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Legislazione sociale: Le figure professionali del sociale
Diritto ed Economia: Provvedimenti legislativi che hanno contribuito a regolare la materia riguardante le occupazioni e le professioni del sociale; Welfare state, cooperative sociali, aziende no-profit, volontariato, ONLUS. Integrazione scolastica e sociale; Arte terapia e teatro terapia
Disciplina tecnico amministrativa: Analisi di alcuni CCNL applicati alle professioni sociali (aggiornato al marzo 2009 su dati Formez)
Inglese e psicologia: Carl Gustav Jung’s Theory about Life Stages. Main types of Drugs
Italiano: Novecento, protagonisti a confronto: D’Annunzio, Pascoli e Pirandello
Psicologia: La motivazione. Teorie a confronto. Il disagio. I servizi
Storia: La seconda guerra mondiale
Prova di ciò si ricava dalla dimensione quantitativa delle figure professionali citate nei contratti collettivi, descritte
nell’allegata tabella riepilogativa. Si consideri che, nei 14 contratti esaminati, emergono ben 84 figure professionali,
delle quali 55 (pari al 65% del totale) sono citate una sola volta e 15 (pari al 17%) sono citate 2 volte. Ciò significa che
solo 14 figure professionali (pari al residuo 18%) sono citate nei contratti più di 2 volte.
L’analisi sulle citate figure professionali è stata condotta con riferimento ai seguenti elementi: inquadramento,
mansioni, requisiti di accesso/competenze professionali, progressione economica, retribuzione base.
Prima della loro lettura, appare utile tenere conto di alcune considerazioni preliminari.
La scelta dei 5 items indicati è stata effettuata per offrire un’analisi il più possibile completa e significativa, non
essendo nessuno degli items da solo in grado di fornire indicazioni in assoluto esaustive. Per quanto riguarda
l’inquadramento, emerge una non immediata comparabilità degli inquadramenti dei diversi contratti, che deriva in
parte dalla diversa denominazione utilizzata; si va, infatti, dalle aree alle categorie o ai livelli.
Peraltro, occorre tener conto anche della diversa articolazione dei livelli o categorie di inquadramento: si va dai
sistemi di inquadramento che classificano il personale in 4 categorie (è la soluzione di taluni contratti collettivi relativi
ai comparti del pubblico impiego) a quelli che “spalmano” le figure professionali in 6 o 7 categorie di inquadramento.
Ecco perché si è ritenuto opportuno inserire, tra gli items di confronto, la retribuzione base, elemento che traduce in
termini economici gli effetti dell’inquadramento. La significatività del confronto, su questo ultimo dato, va valutata
tenendo presente che la retribuzione base è uno, non l’unico, degli elementi che caratterizzano la dimensione
economica dell’inquadramento e che le differenze tra le retribuzioni base possono inoltre essere dovute ai differenti
periodi\ di vigenza contrattuale dei contratti collettivi analizzati. Sempre a proposito dell’elemento retributivo, si
sottolinea che emerge una maggiore differenziazione retributiva, tra i diversi contratti collettivi, con riferimento alle
figure professionali con inquadramento più elevato, tra quelle analizzate.
Per quanto riguarda le mansioni, l’analisi offre informazioni interessanti per definire il contenuto di ciascun profilo
professionale anche se le differenze non sono particolarmente significative tra i contratti collettivi. Occorre, peraltro,
tener conto del fatto che il mansionario è generalmente riferito alla categoria o al livello di inquadramento nel suo
complesso e non ai singoli profili professionali, che i contratti collettivi esaminati, come già evidenziato in precedenza,
citano a titolo meramente esemplificativo.
Differenze più nette emergono dal confronto relativo all’item requisiti di accesso/competenze professionali. In questo
caso, vi sono contratti che indicano esplicitamente il titolo di studio per il riconoscimento di una specifica figura
professionale, talvolta rinviando alla relativa normativa di fonte ministeriale; in altri casi, i contratti si limitano ad
indicare le competenze professionali necessarie per l’esercizio di una determinata attività, facendo riferimento
prevalentemente alla categoria o al livello di inquadramento nel suo complesso.
Per quanto riguarda, infine, le modalità di progressione economica, va segnalato che non mancano casi di contratti
collettivi che prevedono tuttora automatismi, prevalentemente con riferimento alle figure professionali con
inquadramento più basso.
La tendenza quasi generale è verso la progressiva eliminazione degli automatismi, attraverso l’introduzione di
procedure di valutazione tendenti a premiare l’accresciuta professionalità dei dipendenti; la determinazione in
concreto delle procedure è demandata generalmente alla contrattazione collettiva integrativa aziendale, talvolta
sulla base di criteri fissati dalla contrattazione collettiva nazionale. 27
Pagina
Trattazione degli argomenti
Italiano Novecento, protagonisti a confronto: D’Annunzio, Pascoli e Pirandello
(pp. ______ )
Con il termine Decadentismo si suole indicare una lunga e complessa stagione artistica e culturale, ricca di espressioni
diverse ed anche opposte, che iniziò in Francia negli ultimi decenni dell’Ottocento per poi diffondersi rapidamente in
tutti i principali Paesi europei. Il termine Decadente ha perduto la connotazione spregiativa attribuitagli da taluni
ambienti culturali ed accentuata dal Croce in ambito idealista, ed ha oggi un valore solo storiografico. Il Decadentismo
fu, prima di tutto, uno stato d’animo di perplessità smarrita, un sentimento di crisi esistenziale, che si è venuto
progressivamente approfondendo nella prima metà del nostro secolo, travagliata da tragiche esperienze di guerre,
dittature, rivoluzioni, e anche da scoperte scientifiche sconvolgenti.
Due sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista: il sentimento della realtà come mistero e la scoperta
di una nuova dimensione nello spirito umano, quella cioè, dell’inconscio, dell’istinto, concepita come anteriore e
sostanzialmente superiore alla razionalità.
Atteggiamenti tipici del Decadentismo furono: predilezione per le esperienze rare, sottili, artificiose, “proibite”;il
recupero di un ideale estenuato di bellezza; l’evocazione di un oriente misterioso e sensuale; il disprezzo per le idee
umanitarie e socialistiche, inteso principalmente come rifiuto del positivismo borghese; l’esaltazione dell’irrazionale; il
gusto per l’esoterico e l’occulto, per l’ascesi mistica o (all’opposto) per l’inferno dei bassifondi; la riproposta del
dandysmo baudeleriano, come eversione e privilegio spirituale. Solo in Francia si può parlare di una vera e propria
corrente decadente.
Il Italia il fenomeno viene vissuto di riflesso, principalmente nelle figure di D’Annunzio, per quanto riguarda gli aspetti
più estetizzanti, e di Pascoli. Nella sua vasta opera D’Annunzio tentò in ogni modo e con ogni espediente di realizzare
quella fusione tra arte e vita che fu il sogno di tanti artisti decadenti. Egli era mosso dal proposito di europeizzare la
cultura provinciale come era allora quella italiana. Ma la sua grande forza assimilatrice e mimetica nascondeva una
sostanziale disponibilità a tutto, cioè un congenito e quasi patologico vuoto di problemi e di istanze. L’aspetto più
attendibile e più valido della sua opera risulta essere quello originario: l’autenticità nel cogliere e la magistrale abilità
nell’esprimere, la comunione di sensi e di animo col tutto, le suggestioni di una sensualità rapita “fuori dei sensi”.
Questa capacità di rivivere in sé la vita della natura, cioè il cosiddetto “panismo” dannunziano, rappresenta nella
nostra letteratura quella che è una componente essenziale del decadentismo: il momento del dissolversi dell’io e
l’affacciarsi di un rapporto nuovo, non per via logica con le cose.
effabile
Da vate il poeta diventa veggente; da guida della storia a decifratore dell’ineffabile interiore. D’annunzio creò nelle
sue pagine immense macchine di ostentazione dove regna la parola come fine (eccesso di retorica).l’innegabile lezione
che D’Annunzio lasciò al novecento va cercata nella vena intimistica, “notturna”, della sua produzione e sul piano
formale nello splendore di un linguaggio analogico che esprime per suggestione più che per comunicazione. Opposta
fu la posizione del Pascoli. La sua poetica è espressa nella prosa de “il Fanciullino”, qualcosa che è presente in ogni
uomo e che riesce a contemplare il mistero con infantile freschezza. Il poeta coincide con il fanciullino e deve liberarsi
da ogni “struttura” culturale per poter scoprire la poeticità nelle piccole cose della natura e giungere ad una
rappresentazione mistica del reale. Ne discende che la poesia non è invenzione ma scoperta, da parte del poeta, di
qualcosa che si trova nelle cose che lo circondano. La poesia non ha carattere di razionalità ma è intuitiva; per
esprimersi ha bisogno di una lingua spontanea e anti letteraria. Non deve proporsi scopi morali o umanitari poiché
sono già insiti in essa. Questo è il substrato teorico di una poesia che ha saputo conservarsi nella sostanza fedele a se
stessa. Legato ad una visione del mondo di impronta positivistica, fu in contrasto con il positivismo per la scarsa
fiducia riposta nelle scienze.
Con la sua vasta opera narrativa, saggistica e teatrale, Pirandello si impone come uno degli autori più importanti del
novecento, non soltanto italiano. L’intellettualismo, l’antiletterarietà, lo scetticismo, il senso della contraddizione, la
sfiducia nella razionalità, la mancanza di ideali, indicati spesso in lui come limiti, furono in realtà soltanto alcuni degli
aspetti di un’acutissima presa di coscienza della crisi dei valori che si era aperta nella società e nella cultura e
letteratura borghese di uscite dall’ottocento. In questo senso Pirandello segnò uno dei momenti più alti del 28
Decadentismo a livello italiano ed europeo. Il suo sviluppo da un terreno veristico e regionale ad un’esperienza
decadente e cosmopolita, resta emblematico per molti versi. Pirandello ebbe chiara la crisi di identità dell’uomo Pagina
moderno, che non è più uno ma tanti, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi; nell’uomo egli mise in luce
la relatività assoluta di ogni atto e pensiero che nessuno dei criteri tradizionali può ormai discriminare come vero o
falso, razionale o irrazionale, normale o folle. I suoi pazzi lucidi anticipano sotto molti aspetti un nuovo modo di
concepire il personaggio ed il messaggio che egli porta con sé. Contribuì alla fondazione del romanzo moderno e alla
rottura con gli schemi del teatro tradizionale con innovazioni tecniche e sperimentazioni audaci. E al teatro resta
affidato il successo persistente dell’opera, in Italia e all’estero. Egli emerge come un classico della modernità e
altrettanto attuale e provocante si rivela il suo immaginario narrativo e scenico.
Le contraddizioni della nuova rivoluzione industriale, i conflitti di classe, l’affermarsi di pericolosi imperialismi e la
caduta degli ideali romantici avevano determinato inquietudine e senso di smarrimento nelle coscienze, nonché
sfiducia nel progresso e crisi dell’ottimismo positivista. Gli artisti decadenti si volsero quindi a cogliere ed esprimere la
tormentata condizione del loro tempo, sentendosi sempre estranei ad un mondo in rapida trasformazione e dominato
dai meccanismi di mercato, insofferenti dell’ideologia del Positivismo e più in generale della pretesa della scienza di
spiegare, semplificandole, la complessità della vita. Da qui l’emarginazione dell’artista decadente, la sua avversione al
conformismo della società borghese, la sua esaltazione di un’esistenza del tutto libera ed indipendente, il suo
ricercare, infine, una nuova spiritualità basata su due aspetti in particolare: sentire la realtà come mistero e ritenere
l’istinto e l’inconscio superiori alla razionalità.
Al di sopra dell'intelletto si impone il subcosciente, cioè un protagonista sinora ignoto alle lettere. Il subcosciente è in
contatto con le regioni più segrete dell'io, proteso a cogliere i battiti inafferrabili che ci provengono dalle regioni
dell'ignoto, le fulgurazioni del sentire.
Un brivido nuovo coglie veramente i decadenti, quel brivido che deriva dalla voluttà di abbandonarsi alle indagini più
temerarie, di sollevare alla luce della coscienza ciò che rimane per sempre sepolto nella sordità più comune degli
uomini. La religiosità istintiva dell'età romantica degenera in un misticismo pervertito, contaminato con le esperienze
più inquiete dei sensi.