Anteprima
Vedrai una selezione di 12 pagine su 55
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 1 Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 2
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 6
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 11
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 16
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 21
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 26
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 31
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 36
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 41
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 46
Anteprima di 12 pagg. su 55.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Sorriso e ortodonzia - Tesina per Istituto Professionale per l'industria e l'artigianato Pag. 51
1 su 55
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano: Luigi Pirandello e l'Umorismo

Storia: Il ventennio fascista

Laboratorio odontotecnico: Ortodonzia

Scienza dei materiali dentali: Resine per basi protesiche e leghe per ortodonzia

Inglese: Prosthetic resins e Dental alloys

Gnatologia: La carie

Chimica: Acidi e alcoli

Matematica: Studio di una funzione

Diritto: La cooperativa
Estratto del documento

non possono scegliere che l’adeguarsi passivamente alle maschere o vivere

drammaticamente il contrasto tra vita e forma; non sono nient’altro che marionette

inconsapevoli o maschere nude, capaci di cogliere le contraddizioni proprie e altrui,

ma impossibilitati a risolverle.

La crisi dell’uomo moderno. Pirandello rappresenta nella sua opera la

crisi dell’uomo moderno, schiacciato dalla disumanità della società

industriale, sempre meno attenta ai valori individuabili e sempre più

tesa a favorire processi di mercificazione e alienazione dei

sentimenti umani. Il grigiore delle metropoli, l’angustia degli a spazi

urbani, i frenetici ritmi del lavoro, sono sempre osservati dal punto di

vista privilegiato di chi, rimasto ai margini dell’inettitudine, è in

grado di coglierne i drammatici risvolti della vita. Questa analisi della realtà

contemporanea isola Pirandello dal panorama della cultura italiana primo

novecentesca. D’Annunzio reagisce alla crisi in atto proponendo alla borghesia nuovi

valori; invece, lo scrittore siciliano si limita all’analisi della

coscienza infelice dell’uomo moderno che si trova a vivere in

uno stato di inferiorità rispetto alla società.

3.L’umorismo pirandelliano

Pirandello è un grande poeta come tutti sappiamo: il suo

umorismo ha rivoluzionato il modo poetico di pensare, gli stili,

dando nuove impronte allo sviluppo della letteratura. Quante

volte ridiamo sulle disgrazie degli altri, quando una persona

inciampa ad esempio, e noi ridiamo, ma in realtà quella

persona magari si è fatta male sul serio e non ce ne rendiamo

conto e scoprendo come realmente stanno i fatti cambiamo

istantaneamente umore aiutando la causa del nostro

insensato sorriso.

La dicotomia comicità/umorismo è alla base del pensiero

pirandelliano; non per nulla lo scrittore siciliano dedicò a tale argomento vari saggi

teorici, tra i quali è di capitale importanza L'umorismo. In questo

saggio Pirandello dà queste definizioni: “la comicità è

l'avvertimento del contrario, l'umorismo, invece, è il sentimento del

contrario”. Pirandello sostiene che l'umorismo non sia una

categoria storica, ma un concetto che circoscrive un

comportamento umano stabile nel tempo e indagabile con gli

strumenti dell'indagine psicologica. La riflessione sull'umorismo

quindi si muove su di uno sfondo di natura esistenziale: l'analisi dei

meccanismi psicologici dell'umorismo diviene così una riflessione

tipicamente novecentesca su di una struttura di fondo

dell'esistenza, su un modo di atteggiarsi dell'uomo rispetto alla

propria vita ed al mondo. In questo trattato quindi Pirandello rileva l’importanza che

riveste la riflessione nella creazione di un’opera umoristica, infatti, è la riflessione

stessa che analizza e scompone il sentimento suscitando nello spettatore il

“sentimento del contrario”, che è il tratto caratterizzante dell’umorismo. E per

illustrarle ricorre, tra l'altro, ad un esempio di questo genere: supponiamo di vedere

8 | Pagina

una donna anziana, truccata e vestita in modo appariscente. La nostra prima reazione

sarà una gustosa risata: in questo consiste la comicità, una sorpresa che ci coglie del

tutto impreparati. Ma se riflettiamo sui motivi psicologici di tale comportamento, se

pensiamo che la donna anziana si atteggia in tal modo perché tenta di allontanare da

sé lo spettro della vecchiaia e della morte, non ridiamo più ma, grazie al sentimento

del contrario, individuiamo nella sorte di lei la nostra, comune a tutta l'umanità. Quindi

possiamo definire la comicità superficiale, e l'umorismo approfondito e riflesso. Tutta la

migliore produzione di Pirandello si muove all'insegna dell'umorismo con due tendenze

costanti e congiunte: per un verso quella di aggredire tutte le false certezze,

smascherare i luoghi comuni, gli atteggiamenti fossilizzati dall'abitudine, dall'altro una

posizione di larga comprensione e benevolenza.

Pirandello definisce "comico" "l'avvertimento del contrario": l'avvertimento della

dissonanza tra la sostanza di vita e le forme, provoca il riso. Ma se riusciamo a passare

dall'avvertimento del contrario al " sentimento del contrario ", se riusciamo cioè a

riflettere oltre l'apparenza per guardare nell'interiorità della persona, che produce la

situazione umoristica, allora il riso si trasforma in pietà.

La coscienza non rischiara tutto lo spirito; segnatamente

per l'artista essa non è un lume distinto dal pensiero, che

permetta alla volontà di attingere in lei come in un tesoro

d'immagini e d'idee. La coscienza, insomma, non è una

potenza creatrice, ma lo specchio interiore in cui il

pensiero si rimira; si può dire anzi ch'essa sia il pensiero

che vede sé stesso, assistendo a quello che esso fa

spontaneamente.

Quali sono le ragioni che spingono Pirandello a riflettere

con tanto impegno su questo tema? La risposta a questo

interrogativo si svela nelle ultime pagine del suo saggio:

l’umorismo è un tratto essenziale della condizione umana

e fa tutt’uno con la filosofia della vita. La prima

significativa opera in cui Pirandello delinea una filosofia dell’esistenza e della

Il fu Mattia Pascal

condizione umana è senz’altro , ed è proprio alla buon’anima di

quel bibliotecario che è dedicato il saggio sull’umorismo. L’elemento umoristico del

romanzo traspare con chiarezza nel finale che ci presenta Mattia Pascal nell’atto di

deporre fiori sulla sua tomba. Vi è un senso in cui questa scena è senz’altro comica:

quale gesto può sembrarci più ridicolo e sciocco che portare fiori sulla tomba di un

vivo? E tuttavia l’avvertimento del contrario può facilmente trapassare nel suo

sentimento: non solo Mattia Pascal ma ogni uomo seppellisce se stesso poiché rimane

bloccato nelle forme morte dell’esistenza, in quelle convenzioni ed abitudini che si

sedimentano col tempo, rendendo invisibile il fluire continuo della vita che al di là da

riso sorriso.

esse continua a scorrere. Pirandello, dunque, fa una differenza tra il e il Il

riso è proprio del comico, perché risulta essere la reazione naturale e spontanea ad un

evento e, per l’autore, assume un valore negativo in quanto schernisce e denigra

l’oggetto interessato. Il sorriso, invece, risulta caratteristico del sentimento del

contrario, conseguente a quello comico, che attraverso ad una riflessione porta alla

comprensione-compassione della situazione e dell’oggetto. 9 | Pagina

Storia: il ventennio fascista

(1922-1943)

Il Fascismo fu un movimento politico nato nel

nostro paese come reazione e conseguenza della

grave crisi politica ed economica seguita alla Prima Guerra Mondiale. Dopo la fine

vittoriosa della guerra, infatti, anziché godere dei frutti della vittoria, il paese si era

trovato a fronteggiare una situazione difficilissima: tensioni e contrasti interni,

maturazione politica dei ceti più poveri, dissesto delle finanze pubbliche, aumento dei

prezzi, disoccupazione. L'inefficienza economica aveva stimolato il rafforzamento dei

partiti di massa, soprattutto fra gli operai e i cattolici dell'ambiente contadino, fu

proprio in questo sconvolgimento sociale che nacque e si andò affermando il

movimento fascista. Benito Mussolini, il quale rientrato dal fronte, si era messo a

difendere i risultati della guerra vittorioso contro l’arrendevolezza e l’incomprensione

della classe dirigente e farsi sostenitore dell’ordine interno contro i disordini e le

agitazioni di piazza. Grazie all’aiuto di nazionalisti, ex combattenti e giovani della

media borghesia fondò i Fasci di combattimento.

Il programma del nuovo movimento era caratterizzato dalla denuncia dell’inefficienza

del parlamentarismo: instaurazione della repubblica con ampi autonomie territoriali, il

voto alle donne, l’istituzione del referendum popolare, una serie di misure a favore

delle classi lavoratrici. Appena 20 giorni dopo la fondazione dei Fasci, le

squadre d'azione

neonate si scontrarono con i socialisti e assaltarono la sede del

Avanti!,

giornale socialista devastandola: l'insegna del giornale fu divelta e portata a

Mussolini come trofeo. Nel giro di qualche mese i Fasci si diffusero in tutta Italia,

sebbene con una consistenza assai scarsa.

1.Biennio rosso, Fiumanesimo e Pnf

Il 23 giugno 1919 si insediò il governo di Francesco Saverio Nitti, sostituendo il

dimissionario Vittorio Emanuele Orlando, dopo le delusioni seguite ai trattati di pace.

Le politiche intraprese da Nitti sollevarono un fortissimo malcontento, soprattutto fra

militari, reduci congedati e nazionalisti.

Il 19 settembre 1919, Gabriele d'Annunzio ruppe gli indugi e alla testa di reparti

Regio Esercito

ammutinati del marciò su Fiume dove instaurò un governo

rivoluzionario con l'obiettivo di affermare l'unione all'Italia del comune Carnaro.

Questa azione fu immediatamente esaltata dal movimento fascista, anche se

Mussolini non offrì alcun reale appoggio alla causa dei legionari.

Il 16 novembre del 1919, le elezioni (per la prima volta secondo il sistema

proporzionale) videro il trionfo dei due partiti di massa: il Partito Socialista che si

affermò primo partito con il 32% dei voti e 156 seggi, e il neonato Partito

10 | P a g i n a

don Sturzo

Popolare di che ottenne il 20% dei voti e 100 seggi. Il movimento fascista,

presentatosi nel solo collegio di Milano, con una lista capeggiata da Mussolini

e Marinetti, raccolse meno di 5.000 suffragi sui circa 370.000 espressi, non riuscendo

a eleggere alcun rappresentante. In seguito alla durissima sconfitta

elettorale, Mussolini meditò seriamente l'abbandono della politica.

I risultati elettorali non garantirono al paese la stabilità necessaria e il PSI, che aveva il

maggior peso, continuò a rifiutare alleanze con i partiti "borghesi". L'iniziativa politica

dunque rimase nelle mani dei movimenti sindacali rappresentati dalle leghe socialiste

escalation

e popolari che lanciarono una di scioperi e occupazioni, storicamente nota

come "Biennio rosso" (1919-1920), culminata nell'estate del 1920 in una

occupazione generalizzata di terreni agricoli, opifici e installazioni industriali in quasi

tutto il Paese. Così, mentre i socialisti erano dilaniati dalla situazione creatosi, schiere

di appartenenti alla piccola borghesia agraria, artigiana o del

commercio, allarmati dalle occupazioni e dai disordini, confluirono

governo

nel movimento guidato da Mussolini. Il Giolitti, per evitare

il pericolo di una guerra civile, si oppose alla richiesta degli

industriali di reprimere con la forza l’occupazione e firmò un

accordo con i sindacati. Ciò, tuttavia, non pose fine alle agitazioni

sociali.

Per poter contare su una solida maggioranza, Giolitti indisse nuove

elezioni (maggio 1921), in vista delle quali strinse un’alleanza con

nazionalisti e fascisti, detta “blocco nazionale”. Gli esiti delle

elezioni non premiarono però i giolittiani, ma segnavano l’avanzata

dei fascisti, che entrarono in Parlamento con ben 35 deputati: tra essi anche lo stesso

Terzo congresso nazionale fascista,

Mussolini. Per di più nel corso del tenutosi a Roma

nel novembre del 1921, veniva fondato il Partito nazionale fascista (Pnf).

2.Marcia su Roma e primi anni di governo

Il primo risultato delle elezioni del 1921, quindi, segnarono la crisi dello Stato

liberale, con il successo dei fascisti e la mancata coalizione con i suoi avversari.

L’intesa tardiva tra liberali e socialisti riformisti per un’alleanza

di governo finì per indebolire il Psi, diretto da Pietro Nenni,

poiché provocò la fuoriuscita dei riformisti, che andarono a

costituire il Partito socialista unitario, sotto la direzione di

Giacomo Matteotti. Intanto nel Paese di moltiplicavano le

azioni illegali e violente dei fascisti.

Il 26 ottobre 1922 Mussolini ordinò ai suoi seguaci di marciare su Roma per

impadronirsi del potere. Posto di fronte a questa prova di forza il presidente del

Consiglio Luigi Facta si preparò a resistere alle squadre fasciste; ma quando Facta

presentò al sovrano di firmare il decreto che proclamava lo stato d’assedio con

l’intervento dell’esercito, Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare. La via per Roma

Dettagli
Publisher
55 pagine
288 download