a pieno nessun risvolto della propria esistenza.
Il giudizio della società nei confronti di Spiderman è la chiave di lettura fondamentale
della sua interiorità: è questa infatti ad esaltare le doti del supereroe che si sente 24
Pag.
delegato alla protezione della loro vita. Al contrario Peter Parker, intellettualmente
dotato, non riesce ad esprimersi risultando mediocre su molti fronti, soffocato dai
pregiudizi delle persone che gli stanno intorno.
L’avvocato di Pirandello soffre del giudizio
della società; non riesce infatti a
distaccarsi dall’immagine di persona di
successo, sicura di sé, austera e
moralmente integra che gli attribuisce il
mondo esterno. Tuttavia non potendo
togliersi questa maschera trova rifugio
nel suo quotidiano momento di libertà,
che agli occhi del mondo sarebbe pura
follia.
Molti sono quindi gli aspetti in comune tra
i supereroi e i personaggi pirandelliani,
ma alla luce di tutto questo ci si potrebbe
chiedere: il vero supereroe è Spiderman o Peter Parker? E’ più apprezzabile l’avvocato
integerrimo e sicuro di sé o l’avvocato che prendendo coscienza dell’inganno della
vita rivendica le proprie libertà? Per Pirandello non esiste risposta, tutto è relativo.
25
Pag. 26
Pag.
L'intreccio tra Fisica e Fumetti sembra
impossibile, ma in realtà molti supereroi si
basano sulla scienza, sulla tecnologia e
sulle regole fisiche.
Il libro di James Kakalios ci mostra come le
gesta degli eroi in calzamaglia (Flash,
Superman, Magneto e Ant Man) siano
perfettamente spiegabili dalla fisica
ipotizzando che tali mutazioni siano
possibili. I personaggi dei fumetti offrono
numerose occasioni per parlare di fisica e il
ricco campionario di Supereroi consente a
Kakalios di spaziare dalla meccanica alla fisica moderna.
Uno dei capitoli più interessanti del libro è quello in cui si parla di Clark Kent e delle
sue origini: Kal-El, quindi Superman, è nato su un pianeta con un’accelerazione di
gravità molto maggiore rispetto a quella terrestre ed ha sviluppato dei muscoli che gli
permettono di compiere gesti atletici impossibili per un terrestre.
Alle sue origini non era ancora in grado di
volare, ma superava comunque grattacieli
alti 200 metri con un solo salto. Quale
velocità deve avere il supereroe per
arrivare con un solo salto ad un’altezza di
200m? Superman per saltare così in alto
deve vincere la forza di gravità: grazie ai
suoi muscoli infatti, esercita sul terreno una
forza maggiore del suo peso e per il terzo
principio della dinamica il terreno esercita
su di lui una forza uguale ed opposta che lo spinge verso l’alto. Quando Superman
salta, la forza peso si oppone al moto rallentandolo e quando raggiunge la cima del
grattacielo la sua velocita è nulla. 27
Pag.
2
Sapendo che per il moto uniformemente accelerato s = ½gt e v = gt, eliminando il
tempo si ha
2
v = 2gh . Applicando tale formula si ottiene che v = 62m/s = 225Km/h.
O
Supponendo che il tempo impiegato da Superman per spingere sul suolo con i muscoli
delle gambe sia ¼ di secondo, la sua accelerazione è
2
a= ∆v / t = 250 m/s
Se Superman ha una massa di 100kg, la forza per farlo saltare è F = ma ossia
2
F = 100kg*250 m/s = 25.000N,
cioè circa 5600 libbre, quindi 12.320 kg.
I muscoli del supereroe riescono ad esercitare sul terreno
una forza di 5600 libbre perchè Superman è nato su un
pianeta con una gravità molto maggiore della Terra. Se
supponiamo che la forza esercitata sul suolo sia il 70% in
più del suo peso su Kripton si ha che la gravita è 15 volte
quella della Terra. La forza incredibile di Kal-El è quindi
perfettamente spiegabile tramite la fisica, almeno
nell’universo del fumetto.
Nel capitolo successivo Kakalios si concentra su Berry
Allen, alias Flash (DC, 1940). Berry ha il dono della
supervelocità che gli permette di correre lungo le
pareti dei palazzi, sulla superficie dell’oceano e di
afferrare proiettili e tutto ciò è perfettamente
spiegabile supponendo che Berry si muova a velocità
prossime a quelle della luce. Una conseguenza della
sua enorme velocità, ad esempio, è il fatto che nel
fumetto non riesce a comunicare con le persone che si
trovano accanto o dietro di lui. Questo perché corre ad
una velocità maggiore di 335 m/s, la velocità del suono
nell’aria. Anche la tecnica con cui Flash riesce a
prendere i proiettili è coerente con le leggi della fisica:
Flash adatta la sua velocità a quella del proiettile i