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Sociologia: il suicidio secondo -Émile Durkheim
Statistica: grafici e dati ricercati sul territorio
IL SUICIDIO IN PROVINCIA DI TRENTO
Nel panorama italiano il Trentino spicca per tasso di suicidi. I dati rappresentati per la provincia di
Trento fanno riferimento alle statistiche del flusso informativo della mortalità fornite dalla
collaborazione tra il Servizio di Statistica della Provincia autonoma di Trento e il Servizio
epidemiologico dell'APSS, cui vanno raffrontati i dati nazionali sulle cause di morte forniti
dall'ISTAT e da Health for all – Italia.
Nel grafico seguente si possono notare i trend del periodo 1990-2007 con distinzione di genere per
tutta la provincia di Trento.
6 L'andamento evidenzia una media di 33,7 eventi all'anno nei maschi e una media di 10,7 eventi
all'anno nelle femmine ogni 100.000 abitanti. Nei maschi sembra emergere una lieve riduzione nel
tempo, mentre nelle femmine un lieve aumento.
6 Dati forniti dal servizio di statistica della provincia di Trento e dal servizio epidemiologico dell'APSS. 5
Attraverso il seguente grafico si evidenzia il tasso di suicidi nei vari comprensori del Trentino:
7 Dalla statistica appare che il più alto tasso di mortalità senza distinzione di genere durante il
periodo 2003-2007 si rileva in Val di Sole, dove però la base di popolazione relativamente limitata
può distorcere la percezione del dato rispetto ad altri comprensori con maggiore popolazione.
Nel seguente grafico si evidenziano i casi di suicidio in tutta Italia:
8 Si può notare che il tasso più alto di mortalità per suicidio e autolesionismo,calcolato su ogni
100.000 abitanti, sia nei maschi che nelle femmine nel 2003 è tra i più alti in Sardegna e in Val
d'Aosta,mentre tra i più bassi c'è la Campania, la Liguria, il Lazio, il Molise, la Calabria e la Puglia.
7 Dati forniti dal servizio di statistica della provincia di Trento e dal servizio epidemiologico dell'APSS.
8 Fornito da Health for All- Italia -2007 6
9 Nell'ultimo grafico, confrontato con i precedenti, si può notare che il dato della regione Trentino-
Alto Adige e della provincia di Trento presentano un andamento temporale coerente con quello
nazionale, anche se resta comunque una certa distanza tra i due.
FATTORI DI RISCHIO
Parlando del suicidio nelle valli alpine ho sottolineato come uno dei fattori più importanti sia il
senso di disorientamento e mancanza di appartenenza, in altre parole il disturbo anomico. Tuttavia
le cause del suicidio, sia nelle valli alpine che a livello nazionale, non sono connesse solamente
all'anomia, ma anche alla situazione sentimentale, a eventuali patologie invalidanti, a eventi luttuosi
come la morte di una persona cara, a precedenti tentativi di suicidio, a condizioni economiche
problematiche, a precedenti sanitari oppure a fattori genetici e familiari come l'età.
Infatti se prendiamo in considerazione i tassi di suicidio legati allo stato civile, si può notare che i
valori più alti emergono tra chi ha divorziato, poiché spesso il divorzio implica una situazione di
solitudine, talvolta anche economicamente precaria, soprattutto dalla parte maschile, a causa dei
sussidi.
9 Fornito da Health for All- Italia-2007 7
10
Se invece analizziamo in quale fascia d'età si hanno più suicidi, si può osservare che le prevalenti
sono quelle tra 15-24 anni e 25-34 anni. In queste fasce d'età spesso si affrontano delle situazioni
particolarmente problematiche, come la necessità di essere accettati da parte della società giovanile
oppure la transizione verso l'età adulta, che può provocare disorientamento a causa della differenza
rispetto alla fase adolescenziale.
11
Come detto, uno dei fattori di rischio è la situazione economica precaria. Se osserviamo il grafico
seguente, emerge che il tasso più alto si trova tra i ritirati dal lavoro e i disoccupati:
10 Www.istat.it
11 Www.istat.it 8
12
Tuttavia i fattori più rilevanti nella maggior parte dei suicidi sono la presenza di precedenti tentativi
di suicidio, precedenti sanitari come una patologia psichiatrica, uso di sostanze, condizioni mediche
e stati psicosociali.
I precedenti tentativi di suicidio sono più rilevanti nelle femmine (26,4%) rispetto ai maschi
(12,5%) e nella fascia d'età inferiore ai 45 anni rispetto a quelle superiori. Circa il 20% dei suicidi
ha avuto un precedente tentativo e, fra coloro che hanno tentato il suicidio, l'l% lo realizza entro un
anno e più del 5% entro dieci anni. Un altro fattore che può portare al suicidio nel 58% dei casi è
l'identificazione di una precedente patologia psichiatrica, come ad esempio psicosi, psicosi
schizofrenica, psicosi depressiva, sindrome bipolare.
L'abuso di sostanze è il secondo fattore di rischio più comune per il suicidio dopo la psicosi
depressiva e il disturbo bipolare. La maggior parte delle persone è sotto l'effetto di droghe sedativo-
ipnotiche come alcol o benzodiazepine quando commette il suicidio; infatti una situazione di
alcolismo è presente tra il 15% e il 61% dei casi. Gli alcolisti che di solito tentano il suicidio sono di
sesso maschile, anziani che hanno già tentato il suicidio in passato. L'abuso di cocaina e
metanfetamine ha una correlazione con il suicidio, soprattutto in coloro che stanno affrontando la
fase di abbandono.
Alcuni stati psicologici aumentano nettamente il rischio di suicidio: disperazione, perdita di piacere
nella vita, negli anziani la sensazione di essere un peso per gli altri. Alcune persone possono
togliersi la vita per sfuggire al bullismo o ai pregiudizi. Una storia di abuso sessuale infantile o un
periodo trascorso in affidamento possono essere anch'essi fattori di rischio: si ritiene che l'abuso
sessuale possa contribuire a circa il 20% del rischio complessivo.
Www.istat.it
12 + dati del censimento 2001. 9
METODI DI SUICIDIO
Se analizziamo le modalità di suicidio più frequenti, noteremo che queste cambiano da Paese a
Paese. I più frequenti nelle varie parti del mondo sono l'impiccagione, l'avvelenamento, l'utilizzo di
armi da fuoco e la precipitazione da un luogo alto.
Queste differenze sono da ricondurre anche alla diversa disponibilità dei metodi; l'impiccagione
risulta quello più comune, poiché più facile da attuare: infatti è praticato dal 53% dei suicidi maschi
e dal 39% dei suicidi femmine.
Confrontando i tassi di mortalità per suicidio negli Stati Uniti e in Italia si nota che nel primo caso
il 75% dei suicidi comportano l'uso di armi da fuoco, data la diffusione delle stesse, mentre nel
secondo caso sono prevalenti i suicidi per impiccagione e precipitazione con rispettivamente il
52,1% e il 35,2%.
LE MODALITÀ DI AIUTO IN PROVINCIA DI TRENTO
L'Osservatorio Epidemiologico, in collaborazione con il Dipartimento di Psichiatria, hanno attivato
una campagna di prevenzione e sensibilizzazione nei confronti del fenomeno suicidario. L'iniziativa
è tanto più importante dal momento che spesso il suicidio viene associato ad una visione
catastrofica, partendo da un singolo caso per poi generalizzarlo, oppure si tende ad ignorare del
tutto il fenomeno ritenendo che non occuparsene possa costituire un fattore di contenimento e
riduzione.
Il progetto “Invito alla vita” nasce dalla considerazione che, come è dimostrato dalle evidenze
disponibili, la prevenzione del suicidio può essere attuata. Il progetto trentino si articola su diverse
iniziative che sono iniziate, dopo un lungo periodo di preparazione, il 4 dicembre del 2008:
campagna pubblicitaria rivolta alla popolazione generale, tesa a favorire il superamento di
• alcuni pregiudizi e a fornire informazioni sulle possibilità di aiuto che una persona in
momenti di particolare difficoltà può ricevere;
coinvolgimento di una molteplicità di soggetti, dal mondo sanitario a quello sociale, dal
• mondo delle associazioni, a quello dei diversi ordini professionali, dalla Chiesa alle Forze
dell’ordine, ecc.;
iniziative pubbliche in cui, a partire dalla problematica suicidaria, si possa concentrare
• l’attenzione sul valore del benessere e della salute mentale e sull’esigenza di superare lo
stigma che grava sui disturbi psichici e che molto spesso inibisce il bisogno di chiedere
aiuto, favorendo l’aggravarsi e il cronicizzarsi delle situazioni di disagio;
corsi di sensibilizzazione, informazione e formazione per i medici di medicina generale e
• studenti sul fenomeno suicidario, sul riconoscimento dei segnali di allarme e sulla gestione
della crisi suicidaria;
promozione di momenti di informazione e sensibilizzazione rivolti a soggetti definiti
• “sensori”, che per il loro ruolo, più facilmente di altri, possono trovarsi nella condizione di
entrare in contatto con persone in situazione di particolare disagio e quindi di ascoltarle,
supportarle e accompagnarle verso le riposte più appropriate (insegnanti, parroci, Forze
dell’ordine, assistenti sociali, farmacisti, ecc.);
linea telefonica dedicata, disponibile 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, gestita da volontari
• appositamente formati col compito di ascoltare le persone in momenti di crisi, di supportarle
ed eventualmente indirizzarle ad altre risorse di aiuto sia formali che informali, a seconda
del problema presentato;
gruppi “AMA” per sopravvissuti (familiari e amici di chi si è suicidato), quale aiuto in un
• clima di condivisione per elaborare un lutto così delicato e poter così riprendere una
speranza nella vita;
migliore conoscenza e intervento sul tentato suicidio attraverso una rilevazione del
• 10
fenomeno presso i pronto soccorso, attraverso una scheda elaborata insieme ad altre realtà
italiane e una ridefinizione, ove necessario, dei percorsi di intervento;
monitoraggio del fenomeno suicidario per seguirne nel tempo il trend, valutando oltre che i
• tassi globali anche quelli specifici per i diversi gruppi di popolazione anche per individuare
quelli maggiormente a rischio su cui via via indirizzare specifici interventi.
IL SUICIDIO IN FILOSOFIA
Vi è solamente un problema filosofico veramente serio:quello del suicidio. Giudicare se la vita
«
valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia. Il
resto – se il mondo abbia tre dimensioni o se lo spirito abbia nove o dodici categorie – viene dopo.
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Questi sono giochi:prima bisogna rispondere. »
Storicamente molti filosofi hanno risposto al problema del suicidio opponendovisi in modo deciso,
giudicandolo illecito, mentre altri lo hanno definito moralmente lecito poiché espressione della
libertà umana.
Già nell'età classica si attesta una divergenza d