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Sintesi

Introduzione Società industriale avanzata tesina



Questa tesina di maturità descrive la società industriale avanzata. La tesina permette i collegamenti con i seguenti argomenti: in tedesco la scuola di Francoforte, in filosofia l'uomo a una dimensione di Herbert Marcuse e in italiano Pier Paolo Pasolini.

Collegamenti


Società industriale avanzata tesina



Tedesco - La scuola di Francoforte.
Filosofia - L'uomo a una dimensione di Herbert Marcuse.
Italiano - Pier Paolo Pasolini.
Estratto del documento

Vorprogrammiertes, weil selbst sie kulturelle Industrie Zeit und Bedingungen

festsetzt, und damit wird auch die Freizeit wird ein Art von „ Verlängerung der Arbeit“

(Dialektik der Aufklärung, T. Adorno, M. Horkheimer.)

Horkheimer und Adorno lehren in ihrem Hauptwerk Dialektik der Aufklärung die

Ambivalenz des technischen Fortschritts, auf dessen Konto auch die großen Vernichtungen

der Menschheits- und Naturentwicklung gehen.

Herbert Marcuse e le nuove forme di controllo

(L'uomo a una dimensione)

Influenze principali in Marcuse

L'opera di Herbert Marcuse rappresenta un tentativo di sintesi originale tra marxismo e

freudismo.

Marcuse si rifà a Karl Marx in quanto uno dei principali analisti rispetto ai rapporti tra

economia e potere. Ne “Il capitale” (1867) il consumo viene configurato come esigenza

strutturale dell’economia capitalista, al punto che vengono generati, e fatti crescere

incessantemente, bisogni indotti dalla manipolazione dei desideri nei confronti delle merci,

che farebbe del consumo un atto totalmente dipendente da fattori esterni.

Quindi, per far funzionare il capitalismo, i bisogni degli esseri umani devono conformarsi

alle esigenze del sistema produttivo, arrivando alla paradossale necessità di consumare per

produrre e non del più logico inverso. Allora i consumatori non sarebbero più in grado di

capire cosa è davvero utile e cosa non lo è, e finiscono per consumare merci la cui unica

utilità è quella di arricchire coloro che hanno organizzato la loro produzione e circolazione

sfruttando manodopera a basso costo. Siccome in un sistema capitalistico gli esseri umani

sono alienati dai frutti del loro lavoro, non possono rendersi conto che le merci incorporano

una certa quantità di lavoro, e che il valore di mercato non è altro che una relazione di

persone, nascosta però dietro le cose. Le merci allora diventano feticci, sembrano avere

vita propria, sono lontane, separate dai soggetti: sono solo l’ombra delle relazioni sociali di

cui sono espressione.

“ […] La forma di merce e il rapporto di valore dei prodotti di lavoro in cui essa è rappresentata non

ha proprio niente a che fare con la loro natura fisica e con le relazioni tra le cose che ne seguono.

Quello che qui prende per gli uomini la forma fantasmagorica di un rapporto tra cose è solamente il

determinato rapporto sociale che esiste tra gli stessi uomini. […] Questo è quel che io chiamo

feticismo, che si attacca ai prodotti del lavoro quando vengono prodotti come merci, e che perciò è

indisgiungibile dalla produzione delle merci.” (Il Capitale, K. Marx, 1867)

La tesi che costituisce la base della rilettura marcusiana di Freud è che la teoria freudiana

sostiene la forza liberatrice del principio di piacere contro le esigenze autoritarie e

repressive del principio di realtà.

In Marcuse la dialettica tra principio di piacere e principio di realtà, tra pulsione e

desiderio da una parte e le esigenze della realtà esterna dall'altra, viene impostata come una

dialettica storica. Marcuse fa coincidere con il concetto freudiano di “rimozione” il concetto

di “repressione”, ovvero l'oppressione esercitata sulle esigenze più vitali del soggetto dalla

realtà esterna e dai suoi apparati di potere.

Più precisamente, Marcuse distingue due forme di repressione: una repressione cosiddetta

«fondamentale» e una repressione cosiddetta «addizionale».

Mentre la prima inquadra la modificazione delle pulsioni imposta inevitabilmente dalle

esigenze della Civiltà, la seconda risulta dalle restrizioni rese storicamente necessarie dal

sistema di produzione capitalistico.

In questo senso, sotto il regime della repressione storica «addizionale» imposta dal

capitalismo, il principio freudiano di realtà subisce una sorta di inasprimento, si rafforza

ulteriormente, diventando la causa di ciò che Marcuse definisce come «principio di

prestazione». Tale principio non riflette più semplicemente le esigenze adattive della realtà

esterna, quanto quelle del capitale e delle sue leggi.

Ci troviamo così nel contesto di una teoria freudo-marxista dell'alienazione:

“Sotto la legge del principio di prestazione corpo e anima vengono ridotti a strumenti di lavoro

alienato; come tali possono funzionare soltanto se rinunciano alla libertà di quel soggetto-oggetto

libidico che originalmente l'organismo umano è, e desidera essere.”

(Eros e civiltà, H. Marcuse, 1955.)

Elementi chiave de “L'uomo a una dimensione”:

La polemica contro la società repressiva e la difesa dell'individuo e delle sue istanze di

felicità costituiscono i principali temi di riflessioni non solo di Theodor Adorno, bensì anche

di Herbert Marcuse, altro fondamentale esponente della Scuola di Francoforte.

Nella sua opera L'uomo a una dimensione (1964) Marcuse riprende e radicalizza i vari

motivi di critica della società tecnologica avanzata. L'uomo a una dimensione è l'individuo

alienato della società attuale, colui per il quale la ragione si è identificata con la realtà e che

perciò non scorge più il distacco tra ciò che è e ciò che deve essere; sicchè per lui, al di fuori

del sistema in cui vive, non ci sono altri possibili modi di esistere. Infatti il sistema

tecnologico ha la capacità di far apparire razionale ciò che è irrazionale e di stordire

l'individuo in un frenetico universo consumistico. Anzi, il sistema si ammanta di forme

pluralistiche e democratiche, che però sono puramente illusorie, poiché le decisioni in realtà

sono sempre nelle mani di pochi.

Da qui la frase introduttiva del primo capitolo dell'opera:

“Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata,

segno di progresso tecnico”

Anche la cosiddetta “libertà sessuale” delle società avanzate è un'illusione, un inganno.

Marcuse parla a questo proposito di desublimazione repressiva, intendendo con questa

espressione la falsa libertà dell'Occidente, nel quale in apparenza non ci sono più tabù né

repressioni, mentre in realtà si ha una semplice liberalizzazione amministrata e

commercialmente redditizia del sesso.

Questo fa sì che i soggetti rivoluzionari non siano più quelli individuati dal marxismo

classico, ossia i lavoratori salariati, ormai completamente “integrati” nel sistema, bensì gli

“esclusi” delle società opulente, ovvero:

“l'intero sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre razze e di altri colori, dei

disoccupati e degli inabili. Essi permangono al di fuori del processo democratico; la loro presenza prova

come non mai quanto sia immediato e reale il bisogno di porre fine a condizioni e istituzioni intollerabili.

Perciò la loro opposizione è rivoluzionaria anche se non lo è la loro coscienza. Perciò la loro opposizione

colpisce il sistema dal di fuori e quindi non è sviaya dal sistema; è una forza elementare che viola la regola

del gioco, e così facendo mostra che è un gioco truccato.”

“Le nuove forme di controllo” (cap. I) : bisogni primari e bisogni fittizi nella società

industriale avanzata

La contraddizione di fondo che costituisce la società tecnologica è quella tra il potenziale

possesso dei mezzi atti a soddisfare i bisogni umani e l'indirizzo conservatore di una politica

che nega ad alcuni gruppi l'appagamento dei bisogni primari e stordisce il resto della

popolazione con l'esaudimento di bisogni fittizi.

A tale proposito Marcuse afferma:

“L'intensità, la soddisfazione e persino il carattere dei bisogni umani, al di sopra del livello

biologico, sono sempre stati condizionati a priori. Che la possibilità di fare o lasciare, godere o

distruggere, possedere o respingere qualcosa sia percepita o no come un bisogno dipende da che la

cosa sia considerata o no desiderabile e necessaria per le istituzioni e gli interessi sociali al

momento prevalenti. In questo senso i bisogni umani sono bisogni storici […] E' possibile

distinguere tra bisogni veri e bisogni falsi. I bisogni «falsi» sono quelli che vengono sovrimposti

all'individuo da parte di interessi sociali particolari cui preme la sua repressione: sono i bisogni che

perpetuano la fatica, l'aggressività, la miseria e l'ingiustizia. Può essere che l'individuo trovi estremo

piacere nel soddisfarli, ma questa felicità non è una condizione che debba essere conservata e

protetta se serve ad arrestare lo sviluppo della capacità (sua e di altri) di riconoscere la malattia

dell'insieme e afferrare le possibilità che si offrono per curarla. Il risultato è pertanto un'euforia

nel mezzo dell'infelicità. La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono, il bisogno di rilassarsi,

di divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e di

odiare ciò che gli altri amano e odiano, appartengono a questa categoria di falsi bisogni. […] Non

importa in quale misura tali bisogni possano essere divenuti quelli propri dell'individuo […] essi

continuano ad essere ciò che erano sin dall'inizio, i prodotti di una società i cui interessi dominanti

chiedono forme di repressione.”

L'autore continua sostenendo che gli unici bisogni che hanno un diritto illimitato ad essere

soddisfatti sono quelli vitali come il cibo, gli abiti e un'abitazione. Egli identifica come

scopo ideale la sostituzione dei bisogni falsi con quelli veri, ma sta ai singoli individui

giudicare ciò che per loro è un bisogno «vero». Le persone però sono incapaci di giudicare

oggettivamente in quanto “indottrinate e manipolate sino al livello degli istinti”. Il tratto

distintivo della società industriale avanzata è infatti la capacità di alimentare la potenza

distruttiva e la funzione repressiva della società opulenta. Un esempio di esigenza di

controllo sociale è il bisogno ossessivo di produrre e consumare; il bisogno di lavorare fino

“all'istupidimento” anche oltre la reale necessità, il bisogno di rilassarsi in modo da

prolungare il cosiddetto “istupidimento” e il bisogni di mantenere libertà ingannevoli come

la stampa libera che si censura da sola e la scelta “libera” tra prodotti e marche.

“La libera scelta tra un'ampia varietà di beni e di s

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