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Storia dell'arte - L'astrattismo
E’ davvero curioso notare come il titolo di questo lavoro ne rispecchi anche l’origine.
In una sera di quelle in cui tutti hanno qualcosa da fare tranne te, mi sono trovato solo con il
telecomando in mano senza molte prospettive divertenti visto che ormai anche con una
moltitudine di canali a disposizione tra digitale e pay-per-view la TV non assicura certo
programmi di qualità. Mi sono quindi rassegnato ad uno stanco zapping quando mi sono
imbattuto per “caso” nelle prime scene di un film, che vedremo tra poco, che aveva un titolo
piuttosto interessante, e mi sono detto: “forse per caso ho trovato qualcosa di carino da
vedere !”.
Il film che mi ha appassionato in TV quella sera è “Sliding doors” (USA 1998, regia di Peter
Howitt, con Gwyneth Paltrow e John Hannah) e la scena a cui si ispira tutto il lavoro è quella in
cui la protagonista Helen (interpretata proprio da Gwyneth Paltrow) arriva alla stazione della
metropolitana dopo essere stata licenziata per un futile motivo dal suo capo in un ufficio di
pubbliche relazioni. Sulle scale però incappa in una bambina che la rallenta e le fa perdere la
metro; a questo punto il regista si chiede cosa sarebbe successo se Helen non avesse
incontrato la bambina e fosse riuscita a salire su quel vagone. Da qui in poi tutto il film si
sviluppa in due filoni paralleli: la storia della Helen che ha preso il treno e, tornando a casa,
trova il marito che la tradisce con la sua ex, e la storia della Helen che ha perso il treno e torna
a casa dopo varie vicissitudini trovando il compagno sotto la doccia subito dopo che la sua
amante se ne era andata. Un evento casuale, apparentemente insignificante come l’intralcio di
una bambina sulle scale, cambia totalmente la vita di Helen.
Ormai penso sia abbastanza chiaro quale sia l’argomento del mio lavoro: ma, più in
il caso;
particolare, il modo in cui da un semplice evento casuale possano nascere cose impensabili.
Infatti, ogni evento ed ogni scelta che quotidianamente animano la nostra vita sono il risultato
di un concatenamento di altri eventi ed altre scelte che spesso sfuggono alla nostra
consapevolezza.
Scavando nella nostra mente potremmo accorgerci che anche un accadimento che credevamo
insignificante od una scelta che a noi pareva irrilevante sono stati determinanti per quello che
siamo ora come persone o per il nostro contesto ambientale e psicologico. In sostanza noi
siamo quello che ci siamo costruiti e saremo quello che ci stiamo costruendo...
Per fare riferimento a fatti concreti , basti pensare a quanti fattori hanno determinato la
nascita del nostro pianeta e della biosfera. Ammassi stellari, sole, buchi neri, antimateria, forza
di gravità, inclinazione dell’asse terrestre, attività solare, caduta di meteoriti, esplosioni
vulcaniche, glaciazioni ecc.: sarebbe bastato un piccolo spostamento dell’asse terrestre, o un
cambiamento dell’attività magnetica del nucleo della terra o l’attività di una vicina supernova
o qualsiasi altro evento cosmico diverso e la vita non sarebbe stata possibile.
Noi siamo immersi in un sistema spazio-temporale intricatissmo, nel quale interagiscono
fenomeni di ogni tipo, una percentuale dei quali causati dalla nostra stessa volontà,
superficialità o distrazione.
Quando riflettiamo a fondo anche sugli eventi globali che giudichiamo molto negativi, come le
guerre o le catastrofi naturali, ci accorgiamo che hanno determinato conseguenze
importantissime per la nostra stessa esistenza.
Ognuno di noi è la causa di eventi che potrebbero ripercuotersi a livello globale anche a
nostra insaputa.
« Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe
significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa diuna
valanga, o la sua salvezza. »
(Alan Turing, Macchine calcolatrici ed intelligenza, 1950)
MATEMATICA: LA TEORIA DEL CAOS E L’EFFETTO FARFALLA
« Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano
dall'altra parte del mondo»
(The Butterfly Effect, 2004)
La fisica classica è focalizzata soprattutto su fenomeni perfettamente prevedibili, cioè per i
quali il comportamento futuro di un sistema è completamente determinato dalle leggi che lo
governano. La teoria del caos mostra che esistono dei sistemi per i quali il comportamento
futuro non è pienamente prevedibile, nonostante essi siano governati da leggi
deterministiche. L’idea che sta alla base della meccanica classica è che se si conosce la natura
delle forze, conoscendo lo stato presente del sistema in oggetto, il suo futuro ed il suo passato
diventano calcolabili. Pierre Simon de Laplace, nel 1776, ipotizzava l'esistenza di un sistema
dinamico in grado di regolare, in modo rigidamente deterministico e prevedibile, l'intero
Universo. Il risveglio degli studi e l’introduzione di un’evoluzione
imprevedibile possono essere attribuiti al fisico e filosofo
francese Henri Poincaré (1854-1912) che, partendo da un
problema apparentemente semplice, arrivò a dimostrare
l’esistenza di sistemi caotici; l’enunciato del problema è il
seguente: “ tre punti materiali si muovono nello spazio,
sottoposti a mutua attrazione gravitazionale; fissate le loro condizioni iniziali (posizione
iniziale, massa, velocità iniziale), si determini il moto negli istanti successivi”. Si potrebbe
pensare in linea di principio che il calcolo possa essere effettuato risolvendo le equazioni
differenziali ordinarie derivanti dalle leggi del moto di Isaac Newton, come avviene
normalmente in presenza di due corpi; si dimostra tuttavia che la soluzione generale delle
equazioni dinamiche di un sistema gravitazionale a tre corpi, che pure esiste, non è scrivibile
in alcun modo in una forma esplicita che risulti più semplice delle equazioni originali di
partenza. Venne dunque
introdotto il
concetto di
equazioni non
lineari, particolari
equazioni per cui
non esistono
metodi numerici
che calcolino le
soluzioni in un
numero finito di
passi e i metodi numerici che vengono utilizzati non consentono di calcolare una soluzione
precisa, ma consentono solo di ricavarne una approssimata; soluzioni esplicite si possono
trovare soltanto per casi particolari (ad esempio, considerando una massa molto più piccola
delle altre due si arriva a un sistema relativamente più semplice i cui punti di equilibrio sono
detti punti Lagrangiani). Il risultato trovato è valido solo per un determinato lasso di tempo,
oltre il quale il risultato diverge dal comportamento del sistema in modo imprevedibile: il
sistema è di tipo caotico; ma ciò era incomprensibile (e soprattutto inaccettabile) per la sua
epoca, e venne in qualche modo trascurato.
Quello che riguarda più da vicino il nostro tema è ciò che successe
negli anni ’60 quando il meteorologo Edward Lorenz, nel corso di un
programma di simulazione del clima a dodici variabili, fece un’
inaspettata quanto importante scoperta: Lorenz inseriva alcuni dati
in un grosso computer che simulava gli andamenti di temperature,
pressione, venti, ecc. e tramite questi dodici parametri il computer
riusciva a “prevedere” come sarebbe stato il clima dopo un
determinato periodo di tempo. Lorenz, con attrezzature che oggi
sarebbero a dir poco antiquate, aveva ridotto il tempo meteorologico
al suo scheletro più essenziale ma, una riga dopo l’altra, nei suoi
stampati, venti e temperature sembravano comportarsi in un modo
molto simile a quello terrestre. Un giorno nell’inverno del 1961, volendo esaminare una fase
di elaborazione più lunga, Lorenz prese una scorciatoia. Anziché percorrere l’intero passaggio
dal principio, cominciò a esaminarlo a partire da metà. Per dare al computer le condizioni
iniziali, introdusse i numeri prendendoli direttamente dallo stampato precedente. Dopo circa
un’ora, vide qualcosa di inatteso: questa fase di elaborazione avrebbe dovuto duplicare
esattamente quella precedente. Lo stesso Lorenz aveva copiato i numeri da introdurre nel
computer. Eppure, quando osservò lo stampato, vide le condizioni meteorologiche divergere
così rapidamente dall’andamento della fase precedente, in modo che ogni somiglianza era
sparita. Il problema stava nei numeri che aveva introdotto che, nella memoria del computer
erano registrati con sei decimali, mentre Lorenz aveva introdotto solo i primi tre. Il computer
di Lorenz utilizzava un sistema di equazioni puramente deterministiche e quindi, dato un
particolare punto di partenza, i parametri si sarebbero evoluti ogni volta esattamente nello
stesso modo; dato un punto di partenza leggermente diverso, le condizioni meteorologiche
dovevano evolversi in modo leggermente diverso. Un piccolo errore numerico era come un
soffio di vento, eppure nel particolare sistema di equazioni di Lorenz, piccoli cambiamenti si
dimostravano catastrofici. Successivamente Lorenz mise da parte la meteorologia e si
concentrò su sistemi più semplici e ne trovò uno che poteva essere descritto mediante
l’utilizzo di tre sole equazioni non lineari (e quindi simile al problema di Poincarè sopra
descritto). Il sistema descritto da Lorenz è un particolare
tipo di ruota idraulica. In alto dell’acqua cade
costantemente nei secchi appesi al cerchio
della ruota. Ogni secchio perde costantemente
un filo d’acqua da un forellino sul fondo. Se il
flusso dell’acqua che va a cadere nel secchio
alla sommità è lento, il secchio non si riempie
mai abbastanza per superare l’attrito e la ruota non comincia mai a girare. Se il flusso è più
veloce, il peso del secchio in alto mette in movimento la ruota (a sinistra, figura 1). La ruota
idraulica può iniziare un movimento che continua a velocità costante (al centro, figura 1). Se
però il flusso è ancora più veloce (a destra, figura 1), la rotazione diventa caotica, a causa degli
effetti non lineari presenti nel sistema. Quando i secchi passano sotto la caduta d’acqua, in
quale misura si riempiano dipende dalla velocità della rotazione. Come scoprì Lorenz, la
rotazione può così invertirsi molte volte, non passando mai a una velocità costante e non
ripetendosi mai in modo prevedibile. Inserendo le equazioni non lineari in un computer i
numeri aumentavano o diminuivano al passare di intervalli di tempo. Lorenz inserì i valori in
un sistema di riferimento a tre dimensioni per visualizzare un grafico che raggruppava le tre
equazioni (figura 2). Non si formava però una traiettoria continua, ma il diagramma che
andava costruendosi rivelava una sorta di infinità complessa.
Si trattava di un attrattore caotico che venne chiamato
“Attrattore strano di Lorenz”. La forma segnalava un puro
disordine, dal momento che nessun punto o sistema di punti si
ripeteva mai. Lorenz riuscì così a individuare un sistema
disordinato già a partire da tre equazioni, al posto delle dodici
che definivano il suo primitivo modello meteorologico. Se con
tre equazioni non lineari si creava un disordine così ampio
come definito dal grafico di Lorenz, si può immaginare quale
poca previsione vi possa essere in un sistema con dodici equazioni i cui valori possono variare
anche di pochi decimali. Queste osservazioni hanno portato allo sviluppo della Teoria del
Caos, che pone limiti definiti alla prevedibilità dell'evoluzione di sistemi complessi non lineari.
Nei sistemi lineari, una piccola variazione nello stato iniziale di un sistema (fisico, chimico,
biologico, economico) provoca una variazione tanto piccola nel suo stato finale: per esempio,
colpendo leggermente più forte una palla da biliardo, questa andrà più lontano. Al contrario,
sono non lineari le situazioni di un sistema in cui piccole differenze nelle condizioni iniziali
producono differenze non prevedibili nel comportamento successivo. D'altra parte, nel caso di
un sistema complesso non lineare, data la grande sensibilità del sistema agli agenti che lo
sollecitano, un piccolo errore nella misura delle condizioni iniziali cresce esponenzialmente
con il tempo, producendo un radicale cambiamento dei risultati. Questo significa che i dati