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LETTERATURA
LUIGI PIRANDELLO:
La vita
Nato ad Agrigento nel 1867, da una famiglia
agiata, abbandona presto l’isola per cercare la
sua strada ma porterà sempre con se il ricordo
della sua Sicilia, tematica che ritornerà in molte
delle sue composizioni. Si trasferisce a Roma
per studiare letteratura e dopo la sua laurea si
sposa con una giovane donna benestante
siciliana dalla quale avrà tre figli, si trasferisce
definitivamente a Roma. Per poter continuare la
sua carriera letteraria il padre mensilmente gli
fa recapitare un assegno. Collabora a riviste
letterarie e inizia ad insegnare all’Istituto
superiore di Magistero, scrisse le prime novelle
e pubblica L’esclusa. Nel 1903 l’allagamento di una miniera di zolfo, in cui il
padre aveva investito il proprio capitale e quello della nuora portò la famiglia
sul lastrico. La notizia causa nella moglie di Pirandello un gravissimo squilibrio
psichico che l’accompagnerà per il resto della sua vita. Per sedici anni la vita
matrimoniale dei due coniugi proseguì tra esplosioni di gelosia morbosa,
allontanamenti, numerosi tentativi di cura rifiutati e per questo motivo Luigi
Pirandello fu costretto ad internare la moglie in un manicomio. La grave
situazione economica della famiglia, costringe Pirandello a lavorare duramente.
Il fu Mattia Pascal Arte, Scienza e
Pubblica: e nel 1908 escono i saggi
Umorismo grazie ai quali vince un posto di professore. Esordisce come autore
Lumie di Sicilia,
teatrale con ma continua ad essere legato alla narrativa. In
Suo marito, I vecchi e i giovani e Si gira
cinque anni pubblica i romanzi:
Serafinio Gubbio operatore.
ribattezzato La situazione familiare di Pirandello si
aggrava in quanto oltre alla malattia della moglie, vi si aggiunge la morte della
madre e la prigionia del figlio Stefano in Germania. In quegli anni la sua attività
teatrale si intensifica e incomincia a dare i suoi frutti migliori con l’opera
Così è.
teatrale: Pirandello diventa l’autore più famoso del momento e parte in
giro per il mondo insieme al suo gruppo di attori, tra cui l’attrice Marta Abba
Sei personaggi in cerca d’autore,
che diviene la sua ispiratrice. Pubblica opera
non molto apprezzata. Continua a scrivere poesie e novelle, pubblica il
Uno nessuno e centomila.
romanzo Si avvicina al cinema e continua ad essere
Ciascuno a suo modo,
molto legato al teatro, infatti, pubblica nuove commedie:
questa sera si recita a soggetto, Enrico IV. Rispetto ai riconoscimento della
critica il suo atteggiamento resta ambiguo perché da un lato li cerca e se ne
compiace, dall’altro se ne dichiara imbarazzato definendoli “una pagliacciata”.
Il suo atteggiamento è molto ambiguo anche nei confronti della politica in
quanto; inizialmente aderisce al Radicalismo Giovanile, fondato sulla denuncia
del tradimento degli ideali risorgimentali, ma per molti anni resta indifferente
alle questioni politiche perché convinto che la situazione iniziale dell’uomo non
può essere cambiata né dalle infrastrutture né dalla società, inoltre, aderisce al
fascismo. Il poeta si ammalò di polmonite e morì nella sua casa.
La poetica
La poetica di Luigi Pirandello si evince in modo particolare dalla sua
Sei personaggi in cerca d’autore
composizione sintetizzata in tre punti:
1. L’inganno della comprensione fondata sulla parola che in sostanza è
vuota
2. Le molteplici personalità che ognuno di noi possiede e assume a seconda
delle situazioni e delle circostanze.
3. Il conflitto tra la vita e il ruolo che si deve assumere.
La poetica di Pirandello è incentrata anche sulla questione delle maschere in
quanto, egli crede che tutti gli uomini posseggono molteplici immagini:
l’immagine che l’individuo ha di se stesso e le diverse immagini che gli altri si
fanno di quel determinato individuo. Pur volendo l’uomo non può liberarsi di
tutte queste maschere perché vi è sempre l’immagine che gli altri hanno di
quella persona e per questo motivo non può mostrarsi per quello che è
realmente. Pirandello incentra la sua poetica anche sulla questione della
comunicazione, in quanto ritiene che ognuno di noi ha un proprio modo diverso
di vedere le cose per cui nel momento in cui vi è una conversazione colui che
ascolta potrebbe interpretare diversamente quello che gli è stato detto. Un
altro perno principale della poetica del poeta è anche l’UMORISMO, molto
diverso dal comico, infatti, lo stesso autore sottolinea più volte la differenza fra
le due. Il comico serve esclusivamente a far ridere, mentre l’umorismo oltre a
provocare riso serve anche a far riflettere. L’autore porta in esempio la
situazione di una donna che nonostante la sua avanzata età veste ancora in
maniera appariscente e si trucca molto forte, questa situazione inizialmente
provocherà in noi il riso, ma se si scava a fondo nella vita della donna si
scoprirà che la signora non è contenta di vestirsi in quel modo ma lo fa soltanto
per tener legato a se l’amore del marito più giovane e questo provocherà in noi
compassione. Questo è il sentimento del contrario che mette in contrasto due
sentimenti opposti come risata e compassione, riso e pianto. Da molte delle
sue composizioni si evince la sua poetica del tutto nuova.
Le novelle
Dall’inizio della sua carriera fino a pochi anni prima della sua morte, Novelle
Pirandello scrisse 225 novelle, raccolte a partire del 1922 sotto il titolo
per un anno.
La Carriola
Questa novella fu pubblicata per la prima volta nel volume E domani, lunedì,
del 1916.
In questa composizione l’autore mette in evidenzia gli aspetti fondamentali
della sua poetica. La novella è incentrata sul protagonista che, una volta
arrivato sul pianerottolo di casa, inizia a fare mille riflessioni e si rende conto di
non riconoscersi nel “personaggio” che è stato costretto a diventare.
“Spaventosamente d’un tratto mi s’impose la certezza, che l’uomo che stava
davanti a quella porta, con la busta di cuojo sotto il braccio, l’uomo che abitava
là in quella casa, non ero io, non ero stato mai io. Conobbi d’un tratto d’essere
stato sempre come assente da quella casa, dalla vita di quell’uomo, non solo,
ma veramente e propriamente da ogni vita. Io non avevo mai vissuto; non ero
mai stato nella vita; in una vita, intendo, che potessi riconoscere mia, da me
voluta e sentita come mia.” Questo passo è importante, in quanto viene messo
in risalto lo stato d’animo di un uomo che si sente ingabbiato da una vita, che
in realtà non sente come sua, addirittura stenta a riconoscersi, infatti, continua:
“chi lo aveva fatto così quell’uomo? Che figurava me? Chi lo aveva voluto così?
Chi così lo vestiva, lo calzava? Chi lo faceva muovere e parlare così? Chi gli
aveva imposto tutti quei doveri uno più gravoso e odioso dell’altro? Ero io? Io?
Propriamente? Ma quando mai? “ In questa opera Pirandello risalta molto la
differenza tra la natura reale dell’uomo e la visione che hanno gli altri di lui.
“Di quell’uomo, di quell’uomo che il mio spirito in quel momento, se avesse
avuto un corpo, il suo vero corpo, la sua vera figura, avrebbe preso a calci o
afferrato, dilacerato, distrutto, insieme con tutte quelle brighe, con tutti quei
doveri e gli onori e il rispetto e la ricchezza, e anche la moglie, sì, fors’ anche la
moglie… Ma i ragazzi?
Mi portai le mani alle tempie e me le strinsi forte. Ormai la mia tragedia è
questa. Dico mia, ma chi sa di quanti! Chi vive, quando vive, non si vede:
vive… Se uno può vedere la propria vita è segno che non la vive più: la
subisce, la trascina. Perché ogni forma è una morte. Il mio caso è anche
peggiore. Io vedo non ciò che di me è morto, io vedo che non sono mai stato
viv, vedo la forma che gli altri, non io, mi hanno data, e sento che in questa
forma la mia vita, una mia vera vita, non c’è stata mai. Ho nausea, orrore, odio
di questo che non sono io, che non sono stato mai io; di questa forma morta, in
cui sono prigioniero, e da cui non mi posso liberare.” Questo sta a significare
che pur volendo, l’uomo non può liberarsi da tutte le maschere è mostrarsi
nella sua vera natura, in quanto è sempre presente l’immagine che gli altri si
fanno di quel determinato individuo. Ritorna di continuo, il concetto del ruolo
che ha il protagonista ha all’interno della propria vita, che non può essere
cambiato anche se realmente non coincide con il proprio modo di essere.
L’uomo, però, confessa che giornalmente, lontano da sguardi indiscreti compie
“Ecco. Ho una vecchia cagna lupetta, da undici anni per
un atto liberatorio.
casa, bianca e nera, grassa, bassa e pelosa, con gli occhi già appannati dalla
vecchiaia. Per sfuggire alla tirannia dei miei ragazzi, aveva preso da un pezzo il
partito di rifugiarsi qua nel mio studio da mane a sera. All’improvviso la
tentazione di compiere su di lei la mia vendetta mi sorse, quindici giorni or
sono, all’improvviso, nel vedermi guardato così. Non le faccio male, non le
faccio nulla. Appena posso, appena qualche cliente mi lascia libero mi alzo da
sul mio seggiolone. In punta di piedi mi reco all’uscio a spiare nel corridoio,
chiudo l’uscio a chiave, per un momento solo gli occhi mi sfavillavano di gioia,
le mani mi brillavano della voluttà che sto concedermi d’esser pazzo, d’esser
pazzo per un attimo solo. Corro da lei, alla cagnetta che dorme sul tappeto,
piano con garbo, le prendo le due zampine di dietro e le faccio fare la carriola.
Questo è tutto, non faccio altro. Comprende la bestia, la terribilità dell’atto che
compio. Non sarebbe nulla, se per scherzo glielo facesse uno dei miei ragazzi.
Ma sa ch’io non poso scherzare; non le è possibile ammettere che io scherzi.
La narrativa
Soprattutto nei primi racconti dell’autore si sente l’influenza di Verga,
Pirandello si dimostra estraneo all’interesse naturalistico, per il tipico è il
verosimile. La sua fantasia si esercita sui casi limiti, sulle situazioni estreme
nelle quali l’assurdità della vita si mostra in modo particolare. Lo stesso autore
definisce i suoi protagonisti dei personaggi “la gente più scontenta del mondo”
che ha dovuto affrontare le ostilità della vita e le avversità del destino,
abbandonandosi a comportamenti violenti e incontrollati che spesso sfociano in
delitti, suicidi e la pazzia. Pirandello non risparmia i toni caricaturali: testoni,
facce giallicce, spalle aggobbite. L’autore cerca di coinvolgere il lettore nel
racconto introducendo punti di interrogazioni ed esclamativi. Il tono umoristico
l’esclusa:
si evince già dai primi romanzi come
E’ la vicenda che ha come protagonista principale Mattia Pascal, il quale
fugge di casa e va a Montecarlo dove vince una forte somma alla roulette.
Sulla via del ritorno legge su un giornale la notizia della sua morte e scopre che
i suoi congiunti hanno creduto di riconoscerlo nel cadavere di un suicida. Mattia
decide allora di sfruttare la situazione per costruirsi la vita libera che non aveva
mai avuto. Cambia identità e si finge Adriano Meis, si innamora e nel momento
in cui cerca di sposarsi a causa della sua finta identità questo gli è impedito,
per questo motivo finge un secondo suicidio e ritorna a casa sua. Il
protagonista però scopre che la moglie si è risposata e di non essere più ben
voluto dai suoi concittadini, per questo è costretto a vivere il resto della sua
vita nella sua biblioteca a guardare la vita altrui.Questo romanzo si divide in tre
fasi che coinvolgono la personalità del protagonista: Mattia Pascal iniziale,
Adriano Meis e Mattia Pascal “risorto”. Nel proprio racconto il poeta non segue
I vecchi e i giovani
la cronologia della narrazione. Di impatto ottocentesco è
legato ai temi del verismo siciliano. Il romanzo denuncia il fallimento che
accomuna sia la generazione dei vecchi che dei giovani i quali non riescono a
Si gira,
riscattarsi, questa è l’opera più politica dell’autore. Il romanzo poi
Quaderni di Serafinio Gubbio operatore
ripubblicato con il titolo nel quale vi è
narrata la vita “lavoratore” di un operatore di macchina, il quale si